Nuova produzione del Teatro Stabile di Catania che inaugura la stagione 2012-2013

Leo Gullotta è Bottom in Sogno di una notte di mezza estate

Adattamento e regia sono di Fabio Grossi. Dal 30 novembre alla sala Verga

leo-gullotta.jpg CATANIA – Leo Gullotta ritorna da protagonista nel teatro che lo ha visto nascere e formarsi. Il teatro della sua città. Nel ruolo di Bottom, il grande attore etneo animerà lo scespiriano Sogno di una notte di mezza estate, nuova produzione del Teatro Stabile di Catania che inaugura la stagione 2012-2013, incentrata dal direttore Giuseppe Dipasquale sul tema “L’Arte della Commedia”, mutuato da un famoso titolo di Eduardo.  “In tempo di guerra” – sottolinea Di Pasquale – “si ride. In tempo di pace si riflette sulla guerra. La storia del Teatro, e dell’Umanità, è andata avanti con questo paradossale assioma. E poiché la forza del Teatro è la persuasione, solo con un’allegria di naufragi, per dirla con Ungaretti, è possibile leggere con distanza e la dovuta ironia la difficoltà dei tempi odierni. Commedia è il meccanismo sociale, come diceva Bergson, che permette all’uomo di recuperare il disagio della tragedia”.

In questa visione nasce il progetto del nuovo cartellone catanese, che si apre con il Sogno, allestimento di grande formato, in scena in prima nazionale alla Sala Verga dal 30 novembre al 16 dicembre. Lo spettacolo sarà poi in tournée nei palcoscenici della penisola, dove cresce l’attesa per la nuova prova di Leo Gullotta e del regista Fabio Grossi, che insieme hanno dato vita a spettacoli risultati campioni d’incassi delle ultime stagioni, capaci di mettere d’accordo pubblico e critica.Dopo il Falstaff delle Allegre comari di Windsor, Gullotta torna dunque a Shakespeare con A Midsummer Night’s Dream, nella traduzione e nell’adattamento firmati a quattro mani dallo stesso Grossi e da Simonetta Traversetti. La messinscena sceglie la stilizzazione delle scene e dei costumi disegnati da Luigi Perego. Ampio respiro nell’economia dello spettacolo avranno le musiche originali di Germano Mazzocchetti e le coreografie di Monica Codenache concorrono al suggestivo impatto visivo ravvivato dalle luci di Franco Buzzanca.  Leo Gullotta è affiancato da un cast di qualità che annovera Mimmo Mignemi, Emanuele Vezzoli, Leonardo Marino, e ancora – in ordine rigorosamente alfabetico – Fabrizio Amicucci, Ester Anzalone, Alessandro Baldinotti, Valeria Contadino, Adriano Di Bella, Salvo Disca, Antonio Fermi, Luca Iacono, Marina La Placa, Liliana Lo Furno, Fabio Maffei, Federico Mancini, Sergio Mascherpa, Irene Tetto, Massimo Arduini, Francesco A. Leone, Marzia Licciardello, Mauricio Logeri, Rachele Petrini. Una compagnia numerosa per un lavoro corale, scritto verosimilmente tra il 1594 e il 1596 per essere rappresentata in occasione di un importante matrimonio dell’alta aristocrazia londinese.  Un capolavoro che, nella sua atipicità, elude e al contempo lambisce le convenzionali classificazioni di genere, partecipando e sfuggendo tanto al lirismo della commedia epitalamica che, per esempio, al manierato concettismo rinascimentale della commedia eufuistica. Il suo gusto sta proprio nella diversità delle spezie che ne condiscono l’insieme. E Shakespeare equilibra con raffinata esattezza i sapidi elementi che concorrono all’alchimia del tutto: l’onirismo fantastico, il realismo, la digressione mitologica, la schermaglia d’amore e, certo non ultima, la parodia. I fatti dell’umano hanno sempre qualcosa di magico, misterioso ed è proprio quell’aspetto scuro che interesserà la nostra lettura: personaggi portati al limite, l’altra faccia della medaglia. La struttura drammaturgica si dipana su tre livelli ben precisi, tanto che possono vivere di luce propria o al contempo riflessa. La corte del duca Tèseo rappresenterà il potere, i comici la semplicità del volgo, i Giovani l’Amore e i magici quel mondo fantastico che tanto intimorisce quanto affascina. Verrà così esaltata l’imperscrutabilità dell’Animo, proposta attraverso vizi, pregi, risse, pacificazioni, pianti e risa.”E il Bottom di Gullotta? “Rozzo e burbero artigiano, rappresenterà” – conclude Grossi – “l’improvvisazione di una mente rapida che saprà coniugare l’utile con il dilettevole; e il suo animo critico e scontento lo porterà, a suo modo, a considerare quell’indole umana, che in maniera variata e sfaccettata sarà rappresentata nella commedia. Forza lavoro che, assieme ai suoi compari d’avventura, rappresenta il motore della società, strizzando l’occhio all’oggi, palesando una differenza stilistica che realizza un originale glossario. Ecco, così si snoderà quest’idea di rappresentazione: un inizio lasciato all’Opportuno Ragionamento (Tèseo) e un finale affidato alla Ragione Opportuna (Bottom).

Nel ricordo del giudice Borsellino e della sua scorta, a vent’anni dalla morte – di Valter Vecellio

borsell.jpgAppena qualche giorno fa, il nuovo “governatore” siciliano, Crocetta, ha nominati assessori il musicista catanese Battiato e la palermitana Borsellino, figlia dl giudice ucciso , con un’autobomba, nel luglio di vent’anni fa, in Via D’Amelio, a Palermo, mentre saliva a casa della madre. Dopo vent’anni, appunto, sono ancora fitti i misteri intorno alla strage, come  ci fa capire questa riflessione di Valter Vecellio, che segue. “L’aspirazione di ognuno di noi sarebbe quella di avere la verità totale. La verità totale significa che non rimanga nessun buco nero nell’accertamento di quei drammatici fatti. A questo punto non si può negare che qualche buco nero è rimasto“, dice il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, titolare della nuova inchiesta sulla strage di via D’Amelio in cui furono uccisi Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. “Mi riferisco per esempio – prosegue Lari – alla scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino la cui sparizione è sicuramente legata alle trame della trattativa. Mi riferisco al possibile ruolo di concorrenti esterni con Cosa Nostra che possono essere conducibili, per ipotesi, ad organizzazioni estremistiche, terroristiche, politiche, servizi deviati o quant’altro. Però c’è da considerare questo: l’ipotesi dei concorrenti esterni è un’ipotesi investigativa a cui fino adesso nessuna Procura, né quella di Caltanissetta, né quella di Palermo, né di Firenze o di altre città d’Italia è riuscita a dare un nome e un volto. Abbiamo solo elementi indiziari. Quindi qualche buco nero è rimasto“.

Riguardo più specificamente alla presunta trattativa Stato-mafia, secondo Lari “rimane il fatto che certamente delle richieste furono avanzate da Cosa nostra e che il mancato accoglimento determinò l’accelerazione del progetto omicidiario nei confronti di Paolo Borsellino che comunque era già stato deliberato da Cosa nostra nella riunione della commissione regionale del settembre-ottobre ’91 e che fu seguita da una riunione deliberativa in occasione degli auguri di Natale“. Questo anche se “…non abbiamo potuto appurare se Borsellino sia stato indicato da Riina come ostacolo da rimuove o da superare come ha detto Brusca in quanto essendo venuto a conoscenza della trattativa si era opposto, o piuttosto essendo giunta la trattativa ad un binario morto, perché le richieste di Riina erano oggettivamente inaccoglibili da parte dello Stato, Riina abbia pensato di eseguire il progetto di morte – fra l’altro già deliberato – con l’intento di rivitalizzare la trattativa e costringere lo Stato a scendere a patti. Queste sono delle ipotesi rispetto alle quali una risposta certa oggi non è possibile darla. Soltanto Riina, Provenzano, Bagarella o forse i Graviano sanno qual è la verità ammesso che Riina abbia confidato agli altri da cosa sia dipesa la decisione di accelerare il progetto omicidiario e potrebbe anche darsi che in questa decisione di Riina siano intervenuti dei fattori esterni“. Infine, con la Procura di Palermo, “non c’è nessun contrasto perché vengono seguiti ambiti diversi. Se ci fosse la prova che la morte di Borsellino fosse stata provocata dalla trattativa Stato-mafia potremmo intervenire noi. Non c’è la prova che siano intervenuti soggetti esterni a Cosa Nostra“. Come si vede, una quantità di condizionali, di ipotesi e congetture; la sola certezza pare essere che, dopo vent’anni dalla strage di via D’Amelio, sono rimasti “buchi neri”. E allora di questi conviene parlare.

Borsellino viene ucciso cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci dove rimasero uccisi Giovanni Falcone, la moglie e la scorta. Sono le 16.58 di un’afosa domenica, quando una 126 Fiat color amaranto, esplode. Per Borsellino e la scorta non c’è scampo. Per quella strage, grazie soprattutto alle dichiarazioni di un “pentito”, Vincenzo Scarantino, nel 2002 sono condannati all’ergastolo Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Gaetano Murana, Salvatore Profeta, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso, Cosimo Vernengo, oltre allo stesso Scarantino. Condanne che reggono il vaglio di ben 14 sedi processuali, Cassazione compresa. Poi, il colpo di scena: il 27 ottobre scorso sulla base delle dichiarazioni di un altro pentito, Gaspare Spatuzza il teorema crolla. A vent’anni dalla strage, sono ancora tanti gli interrogativi. Borsellino quel giorno è in vacanza al mare. Sono le 16,40 quando viene comunicata alla scorta la decisione di andare a via D’Amelio dove abita la madre del giudice. Chi era a conoscenza degli spostamenti di Borsellino? Quel pomeriggio a via D’Amelio dei ragazzini giocano per strada, non danno fastidio a nessuno, ma un condomino li manda via. Perché? Chi è quel condomino? Si chiama Salvatore Vitale, è un mafioso, abita in quella strada, è il proprietario del maneggio dove andava Giuseppe Di Matteo il figlio di un pentito, che viene rapito e strangolato, il corpo sciolto nell’acido. Che ruolo ha avuto Vitale? Perché nessuno indaga su di lui? Chi ha portato, a via D’Amelio, almeno il giorno prima, l’automobile rubata dieci giorni prima, e imbottita di tritolo? Giuseppe Ayala, amico e collega di Falcone e Borsellino, è tra i primi ad accorrere, si trova tra le mani la borsa del suo amico. Dentro c’è l’inseparabile agenda, documenti, un costume da bagno. Ayala affida la borsa a un carabiniere. Che fine ha poi fatto quella borsa? Perché Scarantino accusa falsamente sette persone e se stesso? Torna utile, a questo punto, rileggere una lunga intervista rilasciata dall’avvocato Rosalba Di Gregorio, e pubblicata su “Panorama”, titolo: “Quel pasticciaccio orribile di via D’Amelio”, curatore Andrea Marcenaro. Il sommario spiega che Di Gregorio “ha difeso quattro dei sette condannato all’ergastolo per la strage mafiosa, tutti scarcerati grazie a nuove indagini. Ma non è contenta. Perché ha vissuto ingiustizie terribili. Anche sulla sua pelle”.  Dovevano essere scarcerati 17 anni fa”, dice lapidaria Di Gregorio. Si dirà: dichiarazione ovvia, dato che difende quattro degli imputati. Però il racconto fa sobbalzare: “Estate 1995: fase istruttoria del processo Borsellino-bis. Il pentito Scarantino telefona a un giornalista di Mediaset, che registra la conversazione, e gli dice di voler ritrattare le accuse: ho detto fesserie, sono tutte balle, voglio ritrattare tutto”. L’avvocato Di Gregorio sostiene che il testo di questa conversazione non le è mai stato dato, “perché i pubblici ministeri lo sequestrarono”. L’avvocato presenta istanza per fissare i termini di un incidente probatorio: “Non venni degnata di risposta, fecero finta di nulla. A tutt’oggi la difesa non è in possesso del nastro”, e accusa esplicitamente la pubblica accusa di aver nascosto e sequestrato gli elementi a favore degli imputati. Si converrà che non è cosa da poco. Piacerebbe sapere se le cose sono andate come Di Gregorio le racconta, o se si tratta di forzatura e “invenzione”… Dice altro, l’avvocato Di Gregorio: “Fra centinaia di migliaia di pagine, era mi pare il 1995, scopriamo quasi per caso una lettera del procuratore aggiunto di Caltanissetta al suo omologo di Palermo: ti trasmetto i confronti tra Scarantino e i tre pentiti Cancemi, Di Matteo e La Barbera…Se sono stati messi a confronto, ho dedotto io, vuol dire che ci sono tre pentiti che, in tutto o in parte, contestano le dichiarazioni di Scarantino. Non si procede a un confronto, se no. Per cui chiedo di avere il testo dei tre confronti”. La risposta è che i confronti non ci sono. Di Gregorio insiste: “E arriva una seconda risposta: gli atti non vi riguardano, perché non parlano degli imputati in questo processo”. Il fatto è che invece ne parlavano. Lo spiega la stessa Di Gregorio: “Quando nel 1997 verranno spiccati i mandati di cattura per il Borsellino ter, tra gli indagati c’è anche Cancemi. Abbiamo scoperto allora la bugia che il confronto non avesse riguardato gli imputati di cui sopra. Altrochè se li aveva riguardati. E qui viene il bello. Eravamo in udienza a Torino e i PM ribadirono in aula la loro affermazione. A quel punto chiedemmo l’invio degli atti a Torino per denunciare i PM stessi per false dichiarazioni in atto pubblico. I PM chiesero a loro volta la trasmissione degli atti a Torino per procedere contro di noi per calunnia. Conclusione: la procura di Torino ha archiviato tutto. Come ha fatto? O noi calunniavamo loro, o loro falsavano. In mezzo non c’era niente. Non poteva esserci niente. Eppure la Procura di Torino ha archiviato per tutti. Lì ho capito che Scarantino era sacro”. A questo punto occorre chiedersi che cosa sta scritto nel verbale del confronto tra Scarantino e Cancemi; e conviene lasciare sempre la parola a Di Gregorio: “Cancemi aveva detto a Scarantino: ma che dici? Che ne sai tu? Chi ti ha raccontato tutte queste balle su via D’Amelio?…”. Buchi neri, appunto.

   Valter Vecellio

ATTIVA LA SEZIONE CITTADINA “ITALIA NOSTRA” IL CUI MOTTO E’ “Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di ricordare”

Il prof. Giorgio Càsole ha presentato e condotto con molta professionalità la serata

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Cattura_2.JPGAUGUSTA/Sabato 10 novembre nell’auditorium ”Don Paolo Liggeri” del civico palazzo San Biagio  si è  svolta la cerimonia di inaugurazione della nuova sezione territoriale di “Italia Nostra”  ad Augusta. Presenti alla cerimonia : il presidente nazionale  e presidente regionale di “Italia Nostra”, rispettivamente prof. Marco Parini, docente presso l’Università Cattolica di Milano, e prof. Amedeo Tullio, docente presso l’Università di Palermo; diverse autorità civili e militari tra cui l’ammiraglio di divisione Raffaele  Caruso, comandante di Marisicilia e il presidente del consiglio provinciale di Siracusa, Michele Mangiafico ; molti rappresentanti del mondo della scuola e della cultura augustana. Nel salone, totalmente occupato da un pubblico in gran parte costituito da giovani,  si respirava un’aria di gioia, di speranza, di disponibilità e di….tanta voglia di fare… Motto della serata “Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di ricordare”. Obiettivo principale della ONLUS- Italia Nostra- : impegnarsi, in attività di servizio, non solo stimolando la memoria e la tutela, ma promuovendo, anche attraverso i nuovi strumenti della comunicazione, la conoscenza e la fruizione dei beni culturali e ambientali. Il prof. Giorgio Casole ha presentato e condotto con molta professionalità la serata che ha registrato una  articolata serie di qualificati interventi,  relazioni, recite di alunni, l’intervento del clarinettista Domenico Veca e alcune  proiezioni appositamente approntate dall’equipe di sezione con a capo la valente Pamela Presti. Il prof. Tullio ha relazionato a lungo sulla importanza dei nuovi strumenti e metodi dell’Archeologia intesa come: “Scienza esatta che mira alla ricostruzione integrale del mondo antico, mediante lo studio, l’analisi, la classificazione e la valutazione di tutte le testimonianze di cultura materiale recuperate per mezzo dello scavo archeologico stratigrafico”. La presidente della sezione di Augusta, Jessica Di Venuta ,docente di scienze al Liceo Mègara, vincitrice con i suoi alunni di ben tre concorsi nazionali banditi da “Italia Nostra”, ha illustrato la storia  della neonata sezione di Augusta, sottolineando le fatiche ed i sacrifici affrontati da tutto il gruppo di alunni ed ex , sia del Liceo Megara che dell’ITIS. La professoressa  ha poi ricordato gli importanti successi riscossi e i nobili obiettivi che intende raggiungere ad Augusta, territorio che vanta un ricco patrimonio di beni artistici, culturali ed ambientali. In tal senso,  ha sottolineato  la presidente,   occorrerà molta umiltà, disponibilità e la collaborazione attiva di tutto il gruppo dei soci, dei cittadini e dell’esperienza e supporto dei dirigenti nazionali e regionali .”Noi ci crediamo e andiamo avanti” questa  l’affermazione finale seguita da un boato di assensi e di applausi da parte di una calorosa, quasi infiammata platea. Il presidente nazionale, prof. Parini, a cui è toccato tagliare il nastro tricolore per la simbolica apertura della sede, si è congratulato per i risultati già ottenuti dalla sezione di Augusta, ha dichiarato la totale disponibilità della direzione centrale per il raggiungimento dei nobili prefissati obiettivi, certo dell’importanza  delle pregevoli   risorse locali e, con molta soddisfazione, ha consegnato personalmente la tessera a tutti i nuovi soci.  Un gradito fuori programma è stato offerto dall’alunna Giulia Spirio che ha tenuto a ringraziare pubblicamente la presidente Jessica Di Venuta, definita figura carismatica insostituibile per le dimostrate capacità di aggregazione e di motivazione del gruppo, e il dott. Fabio Emanuele marito della stessa, che insieme a Pamela Presti, Fulvia Saraceno, Gianluca Malfitano, Claudio Polizzi, Simona Giardina e Federica Fiume  e altri alunni liceali e universitari hanno rappresentato il vero punto di forza della sezione di Augusta. Alla fine della serata il pubblico augustano è ritornato a casa arricchito, fiducioso  e consapevole che anche ad Augusta, nota  per gli aspetti negativi dovuti soprattutto   all’inquinamento ambientale , vi è un prezioso patrimonio artistico-monumentale e tante risorse in termini di professionalità e di giovani talenti che preferiscono agire in un clima di gratuità e di servizio per migliorare la qualità di vita della collettività.

 

Gaetano Gulino  – nel tondo, i proff. Giorgio Càsole e Amedeo Tullio

Polizia denuncia un uomo e una donna per possesso di 9 grammi di droga

marijuana-300x225.jpgAugusta. Mercoledì 14, alcuni poliziotti del locale commissariato, in servizio di perlustrazione  in Viale Italia hanno fermato il 25enne G.G. e la 23enne F.E.C. e sono stati trovati in loro possesso 7 involucri di carta stagnola contenenti marjuana; nella successiva perquisizione a casa dei due  i poliziotti hanno rinvenuto altri due involucri e 170 euro, probabilmente frutto  dell’attività di spaccio. Altre due “dosi” erano state cedute a due persone  segnalate alla prefettura per possesso di una modica quantità di stupefacente. I due giovani fermati erano già noti alla polizia per precedenti di tale genere. I due G.G. e F.E.C. sono stati denunciati a piede libero per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Diletta Càsole

Il giornalista RAI Alberto Michelini presenta al Centro Utopia di Augusta un documentario su Giovanni Paolo II

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Domenica 11 novembre, al “Centro Utopia di Augusta” si è svolto un incontro con il dott. Alberto Michelini, politico, giornalista scrittore e regista, il quale, dopo una breve introduzione e riflessione sui comportamenti odierni impregnati di egoismo e moralità ha presentato un suo DVD sul Papa Giovanni Paolo II.

DSCN2444.jpgL’impatto su tutto l’oratorio è stato di grande emotività. E’ un film documentario, privo di commento, sulla vita di Giovanni Paolo II e sui  165 viaggi nel mondo. Si sente solo la voce del Papa, e le immagini della vita si sovrappongono a quelle della morte e viceversa e da tutte si sprigiona quella grande forza che ne ha caratterizzato il pontificato, dal vigore fisico alla decadenza.

Un altro aspetto viene messo in evidenza: l’amore di Giovanni Paolo II per la madonna in particolare e per tutte le donne in generale, lui che era rimasto orfano di madre in tenera età e quindi privato delle carezze e delle tenerezze materne.

Un cenno particolare merita la colonna sonora realizzata con la splendida voce di Andrea Bocelli e le musiche, tra gli altri , di Gounot, Mascagni, e Rossini con “Cuios Animam”, (Stabat Mater).

    Piera Majorca

 

Il teatro a due passi da casa: il “Concorso Internazionale di Belcanto” e “Comics”, l’inaugurazione della rassegna organizzata dall’Associazione Ecco Godot- di Rita Caterina Andò

Concorso-Bellini_-I-vincitori-e-la-giuria-2-470x259.jpg CATANIA.   Emozionante finale per la seconda edizione del Concorso internazionale di Belcanto Vincenzo Bellini, approdato a Catania, città natale del compositore, dopo la prima edizione varata nel 2010 a Parigi, nel Dipartimento delle Hauts de Seine. La staffetta tra la capitale francese e il capoluogo etneo ha potuto contare sul patrocinio della Provincia Regionale di Catania, che ha inserito l’evento nell’ambito di Etnafest e ha ospitato semifinale e finale nell’auditorium Le Ciminiere, dove si sono cimentati candidati dal curriculum già ricco di esperienze e affermazioni. Così prevede la linea direttrice del concorso istituito nel 2010 da Marco Guidarini, direttore artistico dell’Associazione MusicArte di Parigi, in sinergia con il regista Enrico Castiglione che l’anno precedente aveva fondato a sua volta il Bellini Festival. Per accedervi occorre infatti che i giovani partecipanti si siano già distinti in altri concorsi: una regola altamente selettiva che permette di individuare elementi particolarmente maturi e pronti a diffondere il difficile e specifico verbo belcantistico. Il concorso dei concorsi: questo vuol essere la competizione intitolata a Bellini.

E la severa selezione di base è garanzia di qualità, come conferma il livello dei vincitori della seconda edizione. Se la blasonata giuria presieduta da Alain Lanceron, direttore di Emi e Virgin Classic, ha deciso di non assegnare il primo premio, intatte restano le aspettative riposte sulla seconda classificata, il mezzosoprano palermitano Valeria Tornatore, e sul tenore francese Paul Glauger, terzo. Entrambi possiedono la stoffa di autentici belcantisti che li ha già visti affermarsi in altri concorsi lirici e cogliere i primi successi sui palcoscenici europei.Ma nella lode vanno accomunati tutti i sei finalisti – provenienti da varie paesi europei – che hanno affrontato impervie pagine belliniane, ma anche mozartiane, rossiniane e donizettiane, mirabilmente accompagnate al pianoforte da Andrea Del Bianco e Milo Longo.Insieme ad Alain Lanceron, la giuria annoverava il regista Enrico Castiglione, direttore artistico del Bellini Festival, il musicologo Domenico De Meo, il maestro Vincenzo De Vivo, direttore dell’Accademia di Osimo, il basso baritono Stanislaw Kotlinski, direttore del Dipartimento vocale dell’Università di Danzica, il critico musicale Sergio Segalini, direttore artistico di importanti festival ed enti lirici, e il celebre soprano rumeno Leontina Vaduva. “Il premio del concorso – ha sottolineato Enrico Castiglione – non è in denaro ma consiste piuttosto in una serie di scritture. Obiettivo della manifestazione è infatti mirare alla scoperta e al lancio delle migliori voci destinate a diffondere, nel prossimo futuro, l’arte del belcanto di cui Bellini è stato uno dei massimi rappresentanti. Lo conferma il profilo artistico della vincitrice della prima edizione che ha rivelato una nuova stella della lirica. Il soprano Pretty Yende, incoronata nel 2010 e poi primo premio nel 2011 al Concorso Operalia presieduto da Placido Domingo, è infatti richiesta nei maggiori teatri del mondo. Lo stesso, siamo certi, si verificherà per Valeria Tornatore e Paul Glauger”. Il prossimo anno il concorso si svolgerà nuovamente a Parigi, per la quarta edizione del 2014 tornerà a Catania con un’impostazione ancora piùarticolata.“Il nostro è più ampiamente un progetto formativo – ha sottolineato Marco Guidarini – che auspichiamo possa portare all’istituzione di un’accademia di perfezionamento per i giovani talenti che si sentono vocati al Belcanto in senso stretto: un repertorio irrinunciabile della cultura musicale, ma che per la sua difficoltà e carenza di interpreti tende ad essere trascurato dalla programmazione teatrale”. Basta dare uno sguardo ai cartelloni internazionali, dove i titoli di autori pur celebri dell’era del Belcanto – come Rossini, Donizetti e Bellini – scarseggiano di fronte alle successive produzioni verdiane e pucciniane. “L’individuazione e la formazione di cantanti altamente specializzati – ha specificato Alain Lanceron – è dunque fondamentale per l’esecuzione filologica e la diffusione in video e in disco di un raffinato retaggio. Perché soprattutto di raffinata vocalità vive il Belcanto, il cui portato culturale è tale che il termine stesso è diventato in qualche modo sinonimo di melodramma e teatro d’opera”. Si rinnova così il gemellaggio tra il Festival Belliniano di Catania e il Concorso fondato nei luoghi parigini in cui il musicista concluse la sua breve esistenza e compose l’ultimo capolavoro, I Puritani. La kermesse ha chiuso l’ampia programmazione del quarto Bellini Festival, avviato in luglio e agosto a Taormina. La manifestazione è poi proseguita a Catania con la tranche settembrina e quella novembrina: la prima costruita intorno all’anniversario della scomparsa del musicista, la seconda intorno a quello della nascita, avvenuta appunto il 3 novembre 1801.

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Comics: Sergio Vespertino inaugura la stagione del ventennale.  La rassegna è organizzata dall’associazione “Ecco Godot”, con la collaborazione del Teatro Stabile di Catania

 

comics.jpgCATANIA – “Comics” taglia con successo il prestigioso traguardo del ventennale. Venerdì l’inaugurazione della rassegna organizzata dall’Associazione Ecco Godot, che si avvale dal 2010 della collaborazione e dell’ospitalità del Teatro Stabile di Catania.  «La sinergia con “Comics” – spiega il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale – si fonda sulla qualità della proposte e sulla loro portata sperimentale e innovativa». Crescente è stato negli anni il gradimento dei cartelloni impaginati da Marco Vinci, fondatore e direttore artistico di Ecco Godot: «Da vent’anni “Comics” rimane fedele all’obiettivo di divertire, offrendo uno spaccato variegato della nuova comicità attraverso i suoi esponenti più interessanti, singoli e gruppi». In questa visione, da novembre ad aprile, l’edizione del ventennale prevede cinque appuntamenti. Quattro saranno in scena al Musco, con due turni serali, venerdì e sabato: Sergio Vespertino (16 e 17 novembre), I Senso d’oppio (7 e 8 dicembre), Diego Parassole (15 e 16 febbraio), I Sagapò (15 e 16 marzo). Data unica per Raul Cremona che si esibirà al Teatro Ambasciatori (20 aprile). Tutte le rappresentazioni avranno inizio alle ore 21. Apre dunque il palermitano Sergio Vespertino, una delle maschere comiche più care al pubblico. A Catania presenta lo spettacolo “Papà à la coque” – di cui è autore – arricchito dalle musiche originali di Pier Paolo Petta alla fisarmonica. Quella del padre di famiglia è una figura che, sotto la lente comica e grottesca di Sergio Vespertino, può passare dal tragico al comico in un istante, sotto la spinta di una visionaria e buffa metamorfosi. A tal punto che, al suo cospetto, lo scapolo impenitente, perennemente allegro e scanzonato, sempre pronto a salpare sul bastimento dell’avventura, diventa una sorta di icona esorcistica. Che non conosce borse sotto agli occhi, insonnie procurate; al riparo da pianti inconsolabili, poppate notturne. Cosa ne deriva? Il matrimonio viene sempre più visto come una trappola crudele, che alterna all’euforia incosciente del giorno solenne dell’unione, un lutto perenne, il cordoglio come contrappasso irritante. Con il corredo di crisi cicliche, di problemi sempre più irrisolvibili, di esaurimenti alla porta. Ma non tutto è perduto, almeno secondo Vespertino. Il quale, come è ormai suo costume, prendendo le mosse dagli anfratti del più bieco quotidiano, e pigiando sul pedale dell’ironia e dell’autoironia, in questo suo spettacolo ha fatto dell’irruzione di un figlio il punto di non ritorno della vita famigliare, il giro di boa di abitudini e usi. Quando cioè ogni cosa non è più come prima: tutto diventa piccolo, dalla casa alla macchina, e l’accettazione iniziale, quasi una sorta di condanna subita, può diventare, alla luce di un nuovo sguardo, vergine e irriverente, una nuova e benefica condizione. Il presupposto necessario per riscoprire le gioie di ogni giorno, le conquiste infinitesimali, il sorriso spontaneo e genuino. Il tutto, immerso in una temperie di sano umorismo e di poetici abbandoni, in agguato quando meno uno se l’aspetta. “Papà la coque” è un lavoro emblematico del work in progress di Vespertino, la cui carriera artistica e professionale comincia nel 1990 come capocomico del fortunato quartetto cabarettistico dei Treeunquarto, riscuotendo un grande successo personale. Dieci anni dopo si stacca dal gruppo, ormai popolarissimo, per dedicarsi all’affinamento della propria preparazione di attore di teatro. Nel novembre del 2000 conosce Turi Ferro, con cui lavora nello spettacolo “La cattura” (ultima rappresentazione del grande maestro). Successivamente, nello stesso allestimento, si affianca a Giulio Brogi. Ha lavorato inoltre con altri celebri artisti teatrali come Riccardo Garrone, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Anna Malvica. Il suo teatro è frutto di una sapiente manipolazione di repertori tradizionali, popolareschi e cabaret di parola che gli permettono di esprimere sempre e in maniera originale le sue indiscusse qualità istrioniche e attoriali, evidenziate anche nelle sue performace televisive e cinematografiche. In televisione ha partecipato a “Casa Rai Uno”; “Il senso del tatto” e “Il gioco delle tre carte”, sceneggiato della serie “Il commissario Montalbano”; “Il Caravaggio trafugato” in Primo Piano su Rai tre; “Seven Show”, programma comico su Italia 7; “Grand Hotel Cabaret” programma comico su circuito regionale siciliano; “Scuola di Cabaret” programma comico distribuito su 25 emittenti siciliane; “Insieme”, talk show a circuito regionale per la Sicilia e Calabria. Ricopre il ruolo di Pietro Spano nella fiction “Agrodolce”, diretta da Giovanni Minoli per Raitre. Di rilievo anche il suo impegno nel cinema. Nel 2009 è nel cast di “Viola di Mare” di Donatella Maiorca e viene scelto per un ruolo da Giuseppe Tornatore per “Baaria”. Partecipa ai cortometraggi “La goccia” con Remo Girone; “Senso di colpa” di Sergio Cannella; “Aria” di Ernesto Scevoli per la regia dello stesso e di Pippo Gigliorosso. Con quest’ultimo “corto” ha ottenuto il premio al Bizzarro Film Festival di Ravenna come migliore attore protagonista maschile. Anche quello di “Comics” è un appuntamento da non perdere. Info abbonamenti : www.eccogodot.org

   Rita Caterina Andò

 

CARICHE NEI CONFRONTI DI GIOVANISSIMI STUDENTI CHE HANNO MANIFESTATO IERI A ROMA

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Gli onesti cittadini italiani esprimono solidarietà agli studenti che hanno manifestato ieri 14 novembre a Roma e condannano le violentissime cariche da parte delle forze dell’ordine, attuate nei confronti di giovanissimi manifestanti, fra cui molti studenti delle scuole medie. Sono stati impiegati addirittura blindati contro gli studenti, che vengono anche inseguiti singolarmente e trascinati sull’asfalto in una “caccia all’uomo” a cui si sono giustamente opposti numerosi cittadini romani; l’uso massiccio di lacrimogeni, che ha provocato malori e crisi di panico, costituiscono un comportamento assurdo ed inadeguato.  C’erano davvero i nostri figli, decine di migliaia di ragazzi nelle piazze italiane, lo slogan piu’ gridato a Roma era “Tutti insieme famo paura!“, ma hanno trovato sulla loro strada chi, infischiandosene della loro età, della loro insicurezza del presente e paura del futuro, ha deciso di massacrarli per impedirgli di arrivare a gridare la propria rabbia sotto le finestre della politica. Manganellate, lacrimogeni di ultima generazione che tolgono il fiato, cariche con i blindati addosso ai ragazzi, rastrellamenti, arresti, botte. Questo  e’ il quadro della manifestazione di ieri a Roma, ma anche a Brescia, Milano, Torino, ecc. Eppure, il ritrovato protagonismo degli studenti, quelli delle superiori più degli universitari, per riprendersi il presente, dice con ancora più forza che la politica, quella vera, è quella che sta nelle piazze, nelle assemblee, negli scioperi e nella rabbia dei giovani operai dell’Ilva per l'”omicidio” del loro collega grazie ad un infame accordo sindacale che ha drasticamente ridotto la sicurezza, nella fuga dei ministri a bordo di elicottero dalla sardegna inseguiti dagli operai del Sulcis e dell’Alcoa, nella marea di lavoratori e precari, studenti, occupanti di casa e sfrattati.

  USB  – Unione Sindacale di Base

 

 

ITALIA NOSTRA ANCHE AD AUGUSTA

Serata-evento  al  “San Biagio” , organizzata da Jessica Di Venuta e Fabio Emanuele,  con la collaborazione di numerosi giovani  liceali e universitari,  condotta da Giorgio Càsole

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 AUGUSTA. En plein di pubblico sabato  10 novembre 2012, quando,  a partire dalle 19,15, nell’auditorium  “Don Paolo Liggeri”, del civico  palazzo San Biagio,asi è svolta la solenne cerimonia di inaugurazione della sezione  augustana di “Italia Nostra” di August, benemerita associazione nazionale che, ,  da più di cinquant’anni,  si occupa della tutela del patrimonio storico, artistico e culturale della nazione. L’associazione, nata a Roma, è cresciuta fino ad arrivare a più di 200 sezioni sparse in tutto il territorio nazionale.  Alla cerimonia di inaugurazione, resa attraente dai video di Pamela Presti, era presente un vero parterre de rois, come ha precisato il professor Giorgio Càsole,  conduttore della serata. Erano, infatti, presenti fra gli altri: il presidente nazionale di Italia Nostra,  Marco Parini, il presidente regionale, prof. Amedeo Tullio, il comandante di Marisicilia, ammiraglio di divisione Raffaele Caruso, il presidente del Consiglio provinciale di Siracusa, Michele Mangiafico presidente del consiglio provinciale di Siracusa. Il presidente nazionale, Marco Parini, avvocato milanese, 58 anni, è docente all’Università Cattolica di Milano in Legislazione dei Beni Culturali ed  è vice presidente del museo Bagatti Valsecchi di Milano;  è stato Assessore alla Cultura del Comune di Milano.  Il presidente regionale, prof.  Amedeo Tullio, già docente di Metodologia e Tecniche della ricerca archeologica all’ Università  degli Studi di Palermo. Il prof. Amedeo Tullio è Ispettore della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra per le Catacombe della Sicilia Occidentale. Direttore del Museo Archeologico di Polizzi Generosa ed autore di numerose pubblicazioni, ha intrattenuto il pubblico per circa mezz’ora con un’interessante conferenza sulla ricerca archeologica nei nostri giorni.  Il 50°comandante di Marisicilia (ovvero il comando militare marittimo autonomo di Sicilia), l’ammiraglio di divisione Raffaele  Caruso, è originario di Gaeta, laureato in scienze marittime e navali. Tra i numerosi e diversi incarichi svolti nel corso della sua carriera, quello di addetto navale presso l’ambasciata italiana negli Stati Uniti ed in Messico, rappresentante nazionale al Comando supremo Nato dell’Atlantico.  Ha prestato servizio alle le Nazioni Unite per la missione Unifil del dipartimento delle operazioni di Peacekeeping. E’ stato fino al 2009 comandante dell’accademia navale di Livorno. Vice direttore  della Direzione generale per il personale militare a Roma. La prof.ssa Jessica Di Venuta, presidente della sezione Italia Nostra di Augusta, attivamente collaborata dal marito Fabio Emanuele, è stata lieta di accogliere i numerosi ospiti della serata e presentare loro i giovani aderenti all’associazione. Sono stati proprio questi ultimi i protagonisti della serata, ragazzi e ragazze liceali e universitari che insieme alla professoressa continuano a lottare per  sostenere i loro ideali di protezione culturale e ambientale del territorio augustano. “L’apertura di una sezione Italia Nostra ad Augusta è già un piccolo passo avanti” ha affermato  la presidente-docente “affinché possiamo dare un contributo concreto alla rivalutazione della nostra amata città. Sono orgogliosa dei miei ragazzi, che sin dal primo istante mi hanno sostenuta. Grazie a loro, simbolo di una gioventù di valori legati alla propria terra, sono sicura che Italia Nostra avrà un futuro.”Durante la serata a Palazzo San Biagio, culminata con il simbolico taglio di un nastro tricolore, alcuni tra i ragazzi aderenti all’associazione hanno intrattenuto gli ospiti con la lettura di tre brani filosofici. Giulia Spirio e Giulia Epaminonda, accompagnati dalla musica del clarinettista Domenico Veca, hanno spiegato cosa per loro ha significato mettersi in gioco in questa esperienza sicuramente difficile da affrontare, ma che ha donato loro consapevolezza di voler agire concretamente in favore del territorio Augustano; Fulvia Saraceno, Gianluca Malfitano e Claudio Polizzi hanno letto un discorso di Robert Kennedy, fratello el presidente americano Kennedy riguardo all’inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere di una nazione economicamente sviluppata. Infine Simona Giardina e Federica Fiume hanno letto un testo filosofico sulla dualità della realtà e del sogno.

Federica Fiume

Podio di alto livello per il Concorso Internazionale di Belcanto “Vincenzo Bellini”

bellini festiv.jpgLa manifestazione è stata promossa dall’Associazione MusicArte di Parigi e dal Bellini Festival. A presiedere la blasonata giuria è stato Alain Lanceron, direttore di Emi e Virgin ClassicEmozionante finale per la seconda edizione del Concorso internazionale di Belcanto Vincenzo Bellini, approdato a Catania, città natale del compositore, dopo la prima edizione varata nel 2010 a Parigi, nel Dipartimento delle Hauts de Seine.  La staffetta tra la capitale francese e il capoluogo etneo ha potuto contare sul patrocinio della Provincia Regionale di Catania, che ha inserito l’evento nell’ambito di Etnafest e ha ospitato semifinale e finale nell’auditorium Le Ciminiere, dove si sono cimentati candidati dal curriculum già ricco di esperienze e affermazioni. Così prevede la linea direttrice del concorso istituito nel 2010 da Marco Guidarini, direttore artistico dell’Associazione MusicArte di Parigi, in sinergia con il regista Enrico Castiglione che l’anno precedente aveva fondato a sua volta il Bellini Festival. Per accedervi occorre infatti che i giovani partecipanti si siano già distinti in altri concorsi: una regola altamente selettiva che permette di individuare elementi particolarmente maturi e pronti a diffondere il difficile e specifico verbo belcantistico. Il concorso dei concorsi: questo vuol essere la competizione intitolata a Bellini.

E la severa selezione di base è garanzia di qualità, come conferma il livello dei vincitori della seconda edizione. Se la blasonata giuria presieduta da Alain Lanceron, direttore di Emi e Virgin Classic, ha deciso di non assegnare il primo premio, intatte restano le aspettative riposte sulla seconda classificata, il mezzosoprano palermitano Valeria Tornatore, e sul tenore francese Paul Glauger, terzo. Entrambi possiedono la stoffa di autentici belcantisti che li ha già visti affermarsi in altri concorsi lirici e cogliere i primi successi sui palcoscenici europei.Ma nella lode vanno accomunati tutti i sei finalisti – provenienti da varie paesi europei – che hanno affrontato impervie pagine belliniane, ma anche mozartiane, rossiniane e donizettiane, mirabilmente accompagnate al pianoforte da Andrea Del Bianco e Milo Longo.Insieme ad Alain Lanceron, la giuria annoverava il regista Enrico Castiglione, direttore artistico del Bellini Festival, il musicologo Domenico De Meo, il maestro Vincenzo De Vivo, direttore dell’Accademia di Osimo, il basso baritono Stanislaw Kotlinski, direttore del Dipartimento vocale dell’Università di Danzica, il critico musicale Sergio Segalini, direttore artistico di importanti festival ed enti lirici, e il celebre soprano rumeno Leontina Vaduva.  “Il premio del concorso – ha sottolineato Enrico Castiglione – non è in denaro ma consiste piuttosto in una serie di scritture. Obiettivo della manifestazione è infatti mirare alla scoperta e al lancio delle migliori voci destinate a diffondere, nel prossimo futuro, l’arte del Belcanto di cui Bellini è stato uno dei massimi rappresentanti. Lo conferma il profilo artistico della vincitrice della prima edizione che ha rivelato una nuova stella della lirica. Il soprano Pretty Yende, incoronata nel 2010 e poi primo premio nel 2011 al Concorso Operalia presieduto da Placido Domingo, è infatti richiesta nei maggiori teatri del mondo. Lo stesso, siamo certi, si verificherà per Valeria Tornatore e Paul Glauger”.  Il prossimo anno il concorso si svolgerà nuovamente a Parigi, per la quartaedizione del 2014 tornerà a Catania con un’impostazione ancora piùarticolata.“Il nostro è più ampiamente un progetto formativo – ha sottolineato Marco Guidarini – che auspichiamo possa portare all’istituzione di un’accademia di perfezionamento per i giovani talenti che si sentono vocati al Belcanto in senso stretto: un repertorio irrinunciabile della cultura musicale, ma che per la sua difficoltà e carenza di interpreti tende ad essere trascurato dalla programmazione teatrale”.  Basta dare uno sguardo ai cartelloni internazionali, dove i titoli di autori pur celebri dell’era del Belcanto – come Rossini, Donizetti e Bellini – scarseggiano di fronte alle successive produzioni verdiane e pucciniane. “L’individuazione e la formazione di cantanti altamente specializzati – ha specificato Alain Lanceron – è dunque fondamentale per l’esecuzione filologica e la diffusione in video e in disco di un raffinato retaggio. Perché soprattutto di raffinata vocalità vive il Belcanto, il cui portato culturale è tale che il termine stesso è diventato in qualche modo sinonimo di melodramma e teatro d’opera”.   Si rinnova così il gemellaggio tra il Festival Belliniano di Catania e il Concorso fondato nei luoghi parigini in cui il musicista concluse la sua breve esistenza e compose l’ultimo capolavoro, I Puritani. La kermesse ha chiuso l’ampia programmazione del quarto Bellini Festival, avviato in luglio e agosto a Taormina. La manifestazione è poi proseguita a Catania con la tranche settembrina e quella novembrina: la prima costruita intorno all’anniversario della scomparsa del musicista, la seconda intorno a quello della nascita, avvenuta appunto il 3 novembre 1801.

 

Caterina Rita Andò

CARRUBBA AL CONTRATTACCO: “42 MLN DI DEBITI? NON E’ VERO!” MA ALCUNE DOMANDE SONO D’OBBLIGO

carru.jpgAugusta – L’ex Sindaco, Massimo Carrubba replica alle accuse megarese, di aver causato il gravissimo deficit del Comune dell’Ente, che avrebbe un “buco” di ben 42 milioni di euro, circa 84 miliardi delle vecchie lire – cifra spaventosa solo a pensarci, secondo i calcoli del commissario regionale che regge le sorti del Comune, dopo le dimissioni presentate dal Carrubba il 31 agosto scorso.
Nel corso di una conferenza stampa Carrubba è passato al contrattacco, affermando: . «Mi vedo costretto ad intervenire pubblicamente a distanza di poco più di 2 mesi dalle mie dimissioni  poiché su di me è in atto una vera e propria campagna diffamatoria che mette a repentaglio non solo la mia reputazione e la mia credibilità di esponente politico ma anche la mia incolumità. C’è in città infatti, un clima di ostilità nei miei confronti fomentato da sciacalli e avvoltoi della politica. Posso dimostrare, carte alla mano, che la situazione debitoria dell’Ente, se pur grave, non è così drammatica come qualcuno vorrebbe farla apparire. I debiti accertati e non certo attribuibili alla mia amministrazione, sono di gran lunga inferiori, ed ammontano a circa 24 milioni di euro. Se a questa cifra si sottraessero poi i proventi che prima o poi dovranno essere riconosciuti dello scandalo di “Tributi Italia”, la somma debitoria si ridurrebbe ancora più sensibilmente. Parlare di 42 milioni di euro di debiti crea un certo scalpore. Quello fornito dal commissario però è un mero elenco di numeri sommati che vanno contestualizzati e non tengono conto di alcun criterio tecnico. Il criterio temporale deve infatti valere sia per le uscite che per le entrate. Lo stesso commissario ha affermato che gli uffici comunali stanno ancora lavorando per quantificare le entrate certe. A mio avviso si tratta di un grossolano errore di ordine tecnico». Per quanto concerne l’operato del commissario,  ha concluso dicendo che  che nello svolgimento del suo compito, abbia avuto un approccio squisitamente politico”.

Lasciamo da parte, almeno per ora, il  giudizio “politico” dell’ex sindaco sull’operato del commissario regionale, pensionato regionale che non ha alcun interesse se non quello di lasciare un buon ricordo mettendo i conti in ordine, da buon amministratore, come ogni sindaco dovrebbe essere, secondo il vecchio detto, sancito anche in giurisprudenza, che bisogna comportarsi come un buon padre di famiglia. Carrubba ha detto: “I debiti attribuiti alla mia amministrazione ammontano a circa 24 mln di euro”, Che non sono bruscolini e in lire sarebbero circa 48 miliardi, cifra notevole, non vi pare? L’ex sindaco dovrebbe scendere più in profondità e spiegare come mai, essendo già ilComune oberato da debiti fuori bilancio,  causati da precedenti Amministrazioni, come mai lui e la sua Giunta ne hanno accumulato altri 24?  Per esempio, perché ha nominato direttore generale – boom! – l’esterno l’ing. Petracca, direttore generale, del Comune con un consequenziale lauto stipendio di ottantamila euro l’anno? Direttore generale? Neanche se fossimo, non dico a Milano o in altre città metropolitane, ma a Catania . Era necessario spendere fiordi migliaia di euro per rendere lussuoso l’ufficio di costui? Era necessario nominare circa 42 persone in in posizione apicale nei loro reparti, quasi tutti dirigenti, insomma, con relativo aumento sostanzioso di stipendio? Dove siamo? In un’azienda che deve  produrre qualcosa  e sostenere un’agguerrita concorrenza? Cosa produce il Comune? Servizi per il pubblico, per i cittadini paganti. Il commissario La Mattia, infatti, per ridurre l’enorme deficit, come è giusto che faccia,  ha mandato via per primo questa inutile e dispendiosa  figura di direttore generale, cui il Carrubba, prima di dimettersi, avrebbe elargito un premio di circa 42 mila euro per i servizi resi, come se non fosse stato già pagato con enorme generosità; poco dopo La Mattina  ha ridotto drasticamente l’indennità “dirigenziale a quei 42, portando da 6 a cinque i dirigenti responsabili delle aree in cui è diviso l’organico municipale. Se fosse un politico, La Mattina si sarebbe inimicato i suoi stessi dipendenti, ma La Mattina è un amministratore che, per dovere prima e per onestà intellettuale dopo, vuole invertire una tendenza per far risanare il bilancio.  Se avesse voluto lui, davvero,  risanare il bilancio lasciato in deficit dai suoi predecessori il Carrubba, da buon amministratore e da buon politico,  non avrebbe dovuto far crescere a dismisura, fino a giungere alla cifra di 12 mln di euro, quasi 24 miliardi di lire,  la somma che “Tributi Italia” doveva al Comune per la riscossione delle imposte comunali.  Perché il Carrubba ha rescisso il contratto solo quando è stata raggiunta quella cifra, appunto? Perché ha aspettato tanto tempo? Un padrone di casa, se l’inquilino non paga, dopo qualche mese,  gli ingiunge lo sfratto e se uno non rispetta i termini contrattuali, il contratto viene unilateralmente rescisso. Era  davvero necessario arrivare a far maturare quella cifra così alta,che, probabilmente, non sarà più recuperata? Questi sono gl’interrogativi cui Carrubba dovrebbe dare risposta. Ma c’è un’ultima domanda. Come mai, un anno prima di dimettersi,prima che scoppiasse lo scandalo nazionale di Tributi Italia, ma dopo la rescissione del contratto, cioè dopo la vera e propria truffa perpetrata dal signor Sagesse, amministratore di Tributi Italia, Carrubba e la sua amministrazione hanno ridato a una ditta privata, che avrà un aggio del 30 per cento, la riscossione delle imposte comunali? Non erano stati scottati a sufficienza da Tributi Italia? E il fortissimo aggio del 30 per cento non incide sulle casse comunali che, quindi, vengono così depauperate di ingenti somme che, se il servizio fosse svolto da dipendenti   interni, andrebbero tutte al Comune? Ci sono davvero dipendenti così incapaci di riscuotere questi tributi? Carrubba risponda a queste domande, se non alla magistratura, almeno ai suoi ex amministrati, prima di gridare che è stato oggetto di lesa maestà.

Giorgio Càsole