Alle falde dell’Etna, una storia sicula e cavernicola

Giulia Di Domenico è una ragazza di Augusta,  la protagonista Sarina in  TROGLOSTORY,  di Tony Cucchiara.

313.jpgUna storia che è, nell’immaginario collettivo, da secoli, simbolo dell’amore che è costretto a confrontarsi con i rancori tra le due famiglie e che termina in modo tragico: quella tra Romeo e Giulietta che nel capolavoro di Shakespeare si svolge nella Verona del 16° secolo mentre Tony Cucchiara, per questo suo nuovo musical di cui ha scritto i testi e suo figlio Gianluca le musiche, ha immaginato e ambientato ai tempi delle caverne tra i trogloditi e da qui nasce il titolo, “TROGLOSTORY”, che dopo la prova generale che ha avuto luogo a Trecastagni e il debutto a Campobello di Mazzara (TP) è finalmente “approdata” sul versante orientale della Sicilia ieri sera nell’anfiteatro di Zafferana Etnea nell’ambito della rassegna “Etna in scena 2009” e sarà stasera a Castiglione di Sicilia (ME).

Invece delle famiglie dei Capuleti e Montecchi qui vediamo all’opera le due tribù dei “barbuti” capitanata dalla coppia Giovanni Anzalone-Luzzu e Anna Malvica-Luzza  nel ruolo di genitori del Romeo che qui si chiama Turi, interpretato da Giacomo Buccheri; e quella dei “lisci” guidata dall’altra coppia, Angelo Tosto-Tanu e Annalisa Cucchiara-Tona, genitori della Giulietta, qui ribattezzata Sarina, impersonata da Giulia Di Domenico.

C’è anche la figura del saggio, narratore della storia e traduttore della strana lingua parlata, trait d’union tra i vari momenti, interpretato da Leonardo Marino. C’è poi, all’interno della storia d’amore principale, una seconda piccola “troglo-liaison” tra due giovani, Pircoca, interpretata da Silvia Specchio (che è anche l’aiuto-coreografa), e Lurdu, impersonato da Claudio Musumeci, e c’è pure il rivale del Romeo-Turi, che lo ucciderà alla fine della vicenda, interpretato da Enrico Sortino.

La regia, oltre che i testi, di TROGLOSTORY è, naturalmente, di Tony Cucchiara, le musiche, davvero bellissime ed emozionanti, di suo figlio Gianluca, le coreografie, perfette (dopo prove estenuanti, di tutto il cast, a cui abbiamo assistito), sono di Franco Miseria, coadiuvato dalla formidabile, appena citata, Silvia Specchio, le scene e i costumi, molto originali e colorati, sono stati ideati da Giuseppe Andolfo.

E vogliamo ora citare tutti i nomi, in rigoroso ordine alfabetico,  degli altri componenti del cast, tutti bravissimi sia a cantare che a muoversi in un modo così troglo-specifico, permetteteci il neologismo: Anna Aiello. Salvo Barbagallo, Maria Grazia Cavallaro, Martina Cucchiara, Laura De Palma, Adriano Di Bella, Giorgia D’Urso, Alberto Guarrasi, Yvonne Guglielmino, Salvo Guglielmino, Anna Maria Lombardo, Marzia Patanè Tropea, Mario Piana, Mariano Puglisi, Roberta Ricci, Irina Ushàtskava, Renato Vinciguerra, Alessandro Vivona.

A tutti loro e, naturalmente, ai “magnifici sette” protagonisti principali, vanno i nostri più calorosi e sentiti complimenti; per i “vecchi leoni” del palcoscenico è stata un’ennesima conferma del loro multiforme talento, per i due giovani, debuttanti nei ruoli principali, un personalissimo e meritatissimo successo che speriamo sia il trampolino di lancio verso traguardi ancora più prestigiosi.

Concludiamo con un applauso collettivo per l’entusiasmo, la fatica, la pazienza, la passione e la bravura che hanno profuso tutti indistintamente.

   Daniela Domenici  –  foto Nino Vacante

Pietra e Arte 2009

File0001.jpgApprezzate al “museo della pietra” le opere dei pittori augustani Nuccio Garilli e Franco Di Maura ,  tra lo scenario della campagna di Scicli e lo stupendo mare di Sampieri. Le notti estive della seconda edizione della rassegna artistica-culturale “Pietra e Arte 2009”, sono state e saranno  magicamente allietate fino al 10 settembre, nel teatro in pietra, dagli artisti Nicola Piovani, Andrea Tidona, Francesco Cafiso, dal “Coro delle donne”, dai pupari di Caltagirone, dalla presentazione degli ammassi stellari e nebulose al telescopio a cura del Dott. Gianfranco Occhipinti, dalla compagnia teatrale “Gli amici di Matteo” col “San Giovanni Decollato di Martoglio”, dagli “Aromas de Andalucià”- flamenco, dai “Meditteranean Jazz Trio” e  dal soprano- uomo  Mamo Adonà che ha accettato l’invito di partecipare alla premiazione finale del concorso di pittura, fotografia e scultura, trovandosi in vacanza proprio  a Sampieri.

Entrambi i due pittori augustani hanno ricevuto notevoli consensi e un’ottima critica: Nuccio Garilli ha presentato la “Maschera di pietra”, una tecnica mista applicata in tela, mentre l’altro artista Franco Di Maura, noto nella cittadina megarese oltre per il talento, per i quadri del Caravaggio mirabilmente esposti nella navata centrale della chiesa del Cristo RE, ha presentato un olio su tavola trattata al silicato raffigurante il “Rivellino Quintana di Augusta”( foto sotto ).

dimaura.jpgGaetano Mormina, uno degli ultimi “chiafurari”(l’origine del nome di Chiafura, menzionato per la prima volta nel 1684, è certamente oscuro e sembra appartenere ad una denominazione topografica. Esso, infatti, porebbe derivare dalla corruzione di una frase, della quale l’unico elemento chiaro potrebbe essere il “fora” finale, significante, probabilmente: “il quartiere fuori dalla città”), ha voluto donare una testimonianza fatta d’amore, pietre e roccia alla sua città natìa, essendo egli il promotore del progetto culturale ed artistico del museo della pietra, nato per ricostruire la storia antica, riuscendo a creare altri cultori della pietra attraverso laboratori di lavorazione e conservazione delle opere, pensando al futuro dei giovani e a un ulteriore ambizioso sogno-progetto di volere rilanciare, stante alle sue dichiarazioni,  il mestiere dello “scalpellino” e dei “mastri dei muri a secco”.

PIC080.jpgSalvo Antoci,  curatore della mostra, spiega il nesso del raggruppamento delle iniziative:  “ un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce, essa rappresenta una visione del mondo ed è vista come energia che emana messaggi cosmici. Qualche segno tracciato sulla carta, una tela appena sfiorata o un’altra a lungo lavorata, lo scatto di una macchina fotografica, uno scalpello o della cartapesta possono costruire modi diversi di fare mondi. La forza della visione non dipende dalla complessità degli strumenti ma dal messaggio e dalle emozioni trasmesse dalle opere d’arte. …..”

La rassegna ”Pietra & Arte 2009” è stata la passerella di musicisti, attori e 80 artisti espositori che con le loro opere hanno dato voce alla muta pietra: un sogno fantastico.

      Giuseppe  Tringali

Zecche uccise con la fiamma ossidrica

zecca.jpgLe zecche uccise con la fiamma ossidrica. Possibile?  Sì, è possibile.  E’ accaduto ad Augusta in una delle zone più belle del litorale: Punta Izzo. In quella zona esistono tre stabilimenti balneari, ufficialmente denominati elioterapici, riservati ai dipendenti civili, ai sottufficiali e agli ufficiali della base navale di Augusta.  In anni passati, di questi tempi , l’amministrazione comunale provvedeva a sistematiche opere di disinfestazione. Oggi le casse comunali, evidentemente, si sono talmente impoverite che non è possibile procedere a bonificare almeno le aree più soggette all’invasione  di questi e altri fastidiosi parassiti . C’è un’altra zona, oltre a quella di Punta Izzo, che è presa di mira. E’ la zona delle ex saline dove sono state costruite numerose case, un vero e proprio villaggio, che, sia detto per inciso, ogni anno viene sistematicamente allagato con l’arrivo degli acquazzoni. Questo “villaggio” è letteralmente assalito dalle zanzare che, in questo periodo, diventano più aggressive, tanto chi  vi abita è costretto a ricorrere a ogni mezzo disponibile per proteggersi: zanzariere,  fornellini con piastrine che emettono veleni, zampironi , spray medicinali, ecc: una formidabile batteria  che, a volte, è impotente, come si sono rivelati inefficaci tutte le risorse per eliminare le zecche negli stabilimenti di Punta Izzo. La fiamma ossidrica sembra essere l’unico mezzo in grado di sterminarle.  A Punta Izzo, però, la disinfestazione è stata attuata in tempi da primato, a cura del direttivo del circolo “elioterapico”, anche se, in un primo tempo, si è dovuto fare corso a mezzi troppo decisi per debellare alcune specie di zanzare troppo aggressive.

       Giorgio Càsole

Bollette pazze

acqua.jpgE’ tempo di “bollette pazze”, ma è anche tempo di bollette-lumaca. Non  pochi cittadini di Augusta si sono rivolti a chi scrive per denunciare il fenomeno nuovo, ma non per questo meno fastidioso, delle bollette inviate dal nuovo carrozzone politico SAI 8, nato per riscuotere le tariffe sul consumo dell’acqua, imposte da un altro carrozzone che ha per nome ATO 8.   Si stava meglio quando si stava peggio, cioè quando i Comuni gestivano in proprio il servizio idrico. Ad Augusta c’era un ufficio ,con pochi impiegati, che funzionava benissimo, anche perché era facilmente raggiungibile dai cittadini,l’attesa non era lunga e le risposte venivano date nei tempi dovuti, con reciproca soddisfazione.  L’adesione del Comune di Augusta al consorzio  ATO che cosa ha portato di buono? Ha peggiorato anzi il rapporto con i cittadini-utenti. L’ufficio è stato sottratto alle competenze comunali e occorre andare  in periferia, in contrada San Lorenzo, solo in alcune ore di alcuni giorni per poter interloquire con gli addetti, dopo lunghe file di attesa. Pensate alle persone  anziane, sole, o ai normali poveri cristi che devono  chiedere un permesso dal lavoro per sbrigare faccende del genere. Ma non è tutto. Le bollette prima venivano  spedite una volta l’anno. Oggi no. La SAI8 le spedisce ogni due mesi, come fanno l’ENEL e la Telecom. Mentre, però, per queste due aziende la ratio c’è giacché  sarebbe troppo oneroso pagare una volta l’anno,  dal momento  che le bollette hanno una certa “consistenza”, qui sulle bollette sono esposte cifre dell’ordine di dieci-venti euro per il consumo delle  comuni abitazioni.  E’ corretto vessare i cittadini in questo modo, soprattutto se si pensa che non solo ogni due mesi devono sottostare alle file per pagare, ma, in più,  per ogni bollettino bisogna aggiungere oltre un euro per il servizio postale?. Non è un insulto per i poveri cristi, anche dal punto di vista finanziario? Non è finita. Le bollette, invece d’essere affidate  alle Poste italiane  per il recapito, sono affidate a una ditta privata, la SMMART POST, chissà perché. In teoria perché il servizio dovrebbe essere più efficiente, più veloce. Così non è. A chi scrive, come a tanti altri, è arrivata alla fine di luglio una bolletta  in cui la  scadenza indicata  è, incredibile dictu, il 6 luglio. I poveri  cristi ,come me, dovranno pagare la mora  al prossimo turno? Oltre al danno la beffa? C’è qualcuno che  sarà in grado di rispondere?

      Giorgio Càsole

Fuochi fatui ad Augusta?

fuochi fatui.jpg“I fuochi fatui sono misteriose luminosità, simili a deboli fiammelle, che si vedono molto raramente di notte, all’aperto, sul terreno. Noti in tutto il mondo, da almeno duecento anni sono considerati un fenomeno naturale, dovuto ai gas prodotti dalla decomposizione di materiale biologico nel terreno. Essi dovrebbero quindi essere relativamente più comuni in prossimità dei cimiteri o nelle paludi. Una teoria è che essi siano generati dal metano, uno dei gas prodotti dalla putrefazione, mescolato a tracce di fosfina, un composto che si autoincendia a contatto dell’aria, a sua volta incendiando il metano. Contro questa ipotesi si pongono le rare testimonianze oculari, che parlano spesso di luminosità fredda. Si potrebbe in tal caso trattare non di combustione, ma di chemiluminescenza – o fosforescenza – della fosfina. Nessuno, fino ad oggi, ha mai catturato, analizzato o riprodotto in laboratorio un fuoco fatuo, e la letteratura scientifica sull’argomento è quasi nulla”. (Luigi Garlaschelli – Università di Pavia – www.cicap.org)

Il prof Garlaschelli, esperto in materia, afferma quindi che nessuno, finora, ha mai “catturato, analizzato o riprodotto in laboratorio un fuoco fatuo”, che forse vogliano farlo ad Augusta ed essere così i primi?

Ce lo chiediamo dopo aver letto su un quotidiano locale la notizia di un’allerta scattata dopo che sono state viste varie coppiette ferme in automobile sulla via Panoramica del Monte che pare fossero lì non in cerca di intimità né per scattare qualche foto in notturna ma per tentare di scorgere qualche fuoco fatuo proveniente dal cimitero cittadino che da quel punto si può vedere perfettamente.

       Daniela Domenici

Luci e colori oltre la sbarra

pittura.gifFare il volontario in un luogo di sofferenza come può essere un ospedale, un carcere o una mensa dei poveri per alcuni è un modo per aiutare coloro che sono stati meno fortunati, per altri per mettere in pratica la propria fede in modo che non rimanga solo fatta di proclami teorici; per altri ancora, tra cui chi scrive, per imparare, per ricevere, per arricchirsi nella convinzione che chi soffre, o ha sofferto, per una malattia, per una detenzione, giusta o ingiusta non è importante, o per una povertà economica o psicologica abbia una tale ricchezza interiore da dover solo attingere per crescere.

Fatta questa premessa vi vogliamo raccontare di un’iniziativa davvero encomiabile nata dalla collaborazione, nell’ambito dell’educazione alla legalità, tra la direzione del carcere di Augusta e la dirigenza dei tre licei (classico, scientifico e psicopedagogico) della stessa città.

Abbiamo già avuto modo, l’anno scorso, di assistere alla messa in scena, all’interno del carcere, di un testo teatrale sulla legalità in cui hanno recitato, fianco a fianco, detenuti e studenti liceali; questo nuovo progetto di cui vi volevamo dare notizia riguarda invece alcuni studenti che stanno andando a lezione di pittura, una volta alla settimana, da un docente detenuto.

E’ un giovane albanese, Bocaj, che purtroppo dovrà rimanere a lungo “ristretto” e che ha questa vena artistica innata che fino a oggi ha potuto mostrare dipingendo (e ridipingendoci sopra ogni volta in occasione di un nuovo evento come la visita del nuovo vescovo di Siracusa), la parete di fondo del teatro del carcere.

E ora Bocaj, che colpisce per la serenità e la dolcezza del suo sguardo e delle sue parole, potrà regalare a questi studenti la sua arte e loro ricambieranno portando ventate di novità dal mondo esterno per rendere meno “ristretta” la vita di questo sfortunato ragazzo albanese.

   Daniela  Domenici

Arsenale di Augusta: un fiore appassito all’occhiello

giornale augusta.jpgL’articolo pubblicato in tempi non sospetti:

“Arsenale di Augusta: fiore all’occhiello della Marina Italiana”

Fonderia.jpgFederico II di Svevia non aveva dubbi sulla città di Augusta in seno alla politica economica attuata dopo le sanguinose repressioni storiche del 1232 che avrebbe portato ad una radicale trasformazione territoriale nella sicilia orientale ed alla conseguente decisione di edificarvi persino la città tra il 1232 e il 1234, soprattutto per motivi di ordine militare che scaturiscono dalla strategica posizione del luogo.

Estate 1988.jpgLa Marina, quindi, nasce con la città, anche se in un secondo momento, dopo l’Unità d’Italia e fino al primo Novecento, attribuisce un ruolo secondario al sito, il quale viene utilizzato per il rifornimento di carbone alle unità navali impegnate nelle storiche manovre. Una vera e propria base navale ad Augusta sorge a metà degli anni Trenta quando la politica italiana si accorge dell’importanza di questo ormai storico posto per trasferirci, nel 1938, la 3a Divisione Navale, mentre altre dipendenze vengono dislocate nel comprensorio di Pantano Daniele, nei pressi della stazione ferroviaria.

banchina torpedinieri.JPGSuccessivamente, esattamente il 13 maggio 1943, durante la seconda guerra mondiale un tragico bombardamento causa gravi danni alle strutture finchè l’invasione inglese, due mesi dopo, porta alla totale interruzione  di tutte le attività del nascente Arsenale, attività che vengono riprese nel 1944, per arrivare al  1° luglio 1962 con la nascita di  MARINARSEN   AUGUSTA; il 1° luglio 1963 diventa Sezione staccata di MARINARSEN MESSINA, per essere classificato “Ente” il 1° luglio 1984, divenendo autonomo e sede di Direzione il 24.6.1987.

Il futuro vero e proprio dell’Arsenale di Augusta inizia nel 1998 con l’emissione di un Decreto Ministeriale che stabilisce nei tre Arsenali di Augusta, Taranto e La Spezia quelli che sarebbero transitati in area operativa in quanto “funzionali all’efficienza dello strumento operativo navale”.

Ripercorrendo la storia  dall’inizio, quindi, si scopre che dopo mille vicissitudini e a distanza di oltre otto secoli ci ritroviamo reindirizzati verso quella che fu all’origine, nel lontano 1232, l’intuizione del  grande imperatore Federico II di Svevia nel riconoscere ad Augusta innegabili potenzialità in tema di operatività, sicurezza e difesa, al punto di trasferire oggi da Messina ad Augusta non solo l’autonomia dell’Ente Arsenale, ma addirittura l’intero Comando Militare Marittimo di Sicilia, “MARISICILIA”.

Oggi, purtroppo, a distanza di un decennio da questo riconoscimento, le maestranze operaie stanno attraversando un momento di grande difficoltà per via di perpetuate e scellerate scelte politiche tese ad assicurare l’affidamento della maggiore produttività all’industria privata con i disastrosi risultati che hanno provocato, per certi aspetti, l’intervento della Magistratura e dell’ Ispettorato del lavoro, da un po’ di tempo impegnati incessantemente al fine di tentare il ripristino dell’ormai compromessa “legalità” in questi stabilimenti di proprietà dello Stato.

Qualche anno fa gli Arsenali di La Spezia ed Augusta venivano investiti in problematiche legate allo smaltimento dei rottami metallici e presunti illeciti amministrativi, mentre il 10 Aprile 2008, dalla Direzione  dell’ Arsenale di Taranto  viene  data comunicazione  di voler sospendere tutte le attività industriali a seguito della chiusura del bacino Brin e, più in generale, della situazione complessiva dello stabilimento.  I lavoratori, appresa la notizia, danno vita ad una manifestazione spontanea sfilando per le strade della città.

 Ad Augusta, frattanto, nello stabilimento che potrebbe essere convertito in “Ente Pubblico Economico”, gli anziani arsenalotti guardano con nostalgia il passato, quando la professionalità delle maestranze operaie veniva esportata persino all’esterno, mentre in città correva voce che talune lavorazioni potevano essere effettuate “solo” in Arsenale per via delle ricche strutture e delle attività che venivano svolte nello stabilimento, alcuna delle quali dismesse perché superate dal tempo: la falegnameria, l’officina fabbri, la camera iperbarica, la fonderia artigianale  (tra le piu’ antiche di Sicilia e oggetto di studio da parte di organismi universitari), l’officina carpentieri in legno, l’officina siluri ed altre ancora.

Erano i tempi in cui la Direzione dello stabilimento era retta da un Capitano di fregata mentre l’operatività era affidata interamente al personale interno alla guida dei Capi Operai perché allora non c’erano ditte, nè ingegneri, nè funzionari tecnici, nè amministrativi, nè managers, nè dirigente amministrativo, nè dirigente capo del personale.

Erano i tempi in cui questo piccolo grande Arsenale di Augusta veniva definito il fiore all’occhiello della Marina Italiana.

     Giuseppe  Tringali

Arsenale Militare di Augusta: le prime crisi

Arsenale di Augusta.jpgA distanza di poco o più di un anno, torna a far parlare di sè l’ Arsenale di Augusta.

Questo blog, l’ 11 aprile di un anno fa aveva anticipato in qualche modo lo stato d’animo del personale interno e quello che sarebbe avvenuto, articolo ripreso e pubblicato nel mese di giugno dal periodico “Giornale di Augusta”.

L’autore non avrebbe più voluto riprendere l’argomento per non essere additato come “nostalgico del passato”, come qualcuno dalla vista corta accennò a definirlo all’epoca delle pubblicazioni; sostanzialmente, nell’ articolo che si ripropone di seguito integralmente, non voleva esprimere solo uno stato d’animo, bensì avrebbe voluto piuttosto scuotere o sensibilizzare le pubbliche coscienze  per ciò che sarebbe presto avvenuto presso lo storico stabilimento dell’Arsenale di Augusta.

La prima a lanciare l’allarme è stata la Coordinatrice Nazionale della FP– CGIL Difesa, Noemi Manca, durante l’assemblea sindacale svoltasi presso lo stabilimento giorno 30 luglio, riferendo sui contenuti della riunione tenutasi con il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga circa le due ipotesi di proposte inerenti la riorganizzazione degli Arsenali Militari: la prima prevede due arsenali maggiori, La Spezia e Taranto riservando ad Augusta un ruolo di supporto operativo, mentre la seconda ipotesi prevede un solo arsenale maggiore, Taranto, con due di supporto operativo, La Spezia ed Augusta. Da come si è sviluppato l’incontro con il Sottosegretario, dice la Manca,  pare che l’ipotesi più attendibile, almeno per un primo periodo, sia la prima e quindi  la Base di Augusta risulterebbe comunque declassata con riduzione dei compiti istituzionali inerenti la manutenzione e la lavorazione delle navi di stanza nell’arsenale militare. Appare evidente , scrive ancora la CGIL, “il danno occupazionale ed economico che si verrebbe a creare, con riduzione delle maestranze e dell’indotto locale, tartassando ancora di più la già poco brillante economia del territorio oltre alla beffa  per i cittadini che si troveranno chilometri di costa occupata per il 70% circa  dalla Marina Militare con attività lavorative zero e possibilità di “sfruttamento” turistico e ambientale altrettanto inesistente………….Rispetto a questo ennesimo problema ci vuole invece una mobilitazione generale visto che si sta operando un altro scippo nei confronti della nostra Provincia nonostante l’Arsenale militare di Augusta sia stato da sempre volano per l’economia del territorio e uno dei cantieri più efficienti  d’Italia e con le maestranze più qualificate.

Piuttosto decisiva appare invece la lettera unitaria delle OO.SS. – R.S.U. del locale stabilimento, indirizzata al Prefetto di Siracusa, al Governatore della Regione Sicilia, al  Presidente della Provincia di Siracusa, al Sindaco del Comune di Augusta, ai Parlamentari  Siracusani e agli Organi di informazione per denunciare:

1.    lo stato di forte tensione dei lavoratori dell’Arsenale Militare di Augusta, per il futuro e le prospettive di sviluppo, legate ad un progetto credibile e sostenibile, di riorganizzazione di tutto il settore Difesa nel territorio;

2.    la preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Arsenale Militare di Augusta i quali temono il profilarsi di scelte che possano vanificare i risultati in itinere a seguito di considerevoli finanziamenti ottenuti grazie alla grande mobilitazione dei Lavoratori, promossa dalla R.S.U. ed OO.SS., per il risanamento infrastrutturale dello stesso;

3.    la necessità di non escludere l’Arsenale Militare di Augusta dal processo di positiva riconversione stante la significativa e strategica posizione geografico/militare dello stesso indispensabile presenza che da sempre garantisce la sorveglianza ed il pattugliamento dei mari volti a garantire la Sovranità dello Stato.

 

Al fine, dunque, di evitare il determinarsi di eventi di portata straordinaria che potrebbero avere conseguenze drammatiche ed imprevedibili per l’intera comunità,” continua la lettera, “ si invitano le istituzioni in indirizzo ad attivarsi in termini propositivi, assumendo le iniziative necessarie, congiuntamente alle OO.SS., a sostegno delle rivendicazioni dei lavoratori civili della Difesa ed, in particolare, dell’Arsenale Militare di Augusta, per difendere e sostenere la funzione specifica dell’Arsenale connessa con il mantenimento del livello occupazionale; senza tradire le aspettative, non solo dei dipendenti direttamente interessati dai processi di riforma, ma anche quelle dell’intero territorio il cui sviluppo  economico e sociale è stato condizionato dalla presenza dell’Arsenale e degli altri insediamenti della Difesa.  

             Le OO.SS, le R.S.U. e i lavoratori dell’Arsenale di Augusta