TERRANOVA E CÀSOLE PRESENTANO IL PITTORE FAZIO TORNATO DAL VENEZUELA

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AUGUSTA. Si  svolta, nei locali dell’associazione filantropica “Umberto I” di Augusta, una mostra di pittura grafica di Salvatore Fazio. Il pittore augustano,emigrato nel 1949 in Venezuela e ritornato nella sua amata Augusta. I suoi quadri parlano degli angoli, dei colori e dei profumi siciliani. L’esposizione è stata presentata, con maestria, dai professori Alberto Terranova e Giorgio Càsole, dopo l’introduzione del presidente del circolo, Tanino Ravalli.  Il soggetto che più ha richiamato l’attenzione degli oratori è stato il quadro che rappresentava il Castello Svevo di Federico II. E, infatti, il secondo oratore Giorgio Càsole ha preso lo spunto per parlare del fondatore di Augusta, Federico II Hoenstaufen, definito già ai suoi tempi “stupor mundi”, cui, però, la città di Augusta non solo non ha elevato un monumento, ma non gli ha dedicato nemmeno una via, una piazza, uno slargo, mentre nella vicina Lentini gli è stata dedicata una via, perhé Lentini fu rappresentata dal “notaro” Jacopo, appunto, da Lentini, alla corte di Federico, specialmente all’interno della celebre scuola poetica siciliana, animata da Federico stesso, imperatore, e dal “notaro”, cui si deve quasi certamente l’invenzione del sonetto. Càsole ha poi proseguito in un crescendo, intrecciando la recensione dei quadri di Fazio con  notazioni di folklore, osservazioni linguistiche e riflessioni sulle  vicende di una città, qual è oggi Augusta, in piena crisi di identità, per concludere con l’interpretazione, applauditissima,  della famosa poesia ”Lingua e dialettu” del poeta popolare siciliano Ignazio Buttitta. Il socio Moschito, chimico in pensione, ha recitato anch’egli una poesia in siciliano, condividendo in pieno le osservazioni di Giorgio Càsole sulla crisi di identità di Augusta.

  G.T. – Nella foto, da sin. Ravalli, Càsole, Terranova, Fazio

Torna a splendere il quadro del “Battesimo di Cristo” nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù ad Augusta.

Tela_-_Battesimo_di_Cristo..jpgAUGUSTA. Un dipinto – olio su tela – ritorna a splendere nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù. Trattasi del “battesimo di Cristo” – pala d’altare di anonimo pittore – risalente alla metà del novecento. Nell’opera possiamo scrutare l’effige del Cristo Gesù nell’atto di ricevere il battesimo da San Giovanni Battista – raffigurato a sinistra – secondo i caratteri dell’iconografia classica. In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito Santo discendere su di lui come una colomba (Mc 1, 9-10).  Nell’opera si evince una dimensione verticale, ossia il legame di Gesù con il padre. Un legame valorizzato dal sacramento che sta per ricevere il Cristo, con l’effusione dello spirito santo in forma di candida colomba e dai raggi luminosi che si librano da essa. Il cielo terso è solcato da nuvole e due angeli in alto a destra, rendono ancora più sacrale la scena come se fosse tutto in primo piano. La dimensione orizzontale, ossia il legame tra l’umanità e il verbo incarnato, che nell’opera è inequivocabilmente segno della conversione, è arricchita da un angelo e due figure dai contorni femminili con lo sguardo rivolto al Cristo.  La scena risulta essere delimitata dalle rive – leggermente ondulate – del fiume Giordano, le cui acque limpide e trasparenti, danno la misura della profondità dello spazio prospettico e della lontananza dai corpi. A sinistra Giovanni il Battista – con in mano una ciotola – compie il suo gesto. Detta ciotola rappresenta il punto di equilibrio della dimensione orizzontale – così come la colomba – rappresenta il punto di equilibrio della dimensione verticale, dando armonia alle distanze tra le diverse figure dell’opera. Alla trinità alludono altresì gli angeli stessi, in numero di tre e i colori dei loro abiti. Il dipinto è tornato a distanza di trent’ anni nella stessa parete del presbiterio dove era originariamente esposto, rappresentando un nuovo tassello nel lungo processo di recupero artistico dell’edificio sacro. La tela – rimossa nei primi anni ottanta durante i lavori di ristrutturazione dell’interno dell’abside e da allora rimasta in deposito nei locali della sagrestia – è stata sottoposta ad un intervento di restauro, che ha permesso di ravvivarne i colori, nonché il recupero della cornice.

    Seby Gianino

La tela del secolo XVIII restituita, dopo il restauro, alla settecentesca chiesa San Sebastiano di Augusta

abigail.jpgAugusta. Dopo la fortunata e apprezzata mostra tenutasi  nella  galleria di palazzo Bellomo a Siracusa, la tela raffigurante “Abigail e Davide,” di autore ignoto del secolo XVIII, è stata restituita, dopo un accurato intervento di restauro curato dalla Sovrintendenza di Siracusa, alla chiesa di appartenenza, la settecentesca chiesa di San Sebastiano,  attraverso il parroco di San Francesco e San Sebastiano, don Franco Scatà.  Il dipinto, però,  in attesa della riapertura della storica chiesa augustana  di San Sebastiano, chiusa da molti anni, è stata collocato nell’abside della chiesa di Sant’Andrea, chiesa che fa parte della parrocchia di San Sebastiano, attualmente retta dal parroco di San Francesco, lo stesso parroco Scatà.  A consegnare l’opera, lunedì 14 novembre, è stata l’augustana Carmela Vella, direttrice della galleria interdisciplinare regionale di palazzo Bellomo.

“Abigail” – ha detto  Carmela Vella –“ figura dell’Antico Testamento, astuta e intelligente, moglie di un ricco proprietario terriero dal nome un po’ sconcertante Nabal (stolto), viene rappresentata in atteggiamento reverente di fronte a Davide, al quale chiede di aver compassione per il suo stolto marito Nabal”, come  si può constatare dalla riproduzione qui inserita.

Giulia Càsole

Una serata presso la “Stella Maris”

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Ha avuto luogo, presso la sede della Stella Maris in via Umberto ad Augusta, l’inaugurazione della mostra di quadri, dal tema “Luci e colori del paesaggio augustano”, organizzata dal circolo culturale “Officina d’arte”.

 

Dieci gli autori le cui opere potranno essere ammirate fino al 19 maggio, otto uomini e due donne e, per una sorta di cavalleria al contrario, nell’elencare i loro nomi inizierò proprio da loro: Grazia Urzì, Cinzia Sciolto, Antonio Cammarata, Palmino Cipriano, Salvo Di Grande, Franco Di Maura, Carmelo Fazio, Giuseppe Guerriero, Salvo Pugliares e Santo Tringali.

Ha presentato la serata con la solita garbata ironia con cui condisce il suo eloquio sempre vario e pregnante Giorgio Càsole, docente, giornalista e poeta, che ha voluto accanto alcuni dei suoi allievi per leggere alcune poesie e un brano che ricorda il bombardamento della città di Augusta nel maggio del 1943.

Durante la serata è stato anche premiato un atleta augustano, Gianfranco Nasti, per cui l’età anagrafica è solo un dettaglio perché ama ancora mettersi alla prova per superare record nella specialità del nuoto.

        Daniela Domenici  –   foto in alto di G. Tringali

Luci e colori del paesaggio augustano

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    Venerdì 14 maggio avrà luogo presso il salone della Stella Maris Augusta di via P. Umberto 129, la vernissage della mostra di artisti augustani dal titolo “Luci e colori del paesaggio augustano”, organizzato dall’ “Officina d’Arte” di Augusta.
     Saranno esposte opere di
Antonino Cammarata –  Salvo Di Grande –  Franco Di Maura –  Carmelo Fazio – Giuseppe Guerriero –  Salvo Pugliares –  Cinzia Sciolto –  Santo Tringali  – Grazia Urzì
Rimarchevole la presenza di  Carmelo Fazio, che continua a dipingere avendo raggiunto  la venerabile età di 93 anni. Nel corso della serata sarà premiato l’atleta augustano  Gianfranco Nasti, autentico evergreen, che alla tenera età di 66 anni continua a gareggiare nelle piscine di mezzo mondo portando trionfalmente in giro il nome di Augusta. Sarà recitata inoltre una lunga e commossa poesia sul bombardamento del 13 maggio 1943, composta nel 1991 dal concittadino Giovanni Satta, già  preside del liceo scientifico “Andrea Saluta “ e un recital poetico di Francisca Saint-Claire.
Conduttore della serata, il  prof. Giorgio Càsole.
       Antonino Cammarata

  

Un numero perfetto

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Nel cruciverba il  3 sta ad indicare il numero perfetto, oltre ad essere un valore riscontrabile frequentemente nelle Sacre Scritture e quindi riconducibile al sacro.

 

varie%20026.jpgNon saranno di certo state queste le motivazioni che hanno spinto l’artista Francesco Di Maura, conosciuto notoriamente in città soprattutto per le  altre due opere in bella vista nella chiesa del Cristo Re, fatto sta che domenica scorsa, dopo la lettura del vangelo del giorno ispirato all’episodio di san Tommaso, durante l’omelìa della messa serale è stato tirato giù il velo che celava la terza e spettacolare opera che Francesco Di Maura offre a quella che lui stesso definisce la “sua” chiesa e che si aggiunge alle altre due ormai famose tele giganti,  per inaugurare davanti a una numerosa assemblea di fedeli e ammiratori la fedele riproduzione del famoso dipinto del Caravaggio, non a caso titolato “l’incredulità di San Tommaso”.

Un’ opera che si compone  di colori prodotti artigianalmente con terre naturali, così come usavano gli artisti di un tempo, saggiamente impreziosita da una massiccia cornice in legno di noce staccata da un passepartout costituito efficacemente da un filo di luce che evidenzia in tutto il suo splendore l’intero perimetro della stessa tela, graziosamente e sapientemente  illuminata per portare “alla luce” ancor più la raffigurazione ispirata all’ apostolo Tommaso.

Nel dipinto si vede come, per la sua incredulità, il nostro santo non esita a conficcare materialmente il dito nel costato del Cristo a comprova di quanto precedentemente avevano a lui raccontato gli altri apostoli, cioè di avere incontrato Gesù dopo la risurrezione e ai quali, ovviamente, Tommaso non aveva creduto.

Ma l’incredulità la lasciamo ai santi, visto che noi, mortali ammiratori d’arte, conoscevamo di già l’intramontabile mano dell’impressionista pittore Francesco Di Maura.

         Giuseppe  Tringali

1° PREMIO DI PITTURA “CASTELLO SVEVO”

 

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 L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “FIGLI DI AUGUSTA” ORGANIZZA IL

 1° PREMIO DI PITTURA “CASTELLO SVEVO”

 DAL 22 AL 28 GENNAIO, DALLE ORE 18 ALLE ORE 20, IN VIA ROMA 33 SARANNO ESPOSTE AL PUBBLICO LE OPERE DEI PITTORI:

SALVATORE ACCOLLA, VITO BITETTI, GIOVANNI BRUNO, ANTONINO CAMMARATA, PALMINO CIPRIANO, FRANCO CONDORELLI, GIUSEPPE DI SALVO, SANTO GALLO, GIUSEPPE INSOLIA, VITTORIO LUCCA, AMEDEO NICOTRA, BARTOLOMEO ORTISI, LUCIANO PAONE, GIACOMO PERTICONE, ENRICO PUGLIARES, SALVO PUGLIARES, RAIMONDO RAIMONDI, MARIA SALUSTRO, CLAUDIO SCHIFANO, CINZIA SCIOLTO.

ARTISTI AUGUSTANI IN MOSTRA

stellamaris.jpgIn mostra dal 3 al 10 dicembre 2009 alla “Stella Maris” di Augusta le opere di alcuni artisti augustani appartenenti al Circolo Culturale Officina d’Arte. Si tratta dei pittori Franco Di Maura, Salvo Di Grande, Palmino Cipriano,  Antonio Coria, Cinzia Sciolto,  Antonino Cammarata, Salvo Pugliares, Grazia Urzì e Giuseppe Guerriero che espongono una serie di dipinti di stile figurativo e di varia tematica, inoltre è esposto il “Presepe del mare” realizzato dallo scultore Nello Puglisi.

Pietra e Arte 2009

File0001.jpgApprezzate al “museo della pietra” le opere dei pittori augustani Nuccio Garilli e Franco Di Maura ,  tra lo scenario della campagna di Scicli e lo stupendo mare di Sampieri. Le notti estive della seconda edizione della rassegna artistica-culturale “Pietra e Arte 2009”, sono state e saranno  magicamente allietate fino al 10 settembre, nel teatro in pietra, dagli artisti Nicola Piovani, Andrea Tidona, Francesco Cafiso, dal “Coro delle donne”, dai pupari di Caltagirone, dalla presentazione degli ammassi stellari e nebulose al telescopio a cura del Dott. Gianfranco Occhipinti, dalla compagnia teatrale “Gli amici di Matteo” col “San Giovanni Decollato di Martoglio”, dagli “Aromas de Andalucià”- flamenco, dai “Meditteranean Jazz Trio” e  dal soprano- uomo  Mamo Adonà che ha accettato l’invito di partecipare alla premiazione finale del concorso di pittura, fotografia e scultura, trovandosi in vacanza proprio  a Sampieri.

Entrambi i due pittori augustani hanno ricevuto notevoli consensi e un’ottima critica: Nuccio Garilli ha presentato la “Maschera di pietra”, una tecnica mista applicata in tela, mentre l’altro artista Franco Di Maura, noto nella cittadina megarese oltre per il talento, per i quadri del Caravaggio mirabilmente esposti nella navata centrale della chiesa del Cristo RE, ha presentato un olio su tavola trattata al silicato raffigurante il “Rivellino Quintana di Augusta”( foto sotto ).

dimaura.jpgGaetano Mormina, uno degli ultimi “chiafurari”(l’origine del nome di Chiafura, menzionato per la prima volta nel 1684, è certamente oscuro e sembra appartenere ad una denominazione topografica. Esso, infatti, porebbe derivare dalla corruzione di una frase, della quale l’unico elemento chiaro potrebbe essere il “fora” finale, significante, probabilmente: “il quartiere fuori dalla città”), ha voluto donare una testimonianza fatta d’amore, pietre e roccia alla sua città natìa, essendo egli il promotore del progetto culturale ed artistico del museo della pietra, nato per ricostruire la storia antica, riuscendo a creare altri cultori della pietra attraverso laboratori di lavorazione e conservazione delle opere, pensando al futuro dei giovani e a un ulteriore ambizioso sogno-progetto di volere rilanciare, stante alle sue dichiarazioni,  il mestiere dello “scalpellino” e dei “mastri dei muri a secco”.

PIC080.jpgSalvo Antoci,  curatore della mostra, spiega il nesso del raggruppamento delle iniziative:  “ un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce, essa rappresenta una visione del mondo ed è vista come energia che emana messaggi cosmici. Qualche segno tracciato sulla carta, una tela appena sfiorata o un’altra a lungo lavorata, lo scatto di una macchina fotografica, uno scalpello o della cartapesta possono costruire modi diversi di fare mondi. La forza della visione non dipende dalla complessità degli strumenti ma dal messaggio e dalle emozioni trasmesse dalle opere d’arte. …..”

La rassegna ”Pietra & Arte 2009” è stata la passerella di musicisti, attori e 80 artisti espositori che con le loro opere hanno dato voce alla muta pietra: un sogno fantastico.

      Giuseppe  Tringali

Luci e colori oltre la sbarra

pittura.gifFare il volontario in un luogo di sofferenza come può essere un ospedale, un carcere o una mensa dei poveri per alcuni è un modo per aiutare coloro che sono stati meno fortunati, per altri per mettere in pratica la propria fede in modo che non rimanga solo fatta di proclami teorici; per altri ancora, tra cui chi scrive, per imparare, per ricevere, per arricchirsi nella convinzione che chi soffre, o ha sofferto, per una malattia, per una detenzione, giusta o ingiusta non è importante, o per una povertà economica o psicologica abbia una tale ricchezza interiore da dover solo attingere per crescere.

Fatta questa premessa vi vogliamo raccontare di un’iniziativa davvero encomiabile nata dalla collaborazione, nell’ambito dell’educazione alla legalità, tra la direzione del carcere di Augusta e la dirigenza dei tre licei (classico, scientifico e psicopedagogico) della stessa città.

Abbiamo già avuto modo, l’anno scorso, di assistere alla messa in scena, all’interno del carcere, di un testo teatrale sulla legalità in cui hanno recitato, fianco a fianco, detenuti e studenti liceali; questo nuovo progetto di cui vi volevamo dare notizia riguarda invece alcuni studenti che stanno andando a lezione di pittura, una volta alla settimana, da un docente detenuto.

E’ un giovane albanese, Bocaj, che purtroppo dovrà rimanere a lungo “ristretto” e che ha questa vena artistica innata che fino a oggi ha potuto mostrare dipingendo (e ridipingendoci sopra ogni volta in occasione di un nuovo evento come la visita del nuovo vescovo di Siracusa), la parete di fondo del teatro del carcere.

E ora Bocaj, che colpisce per la serenità e la dolcezza del suo sguardo e delle sue parole, potrà regalare a questi studenti la sua arte e loro ricambieranno portando ventate di novità dal mondo esterno per rendere meno “ristretta” la vita di questo sfortunato ragazzo albanese.

   Daniela  Domenici