ALCUNE RIFLESSIONI SULL’INQUINAMENTO

downloadAUGUSTA – Da qualche ventennio uno degli argomenti più discussi sia a livello popolare che cattedratico è quello dell’inquinamento. L’uomo si è ritrovato quasi impotente di fronte a questa problematica a cui ha addebitato sia un peggioramento della qualità di vita che un aumento delle patologie, delle malformazioni e della mortalità per tumore. In tema poi di effetti della globalizzazione si è accertata una maggior incidenza di eventi catastrofici, non più definiti propriamente naturali, dovuti alle brusche variazioni climatiche secondarie all’effetto serra per una eccessiva emissione di CO2 nell’atmosfera. Il territorio di Augusta,  è stato  dichiarato, con apposita legge, insistente in un’area ad alto rischio di crisi ambientale. Nel cosiddetto “triangolo della morte” comprendente i Comuni di Augusta, Priolo e Melilli, in effetti risulta  un’elevata concentrazione di insediamenti industriali, in particolare nel settore petrolchimico, e si registrano dati statistici che evidenziano una maggiore mortalità per tumore. Una storia che per Augusta è iniziata nel 1949 con l’insediamento della prima industria di raffineria del petrolio, a cui a catena ne sono seguite molte altre  nel settore petrolchimico, con assoluta carenza di normativa di protezione del territorio per circa tre decenni e con una cronaca contrassegnata da episodi di morie di pesci, nati malformati ed elevata mortalità per tumore. Per contrastare tali fenomeni sono stati emessi dei provvedimenti di legge tendenti a risanare il territorio  ed indirizzati ai vari insediamenti produttivi al fine di obbligarli a ridurre l’emissione di sostanze inquinanti e ad  adottare tutte le misure di sicurezza utilizzando le possibili migliori tecnologie moderne esistenti. Stranamente inosservate, o quasi, sono passate altri leggi tra cui la famosa L.R. n. 5 del 2009 che prevedeva un potenziamento del nosocomio di Augusta previsto come un polo di eccellenza per lo studio e la cura dei tumori, ma riconvertito con successiva L.R. n. 10 del 2014 come centro regionale di riferimento solo per le patologie asbesto-dipendenti. In ogni caso la popolazione ha compreso di aver pagato, a discapito della  salute, il prezzo per essere usciti, in breve tempo, dallo stato di povertà del dopoguerra. Continua a leggere

Petrolio in mare nel porto di Augusta

augu.jpgAUGUSTA.  Incidente nel pontile Isab-Erg con fuoriuscita di petrolio nello specchio d’acqua del porto di Augusta. L’allarme è scattato intorno alle 13.30 del 17 novembre. La sala operativa della Capitaneria di Porto di Augusta ha ricevuto per telefono  dalla Raffineria Isab la notizia  di un inquinamento marino a causa di un incidente su una delle linee del superpontile e precisamente agli accosti 20 e 21, con fuoriuscita di petrolio greggio. Scattavano immediatamente le procedure operative previste dal piano di emergenza per fronteggiare gli inquinamenti in mare e veniva inviata sul posto la motovedetta CP 525 per un primo sopralluogo in zona. Contestualmente veniva disposto l’intervento dei mezzi antinquinamento portuali delle ditte “Ternullo” e “Snad” allo scopo di procedere a un primo confinamento, per poi realizzare il contenimento del prodotto e, infine,  all’abbattimento della macchia inquinante, mentre i tecnici del pontile procedevano alle operazioni di depressurizzazione della linea dell’oleodotto allo scopo di intercettare e bloccare la fuoriuscita del petrolio greggio. Il sopralluogo effettuato in mare dalla motovedetta della Guardia Costiera ha consentito di accertare l’entità del versamento (meno di 2 metri cubi di greggio per un estensione di circa 0,3 chilometri quadrati), mentre dai rilievi  della Capitaneria  si è potuto dedurre che l’inquinamento sarebbe stato provocato dalla presenza di un foro, che ha causato la perdita di greggio lungo il camminamento del pontile con la conseguente successiva tracimazione del prodotto  in mare. Le operazioni di recupero in mare del prodotto petrolifero (interamente confinato all’interno di circa mille metri di panne galleggianti) sono state coordinate dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Augusta e si sono protratte senza interruzioni anche durante le ore notturne, al fine di consentire una più rapida soluzione del problema.

Le operazioni di bonifica si sono concluse nel pomeriggio del 18 novembre.

GdA

A favore del popolo “inquinato”

legambiente.jpgLa Corte Europea di Giustizia ha emesso la sentenza che riguarda l’inquinamento causato dal polo industriale di Augusta-Priolo-Melilli. Questa sentenza interpretativa ha chiarito in linea defenitiva come gli operatori del polo petrolchimico possano essere imputaticome responsabili dell’ inquinamento sia del suolo che della rada di Augusta, sebbene non abbiano commesso illeciti.

Positivo quanto sentenziato dalla Corte Europea in quanto ”molto utile a sbloccare il risanamento ambientale delle 57 aree piu’ inquinate d’Italia, gestite dal 1998 in modo del tutto inefficiente dal ministero dell’Ambiente con il Programma nazionale di bonifica, oltre alle migliaia di siti locali inquinati la cui bonifica compete a Regioni e Comuni”.

Stefano Ciafani, responsabile scientifico ha inoltre dichiarato che “Tra l’inefficienza del ministero e il rimpallo delle responsabilita’ tra le aziende a pagare le conseguenze, anche sanitarie, e’ sempre il ‘popolo inquinato’, come dimostrano numerosi studi epidemiologici realizzati da Oms, Istituto Superiore di Sanità, Cnr e Osservatori regionali. La responsabilita’ sociale delle aziende si misura anche sulla loro disponibilità a intervenire con tempi certi e adeguate risorse umane ed economiche per il risanamento ambientale. Cogliamo finalmente l’opportunità offerta della bonifica dell’inquinamento pregresso per rilanciare la chimica italiana sui mercati internazionali, fondandola sull’innovazione tecnologica di prodotto e di processo”.

Morìa di pesci ad Augusta

moria.jpgOltre al fenomeno ciclico dell’acqua alta, soprattutto in alcune aree, ad Augusta si registra un altro fenomeno che si ripete con periodicità fissa: quello della morìa di pesci. Non si tratta della morìa  tipica degli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta (del secolo appena doppiata), all’epoca del “mitico” pretore d’assalto Nino Condorelli.  Allora i pesci morivano a causa dell’eutrofizzazione delle alghe. Le alghe, cioè, crescevano e aumentavano in maniera abnorme, in séguito allo sversamento  in mare degli scarichi  tossici e nocivi delle industrie. I pesci galleggiavano, morti, a quintali in mare. Ora muoiono nelle aree delle  ex saline, per cui, un tempo, Augusta era rinomata, tant’è che in vecchi libri di scuola elementare le saline di Augusta erano citate come fiorenti, come quelle di Trapani. Queste ultime lo sono ancora. Quelle di Augusta sono morte con l’avvento delle prime industrie petrolchimiche, RASIOM in testa nel 1948. Il citato pretore Condorelli condannò persone che osavano estrarre il sale   da quelle aree malsane, malsane perché inquinate.  C’è un’ ex salina, la salina Regina, quella  su cui s’affaccia l’ospedale civico Muscatello, che potrebbe essere considerata oggi come un’oasi naturalistica di tutto rispetto Ma in quest’oasi i pesci muoiono, ciclicamente, ancora una volta a quintali. Sono state raccolte carcasse di pesci per circa 800 quintali ,  l’altro giorno, mercoledì 21,  grazie ai volontari della locale Protezione civile, con l’assistenza dei tecnici  siracusani dell’ARPA (Agenzia regionale per l’ambiente).  Stando a questi tecnici i pesci sono morti per asfissia. E non è la prima volta. Appunto.

         Giorgio Càsole  

Interdette le spiagge di Marina di Melilli e Priolo

DSCF1203.JPGCon ordinanza n. 169/2009 del 08/10/ 09, la Capitaneria di porto di Siracusa ha interdetto la spiagge di Marina di Melilli e di Priolo, a causa di presenza di materiale di colore nero di natura imprecisata sia sulla battigia che sull’arenile come può vedersi dalla documentazione fotografica allegata. Ci risulta che siano stati disposti accertamenti affidati all’Arpa di Siracusa e nell’attesa dei risultati analitici è stata interdetta tutta l’area in oggetto.

Da una nostra visita ai luoghi, antecedente alla suddetta ordinanza, scaturita da segnalazioni di cittadini, osservando il materiale nero depositato, abbiamo sospettato che si trattasse di materiale inorganico di natura ferrosa. I nostri sospetti si sono rilevati esatti quando, con un DSCF1198.JPGespediente semplice consistente in una calamita avvolta in un foglio di carta bianco (vedi foto), abbiamo potuto accertare che trattatasi di sostanza di tipo ferromagnetica che potrebbe ascriversi a composti metallici di ferro, nichel o cabalto. Dalla quantità di materiale che si è attaccato al foglio bianco con all’interno la calamita, come si vede nella foto, non si può pensare a cobalto o nichel in quanto molto poco ferromagnetici se confrontati con il ferro. Inoltre dal colore nero carbone e dalle caratteristiche fisiche pensiamo che trattasi di ossido salino ferroso-ferrico Fe3O4, sostanza di colore nero e fortemente ferromagnetica, la magnetite, probabilmente formatasi dall’arrostimento della pirite (quando si produceva a Priolo l’acido DSCF1209.JPGsolforico con tale processo) ed ora trasportata dal vento in seguito a movimentazione o bonifica di terreni o discariche abusive.

La preoccupazione che sorge nei cittadini è che in tale trasporto aereo siano state presenti altre sostanze, che si accompagnano generalmente alle ceneri di pirite, come l’arsenico e che tali sostanze, sotto forma di particolato fine, possano essere state inalate.

Che le ceneri di pirite siano presenti nella zona in notevoli quantità è a tutti noto, al punto che in passato, approfittando dell’ignoranza degli amministratori locali, sono state impiegate per colmare siti e realizzare impianti sportivi, ora vietati all’utilizzo (vedasi campi di calcio di Augusta e Priolo).

                 Luigi Solarino     e      Giacinto Franco

 

 

 

Incubo ambiente ad Augusta

Il Comune contro la GESPI

AUGUSTA.  Martedì prossimo, 23 giugno, alla sezione staccata del tribunale, in Piazza delle Grazie, sarà celebrato il processo contro la GESPI, la società che gestisce l’inceneritore di Punta Cugno, contro la quale il Comune ha deciso di costituirsi parte civile, affidando il patrocinio all’avvocata Fiorella Intrepido.  Il reato, contestato alla GESPI dal sostituto procuratore  Matteo Bisogni, è consistito nel superamento dei limiti di emissione  previsti dalle  norme vigenti ,durante l’attività d’incenerimento dei rifiuti, nel febbraio dello scorso anno.

Il 15 febbraio 2008, un decreto dell’assessorato regionale territorio e ambiente impose alla società augustana di fermare l’impianto perché, durante l’ultimo controllo, “sono risultati livelli d’inquinanti fuori dalla norma”: dalle analisi compiute, sarebbero stati riscontrati livelli superiori alle tabelle di diossina .”Per quanto tempo sono stati sfiorati i limiti e, soprattutto, le sostanze fuoriuscite dai camini quali danni hanno provocato all’ambiente?” si è domandato pubblicamente l’augustano Enzo Parisi, vicepresidente regionale io Legambiente, cui ha fatto eco il sindaco Massimo Carrubba. “Al di là della vicenda giudiziaria che farà il suo corso, breve o lungo che sia,  ci interessa sapere se gl’incidenti hanno lasciato strascichi sul territorio e sulla salute pubblica, se quest’attività rischia di avere pesanti effetti negativi sulle popolazioni residenti, che si ritrovano un impianto, in fase di ampliamento, a meno di un kilometro di distanza.”

     Cecilia Càsole

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Rifiuti in Sicilia: prospettive di un affare da cinque miliardi di euro. Le concertazioni fra Palermo e Roma.

aerea2a.jpgGli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al momento al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica.

In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l’impianto di Paternò, cui si è rinunciato, e saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l’impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell’intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate.

Gl’inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l’isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese?

A fronte dei progressi tecnologici, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall’abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all’impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un’area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche.

Gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati a tre gruppi d’imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. Ancora senza alcun ostacolo la quarta aggiudicazione a Sicil Power, per l’impianto di Paternò, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all’inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco.

Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto? L’affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere un esito “inevitabile”.

      di Carlo Ruta  –  Fonte: Domani.Arcoiris.tv  

 

 

Danni da inquinamento marino

La  Corte di giustizia europea  e  l’ inquinamento marino ad augusta

A Lussemburgo, la Corte di Giustizia Europea aveva imposto alle imprese che hanno avvelenato la flora , la fauna moria.jpgmarina, le popolazioni umane che ci abitano e i nascituri deformi o privati del  dono di vedere la luce del sole, la bonifica del tratto di mare compreso tra Augusta e Catania,  in quanto esposto per troppo tempo ad azioni di inquinamento. Le società e le imprese investite direttamente dalla decretazione, a loro volta, hanno intrapreso  azioni difensive rivolgendosi al Tar di Sicilia per  chiedere ulteriori chiarimenti circa il criterio di individuazione delle responsabilità  adottato dalla Corte di giustizia europea, datosi che non si sono mai esercitate nel passato misure preventive o individuali di responsabilità nei loro confronti.

scoppio.jpgIl Tar di Sicilia, in considerazione della gravità dell’argomento e della difficoltà di pronunciarsi perchè non si escluderebbero contrasti con le vigenti normative nazionali in materia di risarcimento o riparazione di danni ambientali, ha riposto ulteriori chiarimenti alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo che aveva inizialmente disposto il provvedimento.

Sarebbe come dire “pacco rispedito al mittente” ?

Ho la vaga impressione che saremo ancora noi cittadini, alla fine di questa triste vicenda, a pagare i danni, colpevoli di aver tacitamente acconsentito ad ogni forma di avvelenamento in questi ultimi cinquanta anni!  

                                                                          Giuseppe Tringali     

ESCLUSIVO: un intossicato del 5 novembre 2008 racconta

SEMBRAVA QUASI UN FILM, MA NON LO ERA

“Sono il Sig. Settipani Nilo, nato ad Augusta il 29/04/1976, residente ad Augusta in via catania n°38, operaio della ditta Sina Service s.r.l di Priolo (SR) che svolge lavori di manutenzione dentro la raffineria ERG di Priolo, uno dei tanti intossicati del 05/11/2008. Sembrava quasi un film ma non lo era. Come un qualsiasi giorno di lavoro, il 05/11/2008 alle ore 14:45 stavo per iniziare una saldatura, quando ad un tratto, per circa 5 secondi, ho sentito un odore di uovo marcio, dopodichè non ho sentito piu’ nessun odore, mi bruciava il naso, mi mancava il fiato. Insieme al mio collega abbiamo deciso di allontanarci per recarci verso il posto fumo, ma ci accorgiamo che altre persone gia’ stavano molto male. La cosa più brutta e’ stata trovare delle persone a terra prive di sensi e tremolanti, la cosa strana che non e’ suonata nessuna sirena, pur trattandosi di H2s (acido solforico),  un gas che provoca la morte: una scena agghiacciante. Io, capito la la gravita’ del momento ho cercato dapprima di trattenere il fiato il piu’ possibile ma poi dovevo pur respirare. Arrivati al posto fumo gia’ stavo male, mi bruciava forte il naso, mi bruciava la gola, mi si erano ristretti i polmoni, non riuscivo più a respirare, vomitavo. Stavo troppo male e allora decido di recarmi verso l’unica ambulanza che c’era, chiedo di essere trasportato in infermeria perche’ gia’ si vedeva ad occhio nudo che stavo molto male. Non avendo avuto l’autorizzazione, il personale dell’ambulanza non mi ha trasportato in infermeria, sono stato accompagnato dal mio collega Scaletta Rosario. Arrivati in infermeria mi hanno messo subito l’ossigeno, mi hanno fatto una puntura di bentelan. All’infermeria ormai era un caos totale, arrivavano operai sempre piu’ gravi e privi di sensi, sembravano morti. Ma la cosa  piu grave e’ stata l’attesa in infermeria, dalle ore 15:20 alle ore 17:00. Aspettavamo di essere trasportati in ospedale, non c’erano abbastanza ambulanze per trasportare tutti i malati; infatti, io sono arrivato in ospedale alle ore 17:23, cioè circa  2 ore di attesa prima di essere accompagnato in ospedale. Vergogna,Vergogna,Vergogna,Vergogna,Vergogna,Vergogna……

Non ho piu’ parole: Voglio che qualcuno paghi per questo errore che poteva costare la vita a 20 persone, visto che la ERG finanzia molte feste a Priolo, portando i migliori cantanti italiani. Io chiedo di essere risarcito per il danno che ho subìto perche’ H2S  (ACIDO SOLFORICO) ha degli effetti collaterali che si possono manifestare anche dopo 10 anni con problemi ai polmoni, tumori, ecc……………………………………………………………
Sostanze pericolose e classificazione:
Allegato 1 parte 1 al D.lgs 334/99 e modifiche 238/05
Idrogeno – Achili di Piombo – GPL – Metanolo – Prodotti Petroliferi
Allegato 1 parte 2 al D.lgs 334/99 e modifiche 238/05
MOLTO TOSSICHE Idrogeno solforato
TOSSICHE Benzene, Anidride solforosa”

Credo che questo commento sia  del tutto esaustivo. Personalmente, mi limito a manifestare la mia più ampia solidarietà al Sig. Settipani Nilo e a tutti gli intossicati e maltrattati del 5 novembre. 

Giuseppe Tringali

Allarme inquinamento

sss.jpgL’anidride solforosa o biossido di zolfo, il gas incolore dal caratteristico odore, è il più diffuso gas inquinante. Irritante, si dissolve rapidamente  in acqua ed essendo più pesante dell’aria tende a stratificarsi nelle zone più basse. I principali danni ambientali derivano dall’acidificazione delle piogge e il conseguente processo corrosivo sulle case, sui monumenti, sulle vernici, sulla flora e sulla fauna.

Quando il livello di anidride solforosa nell’aria diviene insostenibile, nelle foglie delle piante si accumulano inutilizzati i solfiti che ad alta concentrazione causano la distruzione della clorofilla, il collasso delle cellule e la necrosi dei tessuti.. L’effetto sulle piante è particolarmente accentuato quando l’anidride solforosa si trova in presenza di ozono (sinergismo).

Per quanto riguarda i danni sull’uomo, c’è da dire sostanzialmente che l’anidride solforosa viene facilmente assorbita dalle mucose del naso e del tratto superiore dell’apparato respiratorio. A basse concentrazioni gli effetti sono principalmente legati a patologie dell’apparato respiratorio come bronchiti, asma e tracheiti e ad irritazioni della pelle, degli occhi e delle mucose. Brevi esposizioni provocano un aumento del ritmo respiratorio e del battito cardiaco, mentre concentrazioni superiori provocano irritazioni agli occhi, al naso ed alla gola, oltre ad un aumento della frequenza cardiaca, all’ asfissia tossica; nell’esposizione a dosi  più consistenti provoca morte per collasso cardiocircolatorio.

Negli stabilimenti Erg di Priolo, l’altro pomeriggio vi è stata una fuoruscita di anidride solforosa che ha provocato l’intossicazione di oltre venti operai che stavano prestando la loro opera  a centinaia di metri di distanza presso un altro impianto, quello della Polimeri Europa. I malcapitati sono stati intossicati dalla nube, spostatasi  col vento, e sono stati prontamente trasportati all’ospedale Muscatello di Augusta e all’ospedale Umberto I di Siracusa per i primi accertamenti. Una dozzina di loro sono stati ricoverati, mentre gli altri, almeno questa volta, sono potuti tornare a casa. Spetterà alla Procura di Siracusa fare chiarezza sull’episodio, visto che in termini di sicurezza e prevenzione qualcosa non ha funzionato.

       Giuseppe Tringali