ECCELLENZE AL LICEO “MÈGARA” IN UN CONCORSO NAZIONALE DI STORIA PATRIA

Di_Mariano.jpgAUGUSTA – In occasione del bicentenario della nascita di Matteo Raeli,  il Liceo Statale “Raeli” e il Comune di Noto hanno indetto un concorso al fine di onorare, attraverso lo studio e la ricerca, l’impegno politico e giuridico dell’illustre concittadino. Inoltre, l’iniziativa ha lo scopo di trasmettere alle giovani generazioni il senso di appartenenza ad un sistema di valori che hanno contribuito all’unificazione del nostro Paese, ponendo le basi per la sua crescita futura. Si richiedeva ai partecipanti di illustrare la figura e l’opera del netino Matteo Raeli, protagonista del Risorgimento Italiano, anche alla luce delle recenti riflessioni sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La premiazione degli elaborati è avvenuta il 21/12/12 durante un Convegno di studi organizzato dal Comune di Noto a cui hanno partecipato il sindaco Armando Gradone e personaggi illustri della politica e della cultura siciliana presso la sala Gagliardi di Noto. L’alunno Alessandro Di Mariano (nella foto) del nostro Liceo Classico “Mègara” della IV A della sezione scientifica PNI  si è classificato in terza posizione nella graduatoria di merito Nazionale.

   

     Naomi Luglio

I BENI CULTURALI NEL TERRITORIO DI AUGUSTA: TUTELA, FRUIZIONE E PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI

Intervento di “ITALIA NOSTRA”, di Augusta

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AUGUSTA
 Personalmente sono dell’idea che un bene culturale vada innanzi tutto tutelato in quanto tale, ma viviamo in un Paese che, nonostante abbia il più ricco patrimonio culturale del mondo, accorda ogni anno per la tutela dei monumenti solo un ridicolo 0.3% del bilancio dello Stato. Risulta evidente allora, che la valorizzazione dei beni culturali per fini turistici non solo permetterebbe una maggiore fruizione del bene ma potrebbe essere anche l’occasione per individuare i fondi necessari alla sua tutela e, nel contempo, una valida opportunità di sviluppo economico e crescita occupazionale. Il problema è quindi proprio questo: trovare il giusto equilibrio tra esigenza di conservazione e tutela, con quella di rivalutazione ai fini turistici del bene. E se in questo equilibrio si trova il modo di creare posti di lavoro, allora tanto meglio, purché tali occasioni siano reali, durature, e, soprattutto, nell’interesse del nostro patrimonio culturale. Questo è l’elenco dei beni culturali demaniali nel territorio di Augusta che,  restituiti alla collettività, opportunamente risanati e gestiti in modo efficace, potrebbero creare centinaia di posti di lavoro, soprattutto tra i più giovani. 1. Ex caserma dei carabinieri piazza Carmine – 2. Ex convento di San Domenico – 3. Ex mattatoio comunale – 4.Parco fluviale del Mulinello – 5. Megara Iblea – 6. Ex tribunale di Augusta L.go marina di levante – 7. Forti Garsia e Vittoria – 8. Caricatore di Brucoli – 9. Antica Ricetta di Malta – 10. Ex Carcere Mandamentale – 11. Hangar per dirigibili. Tutto questo potrà avvenire solo in presenza di una costruttiva collaborazione tra Stato, Regioni e autonomie locali. 

Negli ultimi anni sono molti gli strumenti legislativi che se messi in campo, potrebbero favorire lo sviluppo occupazionale nel settore dei beni culturali, mi limiterò a citare solo alcuni esempi. Il principio del vantaggio fiscale per le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale si riferisce, in particolar modo, alle detrazioni delle spese per il restauro di beni vincolati nonché alla recente disposizione che prevede l’abbattimento del cinquanta per cento della base imponibile dell’Imu per i fabbricati di interesse storico o artistico di cui all’articolo 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La legge 236/1993 che ha tra i suoi obiettivi quella di agevolare la fruizione dei beni culturali attraverso la diffusione di una cultura d’impresa nel mondo dell’imprenditoria giovanile. Il DM 24 marzo 1997 n° 139 che riprende alcuni aspetti trattati nella legge precedente (236/1993) atti a favorire lo sviluppo di nuovi servizi per la gestione dei beni culturali. L’istituto dei lavori socialmente utili (LSU), nato con la legge n° 244 del 1981 come strumento di intervento straordinario a sostegno dei lavoratori in cassa integrazione, e con la legge 196/1997 allargato in favore dei giovani inoccupati prevedendo il ricorso a speciali progetti di lavori di pubblica utilità (LPU). Il Dlgs 468/1997 che prevede, per il settore cultura, l’applicazione della normativa che regola i lavori socialmente utili in materia di interventi a favore dei disoccupati del Mezzogiorno. Quelli citati sono solo alcuni degli strumenti che possono favorire lo sviluppo dell’occupazione nel settore dei beni culturali.  Non è mia intenzione, almeno in questa sede, fare un’analisi più approfondita di questi strumenti; se lo facessi, sarebbe forte la tentazione di voler esporre alcune riflessione sulle modalità con cui questi strumenti sono applicati col sospetto che, a volte, tutto viene tutelato fuorché il bene del nostro patrimonio culturale. Ma voglio evitare di entrare in una polemica che offuscherebbe il vero messaggio che vorrei venisse fuori da questo mio intervento: ovvero sottolineare come sia possibile conciliare il concetto di tutela e corretta fruizione dei nostri beni culturali e la possibilità di creare nuovi posti di lavoro.Proverò adesso ad esporre alcune riflessioni che partendo dal punto di vista della tutela e della corretta fruizione dei beni culturali, possono, se opportunamente tradotti in pratica, tradursi in crescita occupazionale. Il recupero urbanistico. La tutela di un monumento non può non comprendere la salvaguardia della zona di contesto che lo racchiude. Ecco quindi che dobbiamo accettare l’idea che la rivalutazione del nostro patrimonio culturale deve necessariamente passare attraverso opportuni interventi sul patrimonio edilizio e architettonico. Investire per la manutenzione e la rivalutazione dei centri storici non solo ridarà valore ai beni culturali in essi ospitati ma servirà a favorire uno sviluppo occupazionale stabile. L’informazione. L’aspettativa di fruizione di un monumento è proporzionale al grado di conoscenza che si ha di esso e dei servizi correlabili. L’informazione deve essere ampia e chiara affinché il fruitore apprezzi al meglio la visita al monumento, e comprenda gli aspetti storici, culturali e sociali del contesto in cui esso è inserito. Il fruitore sarà quindi partecipe di una conoscenza “globale” che forse vorrà trasmettere ad altri, diventando esso stesso veicolo pubblicitario a favore del monumento visitato. E’ facile capire come le cose appena dette si possano trasformare in occasioni di lavoro, basti pensare ai servizi necessari per realizzare e distribuire il materiale informativo e alle guide che in loco forniscono le informazioni sul monumento. La formazione assume una valenza strategica, in quando le esigenze formative coprono tutti i momenti che interessano la problematica della rivalutazione dei beni culturali. Vediamone alcuni:
•Formazione finalizzata alla creazione di imprese che possano operare nel settore dei beni culturali. •Formazione delle imprese che operano nel settore della manutenzione e della ristrutturazione dei beni culturali e del tessuto urbano che li contiene che dovrebbero meglio conoscere le tecniche del restauro e della conservazione cosa che non può avvenire senza un minimo di cognizione storico culturale della realtà su cui si opera. •Formazione nelle scuole atta a sensibilizzare gli studenti sul rispetto del patrimonio storico artistico che hanno ha disposizione come cittadini o come visitatori. •Formazione orientata a garantire la competenza del personale addetto alla gestione diretta dei monumenti (guide, manutentori, addetti alla sicurezza, addetti alle pulizie, personale addetto alle relazioni con il pubblico, ecc.). Immaginate quante di queste figure potrebbero essere inserite nel contesto del castello svevo di Augusta. L’accessibilità. Il fruitore deve poter individuare il bene culturale ed accedervi facilmente. Questo è possibile se esistono guide illustrate con mappe chiare e dettagliate dei percorsi, orari di apertura sufficienti, sistemi di mobilità non penalizzante. Come esempio supponiamo di scegliere uno dei tanti beni della nostra città, l’hangar per dirigibili o Megara Iblea. Se non esiste un efficace sistema di trasporti dalla città al bene in questione, il monumento è facilmente accessibile solo a chi è dotato di mezzi propri, purché disponga delle necessarie informazioni per arrivarci. Il grado di accessibilità di un bene è ridotto anche quando lo si colloca in un contesto completamente diverso da quello che il fruitore si aspetta. Ad esempio la collocazione di un’importante collezione d’arte nella zona industriale cittadina non favorisce certo l’accessibilità, cosa ben diversa se la collocazione fosse nei pressi del centro storico. Si può notare i concetti esposti precedentemente hanno come primo obiettivo la valorizzazione e il miglioramento della fruizione dei beni culturali. A questo proposito il Dlgs 460/1997, prevede l’uso di organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), come l’Associazione Nazionale Italia Nostra di cui faccio parte, che protegge i beni culturali e ambientali da oltre 50anni con ottimi risultati. La nostra associazione già da anni ha proposto un protocollo d’intesa con il comune di Augusta al fine di valorizzare, tutelare e rendere fruibile al visitatore, il comprensorio al limite dell’importante area naturalistica delle saline senza mai ottenere alcuna risposta… Voglio puntualizzare che il nostro compito non si esaurisce nel salvare dall’abbandono e dal degrado monumenti antichi, bellezze naturali o opere dell’ingegno; infatti, per noi risulta di fondamentale importanza “diffondere la consapevolezza dei significati e dei valori educativi che il paesaggio contiene in quanto memoria storica degli eventi e sintesi visibile della relazione uomo-ambiente” e “promuovere iniziative e progetti finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio, del territorio e dell’ambiente” perseguendo un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio culturale e naturale italiano, capace di fornire risposte in termini di qualità del vivere e di occupazione.

 Jessica Di Venuta  – Pres. Italia Nostra-Augusta

 Foto di Giuseppe Tringali

27 Gennaio, non solo per ricordare..

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AUGUSTA – Giorno 26 Gennaio presso l’aula Vallet del Liceo Classico “Mègara” di Augusta si è tenuta una conferenza organizzata dal Dipartimento di Storia e Filosofia del Liceo che ha avuto come tema il giorno della Memoria. Gli studenti del quarto e del quinto anno sono stati invitati a turno a prendere parte a tale conferenza nella quale i docenti hanno rievocato il ricordo delle tantissime vite umane (non solo ebrei, ma anche zingari, omosessuali e antinazisti) che hanno trovato la morte all’interno dei forni crematori dei vari campi di concentramento sparsi sul suolo europeo. La conferenza è stata aperta dalle parole del professore Alfio Castro che ha introdotto il già ben conosciuto argomento. Spettacolo orribile, ma al contempo carico di significato, quello fornito dai video con delle immagini suggestive che Felice Cucinotta membro dell’ Associazione Augusta Photo Freelance di Romolo Maddaleni e che gli studenti degli anni precedenti e il professore Salvatore Giudice hanno raccolto durante il viaggio di istruzione in Polonia e la visita dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Brillante la relazione della professoressa Francesca Solano e ha dato lettura di alcuni brani relativi a momenti di vita vissuta dentro alcuni campi di sterminio. Al seguito del video, la professoressa Adelaide Scacco ha presentato ai ragazzi delle slides riguardo il caso di Hannah Arendt e del processo di numerosi ufficiali e generali tedeschi ritenuti colpevoli del genocidio ebraico. Tuttavia i rapporti vittima-carnefice sono molto complessi e la vittima è consapevole di essere tale poiché sa di aver fatto qualche torto al carnefice. E’ un circolo vizioso a cui l’uomo non può sfuggire facilmente. Alla fine della presentazione, che ha previsto anche la visione della parti più salienti di “The reader” e “Il nastro bianco”, due film di attinenza alla tematica trattata, i professori hanno ringraziato i ragazzi per la loro partecipazione e il loro vivido interesse all’argomento. Interessante la relazione su libro di Marco Polini Ausmerzen del professore Carmelo Giummo. Prima di lasciare la sala, però, gli studenti si sono riuniti in un tiepido silenzio lasciando che le note della canzone di Fabrizio De Andrè A forza di essere vento si levassero nella sala.

   Silvia Mattei

Il Castello Svevo sia restituito alla città

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AUGUSTA – .«Bisogna restituire alla città il suo cuore: il Castello Svevo». L’appello lanciato da Paolo Amato, capogruppo Pdl al Consiglio provinciale e vice coordinatore provinciale del partito in una lettera aperta inviata al commissario reggente del Comune di Augusta. Nel riportare alcuni cenni storici su uno dei monumenti simbolo di Augusta, il consigliere sottolinea che il maniero federiciano è  negato alla fruizione dei cittadini, tranne rare eccezioni. «Dismesso il penitenziario –  si pensò che la struttura potesse finalmente essere restituita alla città. Così non è stato, per le colpe di molti e scarsa perspicacia di tanti. Da quel momento, eccetto interventi minori, si ritrova in totale abbandono. Alla fine del  2000, l’Amministrazione comunale allora in carica dispose la redazione di un progetto di massima dell’intera struttura monumentale, incaricando un noto professionista. Progetto che venne approvato dalla Sovrintendenza. Successivamente attraverso la Prefettura inoltrò richiesta al Demanio di avere retrocesso il bene o comunque di ottenerlo in affidamento. Dal 2003 della pratica, , non sappiamo più nulla. Occorreva rispondere ad alcune osservazioni formulate dalla prefettura e avviare a conclusione l’iter per l’affidamento al Comune. Il progetto prevedeva il restauro dei bastioni sia della prima che della seconda cinta e il recupero del cavaliere San Carlo; la sistemazione del giardino e la messa in luce del pontile spagnolo, situato all’interno della prima cinta. Nei locali del Castello si trovava la sede del Museo della piazzaforte con la raccoltadi reperti mesi insieme da Tullio Marcon” Amato  chiede al   commissario reggente, il 75enne La Mattina, “ di occuparsi della problematica “riprendendo quanto è stato lasciato colpevolmente cadere da chi non ha avuto a cuore le sorti e la dignità della nostra”.

PAOLO AMATO

BANDO DI CONCORSO PER GIOVANI ASPIRANTI UFFICIALI

PER L’AMMISSIONE IN ACCADEMIA NAVALE – A.A. 2013-14

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Ultima data utile il 28 febbraio 2013 per partecipare al concorso per esami utile all’ammissione di 98 Allievi Ufficiale alla prima classe dei corsi normali dell’Accademia Navale di Livorno per l’Anno Accademico 2013-2014.  Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV Serie Speciale n. 8 del 29 gennaio 2012, il bando prevede la ripartizione dei posti secondo queste modalità: 57 per lo Stato Maggiore; 16 (sedici) per Genio Navale; 9 per il Corpo di Commissariato Militare Marittimo; 8 per il Corpo delle Capitanerie di Porto ed 8 per il Corpo Sanitario Militare Marittimo. Al concorso possono partecipare concorrenti, anche se alle armi, di entrambi i sessi che abbiano compiuto il diciassettesimo anno di età alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande e non superato il giorno di compimento del ventiduesimo anno di età al 31 ottobre 2013. Il limite massimo di età è elevato a 25 anni, fatte salve eventuali ulteriori disposizioni contenute nel bando, ovvero di un periodo pari all’effettivo servizio militare prestato, fino alla data di scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione al concorso, comunque non superiore a tre anni, per coloro che prestano o hanno prestato servizio militare nelle Forze Armate. Le domande di partecipazione al concorso, i cui modelli sono pubblicati nel portale dei concorsi raggiungibile attraverso il sito internet http://www.difesa.it/News/Pagine/ConcorsiAccademie2013.aspx  dovranno essere compilate esclusivamente on-line e inviate, con esclusione di qualsiasi altra modalità diversa daquella indicata nel bando, entro il 28 febbraio 2013.

Entra in Marina, vedi il mondo…….

 

MAXISCONTO E MAXIRAPINE

rapina_carosino_supermercato.jpgAUGUSTA – Rapina a mano armata ai danni del superstore “Maxisconto” di contrada Cozzo delle Forche, poco prima della chiusura dell’esercizio commerciale alle 19,30 circa del 25 scorso. A mettere a segno il colpo che ha fruttato circa 6 mila euro in contanti sono stati tre banditi con il volto travisato da passamontagna, due dei quali impugnavano una pistola. I rapinatori sotto la minaccia delle armi hanno intimato ai cassieri di consegnare l’incasso della serata. Arraffato il bottino, i malviventi sono fuggiti a bordo di una Fiat Uno, facendo perdere le loro tracce. Scattato l’allarme sul posto si sono recatiti i carabinieri della Compagnia di piazza Carmine. I militari dell’arma ieri mattina hanno ritrovato l’auto usata dai banditi per il colpo, abbandonata in contrada Punta Cugno. Non è la prima volta questa che il Superstore, ubicato alla porte della città, viene preso di mira dai rapinatori. Lo scorso mese di novembre i malviventi alzarono il tiro e per mettere a segno il colpo non esitarono addirittura a sequestrare nel piazzale antistante il centro commerciale, per qualche ora, il responsabile dei dipendenti che si stava apprestando a salire su un automobile per recarsi in banca a depositare l’incasso. L’uomo fu affiancato dai due malviventi che, sotto la minaccia di armi, lo costrinsero a seguire le loro istruzioni. Giunti in località Punta Cugno, distante una decina di km. dal centro abitato, in una zona isolata, i banditi, dopo essersi impossessati dalla borsa portavalori contenente circa 14 mila euro in contanti, rilasciarono l’impiegato fuggendo a bordo delle due auto. Solo dopo circa un’ora, l’addetto al trasporto del denaro del superstore, a cui era stato sottratto anche il telefonino, riuscì a lanciare l’allarme denunciando l’accaduto ai carabinieri della locale compagnia.

    C.C.

IL 13 GENNAIO 2012 -13 MAGGIO 1943 – STORIE PARALLELE

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Quel 13 gennaio 2012, per l’estrosità di un Comandante, una delle più fascinose navi da crociera della Costa, la CONCORDIA, si andava ad incastrare sulla scogliera dell’Isola Del Giglio, trascinando con sé, 32 vittime, di cui alcune, ancora, le custodisce il mare. E’ passato soltanto un anno dall’evento, e il Comune del Giglio, unitamente alla sensibilità di molti cittadini interessati o meno, hanno voluto rievocare la giornata, onorando la memoria degli scomparsi, scoprendo una significativa lapide incastonata sullo stesso scoglio, che guarda quel mare che li ha inghiottiti. Guarda caso, è sempre il 13, che storicamente, conta tragedie di queste dimensioni. Il caso Concordia, ancora sfiancata sugli scogli come una balena bianca spiaggiata, è un incidente di percorso, dovuto ad errore, o meno, umano. Ma quel 13 di maggio 1943, che colpì selvaggiamente la Città di Augusta, causando circa 100 morti, dilaniati dalle esplosioni, scarnificati dagli spezzoni incendiari, schiacciati dalle macerie, fu un incidente? Certamente, no! Ma un atto voluto, un atto di una guerra infame, e non voluta, che coinvolse quei nostri concittadini nello spaventoso massacro che, a molti di loro, tolse persino il diritto ad un nome e ad una tomba. Lo scorso 13 gennaio 2013, il Comune del Giglio e i cittadini e le istituzioni non hanno perso tempo ad onorare la memoria dei 32 morti, ed appena al 1° anniversario della tragedia. Invece, di quel 13 maggio 1943, ad Augusta, vi è stato un ingiusto “vuoto della memoria”, quasi una, altrettanta, ingiusta ingratitudine della Città verso quelle vittime che, non impugnando le armi, giacquero, come combattenti di prima linea. E si, proprio la commemorazione del Giglio, ci ha dato l’occasione di ricordare il nostro 13 maggio 1943. Quella MEMORIA, lungamente tradita, ignorata per quasi 60 anni. Solo, alcuni anni fa, chi vi scrive, sollevò e gridò con forza, l’argomento. Protestò perché, finalmente, l’olocausto cittadino del 13 maggio 1943, avesse il giusto posto nella storia del luogo a cui essa appartiene. Alla fine, dopo tanti lustri, l’indifferenza e l’avvilente silenzio, come se quel fatto storico fosse estraneo alla Città, vennero dissipati e l’attenzione prese il loro posto. Vi fu un sussulto di storici, più o meno improvvidi, che si proiettarono nella ribalta dell’apparire, che lancia in resta, si dichiararono “convinti a colmare quell’ingiusto vuoto di memoria e di storia patria”. Comunque sia, però, gente che, in effetti, l’argomento lo prese a cuore ce ne è stata, e fortunatamente, ce ne è. Moralmente, chi scrive, si ritiene soddisfatto, perché il proprio impulso ha avuto ragione. Perché, attorno ad esso è fiorito l’interesse della comunità cittadina, della stampa e di ogni altro mezzo di informazione, a tal punto, da convincere la passata amministrazione comunale, nel 2011 a riconoscere con atto ufficiale il 13 maggio 1943 “GIORNATA DELLA MEMORIA CITTADINA”, mettendo, così, fine al lungo ed incredibile silenzio. Quest’anno ricorre il 70° anniversario di quell’inferno di ferro e fuoco, e se la spirale della morte non le avesse, prematuramente, spezzata la  vita oggi, alcune delle vittime di quella giornata, festeggerebbero il loro settantesimo compleanno. Or bene, sicuramente, chi ne ha l’autorità, e non solo essa, non dimenticherà la speciale ricorrenza, ricordando che le testimonianze commemorative, appartengono a tutti i cittadini, senza distinzione o privilegio alcuno, qualunque sia il colore della fascia che li cinge. Tutti debbono partecipare, come segno di orgoglio, e soprattutto, onore verso la memoria, rubata per tanto tempo, a quei nostri concittadini che ci hanno preceduti, ed incolpevolmente, stroncati. Così, onoreremo, ancora quel frammento di “memoria perduta”, ed oggi ritrovata, a cui bisogna inchinarsi silenti e con rispetto. E va una esortazione a tutti, specie ai cultori di storia patria, perché assumano il compito di consegnare alle generazioni avvenire, una storia da non dimenticare, per far si da contrastare, nel tempo, il rischio dell’oblio. Poter dire, invece, che lo spirito di quei cento morti, sopravvive nella memoria dei vivi. Non a caso, chi vi scrive, di tale giornata ne ha tratto un libro “Augusta: 13 maggio 43 – L’inferno scese dal cielo”, testimonianza personale di quello spaventoso evento, vissuto e sofferto ai limiti della umana sofferenza. Nell’approssimarsi della ricorrenza, ritorneremo ad approfondire l’argomento.

            Francesco Migneco