IL 13 GENNAIO 2012 -13 MAGGIO 1943 – STORIE PARALLELE

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Quel 13 gennaio 2012, per l’estrosità di un Comandante, una delle più fascinose navi da crociera della Costa, la CONCORDIA, si andava ad incastrare sulla scogliera dell’Isola Del Giglio, trascinando con sé, 32 vittime, di cui alcune, ancora, le custodisce il mare. E’ passato soltanto un anno dall’evento, e il Comune del Giglio, unitamente alla sensibilità di molti cittadini interessati o meno, hanno voluto rievocare la giornata, onorando la memoria degli scomparsi, scoprendo una significativa lapide incastonata sullo stesso scoglio, che guarda quel mare che li ha inghiottiti. Guarda caso, è sempre il 13, che storicamente, conta tragedie di queste dimensioni. Il caso Concordia, ancora sfiancata sugli scogli come una balena bianca spiaggiata, è un incidente di percorso, dovuto ad errore, o meno, umano. Ma quel 13 di maggio 1943, che colpì selvaggiamente la Città di Augusta, causando circa 100 morti, dilaniati dalle esplosioni, scarnificati dagli spezzoni incendiari, schiacciati dalle macerie, fu un incidente? Certamente, no! Ma un atto voluto, un atto di una guerra infame, e non voluta, che coinvolse quei nostri concittadini nello spaventoso massacro che, a molti di loro, tolse persino il diritto ad un nome e ad una tomba. Lo scorso 13 gennaio 2013, il Comune del Giglio e i cittadini e le istituzioni non hanno perso tempo ad onorare la memoria dei 32 morti, ed appena al 1° anniversario della tragedia. Invece, di quel 13 maggio 1943, ad Augusta, vi è stato un ingiusto “vuoto della memoria”, quasi una, altrettanta, ingiusta ingratitudine della Città verso quelle vittime che, non impugnando le armi, giacquero, come combattenti di prima linea. E si, proprio la commemorazione del Giglio, ci ha dato l’occasione di ricordare il nostro 13 maggio 1943. Quella MEMORIA, lungamente tradita, ignorata per quasi 60 anni. Solo, alcuni anni fa, chi vi scrive, sollevò e gridò con forza, l’argomento. Protestò perché, finalmente, l’olocausto cittadino del 13 maggio 1943, avesse il giusto posto nella storia del luogo a cui essa appartiene. Alla fine, dopo tanti lustri, l’indifferenza e l’avvilente silenzio, come se quel fatto storico fosse estraneo alla Città, vennero dissipati e l’attenzione prese il loro posto. Vi fu un sussulto di storici, più o meno improvvidi, che si proiettarono nella ribalta dell’apparire, che lancia in resta, si dichiararono “convinti a colmare quell’ingiusto vuoto di memoria e di storia patria”. Comunque sia, però, gente che, in effetti, l’argomento lo prese a cuore ce ne è stata, e fortunatamente, ce ne è. Moralmente, chi scrive, si ritiene soddisfatto, perché il proprio impulso ha avuto ragione. Perché, attorno ad esso è fiorito l’interesse della comunità cittadina, della stampa e di ogni altro mezzo di informazione, a tal punto, da convincere la passata amministrazione comunale, nel 2011 a riconoscere con atto ufficiale il 13 maggio 1943 “GIORNATA DELLA MEMORIA CITTADINA”, mettendo, così, fine al lungo ed incredibile silenzio. Quest’anno ricorre il 70° anniversario di quell’inferno di ferro e fuoco, e se la spirale della morte non le avesse, prematuramente, spezzata la  vita oggi, alcune delle vittime di quella giornata, festeggerebbero il loro settantesimo compleanno. Or bene, sicuramente, chi ne ha l’autorità, e non solo essa, non dimenticherà la speciale ricorrenza, ricordando che le testimonianze commemorative, appartengono a tutti i cittadini, senza distinzione o privilegio alcuno, qualunque sia il colore della fascia che li cinge. Tutti debbono partecipare, come segno di orgoglio, e soprattutto, onore verso la memoria, rubata per tanto tempo, a quei nostri concittadini che ci hanno preceduti, ed incolpevolmente, stroncati. Così, onoreremo, ancora quel frammento di “memoria perduta”, ed oggi ritrovata, a cui bisogna inchinarsi silenti e con rispetto. E va una esortazione a tutti, specie ai cultori di storia patria, perché assumano il compito di consegnare alle generazioni avvenire, una storia da non dimenticare, per far si da contrastare, nel tempo, il rischio dell’oblio. Poter dire, invece, che lo spirito di quei cento morti, sopravvive nella memoria dei vivi. Non a caso, chi vi scrive, di tale giornata ne ha tratto un libro “Augusta: 13 maggio 43 – L’inferno scese dal cielo”, testimonianza personale di quello spaventoso evento, vissuto e sofferto ai limiti della umana sofferenza. Nell’approssimarsi della ricorrenza, ritorneremo ad approfondire l’argomento.

            Francesco Migneco