ESCLUSIVO – AUGUSTA/ NUOVI SBARCHI, DI OLTRE 300 MIGRANTI

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AUGUSTA. Secondo sbarco dei migranti, dopo quello di domenica 27 ottobre.  Oggi, 31 ottobre, porto commerciale, ore 16,3o: il pattugliatore “Comandante  Cigala Fulgosi” è già  attraccato. Proviene da Lampedusa con un carico di oltre 3oo migranti provenienti da Somalia, Etiopia ed Eritrea.  Moltissimi gli uomini, ancora una volta a piedi scalzi, con abiti logori. Dodici i minori di 14 anni. Ci sono anche due neonati e uno che deve ancora nascere.  Questa volta , al contrario di domenica scorsa,  tutti sostanzialmente portano la mascherina al volto. Il governatore della locale fraternita della Misericordia, Marco Arezzi, ci ha informato  che domenica scorsa, nonostante il controllo sanitario compiuto dai sanitari a bordo della nave “San Marco”, al controllo a terra uno dei migranti è stato individuato come soggetto affetto da sospetta malaria. Quindi, l’uso della maschera è stato reso obbligatorio per tutti come misura cautelare. Anche sulla “Cigala Fulgosi”, come ci ha rassicurato il comandante Del Bianco, i controlli sanitari sono stati portati a compimento durante la navigazione. Lo stesso comandante ci ha detto che per ora è possibile prevedere altri sbarchi qui ad Augusta, perché i migranti si rendono conto che non appena le condizioni meteo-marine saranno più avverse sarà per loro molto difficile intraprendere il viaggio della speranza che li porta a sbarcare in terra di Sicilia per entrare in Europa,  per sfuggire alla fame o alla guerra nelle loro terre d’origine. Il pattugliatore Cigala Fulgosi ha ospitato  africani, mentre il pattugliatore  Chimera ha imbarcato soprattutto siriani, i quali hanno denunciato un furto subìto a bordo e hanno accusato i membri dell’equipaggio. La denuncia ha avuto ampia risonanza perché ne ha parlato il quotidiano “la Repubblica”. Il comandante Del Bianco, da noi sentito, ha espresso piena fiducia negli uomini della forza armata, cioè nei  confronti della Marina Militare, e al riguardo abbiamo ricevuto la risposta ufficiale dalla M.M.. – In merito all’articolo dal titolo Noi derubati sulla nave militare, il giallo del furto ai profughi siriani, pubblicato il 31 ottobre 2013 sul quotidiano la Repubblica, e alle notizie frammentarie diffuse nelle ultime ore relative a presunti furti ai danni di alcuni migranti soccorsi dalla corvetta Chimera della Marina nei giorni scorsi, si informa che al momento sono in corso da parte della magistratura civile e militare gli accertamenti del caso, oltre ad una inchiesta interna da parte della Marina Militare. La procedura in vigore a bordo delle navi della Marina Militare impegnate nell’operazione Mare Nostrum prevede all’atto delle operazioni di trasbordo dei migranti. Un accurato controllo delle persone viene operato dal team brigata Marina San Marco e dal personale femminile di bordo, avendo cura di restituire gli effetti indossati e ritenuti non pericolosi agli interessati senza operare nessuna sottrazione. Si aggiunge inoltre, che in relazione allo specifico episodio, parte degli oggetti in possesso dei migranti, a causa delle precarie condizioni di galleggiabilità, sono stati abbandonati dagli stessi sul barcone successivamente affondato. –

     Giorgio Càsole

DISPOSIZIONI URGENTI PER IL PERSEGUIMENTO DI OBIETTIVI DI RAZIONALIZZAZIONE NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

spending-review-258.jpgLo scorso 29 ottobre il Senato ha definitivamente approvato la Legge di conversione del decreto-legge n. 101 del 31 agosto 2013, recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni. Fra i numerosi emendamenti al decreto legge approvati, per i donatori di sangue si conferma che i lavoratori-donatori possono usufruire dei permessi lavorativi per il prelievo senza alcuna penalizzazione sul trattamento pensionistico. Il decreto prevede per il Servizio Sanitario Nazionale la stabilizzazione dei precari che dovrà concretizzarsi con un Dpcm da emanare entro fine novembre e che solo i precari interessati dalle nuove procedure saranno prorogati, mentre per gli altri i contratti scadranno secondo il singolo rapporto contrattuale. Chiarito poi che la riforma Fornero sulle pensioni è applicata anche alle Asl, la legge specifica anche che i contratti con esterni stipulati dall’Aifa per le funzioni dirigenziali possono essere prorogati se non ci sono professionalità interne, ma non oltre il 31 ottobre 2014. Ma quello che lascia più sconcerto è quello che decreta la fuoriuscita degli ordini e collegi e degli altri enti associativi dall’ambito di applicazione dell’art 4 del d. Lgs 165/2001. In parole povere, ordini, collegi ed enti associativi saranno esenti da qualsiasi controllo.   Con questa nuova norma s’innova l’ordinamento del pubblico impiego ammettendo la possibilità che alcuni enti pubblici non economici non debbano sottostare al principio della separazione del potere politico e di controllo dal potere amministrativo e di gestione.  L’emendamento è stato proposto in prima lettura alla Camera dei deputati dall’on. Renata Polverini all’art. 2 del DL 101/2013, poi approvato in Commissione e probabilmente voluto dal Ministro D’Alia dopo che il 16 ottobre si era incontrato con i rappresentanti degli ordini e collegi professionali e con il CUP.  L’emendamento è quindi stato approvato dall’Aula della Camera e successivamente dal Senato in seconda e definitiva lettura.  Gli Ordini e Collegi, come chiarito dalla Corte Costituzionale, sono enti pubblici non economici e gestiscono soldi in forza di un potere impositivo delegato loro dallo Stato al fine di assolvere a funzioni pubbliche esplicitate dalle diverse leggi istitutive e per tali funzioni si servono di dipendenti pubblici appartenenti al comparto degli Enti Pubblici non Economici.

.  E per queste ragioni tali dovrebbero essere sottoposti al controllo ed alla giurisdizione della Corte dei conti (Corte Cost. sentenze nn. 29/1995 e 470/1997). Si sostiene che l’ingerenza dello Stato e qualsiasi controllo non sia compatibile con l’autonomia finanziaria e regolamentare di questi enti, ma questa asserzione contrasta palesemente con la loro natura di ente pubblico non economico e con la loro asserita funzione pubblica ma soprattutto contrasta con la natura delle quote contributive che, riscosse anche tramite ruoli, hanno valore costitutivo per lo status di professionista dei loro iscritti, quote che certamente non richiedono, come previsto dalle loro leggi istitutive, una controprestazione specifica.
Questa novità legislativa di fatto non permette agli organi preposti (es. responsabile dell’anticorruzione) di rilevare e segnalare le incompatibilità degli incarichi dei componenti gli organi d’indirizzo politico, incompatibilità che, secondo le recenti novelle introdotte con il d. lgs 39/2013, appaiono essere macroscopicamente diffuse in tutte le realtà ordinistiche (ci sono addirittura casi di soggetti che rivestono contemporaneamente il ruolo di Presidente di un ordine nazionale, Presidente di un ordine provinciale, di proprietario e/o amministratore di società regolate dagli ordini medesimi nonché di Parlamentare della Repubblica).  Eppure i soldi di questi enti nonché il patrimonio immobiliare e mobiliare, gestiti sia direttamente che indirettamente (numerose sono le Fondazioni costituite dai medesimi ordini!) nonché le connessioni politico-gestionali con le rispettive casse di previdenza rappresentano una notevole risorsa economica del Paese, senza contare inoltre il riflesso non indifferente della loro gestione sul sistema produttivo ed economico del paese correlato all’esercizio professionale di circa 2.500.000 di professionisti .
E’ cosa nota il ruolo rilevante che questi Ordini hanno nel processo di liberalizzazione delle attività economiche delle professioni che rappresentano ed è noto altresì che la tutela spregiudicata delle lobby e dei loro privilegi passa solo e sempre attraverso la decrescita del sistema economico e produttivo del paese intero.  L’emendamento è passato in Parlamento nel silenzio generale e con la chiara volontà di derogare ai d. Lgs.vi 33 e 39 del 2013.  In questa maniera è consentito a soggetti eletti temporaneamente di assumere di fatto le funzioni dirigenziali con grave nocumento dei principi di imparzialità, semplificazione e continuità dell’azione amministrativa; in questa maniera all’interno di detti enti si crea un cortocircuito amministrativo che rischia di mettere in crisi qualsiasi banale procedimento amministrativo passibile di nullità e di annullabilità degli atti susseguenti, per non chiara legittimazione ed identificazione dei soggetti procedenti.  I dipendenti degli Ordini, nonostante le risorse scarse negli organici, a fatica e con lodevole spirito di servizio, cercano di educarsi ed educare ai recenti principi di trasparenza ed anticorruzione ma questa novità blocca sul nascere questo processo educativo collettivo che pure tutti noi sappiamo essere l’unica speranza e salvezza per l’Italia.  E gli ordini ringraziano per il tramite del loro degno rappresentante: senatore Andrea Mandelli, nonché presidente della Federazione Nazionale farmacisti, nonché presidente dell’ordine dei farmacisti di Milano nonché presidente della federazione farmacisti della Lombardia nonché consigliere comunale a Monza ecc. ecc.

    Massimo Solferino

Gli augustani hanno il diritto di riprendersi i loro luoghi storici. “I Commissari decidano la destinazione d’uso dell’ex Convento di San Domenico ad Augusta”

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AUGUSTA- L’ex Convento di San Domenico di Augusta continua a versare in uno stato di totale abbandono. I lavori di ristrutturazione sono fermi dal 2009 per l’esaurimento dei fondi necessari a completare l’opera. E’ inaccettabile che una struttura storica così maestosa e così importante per tutta la cittadinanza augustana resti interdetta alla pubblica fruizione e venga lasciata in balìa dei vandali e del degrado; è altrettanto inaccettabile che a oggi non vi sia un chiaro indirizzo per la destinazione d’uso a cui si voglia adibire l’immobile, di proprietà dell’Ente Comune. In tal senso sollecitiamo i Commissari del comune di Augusta affinché vogliano ufficialmente dichiarare cosa ne sarà dell’ex convento domenicano, in modo tale da poter reperire celermente alla Regione le risorse necessarie a completare la ristrutturazione. Durante la passata legislatura, in data 16 aprile 2012, fu presentata (con l’on. Vinciullo primo e unico firmatario) l’interrogazione parlamentare n.2524 in cui si chiedeva alla Regione Siciliana di  attivarsi per il reperimento di nuovi fondi, atti al completamento dell’ex Convento risalente al XIII secolo. Riteniamo che la destinazione d’uso caldeggiata anche dal precedente Commissario Regionale, cioè il riuso dell’ex convento come centro servizi dove poter aggregare alcuni uffici comunali di Augusta, potrebbe essere una buona soluzione in tempi di ristrettezze economiche, perché permetterebbe di risparmiare i canoni di affitto delle rispettive sedi di tali uffici che gravano sul bilancio comunale. Gli ampi spazi a disposizione all’interno dell’ex convento permetterebbero anche l’uso contestuale di alcune aree da adibire a mostre permanenti. A ogni modo, occorre far presto, a beneficio del convento e della città tutta: non si indugi oltre perché Augusta e i cittadini augustani hanno il diritto di riappropriarsi dei loro luoghi storici. 

    Vincenzo Vinciullo –  Claudio Forestiere

AUGUSTA/ Palazzo Capuano, manifestazioni & co.

1225377306.jpgAUGUSTA.  “Adua”. Questo nome potrebbe evocare nella memorialistica di qualche reduce dolci e amari ricordi, la fantasia di donne africane con turbanti o magari la divisa di un “ascaro”. Purtroppo non parliamo di storia, e in questo caso Adua ci riporta alla triste realtà. Palazzo Capuano, sito appunto in Via Adua, è la struttura in cui gli studenti del Liceo Mègara sono costretti da qualche anno a studiare. Sono ben note le condizioni del “Palazzo”, che non garantiscono gli standard ottimi raggiunti alla cittadella degli Studi, tanto bistrattato e persino odiato da tutti coloro che hanno dovuto viverci; che questo stato di cose stesse mettendo a dura prova la pazienza degli alunni si era già cominciato a vedere Sabato 19 ottobre, poiché alcune sezioni del Liceo Classico hanno abbandonato l’edificio per la mancanza d’acqua. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, appunto la precaria condizione del servizio idrico. La sofferenza dei ragazzi ha raggiunto il culmine tre giorni dopo, Martedì 22 ottobre: tutta la popolazione studentesca del Liceo, senza differenza alcuna tra Indirizzi di Studi, ha preso parte attiva a una protesta indetta dagli “inquilini” del Palazzo. Protesta che ha bloccato per alcuni istanti il traffico in Via Adua, e ha creato molta confusione e rumore. Poi il corteo si è spostato alla Cittadella degli Studi, dove (cosa che, devo dire, mi ha deluso molto) è venuto fuori uno spirito oserei dire “da tifoseria Ultrà” di una parte dei manifestanti: infatti da un piccolo nucleo di persone si è dato vita a cori, magari semplicemente figli di una goliardia giovanile, ma offensivi verso la persona della dirigente scolastica e Maria Concetta Castorina. Volontà del fato, lo stesso giorno si svolgeva il progetto internazionale “Una cultura in tante culture” con persone provenienti da Israele; come è possibile immaginare, lo sciopero ha involontariamente interferito con le attività del progetto. In questa giornata ben due riunioni dei rappresentanti di classe e Istituto sono state indette, e io ho avuto la possibilità di parteciparvi.

Il primo, tenutosi con il prof. Castro nella figura di mediatore tra la scuola e i ragazzi, ha consentito di schiarire molta della nebbia creatasi intorno alla questione idrica. Il secondo, tenutosi con la su citata preside, ha definitivamente spento il focolare della protesta (strano ma vero, già prima dello sciopero la soluzione era stata trovata e, come si suol dire, “Si stava lavorando per noi”). Questo secondo incontro è stato foriero di buone e cattive notizie, come ad esempio la precaria condizione economica della scuola aggravata dalla chiusura dei rubinetti da parte della Provincia; eppure il problema pungente, ossia la carenza d’acqua, era stato risolto. Una nuova ondata di unità studentesca si è manifestata nella mattinata di Sabato 26 Ottobre, nella centralissima Piazza Duomo. Infatti un noto esponente dello scenario augustano, Mimmo di Franco, ha dato vita a un sit-In di fronte al palazzo comunale (in cui risiedono i tre commissari straordinari) per la questione dell’Inquinamento da parte delle industrie petrolchimiche del triangolo della morte Augusta – Priolo Gargallo – Melilli. Hanno preso la parola i vari responsabili per l’ambiente, l’organizzatore Mimmo di Franco, il rappresentante di Istituto del Liceo Tecnologico A. Ruiz e, devo dire, con una punta di orgoglio, anche io ho preso parte al dibattito cittadino in veste di rappresentante della Consulta provinciale. Infatti vastissima era la presenza degli studenti che con cartelloni come “Non rompeteci i polmoni” esplicavano tutto il dissenso giovanile contro l’inquinamento ambientale. Studenti uniti, l’acqua è tornata, si lotta per i nostri diritti. Tutto bene? No. Infatti la dirigente del nostro liceo non ha dimenticato i cori offensivi rivolti a Lei, e non ha perso tempo: gira voce infatti, che dopo la burrascosa giornata di protesta, abbia deciso di sospendere tutte le visite d’Istruzione, gite e assemblee studentesche fino a quando delle scuse non le saranno pervenute da parte degli studenti. Questi ultimi però non sembrano intenzionati a farlo, e anzi ribattono che le Assemblee sono un diritto sancito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 416 del 1974. Come finirà? Avremo una seconda ondata di scioperi e proteste (magari con tanto di urla e trombette “Derby style”)? Arriveranno le tanto agognate scuse? O qualcuno riuscirà a sbrogliare la matassa? Eppure, come dice un film di due noti attori siciliani, talvolta “Basta tagliare i fili, e la matassa scompare…” Chi vivrà vedrà.

    Joseph Insirello.

ANNUNCIO DELL’ ASSOCIAZIONE “GENITORI e FIGLI” . UNITEVI a NOI

genitori e figli,augusta,augustanewsAUGUSTA – Marcia silenziosa e autorizzata, “Per Non Dimenticare“. Sabato 23 novembre 2013, alle ore 9,00, Vi aspettiamo in piazza Unita’ d’Italia per iniziare il percorso lungo la via Di Vittorio, via Buozzi, via Dello Stadio, piazza Fontana, viale Italia, via Lavaggi, Porta Spagnola, via Colombo, via P.pe Umberto, piazza Duomo, chiesa Madre per la commemorazione. Percorrere insieme le strade della nostra cittadina, spesso martoriata dall’inciviltà e dalla assoluta mancanza di senso civico, camminare a piedi in silenzio con noi per gridare ad Augusta e al mondo: “Noi ci siamo e non dimentichiamo! Noi ci saremo e non dimenticheremo!” Non Mancate e soprattutto Passate Parola! Mettiamoci in moto inserendo la marcia della prudenza e del rispetto per il prossimo.                                                                                                                                                        

L’ ASSOCIAZIONE

AUGUSTA, POLIZIA PENITENZIARIA: PREDICARE BENE E RAZZOLARE MALE. SE QUESTO È FARE SINDACATO, IL C.N.P.P. NON CI STA !

segr..jpgAUGUSTA – Ottobre, periodo di tesseramenti per il sindacato di Polizia Penitenziaria! Lo sa bene il CNPP che anche quest’anno confermerà la propria consistenza associativa nella provincia siracusana. Lo sanno anche le altre O.O.S.S. che proprio in questi ultimi giorni stanno facendo i conti con le tante revoche di adesione da parte di quei lavoratori stanchi di non vedersi realizzare promesse fatte per chissà quale scopo e mai mantenute. Predicare bene e razzolare male è il motto di qualche sigla sindacale che utilizza anche in modo sproporzionato la carta stampata e i sistemi di comunicazione on line per divulgare impegni e azioni sindacali che poi puntualmente non mantiene e a farne le spese sempre e solo i lavoratori. È il caso delle  segreterie provinciali, UGL , UIL e CGIL, le quali dopo aver tentato il tutto per tutto per evitare il confronto al tavolo di concertazione con la scrivente O.S., facendola passare come “sindacato assente” alle “inopportune” manifestazioni di protesta dinanzi le carceri del territorio siracusano, ottenuto ciò, come volevasi dimostrare, hanno disertato completamente la manifestazione del 26 u.s. che stando al programma divulgato a mezzo stampa e tanto pubblicizzato in rete si sarebbe dovuta tenere dinanzi la casa di reclusione di Noto. Ecco perché oggi il segretario provinciale del C.N.N.P. Fabio D’AMICO quale dichiara: “ quale O.S. seria e coerente, accogliamo a gran voce l’amarezza dei tanti lavoratori della C.R. di Noto, iscritti e non, i quali ancora una volta sono rimasti “di sasso” per l’ennesima panzana subita da talune  O.O.S.S., dalle quali sinora sono stati  in qualche modo rappresentati. Non si comprende la politica sindacale che talune sigle vogliono portare avanti per il bene del personale di Polizia Penitenziaria, non si comprende come si possa dichiarare di tutelare i lavoratori mostrando in modo inequivoco superficialità e indifferenza verso gli interessi dei dipendenti e soprattutto dei propri iscritti. Il C.N.P.P. ha atteso volutamente gli ultimi giorni di ottobre prima di chiarire la propria posizione onde evitare fraintendimenti legati a quello che, invece, interessa principalmente ad altri:  “Fare tessere per non perdere consistenza”! Nel pieno rispetto e per la correttezza da sempre mostrata, la scrivente organizzazione sindacale del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria ritiene che solo un incontro “faccia a faccia” tra tutte le O.O.S.S. di categoria allo stesso tavolo di contrattazione può portare benessere al personale e porre le dovute “barriere” ad una Amministrazione, quella penitenziaria, che da troppo tempo strumentalizza la costruttiva mancanza di comunicazione tra le O.O.S.S. per mantenere inalterato il proprio modus operandi. È giunto il momento da parte di tutti di passarsi la mano sulla coscienza e abbattere ogni pregiudizio per migliorare un sistema, quello penitenziario, oggi più che mai alla deriva e sempre più “nocivo” per i lavoratori.                                     

La segreteria provinciale F.S.A/CNPP di Siracusa – nella foto, Fabio D’Amico, segretario Provinciale C.N.P.P. 

INCARDONA ASSENTE IN AULA NEL PROCESSO CHE LO VEDE IMPUTATO – di Giorgio Casole

Don-Incardona-1-1024x806.jpgAUGUSTA – “Libero contumace”. Questa è la constatazione riguardo all’assenza di Gaetano Incardona, ex arciprete di Augusta, davanti alla sezione del tribunale, in funzione collegiale, di Siracusa, presidente Stefania Scarlata,  per il processo che vede imputato lo stesso Incardona per il reato di  violenze sessuali, aggravato  dall’abuso della qualità di ministro di culto,  nei confronti della 22enne R. I.  in occasione della confessione sacramentale della stessa. Il processo considerato “immediato” doveva avere inizio il 26 settembre scorso ma, per motivi procedurali, è stato rinviato a lunedì 28 ottobre, fissato al primo posto nel ruolino delle udienze. Infatti, la presidente Scarlata ha chiamato per primo “Incardona Gaetano” per accertarne la presenza. Come la volta precedente, l’imputato era assente, rappresentato dagli avvocati Giuseppe Piccione e Ettore Randazzo, mentre la parte offesa era rappresentata dall’avvocato Giorgio Assenza. La difesa di Incardona ha preliminarmente chiesto di svolgere  il processo  a porte  chiuse, data la delicatezza della materia e la presidente Scarlata ha accolto la richiesta. L’udienza è stata brevissima, giusto il tempo per la costituzione di parte civile della persona offesa e della presentazione della lista dei testimoni della difesa, la quale ha nominato un suo perito per  affiancare il perito del tribunale che dovrà trascrivere il dialogo fra Incardona e R.I., registrato grazie a una microtelecamera occultata dalla ragazza quando  andò per la seconda volta, su suggerimento dei Carabinieri cui s’era rivolta, per presentare denuncia,  dopo essere stata  – così ha affermato – palpeggiata e molestata da Incardona durante una prima confessione. Per avere una prova documentale del fatto, i Carabinieri avevano  suggerito di tornare e registrare in video e in audio. Il perito del tribunale dovrà trascrivere il dialogo fra i due e, quasi sicuramente, sarà proiettato in aula  il video.  Grazie all’acquisizione del filmato,  il pubblico ministero ordinò l’arresto dell’allora arciprete cui, per ragioni di età, furono concessi gli arresti domiciliari. Il clamore mediatico suscitato dall’arresto, fece sì che un’altra donna, G.M., presentasse un’altra denuncia ai Carabinieri. Incardona ha negato ogni addebito, ma successivamente altre due donne, di cui una residente in Emilia-Romagna, hanno  lanciato un j’accuse contro l’arciprete,  i cui difensori hanno presentato una lista testi nella quale  un nome appare davvero sorprendente: quello del padre della 22enne costituitasi parte civile: l’avvocato Assenza, comunque – così ha affermato  – non nutre alcuna preoccupazione al riguardo. Gli altri due testimoni sono l’organista della chiesa madre, dove Incardona era parroco, e il governatore di una confraternita religiosa. Il processo è stato rinviato a lunedì 13 gennaio, quando dovrebbe essere agli atti la trascrizione peritale del dialogo incriminato. Sarà sentita  la seconda denunciante in ordine cronologico: G. M.

     Giorgio Càsole

ESCLUSIVO – MARE NOSTRUM/PER LA PRIMA VOLTA AD AUGUSTA, PORTO COMMERCIALE: DALLA NAVE SAN MARCO SBARCANO MIGRANTI SOMALI, ERITREI, SIRIANI (281 uomini, 81 donne e 46 minori) – di Giorgio Càsole

 

immigrazione,giorgio casole,augusta,augustanewsAUGUSTA. Domenica 27 ottobre, Ore 8°° di una  mattinata tipicamente estiva.  A una banchina del porto commerciale attracca la nave del battaglione San Marco che ha ospitato per tre notti 408 migranti, di cui 46 minori di quattordici anni, 281 gli uomini e 81 le donne. Sono di varie etnie, in maggioranza  eritrei e somali, molti dei quali a piedi nudi. Ci sono anche i siriani. Sono stati raccolti, al largo di Lampedusa, dai pattugliatori “Chimera” e “Cigala Fulgosi” di Comforpat,  cioè del comando della flotta che ha la base proprio ad Augusta, in servizio per l’operazione denominata Mare Nostrum, voluta dal governo Letta, quale missione umanitaria per evitare   tragedie come quella di giorni fa, quando le acque lampedusane sono state  funestate da centinaia di cadaveri di emigranti che lasciano la loro terra d’origine, in un vero esodo epocale  di massa , come l’esodo che interessò nel secolo scorso milioni di Italiani che, morti di fame qui nella nostra terra, cercarono la speranza oltre oceano, nelle lontane Americhe e nell’ancor più remota Australia.  E non dimentichiamoci le migliaia di Italiani che, nel secondo dopoguerra, migrarono verso la Francia, il Belgio, a Germania. I migranti italiani  s’indebitavano per pagare regolari biglietti  per la traversata su piroscafi d’altura. I migranti africani e asiatici, non essendoci navi che possano portarli qui, s’indebitano per pagare gli scafisti che fanno loro rischiare la vita. Nel secolo scorso nelle Americhe e in Australia  ci fu un tempo in cui i migranti italiani potevano sbarcare tranquillamente. Poi non più. Oggi in Italia i migranti  sbarcano perché  la nostra è la terra europea di confine più vicina a loro. Moltissimi vogliono solo transitare dalle nostre parti. Vogliono andare altrove, dove possono trovare lavoro, nel resto d’Europa o altrove, dove ci sono lavori che i bianchi, i residenti, non svolgono, come quando  nei Paesi d’oltremare i nostri connazionali  delle prime ondate si sobbarcavano a svolgere i lavori più umili. Le navi hanno intercettato i barconi con mille migranti circa  e ne hanno raccolto oltre quattrocento. Gli altri seicento sono stati tratti in salvo dalle unità della Guardia costiera di stanza a Lampedusa.  “Cigala Fulgosi” e “Chimera” non sono però unità sufficienti e attrezzate per   soccorso, identificare,. Rifocillare e alloggiare tutte queste persone. Perciò i 408 sbarcati ad Augusta sono stati trasbordati  a bordo della nave San Marco, più capiente( può ospitare, infatti, i trecento uomini del battaglione San Marco) , più attrezzata  anche perché nave porta-elicotteri. Un migrante ammalato è stato, infatti, trasportato in ospedale.   Unici giornalisti presenti allo sbarco, abbiamo assistito a tutta l’operazione,  durata poco meno di due ore. Lo sbarco dei migranti è avvenuto a scaglioni, per consentire ai poliziotti a terra, dotati di inutile mascherina perché  i migranti erano stati tutti controllati dal punto di vista sanitario, tant’è che i poliziotti imbarcati e gli uomini dell’equipaggio, che hanno agevolato lo sbarco dall’interno della nave, non portavano la mascherina. Portavano la mascherina anche uomini e donne della fraternita Misericordia di Augusta. Il comandante di Marisicila, l’ammiraglio Roberto Camerini, che è salito è per primi a bordo per portare i saluti, ci ha spiegato che la mascherina è un retaggio del ricevimento dei primi migranti a Lampedusa, quando non si sapeva se potevano essere contagiosi o no. Ora questo si sa prima, a bordo della nave, dove   vengono imbarcato personale della polizia di Stato per l’identificazione di ciascuno dei migranti a ognun o dei quali viene rilasciato un biglietto con un numero prima dello sbarco. Ad attendere i migranti, oltre al cordone  “sanitario” di polizia, croce rossa, protezione civile, carabinieri, anche rappresentanti locali, come Samanta Papiro, d’un’associazione , la “Lustro di Luna”, che, con la Pro Loco, ha raccolto indumenti e  scarpe per questi migranti. Samanta Papiro, quando vedeva uomini e donne senza scarpe, porgeva loro un paio di calzature. A ogni bambino Samanta ha donato un bambolotto di pezza di colore celeste per i maschietti, di colore rosa per le femminucce.Ci è sembrato un gesto indovinatissimo per l’accoglienza di queste persone,  non pochi i gruppi familiari, quattro le donne incinte, perché il gesto di donare una bambola di pezza  ha per i bambini una forte valenza psicologica: è testimonianza  d’affetto, la stessa testimonianza che hanno dimostrato gli uomini e le donne della nave San Marco che hanno giocato con i bambini durante la traversata, “con naturalezza, come si deve fare con i bambini”, ci ha detto Andrea Serra, ufficiale d’ispezione della nave.  Il comandante, il capitano di vascello Zampano, ci ha detto che per cena, la sera di sabato a tutti è stata offerta la pizza., il cibo “veloce” che più rappresenta l’Italia.

Giorgio Càsole

AUGUSTA A PEZZI O CITTA’ FANTASMA! L’ANGOSCIA DI UN VECCHIO AMICO AUGUSTANO, PARAFRASANDO DANTE

“Ahi serva AUGUSTA, di dolore ostello, non donna di province, ma bordello!”

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Augusta. Si respira un clima innaturale! Non è più il candido e armonioso paese lindo, pulito che abbiamo conosciuto e amato. Alcuni giorni orsono, ci siamo incontrati con un vecchio amico, compagno di liceo e università, il quale appena laureato decise, a buon ragione, di incominciare la professione forense nel Nord Italia. Ritornava ad Augusta di un tempo, almeno credeva. Sono bastati, però, solo alcuni giorni di permanenza per rendersi conto di avere trovato una città spoglia, derelitta, indecente. Un governo della Città sotto commissariamento, cioè affidato alla reggenza di “Ufficiali governativi” con il compito routinario dell’ordinaria amministrazione. Nessun fermento di vita politica, come se non esistessero “figure di pregio” nel contesto sociale, capaci a farla. E ancora, sviluppo urbano stagnate, anzi stagnato, con un centro storico alla mercé, destinato all’arcaico, trascurato e fatiscente, che presto tali vestigia non apparterranno nemmeno al passato. Pezzi di popolazione che si stacca da esso per migrare al Monte, di guisa che fra alcuni anni l’isola sarà solamente pedonabile. Con rabbia, sottolineava l’amico, di come la Città sia stata impunemente spogliata e defraudata a cominciare dalla “decimazione” dell’Ospedale civile, privato da settori importanti, in dispregio delle precise norme di legge sui “necessari e imprescindibili presidi sanitari” nelle zone ad alto rischio sismico-industriale. Soppresso l’Ufficio della Agenzia delle Entrate, per cui il cittadino, novello nomade, deve recarsi a Lentini, borgo prettamente agricolo, per un semplice bollo, o una registrazione di locazione. Soppressione della Sezione del Tribunale civile e penale; è già al fischio di partenza l’Ufficio del Giudice di Pace e presto, si vocifera, lo smantellamento dell’Ufficio di collocamento. Cosa debbono toglierci più? Credo no, le mutande, perché ce le hanno già strappate. Cerco di stopparlo il mio amico, ma è irrefrenabile. Nato e vissuti gli anni più belli in questa Augusta, continua nella sua amara osservazione, allorquando volge lo sguardo all’orizzonte industriale, laddove serpeggia, già, la inquietudine di uno stravolgente spopolamento del polo in mano agli stranieri, col rischio che migliaia di lavoratori perdano il posto di lavoro. A un certo punto, mi sorprende con una esclamazione: “Ahi serva Augusta, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!” Dolorosa affermazione del Divino Poeta nella sua opera magna della Divina Commedia (6° Canto del Purgatorio), allorché si rivolge all’Italia (noi abbiamo parafrasato), ma il senso non cambia, in quel TRECENTO preda e ostaggio di intrighi politici, malcostume dilagante, corruzione, prepotenze e vessazioni verso il popolo. Oggi possiamo ancora strapparci i capelli, graffiarci la faccia, gridare all’indecenza politica e sociale, e comunque costretti ad assistere a questo stato di vergognoso torpore cittadino, in cui sembra che nessuno voglia farci caso. Questo lo sfogo di un giovane augustano d’un tempo, oggi adulto in lidi migliori, che pur contento di vivere in essi, tuttavia lasciava trasparire sul suo viso corrucciato i segni di una amarezza ed intensa commozione, mentre i suoi occhi si coprivano di un lucido velo di lacrime. E sì, a ripetere, a rievocare la fiera figura dell’Aquila monetata, sormontata dalla fulgida corona degli Svevi, simbolo sublime di Augusta, ahimè, ancora “…doloroso ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!…” E sino a quando?

      Francescco Migneco

AUGUSTA, CARABINIERI SEQUESTRANO OLTRE 15OO KG DI “ERBA”

MARIUANA.jpgAUGUSTA. La notte fra  giovedì 24 e venerdì 25,  i carabinieri  di Augusta hanno  sequestrato  1650 chili di marijuana pressata, suddivisa in 65 colli, realizzati con tela e plastica, in modo da rendere sicuro il trasporto della sostanza stupefacente anche via mare. L’operazione è avvenuta  lungo la costa tra Brucoli e Agnone,  nella caletta   denominata “Baia del silenzio”, molto difficile da raggiungere via terra.  A seguito di indagini e un’intensa attività di controlli ambientali e intercettazioni gli uomini del nucleo operativo erano stati messi in allerta su un probabile carico di droga che sarebbe stato sbarcato sulla costa. Nel corso della notte, gli scafisti approdati nella  piccola insenatura, credendosi al sicuro per via dell’impervietà della via terrestre d’accesso,  scaricavano  la sostanza stupefacente quando i Carabinieri hanno deciso di intervenire.  A quel punto,  gli scafisti hanno rimesso in moto e sono fuggiti verso il largo. Nel corso del sopralluogo, oltre al carico, sono state rinvenute taniche di benzina, per un totale di circa 500 litri, che gli scafisti avrebbero utilizzato per il rientro. Non riuscendo a caricare il carburante per il ritorno l’imbarcazione potrebbe essere stata costretta a rifugiarsi in un raggio più breve dalla probabile provenienza iniziale. Le indagini dei carabinieri continuano senza sosta per risalire agli scafisti e per indagare sulla provenienza della droga.

C.C.