IMMIGRAZIONE, UN ALTRO CONVEGNO, LE STESSE RIFLESSIONI

IMG_0096AUGUSTA. Nell’ assistere all’ ennesimo convegno sull’ immigrazione, dopo quello organizzato a maggio, mi sono accorto che I problemi sono rimasti tali e quali, dopo essere intervenuto come voce solitaria fuori da coro, vista la paura di dire come stanno le cose senza il rischio di scivolare nel razzismo. Ho ascoltato con interesse gli interventi dei relatori e associazioni umanitarie, che hanno snocciolato numeri impressionanti, evidenziando che non si tratta di emergenza ma di routine. Tutti abbiamo il dovere di intervenire e aiutare il prossimo, che non vuol dire trascurare i nostri connazionali figli, fratelli, disoccupati e bisognosi di aiuto. C’è tanta improvvisazione, non c’è controllo sociale, sanitario, di ordine pubblico, mentre la maggior parte dei minorenni non hanno un tutor e sono abbandonati a sè stessi, in giro per la città a chiedere l’elemosina nei bar, supermercati, panifici della città. La Commissione Straordinaria, oltre a trovarsi nella condizione di far fronte ad altri moltissimi gravi problemi, già esistenti ad Augusta, s’è trovata costretta a occuparsi di immigrazione senza la liquidità necessaria che richiederebbe il caso, mentre I dipendenti comunali sono distratti dai loro compiti istituzionali, comprese le forze dell’ordine. Vale la pena ricordare che le amministrazioni precedenti hanno lasciato in eredità circa 60 milioni di debiti. L’Europa e l’ONU dovranno fare la loro parte oppure, non possono lasciarci ad operare da soli. Alla città di Augusta è stato imposto, dal governo nazionale, lo sbarco degli immigrati caricando di ulteriori debiti una popolazione già stremata dalle tasse. Nessuno ha cambiato l’art.403 del C.C. che addebita al Comune, dove è stato rintracciato il minore non accompagnato, le spese di mantenimento. Augusta è tutti i giorni sulla stampa per il caso immigrati e il governo regionale siciliano, guidato da Crocetta, non ha ritenuto opportuno aiutare il Comune di Augusta.

   Mimmo Di Franco

MARINA MILITARE: TRATTI IN SALVO 1233 MIGRANTI IN 48 ORE

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Sono 1233 le persone soccorse a sud di Lampedusa nelle ultime ore dalle navi della Marina Militare e dalla Capitaneria di Porto; tra di loro 118 donne di cui 16 in stato di gravidanza e 65 bambini. Nello specifico sono state impiegate la nave Anfibia San Marco, la fregata Euro, il pattugliatore Foscari, due elicotteri EH 101 della Marina Militare e tre motovedette della classe 300 della Guardia Costiera. Attualmente nave San Marco con a bordo circa 566 migranti dirige verso il porto di Augusta. La fregata Euro ha ripreso le operazioni di pattugliamento. Nave Foscari, è stata impegnata in una nuova operazione di salvataggio durante la notte, resa difficoltosa anche a causa delle difficili condizioni sanitarie di alcuni migranti.  Anche Nave Foscari è in navigazione verso il porto di Augusta con a bordo 393 persone.La Guardia Costiera è intervenuta con tre motovedette recuperando 240 migranti già sbarcati nel porto di Augusta. Il numero eccezionale di imbarcazioni sovraffollate di migranti partite dalle coste africane versquelle italiane in arrivo negli ultimi due giorni è stata favorita anche dal miglioramento delle condizione del mare. Da un primo controllo effettuato a bordo, i migranti risultano essere di provenienza diversa: Eritrea, Siria, Egitto, Bangladesh, Nigeria, Gambia, Senegal, Guinea del Sud, Mali, Gana, Libia e Sud Africa. Molti dichiarano di voler venire in Italia per studiare, altri per lavoro, altri perché in fuga dalla guerra. L’arrivo del pattugliatore Foscari e della nave anfibia San Marco, con rispettivamente 393 e 566 migranti a bordo, tutti affidati alle cure dei team sanitari e dei medici della Fondazione RAVA, è previsto tra questa sera e domani mattina. A bordo è in corso la pre-identificazione e foto segnalazione dei migranti da parte del gruppo della Polizia di Stato. A prestare soccorso anche le motovedette della Capitaneria di Porto, partite da Lampedusa, che hanno raggiunto un altro natante con 274 persone, tutte trasportate sull’isola di Lampedusa. Dall’inizio dell’Operazione Mare Nostrum sono oltre 5000 le persone tratte in salvo nello stretto di Sicilia e più di 3000 quelle prese a bordo delle navi della Marina Militare.

MARE NOSTRUM: DOPPIO INTERVENTO DELLA MARINA MILITARE IN SOCCORSO AI MIGRANTI

fotografimmAUGUSTA Questa mattina nel Canale di Sicilia due fregate della Marina Militare: Grecale e Scirocco facenti parte del dispositivo aeronavale dell’operazione Mare Nostrum, hanno individuato a sud est di Lampedusa tre imbarcazioni in difficoltà, con a bordo un numero imprecisato di migranti. Le due fregate della Marina Militare sono al momento impegnate nelle operazioni di soccorso e recupero migranti.

ESCLUSIVO – AUGUSTA, MIGRANTI MINORI AL CENTRO UTOPIA, PADRE ANGELO CI DICE…..

padre angelo augusta,centro utopia,immigrazione,migranti,augusta,augustanewsAUGUSTA.  “Noi non abbiamo chiesto soldi e abbiamo spontaneamente offerto la nostra struttura e la nostra collaborazione, ma in questo momento ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni”. A parlare così è padre Angelo Saraceno, parroco di Santa Lucia, nel quartiere cosiddetto borgata, che ha messo a disposizione la propria struttura denominata “Centro Utopia” , quale centro di accoglienza per i minori di diciotto anni che recentemente sono sbarcati ad Augusta, dalle navi” San Marco e “Comandante Fulgosi”. Appare risentito e preoccupato  padre Angelo, cui domandiamo  sùbito  le ragioni di questi suoi sentimenti. “Sono state scritte cose inesatte su di noi”, esordisce il sacerdote – “ noi non abbiamo avuto requisita la struttura, ma l’abbiamo proposta alla commissione straordinaria, che l’ha accettata, a titolo gratuito per venire incontro alle esigenze del Comune. Noi abbiamo offerto la nostra collaborazione e, invece, le cose si sono capovolte: adesso, è il Comune che collabora con noi”. – Che cosa significa in concreto? Che, praticamente, il peso di questi minori, 69 in un primo tempo, ora solo trenta,  è ricaduto e ricade tutto su di noi. Noi dobbiamo occuparci di tutto, persino di notte dobbiamo fare i sorveglianti.  Non avete le forze di polizia?  No. Addirittura, avevamo troppi rappresentanti delle forze dell’ordine fra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Erano una dozzina. Da diversi giorni non c’è più nessuno.

 Abbiamo segnalato il fatto e ci è stato risposto che è sufficiente una pattuglia che “fa il giro”. I nostri volontari, dunque, devono non solo badare ai minori, ma essere  i vigilanti, per evitare che scappino o che possa intrufolarsi qualcuno nottetempo nel nostro campo. – Avete chiesto anche l’intervento dei medici ? Sì, per l’incolumità dei nostri volontari e per la salute degli ospiti abbiamo dovuto richiedere l’intervento di “Emergency”. Sono venuti con un grosso furgone rosso e hanno sottoposto i ragazzi a un controllo accurato. Per fortuna, non è stato riscontrato nessuna malattia contagiosa – Eravate attrezzati per la bisogna? – Nella nostra struttura ci sono i letti a castello, ma non avevamo né materassi né coperte sufficienti e li abbiamo chiesti alla Marina Militare che è stata disponibilissimaPuò dire lo stesso della Protezione civile? – Anche qui dobbiamo dire che ci sentiamo abbandonati. Noi ormai facciamo davvero di tutto: abbiamo fatto le pizze, comprato merendine perché questi ragazzi  hanno fame e non possono stare tutto il pomeriggio senza mettere qualcosa sotto i denti. Abbiamo fatto animazione e ancora faremo loro ascoltare musica, faremo vedere film, ma le nostre forze non possono reggere un così lungo impatto. Era stato detto che sarebbero stati sufficienti un paio di giorni. Ne sono passati otto e siamo ancora soli e con loro.

“Loro” sono, appunto, i trenta ragazzi della Somalia e dell’Eritrea  che stanno tentando di vivere qui in SICILIA , AL CENTRO Utopia,  ma solo per un breve periodo. Abbiamo posto alcune domande, recandoci sul posto con la troupe di Rassegna megarese per un video-servizio in esclusiva. Erano tutti somali in quel momento e ci hanno detto che considerano Augusta solo una tappa del loro viaggio verso la salvezza. E la salvezza è a Roma e Milano, vicini alle loro famiglie.

Giorgio Càsole

AL CENTRO UTOPIA DI AUGUSTA, I MIGRANTI MINORENNI NON ACCOMPAGNATI DAI GENITORI

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AUGUSTA – La comunità della parrocchia Santa Lucia di Augusta, che ha conosciuto l’Africa, avendo realizzato un gemellaggio con una comunità cristiana a Bafatà, in Guinea – Bissau, non si aspettava  certo che gli africani avrebbero presto ricambiato le visite. Così come io non avrei mai potuto lontanamente immaginare che un giorno l’intera mia famiglia, con due figli militari più volte impegnati nel canale di Sicilia, sarebbe stata interamente coinvolta nell’ assistenza e nel recupero di questo flusso di persone in balìa del mare e del vento, alla ricerca disperata di un tetto sicuro e un piatto caldo, in attesa di un futuro … e basta, neppure tanto migliore. L’opinione pubblica si divide in due, quelli favorevoli all’ accoglienza di questi poveracci, e quelli contrari. Personalmente credo che se l’intera collettività riuscisse a fissare una scala prioritaria, basata su principi non necessariamente religiosi, ma umani, a fronte della realtà vera, cruda e nuda, di fronte a ciò che si presenta davanti agli uomini impegnati in azioni umanitarie di questo tipo, decadrebbe automaticamente qualsiasi beneficio sul dubbio. Eritrei, Somali, Siriani, uomini in fuga che hanno voluto affrontare l’avventura per la vita, e tra questi oltre 60 minorenni, al momento ospitati dal “Centro Utopia”, in territorio di Villasmundo, un centro di formazione appartenente alla suddetta parrocchia Santa Lucia di Augusta. Cioè ragazze e ragazzi sbarcati da Nave San Marco della Marina Militare, al largo del porto commerciale di Augusta, caricati su scialuppe di salvataggio, coperti successivamente da grossi teloni per essere riparati dall’ improvvisa, seppur breve pioggia scrosciante e trasferiti al centro, a distanza di circa 24 ore. Si presentano così la sera del 5 novembre: sconvolti, disorientati, impauriti, puzzolenti e, soprattutto, diffidenti, anche a seguito dei trattamenti subìti durante la prima navigazione, prima di essere raccolti dalle navi militari. Nei loro occhioni scuri, di ingenui ragazzi, si legge il pesante disagio e la fatica fisica e psicologica, persino nell’ accettare la nostra prima assistenza. Sono ragazzi che sanno correre velocemente a piedi scalzi, perennemente in fuga, abituati a muoversi  da un posto a un altro, da un continente all’altro. Ed è così che nel buio della notte un gruppetto si organizza per saltare la recinzione, malgrado i cancelli siano stati lasciati aperti, col presidio di agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, in servizio a tutte le ore, solo per assicurare l’ incolumità dei minori e l’ordine pubblico, almeno così ci fanno sapere. Non sarebbero reclusi i ragazzi al “centro utopia”, sarebbero potuti cioè uscire dal cancello principale lasciato aperto, nessuno li avrebbe mai fermati, ma questo a loro non è dato sapere e quindi decidono di saltare di nascosto, qualcuno abbandonando prima le scarpe, per una iniziale corsa a piedi nudi e il successivo vagare, per tutta la notte, lungo la strada provinciale che porta a Villasmundo; bene per loro, quando rientrano nuovamente al “centro” nelle prime ore del mattino per la prima colazione, avvistati e riaccompagnati da altri agenti in servizio nella contrada. Le bravate di quattro giovani in fuga in uno scenario di ben più ampie dimensioni, quello di un’ intera popolazione in fuga; lo scenario e non lo “spettacolo”, come spesso si usa dire in questi casi, qualora volessimo usare un linguaggio meno “televisivo”, meno politicizzato, senza condizionamenti e più consono al genere umano.

   Giuseppe Tringali

“MARE NOSTRUM”, 4 NOVEMBRE: TERZO SBARCO DI IMMIGRATI AD AUGUSTA

Interviste esclusive al prefetto Gradone, ai comandanti di Mare nostrum e di Marisicilia


gradone-prefetto-1.jpgAUGUSTA. Lunedì 4 novembre, giornata in cui le forze armate celebrano la loro festa, al porto commerciale di Augusta, assistiamo a un altro sbarco  di migranti, il terzo dopo quello di domenica 27 e di giovedì 31 ottobre. Anche oggi, come giovedì 31, lo  sbarco avviene di sera, ancora più tardi rispetto alla volta precedente, tanto che restiamo alcune ore  sul molo in attesa dell’arrivo della nave San Marco, la stessa che il 27 aveva attraccato al molo intorno alle 8 del mattino, facendo sbarcare i migranti davanti ai nostri occhi.  Scenario diverso, questa volta, se possibile ancora più spettacolare, più cinematografico. La San Marco non attracca al molo, ma getta l’ancora a distanza. I migranti, 414 (303 uomini, 78 donne e 33 minori), saranno imbarcati in un mezzo anfibio, un mezzo in dotazione della nave, come quelli americani che nella seconda guerra mondiale trasportavano i marine a terra, pronti all’assalto. Chiediamo spiegazione della mutata situazione al comandante in seconda della locale Guardia Costiera, l’augustano Ennio Garro, che ci risponde: “la volta precedente la San Marco ha attraccato al molo perché poteva restare ad Augusta qualche tempo, ora, invece, deve ripartire e, per velocizzare, è stato deciso lo sbarco dei migranti attraverso il mezzo anfibio, a gruppi di ottanta/cento alla volta”.  In effetti, i primi  profughi, tutti muniti di salvagente, acquattati nel mezzo, che giungono al molo, sono oltre cento e vengono fatti sbarcare con la massima precauzione possibile, istruiti alla bisogna da un interprete a bordo del mezzo stesso. Sbarca anche il comandante dell’operazione “Mare nostrum”, il contrammiraglio Guido Rando, accolto subito dal suo  pari grado Roberto Camerini, comandante di Marisicilia. Da noi intervistato riguardo a quest’operazione, l’ammiraglio Rando risponde che il salvataggio è avvenuto in due tempi, prima imbarcando circa duecento persone e successivamente gli altri. “Finché le condizioni meteomarine rimarranno” – preconizza l’ammiraglio – “queste persone continueranno a lasciare le coste libiche, finché il governo non troverà situazioni diplomatiche per risolvere la situazione. Osserviamo: “Abbiamo visto che sfidano il mare aperto anche con avverse condizioni “  “E noi, con i nostri oltre mille fra uomini e donne pattuglieremo il Mediterraneo per fare il nostro dovere, che è quello di salvare le vite umane in mare”. I migranti vengono indirizzati in una sorta di tendopoli allestita, nei pressi della sede dell’Autorità portuale,  dalla fraternità Misericordia, il cui governatore provinciale, Rosario Danieli, ci informa che per l’occasione sono venuti al porto anche personale e mezzi delle città vicine: Melilli, Sortino, pronti a prestare soccorso anche fino a tarda notte, quando è previsto l’arrivo della nave Sirio che sbarcherà altri 93 migranti. Danieli ci fa sapere che tutti questi profughi saranno trasferiti nei centri di accoglienza fuori della Sicilia, essendo i nostri ormai strapieni. I minori non accompagnati, portati in un primo momento al Palajonio di Via I maggio ad Augusta, saranno  ricoverati al Centro Utopia che fa capo alla parrocchia di S. Lucia.  Vivissimo apprezzamento sull’efficienza organizzativa della Marina Militare e sulla capacità di accoglienza della provincia siracusana ci era stata espressa dal prefetto di Siracusa, Gradone, da noi intervistato in Piazza Castello sùbito dopo la conclusione della cerimonia celebrativa del 4 novembre. Non tutti i migranti vengono dalle coste libiche e non tutti hanno l’aspetto di chi ha patito la fame. Ci sono coloro, come i siriani, che non sono nelle condizioni dei somali, degli eritrei, dei libici. Alcuni di questi siriani, salvati dalla nave Chimera, hanno lanciato accuse infamanti ai loro salvatori: hanno accusati d’essere stati derubati. L’accusa è rimbalzata in campo europeo perché il quotidiano “la Repubblica” l’ha strombazzata ai quattro venti. In sèguito all’accusa,  è scattata un’inchiesta giudiziaria che sta seguendo il suo iter. Ci dice al riguardo l’ammiraglio Camerini: “In un’altra  occasione ci fu un’inchiesta come questa e si risolse rapidamente senza lasciare traccia. Io conosco bene gli uomini che formano gli equipaggi di queste navi per essere stato al comando, alcuni anni fa, della flotta di pattugliamento. Se questi siriani non ritrovano le loro cose è perché, in occasione del salvataggio, avranno dimenticate nel barcone dov’ erano ammassati. E vorrei aggiungere che certe persone sono indottrinate in un certo modo e certe accuse risultano essere strumentali”. Compiuta  l’operazione, la nave San marco prenderà il largo per un’altra missione di salvataggio.

   Giorgio Càsole –  nella foto, il prefetto Gradone

ESCLUSIVO – MARE NOSTRUM/PER LA PRIMA VOLTA AD AUGUSTA, PORTO COMMERCIALE: DALLA NAVE SAN MARCO SBARCANO MIGRANTI SOMALI, ERITREI, SIRIANI (281 uomini, 81 donne e 46 minori) – di Giorgio Càsole

 

immigrazione,giorgio casole,augusta,augustanewsAUGUSTA. Domenica 27 ottobre, Ore 8°° di una  mattinata tipicamente estiva.  A una banchina del porto commerciale attracca la nave del battaglione San Marco che ha ospitato per tre notti 408 migranti, di cui 46 minori di quattordici anni, 281 gli uomini e 81 le donne. Sono di varie etnie, in maggioranza  eritrei e somali, molti dei quali a piedi nudi. Ci sono anche i siriani. Sono stati raccolti, al largo di Lampedusa, dai pattugliatori “Chimera” e “Cigala Fulgosi” di Comforpat,  cioè del comando della flotta che ha la base proprio ad Augusta, in servizio per l’operazione denominata Mare Nostrum, voluta dal governo Letta, quale missione umanitaria per evitare   tragedie come quella di giorni fa, quando le acque lampedusane sono state  funestate da centinaia di cadaveri di emigranti che lasciano la loro terra d’origine, in un vero esodo epocale  di massa , come l’esodo che interessò nel secolo scorso milioni di Italiani che, morti di fame qui nella nostra terra, cercarono la speranza oltre oceano, nelle lontane Americhe e nell’ancor più remota Australia.  E non dimentichiamoci le migliaia di Italiani che, nel secondo dopoguerra, migrarono verso la Francia, il Belgio, a Germania. I migranti italiani  s’indebitavano per pagare regolari biglietti  per la traversata su piroscafi d’altura. I migranti africani e asiatici, non essendoci navi che possano portarli qui, s’indebitano per pagare gli scafisti che fanno loro rischiare la vita. Nel secolo scorso nelle Americhe e in Australia  ci fu un tempo in cui i migranti italiani potevano sbarcare tranquillamente. Poi non più. Oggi in Italia i migranti  sbarcano perché  la nostra è la terra europea di confine più vicina a loro. Moltissimi vogliono solo transitare dalle nostre parti. Vogliono andare altrove, dove possono trovare lavoro, nel resto d’Europa o altrove, dove ci sono lavori che i bianchi, i residenti, non svolgono, come quando  nei Paesi d’oltremare i nostri connazionali  delle prime ondate si sobbarcavano a svolgere i lavori più umili. Le navi hanno intercettato i barconi con mille migranti circa  e ne hanno raccolto oltre quattrocento. Gli altri seicento sono stati tratti in salvo dalle unità della Guardia costiera di stanza a Lampedusa.  “Cigala Fulgosi” e “Chimera” non sono però unità sufficienti e attrezzate per   soccorso, identificare,. Rifocillare e alloggiare tutte queste persone. Perciò i 408 sbarcati ad Augusta sono stati trasbordati  a bordo della nave San Marco, più capiente( può ospitare, infatti, i trecento uomini del battaglione San Marco) , più attrezzata  anche perché nave porta-elicotteri. Un migrante ammalato è stato, infatti, trasportato in ospedale.   Unici giornalisti presenti allo sbarco, abbiamo assistito a tutta l’operazione,  durata poco meno di due ore. Lo sbarco dei migranti è avvenuto a scaglioni, per consentire ai poliziotti a terra, dotati di inutile mascherina perché  i migranti erano stati tutti controllati dal punto di vista sanitario, tant’è che i poliziotti imbarcati e gli uomini dell’equipaggio, che hanno agevolato lo sbarco dall’interno della nave, non portavano la mascherina. Portavano la mascherina anche uomini e donne della fraternita Misericordia di Augusta. Il comandante di Marisicila, l’ammiraglio Roberto Camerini, che è salito è per primi a bordo per portare i saluti, ci ha spiegato che la mascherina è un retaggio del ricevimento dei primi migranti a Lampedusa, quando non si sapeva se potevano essere contagiosi o no. Ora questo si sa prima, a bordo della nave, dove   vengono imbarcato personale della polizia di Stato per l’identificazione di ciascuno dei migranti a ognun o dei quali viene rilasciato un biglietto con un numero prima dello sbarco. Ad attendere i migranti, oltre al cordone  “sanitario” di polizia, croce rossa, protezione civile, carabinieri, anche rappresentanti locali, come Samanta Papiro, d’un’associazione , la “Lustro di Luna”, che, con la Pro Loco, ha raccolto indumenti e  scarpe per questi migranti. Samanta Papiro, quando vedeva uomini e donne senza scarpe, porgeva loro un paio di calzature. A ogni bambino Samanta ha donato un bambolotto di pezza di colore celeste per i maschietti, di colore rosa per le femminucce.Ci è sembrato un gesto indovinatissimo per l’accoglienza di queste persone,  non pochi i gruppi familiari, quattro le donne incinte, perché il gesto di donare una bambola di pezza  ha per i bambini una forte valenza psicologica: è testimonianza  d’affetto, la stessa testimonianza che hanno dimostrato gli uomini e le donne della nave San Marco che hanno giocato con i bambini durante la traversata, “con naturalezza, come si deve fare con i bambini”, ci ha detto Andrea Serra, ufficiale d’ispezione della nave.  Il comandante, il capitano di vascello Zampano, ci ha detto che per cena, la sera di sabato a tutti è stata offerta la pizza., il cibo “veloce” che più rappresenta l’Italia.

Giorgio Càsole