Una tradizione che ha inizio nel lontano 1942: la festa di Santa Rita

Santa Rita Sacro Cuore - Augusta.JPGUna pratica religiosa la festa di Santa Rita che si terrà nella chiesa del Sacro Cuore ad Augusta e che ha lo scopo di preparare i fedeli  a vivere con responsabilità cristiana la festa liturgica della Santa, la quale ricorre il 22 maggio,  particolarmente sentita e partecipata dai fedeli. 

 

Molto suggestiva la tradizionale offerta e benedizione delle rose, nonché la benedizione degli abiti votivi in dossati dai devoti consacrati alla Santa.

Una venerazione che si rinnova nel tempo senza perdere la sua tradizionale bellezza, trovando la sua cornice ideale nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù  dove il culto della Santa è risalente nel tempo; nel lontano 1942, infatti, fu dedicato a Santa Rita l’altare destro della chiesa parrocchiale.

 

              Sebastiano Gianino

 

          

          – Martedì  19 maggio 2009

       ore 18: 30 –  Santo Rosario.

              ore 19:00   Inizio Triduo; Esposizione della Reliquia  e   Celebrazione Eucaristica.

              ore 21:00 –  Santo Rosario.

 

– Mercoledì  20 maggio 2009

ore 8:15 – Rosario a Santa Rita.

ore 8:30 – Santa Messa.

ore 9:00 – Esposizione del SS. Sacramento e Adorazione  animata dal gruppo di  preghiera “Padre Pio”.

ore: 11:30 –  S. Rosario animato dalla “Legione di Maria”.

ore 12:00  – Regina Coeli e Reposizione del SS. Sacramento.

ore 17:30 –  Fiera del dolce pro parrocchia.

ore 18:00 –  Esposizione del SS. Sacramento,  Santo Rosario e Benedizione Eucaristica.

ore 19:00 –  Santa Messa.

 – Giovedì 21 maggio 2009

ore 8:15 – Rosario a Santa Rita.

ore 8:30 – Santa Messa.

ore 18: 30 –  Santo Rosario.

ore 19:00 –  Santa Messa e Benedizione dell’Abito Votivo  e delle Medaglie di Santa Rita  (Consacrazione).

ore 21:00 –  Santo Rosario e celebrazione del Transito di Santa Rita.

 

 – Venerdì 22 maggio 2009 FESTA  LITURGICA  DI  SANTA RITA” 

ore  8:10  – Rosario a Santa Rita.

ore  8:30, 9:30   Sante Messe.

ore 10:30   Solenne Celebrazione Eucaristica.

ore 11:15   Santo Rosario.

ore 12:00   Supplica a Santa Rita e Benedizione delle Rose.

ore 18: 30   Rosario a Santa Rita.

ore 19:00    Solenne Celebrazione Eucaristica.

                ore 20:00 –   Benedizione di tutti gli autoveicoli nella piazza del Sacro Cuore.

Giocando con le note dell’anima per la solidarietà

“Giocando con le note dell’anima” è il titolo dello splendido concerto “  duo per due pianoforti” dato, con visibilio del numerosi spettatori presenti nell’aula magna-teatro comunale della cittadella degli studi, per iniziativa del Rotaract club, grazie alla disponibilità delle  artiste augustane Josè Francesca Tringali e Michela Trovato,  diplomate maestre di pianoforte e docenti di educazione musicale nelle scuole cittadine. Lo scopo del concerto è stato  quello di raccogliere fondi per un’associazione benefica, l’ASAMSI,  associazione per lo studio delle atrofie muscolari spinali infantili,  oltre che per contribuire alla campagna di solidarietà che si è sviluppata istantaneamente in tutto il territorio nazionale per le popolazioni abruzzesi. Ma, come ha osservato  Biagio Tribolato, presidente del Rotaract, sodalizio giovanile che discende dal Rotary club, il concerto  doveva servire “per accrescere in molte anime, attraverso il gioco delle note (da  qui il titolo) una speranza in più.” Una speranza in più da tanti punti di vista. Non dimentichiamo, non possiamo dimenticare, infatti, che il nostro territorio, definito ad alto rischio di crisi ambientale, è un territorio  fortemente sismico. Già nell’immediatezza del terremoto del ’90, quello denominato di S. Lucia, tutti i massimi esperti scesi fin qui ci dissero che il terremoto non era quello che essi si attendevano, cioè un terremoto d’intensità pari a quello del gennaio 1693. Un monito del genere era stato dato in un convegno tenuto al teatro della Marina Militare, quando i tecnici dissero che in questo territorio si aspettava un terremoto “da qui a trent’anni”. Lo stesso avvertimento è stato ripetuto proprio nei giorni scorsi da persone di primissimo piano, non abituate a fare allarmismo, come l’ex ministro per la protezione civile Zamberletti. Spiace dover riferire queste note nella cronaca di un concerto, ma è bene tenere desta la consapevolezza e compito della stampa, compito primario, è quello di fornire tutte le informazioni al pubblico,  soprattutto quando si possono prevenire disfunzioni, guasti, e, peggio, disastri e morti. Un concerto di solidarietà per i più deboli, i ragazzi colpiti da distrofie muscolari o per i senzatetto dell’Abruzzo può essere utile anche per ricordare le “note” dolenti del nostro territorio. Note musicali di ardita difficoltà tecnica e interpretativa sono state eseguite dalle due musiciste augustane che anch’esse, da sole, formano un sodalizio artistico  quale raramente s’incontra, almeno fra i pianisti,  e che meriterebbero riconoscimenti ufficiali da parte della comunità cittadina, non solo per l’indubbio valore da loro dimostrato in questo e in altri concerti eseguiti quasi sempre per scopi benefici e nobili, ma perché un po’ dappertutto hanno conseguito riconoscimenti prestigiosi e riscosso successo di pubblico,  contribuendo a diffondere il nome della loro città di origine, cioè Augusta. Sarebbe troppo lungo ricostruire qui la carriera delle due pianiste che quando  si esibiscono nei concerti lo fanno  esaltando al massimo il loro impegno e raggiungendo vertici di bravura, sì che viene naturale, da parte del pubblico, trasformare gli applausi in un’autentica ovazione, com’è  successo al  concerto dell’altra sera dopo due tempi di fatica fisica, non solo interpretativa, durante i quali le due artiste hanno messo in evidenza la sintonia dei loro animi, ma anche la differenza di carattere, se non di stile: più passionale José Tringali, più controllata e, a tratti, ìlare e spiritosa Michela Trovato.

        Giorgio Càsole 

 

AUGUSTA, 13 maggio 1943

L’ inferno scese dal cielo

foto Migneco.jpgIn occasione dell’ ultimo incontro del corso Pon  “Costruiamo la cittàdi tutti”, l’ ex pretore onorario di Augusta, l’ avvocato Francesco Migneco, ha illustrato ai  ragazzi iscritti in cosa consiste il codice penale, quello civile e le altre leggi che regolano la vita di noi italiani facendo riferimento anche alle esperienze personali vissute durante la sua carriera. Gli studenti partecipanti, hanno seguito con particolare attenzione e interesse questa sua esposizione che comprendeva anche un accenno sulla Costituzione, ossia l’ insieme dei diritti e dei doveri del cittadino. Gli onori di casa sono stati fatti dal prof. Giorgio Càsole, tutor del progetto e dalla dott/ssa Rabbito, esperta in comunicazione internazionale, responsabile di uno dei moduli in cui il PON è stato articolato.  La seconda parte dell’incontro-lezione, l’ avvocato Francesco Migneco, l’ha dedicata al terribile giorno del 13 maggio 1943, quando la città di Augusta fu colpita da un violento bombardamento che ferì sia fisicamente che moralmente tutti gli augustani, tanto che molti si trascinarono negli anni a venire mutilazioni nel corpo e nello spirito. Centinaia furono le vittime tra certi e ignoti. Questi cittadini persero  la propria vita perché non lasciarono la loro casa, o meglio per non averla potuta lasciare in quanto non sapevano dove andare. Anche se gli autori del terribile bombardamento, attuato in due ondate, cioè gli americani avevano avvertito la popolazione, attraverso migliaia di volantini  gettati da 5 mila metri d’altezza, di evacuare la città. Non dimentichiamo che ancora in quell’anno l’Italia era alleata della Germania nazista e gli Americani vennero in Europa per liberare i cittadini dalle dittature nazista e fascista. Questa è una pagina di storia che riguarda tutti noi e che ci unisce nello spirito. A tale avvenimento, lo stesso avvocato Francesco Migneco ha scritto il libro: Augusta, 13 maggio 1943: l’ inferno scese dal cielo che troveremo fra breve nelle librerie. La trama riguarda l’ autore in prima persona. Aveva 12 anni e ricorda brivido e paura che iniziarono alle 12.41 di quel famigerato 13 maggio;  le bombe sganciate  furono circa 50.000 provocando l’ inferno. 13.47: secondo bombardamento; questa volta volarono più basso, e lui sorpreso dall’ attacco mentre beveva a una fontanella, cercò di proteggersi accucciandosi sotto di essa e le bombe che cadevano a 500 metri da lui. L’ inferno durò 17 minuti e quando il futuro avvocato  si svegliò tra la polvere e il ferro arroventato illeso, giunse a casa, dove una sola cosa lo consolò: l’ abbraccio di suo padre: il più bell’ abbraccio della sua vita. Questo racconto ha provocato grande commozione in tutti  i giovani licealiInfine l’ avvocato ha concluso dicendo: “La conoscenza umana non dovrebbe mai conoscere queste cose terribili”.

         Cristina Ciacchella,  Fabrizia Ronsisvalle

 

 

Al Presidente del Consiglio Circoscrizionale Isola di Augusta

LETTERA APERTA DEL Consigliere Circoscrizione Isola, LUIGI SOLARINO

disabili_puzzle_410x307.jpgEgregio Signor Presidente, per quanto riguarda il punto 1) all’OdG del 12.05.09 “incontro e discussione con i disabili allo scopo di rilevare carenze strutturali nell’Isola”, mi corre l’obbligo di rappresentarLe che: nella nostra circoscrizione le carenze strutturali di impedimento alla deambulazione dei cittadini diversamente abili, esistono e sono gravi. Ne è l’esempio il fatto che mancano a volte gli accessi ai marciapiedi, mentre quelli esistenti sono stati realizzati in maniera non ergonomica, in quanto le rampe di accesso sono spesso non a raso terra ma rappresentano un vero e proprio gradino, con tutti i pericoli ad esso connessi. Insomma non sono stati realizzati a regola d’arte e/o non sono stati controllati in fase esecutiva, per cui occorrerebbe pensare ad un loro rifacimento.

Per il punto 2) all’O.d.G. “Manto stradale: raccolta segnalazioni su tutta l’Isola”, nel tratto di via Garibaldi compreso fra via Megara e via Epicarmo sono presenti diverse buche nel manto stradale.

Sarebbe finalmente tempo che l’amministrazione comunale facesse quei passi necessari con gli organi preposti per pavimentare e rendere fruibile quel tratto di strada di via Marina di Ponente che prosegue oltre il plesso dei Licei di Augusta fino a via Francesco Vita, magari informandone i cittadini.

Sempre per lo stesso progetto stradale, sarebbe necessaria la realizzazione di una gradinata che colleghi il lato nord del nuovo mercato di via Marina di Ponente con via X ottobre, non reputandosi sufficiente quella esistente. Inoltre sarebbe necessario rendere urbanisticamente accettabile, magari con opportuna intonacatura, quella specie di indecente colonnato che insiste tutt’attorno al detto mercato, sorgente di polvere e che mal si confà ad un ambiente dove vengono esposte e vendute derrate alimentari.

Infine per un migliore utilizzo della sede stradale e per una maggiore igiene ambientale, lungo via Marina di Ponente, nel tratto che va dalla Capitaneria di Porto alla nuova darsena, sarebbe necessario eliminare tutte le erbacce che, rigogliose, la costeggiano.

Augusta, 12 maggio 2009

 

Luigi Solarino    Consigliere Circoscrizione Isola

 

 

Dedicato alle mamme

mamme.jpgO  CHATO    

 

E’ la dolce carezza della schiuma del mare

che viene a morire sul tuo corpo inumidito dalla sabbia;

 

E’ il refolo del vento di una sera d’estate

che sfiora i capelli induriti dal sale

e asciuga le lacrime di rugiada

dal tuo viso arrossato dal sole;

 

E’ il dolce ricordo di una ninna nanna

che mi sussurrava mia madre mentre mi stringeva al petto

nei momenti in cui le paure del buio hanno la meglio sul sonno

che tarda a divenire

      e in essa si chetavano gli incubi e le angoscie

compagne della notte in una stanza desolatamente vuota;

 

E’ un istante intenso, una emozione, un brivido che scorre sulla pelle,

un ricordo che porterai sempre dentro e che il tempo non scalfirà.

Il più delle volte cercherai di ignorare cosa esso sia

ti illuderai di non saperlo

     ma ti accompagnerà sempre come un ombra.

 

Accompagna la notte che gli impedisce di nascere.

 

       Emidio Giardina

Liceali “a lezione” con il presidente del Consiglio Provinciale

Foto0066.jpg4maggio – Alunni   del liceo scientifico e classico di Augusta  partecipanti al progetto scolastico PONCostruiamo la città di tutti”, modulo curato dall’esperta prof. Angela Rabbito in accordo con il tutor prof. Giorgio Càsole, si sono recati a Siracusa per  conoscere il funzionamento  delll’amministrazione della Provincia. Nella sala Costanzo Bruno in Via Malta, il  funzionario della pubblica istruzione, Giovanni  ha informato in linea generale sull ruolo dei diversi uffici e intrattenuto sui campi istituzionali dell’amministrazione provinciale. La provincia di Siracusa generalmente si occupa di:

·         viabilità,

·         ambiente,

·         programmazione territoriale,

·         gestione dei rifiuti e delle risorse idriche,

·         tutela del territorio,

·         protezione civile,

·         edilizia scolastica,

·         formazione professionale.

La Provincia, inoltre, , ha la responsabilità primaria di costruire,di affittare e mantenere in ottimo stato plessi per le scuole superiori, mentre per quanto riguarda le scuole elementari e medie la responsabilità va al comune. Toccati dalla situazione attuale dell’istituto che frequentano, i ragazzi hanno posto alcune domande riguardo all’attuale plesso, il cui affitto fa spendere alla Provincia ben 3oo mila euro l’anno, soldi pubblici. Vallone ha fatto notare che è interesse della Provincia far costruire edifici nuovi per averne la proprietà. Se invece di spendere 300 euro l’anno per l’affitto, la Provincia si fosse assunta l’onere di un mutuo, a quest’ora, dopo oltre cinque anni d’affitto,  il mutuo sarebbe stato estinto e l’edificio sarebbe rimasto di proprietà pubblica.

Successivamente, gli alunni e i docenti si sono recati a Ortigia per visitare il palazzo di rappresentanza della stessa Provincia,  intrattrattenuti dal Presidente del consiglio provinciale, Michele Mangiafico. Hanno visitato l’aula consiliare, dove si svolgono i Consigli provinciali e la sala degli Stemmi, conosciuta anche come la sala stampa dell’Ente, il luogo deputato a ospitare gli incontri tra gli amministratori dell’Ente e i giornalisti. Il presidente Mangiafico ha spiegato ai ragazzi i meccanismi della pubblica amministrazione d illustrato quali sono le competenze dell’Ente, il ruolo del Consiglio provinciale e della Giunta. Alla fine del dialogo ci hanno consegnato delle medaglie come ricordo rappresentativo della provincia regionale di Siracusa che lo stesso presidente ha distribuito.

            Santina Riera

LA MIA BAMBINA E’ INCINTA

Riflessioni sulle gravidanze precoci

Mentre fino a qualche tempo fa le preoccupazioni più grandi delle ragazzine di tredici/quattordici anni erano rappresentate dal primo impatto con il liceo, dal crearsi una gruppo di amiche con il quale uscire, dal trovare un paio di jeans adatti al proprio corpo, ora il problema che devono affrontare è un altro: come faccio a dire a mamma e papà che sono incinta?
Sono ormai numerosissimi i casi di gravidanze precoci tra i giovanissimi, e mentre prima si parlava di ragazze-madri di sedici anni, e ci si stupiva per la loro età, ora si parla di ragazzine di tredici o addirittura dodici anni che, appena entrate nell’adolescenza, si ritrovano incinte.
bambine incinte.jpgQuesto fenomeno è esploso in particolar modo nel Regno Unito, dove il ministero dell’educazione ha intenzione di inserire l’educazione sessuale nei curricoli scolastici sin dalla scuola primaria.
E’ sicuramente la scarsa conoscenza della sessualità che porta le ragazze a trovarsi in queste situazioni.
Infatti, al giorno d’oggi, nonostante tutte le campagne sul sesso protetto che sono state fatte, nonostante i numerosi canali di aiuto che sono stati aperti, come i consultori, ma anche i forum di informazione su Internet, e nonostante le numerose pubblicità mandate in onda dai canali televisivi più visti dai ragazzi, come Mtv e All Music, molti ragazzi considerano l’argomento del sesso un tabù, che li porta ad averne scarsa conoscenza e a rimanere ‘fregati’ (come si usa dire in gergo giovanile).

Ciò dipende dall’educazione ricevuta dalle famiglie, che spesso preferiscono evitare l’argomento. In particolare, questo si verifica nei piccoli paesi, dove la gente, a causa dell’ovvia chiusura mentale, preferisce evitare l’argomento, pensando in questo modo di aggirare l’ostacolo. E proprio a causa di questa indifferenza forzata ragazzi e ragazze inesperti rovinano involontariamente la propria vita. E’, infatti, inaccettabile l’idea di avere un’altra vita dentro di sé prima ancora di aver vissuto la propria, di veder ‘degenerare’ il proprio corpo mentre aveva ancora iniziato a cambiare, di seguire una via obbligata nella propria vita prima ancora di aver trovato sé stessi.
E questi sono solo alcuni dei danni psicologici che subiscono le ragazze incinte in età precoce. Per i ragazzi il problema è notevolmente ridotto, anche perché non sono loro quelli ‘incinti’.
Per questo si pensa di distribuire gratuitamente i profilattici ai ragazzi e ragazze in età fertile, cosicché possano proteggersi da situazioni più grandi di loro, vista la loro giovane età.
Tutta questa situazione non preclude comunque il fatto che la gravidanza precoce sia un fenomeno dei tempi moderni, infatti fino a qualche decennio fa (nel secolo scorso) le gravidanze indesiderate erano coperte con matrimoni ‘riparatori’, per non disonorare la famiglia.
D’altra parte molti ragazzi, nonostante siano informati riguardo l’uso di precauzioni, preferiscono non usarle, convinti che ‘non può succedere a loro ’. Un sondaggio voluto e pubblicato da un giornale per adolescenti rivela, infatti, che almeno il 30% si affida al caso, e circa il 23% delle ragazze lascia decidere al proprio ragazzo se prendere precauzioni.
In questo caso non è più colpa delle famiglie, ma della scarsa presa di posizione delle ragazze, che affrontano quest’argomento con troppa superficialità, ignorando e infangando il profondo significato che un tempo era attribuito a quello che veniva considerato la massima espressione d’amore.

 

                      Dorotea Roggio

 

 

Santuario Adonai: mancato collaudo

Alla data attuale il santuario non è stato riconsegnato perché il Rettore, don Palmiro Prisutto, in data 6 marzo 2009 ha lamentato l’incompleta ristrutturazione  dell’ immobile, richiedendo un’ispezione  alla Sovrintendenza di Siracusa  al fine di valutare sia la liceità sia la validità dei lavori eseguiti.

I lavori sono stati ultimati da circa un anno ma a oggi non è stata nominata alcuna commissione per il collaudo, benché questa secondo il disposto dell’art. 192 del DPR554/1999 avrebbe dovuto emettere il certificato di avvenuto collaudo entro il 2 novembre 2008.

3494531170_1f14a8c23a_m.jpg          C’ERA UNA VOLTA …. L’ANTICO SANTUARIO DELL’ADONAI.

Questo è quanto si potrà dire a chi verrà prossimamente a visitare il Santuario della Madonna di Adonai a Brucoli, in provincia di Siracusa, quando … e se …. ci sarà riconsegnato.

Il santuario esistente da quasi cinquecento anni e l’annesso cenobio che hanno superato ben tre terremoti, non sono riusciti a resistere alla mano dell’uomo che ne ha tentato il “restauro” in seguito all’ultimo sisma (13-12-1990).

Si sperava – 19 anni dopo il terremoto – che dopo aver speso quasi due miliardi e trecento milioni delle vecchie lire e più di due anni di lavori (tanti ufficialmente sono durati – il doppio del previsto -) si potesse tornare ad usufruire di un luogo di culto assai suggestivo.

Invece per ragioni inspiegabili, probabilmente legati alla paura  di non aver saputo fare il lavoro a regola d’arte il santuario dal mese di giugno 2008 è rimasto chiuso. E questo benché fosse stato dato l’annuncio prima ufficioso e poi ufficiale della sua riconsegna.

 

Chi conosceva il santuario e l’antico cenobio annesso, guardandolo oggi potrebbe solo esclamare:

“Ma dov’è finito l’antico santuario? Sembra un modernissimo bed&breakfast!”, ma che ha bisogno di essere già …. restaurato!

 A chi è stato detto che quello era un antico santuario questi potrebbe replicare: “Ma cosa c’è di antico?”.

Questi sono stati i frutti di un restauro progettato a tavolino lontano dal sito, e affidato con metodi che sanno di clientelismo politico a tecnici di altre province che non conoscevano neanche l’esistenza del monumento.

Dai primi approcci con i tecnici incaricati dalla Regione Sicilia ho capito subito che il restauro sarebbe stato problematico. E così è stato.

Ma la cosa più grave è che pur avendo sollecitamente – due mesi dopo l’inizio dei lavori – scritto alla Regione siciliana, nella persona del presidente Cuffaro (che in fatto di santuari mariani se ne intende) questa, per la trafila burocratica ha inviato una prima ispezione solo tre mesi più tardi, quando già alcuni danni erano già stati irrimediabilmente arrecati. Per di più lo stesso funzionario della Sovrintendenza di Siracusa – che non l’aveva mai visto – non sapeva neanche dove si trovasse il santuario.

Invece non è stato assolutamente interpellato nella fase di stesura del progetto chi del santuario conosceva perfino i segreti.

Pur non essendo un tecnico sin dai primissimi giorni visionando i lavori in corso ho fatto una serie di osservazioni che come si suol dire hanno rotto le uova nel paniere. “Lei faccia il prete!” oppure “Il progetto è stato approvato così e non possiamo modificarlo”. Questo è quanto dichiarava l’architetta, in risposta alle mie contestazioni. (L’ingegnere del restauro era solo un’ombra evanescente, non l’ho visto quasi mai nei due anni dei lavori) ho trovato invece il suo “mega curriculum” delle sue “mega opere” su internet.

A me il progetto non era stato fatto neanche vedere (e forse neanche alla Curia di Siracusa) ma sono stato l’unica persona di tutti gli Enti interessati  a seguire i lavori giorno per giorno.

Questa presenza è stata mal sopportata per tutto il tempo dei lavori, non tanto per gli obblighi della sicurezza in cantiere quanto piuttosto per le continue osservazioni sui lavori e sul modo di procedere.

Devo dire: “Meno male che ci sono andato” altrimenti sarebbero state apportate modifiche del tutto arbitrarie e perfino devastanti… anche se tutto era “in regola” col progetto approvato. È stato evidente che chi ha approvato il progetto (Sovrintendenza compresa) sconoscevano il sito.

Tra l’altro (per fortuna l’ho saputo in tempo) il progetto prevedeva perfino il rimaneggiamento del grande refettorio per realizzare il bagno per i portatori di handicap. Chissà perché il progetto non ha previsto anche l’abbattimento delle barriere architettoniche! Di fatto in nessuna delle antiche celle l’handicappato può accedervi in carrozzina né può raggiungere la chiesa. “Caso mai si farà aiutare” ha replicato la sapiente architetta della direzione lavori.

Anche gli stessi servizi igienici sono stati ridotti di quasi due terzi, come se i bisogni fisiologici fossero un  “optional”.

Mi chiedo: “Come mai quella stessa Sovrintendenza che talvolta sembra essere un guardiano severissimo e irremovibile ha lasciato annientare  l’affascinante bellezza di un antico Santuario?”.

È sparita la stalla del cortile; ad un’altra stalla non è stato rifatto il tetto che pur esisteva; l’antico palmento che poteva essere rialzato è stato solo “rincocciato” nelle parti rimaste.

Modifiche assolutamente arbitrarie sono state la chiusura del finestrone del lato ovest del corridoio del convento; la cancellazione di tutte le nicchie e armadi a muro dove i frati riponevano i loro libri e indumenti e l’alterazione del terrazzino dove sono spariti l’antico portale, il concio con la scritta CLAUSURA ed il muretto tipo “bizzolo” sostituito da una anonima ringhiera in ferro.

Che dire poi della devastazione dell’area verde orgoglio e fascino del santuario per diversi secoli?

I progettisti hanno fatto i loro rilievi e le loro misure: purtroppo un cipresso secolare e due carrubi erano ubicati proprio nel luogo dove era stato previsto la scavo di due pozzetti. Non si è neanche pensato di delocalizzare i due pozzetti: sono saltati i due carrubi e sono state parzialmente tranciate le radici del cipresso che si già è notevolmente inclinato. La natura aveva impiegato secoli per farli crescere: è bastata “l’intelligenza dell’uomo” per distruggerli in pochi minuti. Una quindicina gli alberi sacrificati durante i lavori.

Durante i lavori per la messa in sicurezza per tutto il perimetro del tetto erano state collocate anche delle grondaie in rame: non ci sono più perché giudicate “antiestetiche”. Fatto sta’ che “sparirono immediatamente” dopo essere state appena rimosse. C’erano, ma non ci sono più.

Oggi basta vedere gli effetti della loro mancanza alla base dei muri, dove in alcuni punti non è stato ripristinato neanche il marciapiede.

Che dire dei 20 distici sulle architravi delle porte interne del cenobio? Erano state cancellate (senza neanche fotografarle). Per la sapiente architetta quelle frasi non andavano ripristinate perché – suo dire –  “non avevano senso”. Povero sant’Agostino, povero Dante, povera Sacra Scrittura, povera saggezza popolare: non vi apprezza più nessuno(?). Invece, il nuovo intonaco  – già diventato nero di muffa – ha scritto un’altra storia: il vero male non fu il terremoto, ma il restauro.

Oggi, l’antico eremo ha perfino i riscaldamenti centralizzati, ma non c’è la caldaia; ci sono i nuovi infissi ma tre finestre nuove non si aprono; le nuove porte d’ingresso sforzano i cardini; una doccia è assolutamente priva della porta; il locale cucina e il locale lavanderia sono senza lavello; bagni e docce sono diventati promiscui (oltre ad essere insufficienti); almeno due terzi degli antichi pavimenti si potevano recuperare, le vecchie tegole non sono andate in discarica come macerie: appunto perché vecchie avevano il loro valore: hanno fatto la stessa fine delle grondaie in rame; gli elementi del consolidamento antisismico sono certamente antiestetici ….. l’impianto elettrico sarà da razionalizzare …. il resto lo vedremo alla riapertura perché le chiavi non ci sono state ancora consegnate.

Però sarà scritto dal Dipartimento della Protezione Civile (ente gestore dei fondi) che i lavori sono stati fatti a “regola d’arte”.

Avevo chiesto di predisporre l’impianto per l’elettrificazione della campana e di collocare un sistema di video sorveglianza: mi fu risposto che sarebbe stata una modifica non prevista dal progetto. Per sicurezza evidentemente si considera solo un’altra cosa.

Mi chiederete: “Ma dopo aver speso due miliardi e trecento milioni delle vecchie lire cosa è rimasto di bello nel santuario?”.

Solo il restauro delle parti in pietra. Solo su questo aspetto ho fatto i complimenti.

Per tutto il resto non occorreva né una laurea in ingegneria nè in architettura e neanche una ditta proveniente da tutt’altra parte della Sicilia. Degli installatori di impianti elettrici e dei muratori locali avrebbero potuto fare le stesse cose. Con dei progettisti locali avremmo potuto anche parlare.  Ma forse la logica che vige a Palermo ha un’altra “visione” delle cose. Probabilmente il restauro dell’antico santuario era solo uno dei tanti fascicoli della Protezione civile e per altri solo un “affare”.

 

Brucoli, 17 febbraio 2009

                                           Sac. Prisutto Palmiro

 

Ho fatto l’ Addolorata

DSCN2834.JPGGiorno 10 aprile intorno alle 6 del pomeriggio un elevato numero di persone si è recato nel piazzale della chiesa delle Grazie per assistere alla tradizionale “Scisa a cruci” del Cristo morto; che ogni anno viene portato in processione per le vie di Augusta posto su un letto di camelie rose e portato su una bara da 4 uomini tradizionalmente chiama Babbalucchi. In processione, hanno preso parte tante persone, nonostante le condizioni di tempo poco favorevoli. Io ho partecipato in prima persona a questa rappresentazione sacra stando davanti la bara del Cristo morto con il classico vestito nero, con sopra il manto e la corona di spine. Questa esperienza, che ho fatto per la seconda volta, è stata davvero significativa e toccante, non solo per il fatto che il venerdì santo è un giorno di dolore, ma anche e soprattutto per il fatto che di generazione in generazione nella mia famiglia è stata tramandata questa tradizione (cioè i figli maschi portare il simulacro di Gesù in processione, e le figlie femmine interpretare l’Addolorata). L’emozione è stata causata anche dal fatto che mio padre era a mio fianco, poiché era uno dei 4 portatori. Quel giorno ero molto in ansia perché nonostante l’avessi già fatto, avevo paura di non esserne all’altezza e fare qualche brutta figura; in più ero anche un po’ triste poiché mi ha fatto ricordare tanto la scomparsa di mio nonno che era uno dei capisaldi della confraternita. Solitamente le ragazzine che fanno l’Addolorata non hanno più di 12-13 anni, quindi per me è stata una scelta molto importante essendo quasi diciottenne, è stata un’esperienza molto sentita e penso che se non si ha fede e non si ha qualcosa in cui credere questa esperienza non debba essere fatta solo per mettersi in mostra e farsi vedere da centinaia di persone. È meglio mettersi da parte e fare spazio a chi ci crede veramente sia per grazia che per devozione. 

         Barbara Bassetta