ODE PER J.F.KENNEDY – di G. Càsole

omicidio-kennedySabato 22 novembre scorso ricorreva il 51° anniversario della morte di J.F.Kennedy, definito il “Presidente  della Nuova Frontiera”, ucciso a Dallas, Texas, appunto il 22 novembre 1963. Secondo un film sull’assassinio, il sospetto che l’omicidio fosse stato deciso addirittura da un gruppo governativo. Nella silloge del prof. Giorgio Càsole, dal titolo “Peregrinazioni poetiche”, di prossima pubblicazione,  una ode che pubblichiamo sotto, scritta 11 anni fa, in memoria dello storico e drammatico evento che, all’epoca dei fatti, commosse e sconvolse il mondo intero.

   G.T.

 ODE PER JFK – di Giorgio Càsole

 Quarant’anni fa a Dallas morì

il gran capitano di ogni dì

non impavido sul campo di guerra

né con lo sguardo diretto al timone

ma pronto a battersi contro un leone

o altre simili bestie infernali

come quando nelle acque fatali

inseguiva il nostro rombante e vinse

dopo ìmpari lotta, giovane e bello.

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Una storia vera, tra sogno e realtà, l’ incontro in fondo al mare con la cernia

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I fatti provocano un’ emozione superiore quando vengono vissuti direttamente; diversamente, si sa, le storie raccontate come questa che andrò a descrivere, per quanto dettagliatamente, non potranno mai raggiungere lo stesso livello emozionale. L’emozione provocata da un avvenimento eccezionale e inaspettato ti entra dentro, totalmente, al punto di lasciarti qualche volta addirittura privo di sensi,  per installarsi definitivamente in una partizione della tua memoria, tanto che neppure il tempo riuscirà più a rimuovere.

Tutto ha inizio un pomeriggio di piena estate, quando dal mio scoglio preferito fisso il mare che presenta quel giorno un’insolita quanto rara cristallina trasparenza, mentre una leggera brezza movimenta simultaneamente la superfice dell’acqua,  facendo intravedere il fondale, riflettente luci, colori e figure di tonalità blu e verdi che, dopo essersi sovrapposte, d’un tratto sembrano  apparire  più chiare per poi scomparire del tutto al sopraggiungere di una nuova, ancor più intensa brezzolina. Il sole, dal canto suo, va a morire sull’acqua riflettendo in lontananza tante gocce d’oro, sotto un cielo terso e privo di nuvole. Ed è con queste condizioni di spirito che mi appresto a prendere le pinne e la maschera per provare il mio nuovo fucile ad aria compressa che, a sentire il  negoziante che me lo aveva venduto, è di buona manifattura. Nella fretta di usarlo indosso le pinne, le solite pinne strette che avrei dovuto cambiare prima e che nel frattempo maledico per l’ennesima volta, esattamente nel momento in cui, sedendomi in bilico nello scoglio irto e appuntito, debbo spingerle con forza per farle entrare. Un giorno di questi le dovrò cambiare, continuo a ripetermi! Un salto ed entro in acqua, metto la maschera dopo averci sputato dentro, ci passo il dito, la sciacquo con l’acqua salata per evitare l’appannamento delle lenti, mi aggiusto il boccaglio con cura, posizionandolo a dovere per evitare il fastidio ai capelli e  inizio a dare un’occhiata al fondo dove un attimo prima avevo buttato il fucile nuovo. Lo vedo, è giù a un paio di metri! Ancora una giravolta, scendo, lo afferro, appoggio il calcio sulla pinna, metto l’arpione e lo carico. Finalmente pronto, inizio l’esplorazione!

E’ già trascorsa una buona ora e incomincio ad avvertire i primi sintomi di freddo, quasi a volermi indicare che forse è  arrivato il momento di uscire dall’acqua, ma l’insolito spettacolo offerto quel giorno dal fondale, nitido e limpido come mai, mi distrae troppo facendomi  sentire quasi una sirena, distogliendomi dall’idea di tornare a riva, malgrado le pinne continuassero a serrarmi maledettamente i piedi. Ad un tratto, mentre penso seriamente che questa volta devo impormi il cambio delle pinne, mi pare di intravedere una sagoma oscura a sette-otto metri di profondità, tra gli scogli e la poseidonia. Cerco di mettere a fuoco meglio la vista, non mi sbaglio, si tratta di un pesce grosso dal peso di circa 10 chili, attorniato da una miriade di altri piccoli pesciolini che gli gironzolano  attorno. Al momento penso di allontanarmi un po’ per non spaventarlo e farlo scappare, magari cercando di sorprenderlo alle spalle, ci provo ….quando, d’un tratto, mi vedo puntato dalla bestiola che, uscendo allo scoperto oltre gli scogli, va pinneggiando dritta e decisa verso di me con tutto il suo seguito, col nugolo dei pesciolini che continuano a nuotargli accanto, fermandosi  immobile a due metri di distanza. Batte le pinne laterali con calma e mi guarda con i suoi occhioni grandi, enormi, bellissimi, sembra quasi che voglia parlare con me, comunicarmi chissà quale segreto. Mi fissa calma e tranquilla la mia cernia ed io avrei voluto in quel momento accarezzarla, ma preferisco non muovermi per non spaventarla. Dopo un pò, mi ricordo di avere imbracciato il fucile nuovo, che devo provarlo, lo punto alla testa del pesce, pronto a spedire col semplice movimento del dito l’arpione in mezzo a quei due enormi e bellissimi occhioni. La mia cernia continua nel frattempo a fissarmi;  bella, coloratissima, davanti a me continua a boccheggiare, ignara di quello che sarebbe potuto succederle da lì a poco, mentre i pesciolini gli strusciano la pinna posteriore nel tentativo di avvisarla del pericolo dello stare  dinanzi a un cacciatore, a un assassino. Non so quanto tempo sia passato, so soltanto che da lì a poco siamo diventati amici, siamo entrati in comunicazione, dopodiché la vedo andare via, scomparire lentamente e dignitosamente verso quell’immenso blu.

Il freddo intanto era svanito mentre lentamente risalgo per andare non lontano verso lo scoglio, a deporre il fucile nuovo.   

  Emidio  Giardina

11 settembre 2001-2011: nel decennale si ricorda

 

poesia,11 settembre 2011,augusta

Il nostro prof Càsole, in occasione di quel terribile evento, dedicò una poesia che volle inviare in segno di solidarietà al sindaco di New York, Mr. Michael R. Bloomberg (nella foto), eletto  nel 2001 come successore di Rudolph Giuliani  grazie ad una imponente campagna elettorale.

Il Mayor rimase toccato dalla poesia e volle personalmente ringraziare il nostro prof..

Pubblichiamo di seguito, in occasione della decennale ricorrenza dell’attacco alle torri gemelle, la lettera del sindaco di New York e la poesia del prof. Giorgio Càsole.

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11 SETTEMBRE 2001

COMPIANTO PER I MORTI DI NEW YORK

 Si fermò di botto il tempo quel giorno

quando volò bassa una nube oscura

quando al rombo nero seguì la paura

quando il cielo si coperse di odio

e Manhattan fu come Hiroshima:

da quel giorno non fu mai come prima.

Si fermarono tutti gli orologi

alle nove e dieci di quel mattino

dell’undici settembre duemilauno

e si fermò lo sguardo di ciascuno

nel seguire l’impresa inaudita

e scoppiarono gli occhi della gente

quando la morte scoppiò tra le dita

 a quelli ormai senza più la mente. 

                                  

                          

Si fermarono tutti gli orologi

e un bambino lanciò alto un grido

acuto come freccia sibilante                                  

poi muto s’arrestò di fronte al nido 

e quindi volò giù come un aliante  

come un aliante senza l’alettone 

che il suo volo finisce in unburrone.

E come lui anche madri e papà

da quel titanic di ferro e cemento

per sfuggire all’inutile tormento

delle fiamme assassine in libertà.

Si fermarono tutti gli orologi

e le torri, titanici uncini

per graffiare le olimpiche vette

nuove babeli d’acciaio corrette

per sfidare gli altissimi confini,

le torri, cuore possente d’America,

le torri, ricche di pieni destini,

fatali sirene di pietra, tragica

vissero una sorte giammai prevista:

colpite afflosciate implose annientate

con quelle genti nel fango mischiate:

rapida agonia che più rattrista.

Si fermarono tutti gli orologi

in quell’istante di rabbia e dolore

tutti gli orologi di tutto il mondo

inorriditi per il gesto immondo

o infiammati d’odio e di rancore.

Un’altra nube densa si levò

di carne e di fango, di sangue e di pianto,

sull’isola tutta luttuosa manto

lento un lamento lieve s’innalzò.

Tacquero gli urli dell’ambulanza

tacquero le grida dei poliziotti

tacquero i balli in lontananza

e tacque il fremito dei giovanotti.

 Si fermarono tutti gli orologi

nel cratere immane, a ground zero:

solo del silenzio s’ode ora il canto

dei morti si sente ancora il respiro.

Il vento spazzò via le illusioni

fervono però ora quelle azioni

perché non rimanga solo un compianto.

Si fermarono tutti gli orologi

alle nove e dieci di quel mattino

dell’undici settembre duemilauno

e si posò lo sguardo di ciascuno.

                              

GIUSEPPE BLANDINO, INSEGNANTE D’INGLESE, HA PRESENTATO LA SUA SILLOGE POETICA IN LINGUA ITALIANA

Grande successo della serata al cineteatro Santa Caterina

 

Poesia a Rosolini.JPG

 

 

 “Lembi d’amore” è la prima raccolta di liriche di Giuseppe Blandino, presentata sabato 15 gennaio al Cineteatro Santa Caterina. Docente di lingua inglese nell’Istituto Iptc “Principe di Napoli” a Rosolini, Giuseppe Blandino ha dato prova di una forte sensibilità poetica che affonda le radici in un passato lontano, ma che da qualche anno ha trovato espressione in versi che hanno da ùubito ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali. Il successo seguito alla presentazione della sua raccolta di poesie è stata una nuova conferma del suo talento. Una sala gremita di gente che ha reso onore a un uomo stimato da tanti e che ha voluto assistere alla rivelazione del Blandino poeta.  All’incontro sono intervenute le autorità, il sindaco Nino Savarino, gli scrittori Corrado Calvo e Sebastiano Burgaretta, la giornalista Santina Giannone, l’attore Vittorio Rubino e l’editore Armando Siciliano, unanimi nel giudicare la poesia di Blandino come la poesia che narra le vicende esistenziali, che indaga i sentimenti dell’uomo alla ricerca della sua identità.  Il prof. Calvo ha definito Blandino, non un parfait magicien, bensì “un sobrio austero detentore di una verità capace di situarsi nella storia, fornendoci allo stesso tempo una chiave per interpretarla”. Sebastiano Burgaretta, autore della prefazione di “Lembi d’Amore”, ha poi ribadito l’importanza della poesia nella società moderna. “La poesia ci dà la possibilità di uscire da noi per poter incontrare l’altro in maniera costruttiva. Essenziale alla poesia è il momento dell’ascolto e quello del silenzio, che conducono alla solitudine creativa”. Blandino” –secondo Burgaretta- ha seguito questo percorso e nei suoi versi è registrata la presenza dell’uomo che, sottoponendosi a riflessioni, ricerca il senso della vita e ascolta una voce interiore. La giornalista Santina Giannone ha, infatti, volutamente insistito sulla definizione di poeta e poesia, per conferire a Blandino lo statuto di “poeta” di cui lui, uomo dall’indole umile, non si appropria, ma –dato il valore artistico dei suoi versi- risulta quanto mai giusto conferire. Grazie ad artisti rosolinesi come Blandino e la poetessa Ignazia Iemmolo Portelli, la provincia siracusana vive un momento culturalmente alto.

 L’editore Armando Siciliano si è detto lieto di contribuire a tale “risveglio culturale” pubblicando raccolte che, tra costume e tradizione, ridanno lustro alla Sicilia, storicamente nota per il suo genio artistico.

L’interpretazione magistrale delle poesie da parte di Vittorio Rubino ha emozionato il pubblico; una voce profonda e suadente che ha suscitato grande emozione tra gli astanti, intenti a riflettere sulle dicotomie di cui Blandino parla e che caratterizzano la vita di ogni uomo: vita-morte, passato-futuro, amore-odio.

Con una riflessione sull’importanza della poesia per costruire un futuro migliore, e come un attore tra gli applausi alla fine della recitazione, Blandino si è congedato dal pubblico entusiasta che attende con gioia una nuova prova del poeta.

 

     Alessandra Brafa

11 SETTEMBRE 2001

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11 SETTEMBRE 2001

Compianto per i morti di  New York

di Giorgio Càsole  

 

Si fermò di botto il tempo quel giorno

quando volò bassa una nube oscura

quando al rombo nero seguì la paura

quando il cielo si coperse di odio

 e Manhattan fu come Hiroshima:

da quel giorno non fu mai come prima.

Si fermarono tutti gli orologi

alle nove e dieci di quel mattino

dell’undici settembre duemilauno

e si fermò lo sguardo di ciascuno

nel seguire l’impresa inaudita

e scoppiarono gli occhi della gente

quando la morte scoppiò tra le dita

a quelli ormai senza più la mente.

11settembre.jpg

Si fermarono tutti gli orologi

e un bambino lanciò alto un grido

acuto come freccia sibilante

poi muto s’arrestò di fronte al nido

e quindi volò giù come un aliante

come un aliante senza l’alettone

che il suo volo finisce in un burrone.

E come lui anche madri e papà

da quel titanic di ferro e cemento

per sfuggire  all’inutile tormento

delle fiamme assassine in libertà.

Si fermarono tutti gli orologi

e le torri, titanici uncini

per graffiare le olimpiche vette

nuove babeli d’acciaio corrette

per sfidare gli altissimi confini,

le torri, cuore possente d’America

le torri, ricche di pieni destini,

fatali sirene di pietra, tragica

vissero una sorte giammai prevista:

colpite afflosciate implose annientate

con quelle genti nel fango mischiate:

rapida agonia che più rattrista.

Si fermarono tutti gli orologi

in quell’istante di rabbia e dolore

tutti gli orologi di tutto il mondo

inorriditi per il gesto immondo

o infiammati d’odio e di rancore.

Un’altra nube densa si levò

di carne e di fango, di sangue e di pianto,

sull’isola tutta luttuoso manto,

lento un lamento lieve s’innalzò.

Tacquero gli urli dell’ambulanza

tacquero le grida dei poliziotti

tacquero i balli in lontananza

e tacque il fremito dei giovanotti.

Si fermarono tutti gli orologi

nel cratere immane, a ground zero:

solo del silenzio s’ode ora il canto

dei morti si sente ancora il respiro.

Il vento spazzò via le illusioni

fervono però ora quelle azioni

perché non rimanga solo un compianto.

Si fermarono tutti gli orologi

alle nove e dieci di quel mattino

dell’undici settembre duemilauno

e si posò lo sguardo di ciascuno.

 

Dedicato alle mamme

mamme.jpgO  CHATO    

 

E’ la dolce carezza della schiuma del mare

che viene a morire sul tuo corpo inumidito dalla sabbia;

 

E’ il refolo del vento di una sera d’estate

che sfiora i capelli induriti dal sale

e asciuga le lacrime di rugiada

dal tuo viso arrossato dal sole;

 

E’ il dolce ricordo di una ninna nanna

che mi sussurrava mia madre mentre mi stringeva al petto

nei momenti in cui le paure del buio hanno la meglio sul sonno

che tarda a divenire

      e in essa si chetavano gli incubi e le angoscie

compagne della notte in una stanza desolatamente vuota;

 

E’ un istante intenso, una emozione, un brivido che scorre sulla pelle,

un ricordo che porterai sempre dentro e che il tempo non scalfirà.

Il più delle volte cercherai di ignorare cosa esso sia

ti illuderai di non saperlo

     ma ti accompagnerà sempre come un ombra.

 

Accompagna la notte che gli impedisce di nascere.

 

       Emidio Giardina

Tra poesia, musica e astronomia

IMG_0021.jpg         Nel corso di uno spettacolo musicale organizzato dall’Associazione Culturale “Corale Euterpe” , il 24 aprile al palazzo San Biagio è stata effettuata la premiazione del concorso poetico-musicale “l’Universo in un Verso”, inserito nel progetto “Il Cielo in una Stanza” in occasione dell’anno internazionale dell’astronomia.

Serata varia e frizzante che ha visto l’esibizione di giovani talenti di Augusta: Chiara Madonia (cantante), Miriam Carani (pianista), Serena Mendola (cantante), Gianmarco Castro (pianista) e la corale dei piccoli cantori “Fabio Blandino”. Sempre molto vicino agli studenti, il Professor Giorgio Càsole ha dedicato loro la lettura della lirica “Alla Luna” di Giacomo Leopardi.

Il concorso prevedeva una poesia avente per tema l’astronomia accompagnata da un sottofondo musicale, composti da studenti delle scuole superiori di Augusta.

Sono stati premiati: Francesco Giordano (Liceo Scientifico Tecnologico) che si è classificato al primo posto ed ha ricevuto in premio un telescopio rifrattore donato dal Capogruppo al Consiglio Provinciale Nicky Paci, il gruppo “Ibla Sky” (ITIS, sezione di Sortino) che come secondo classificato ha avuto un catalogo astronomico offerto dalla libreria Mondadori di Augusta e Francesca Flavia Ramaci (ITC “Arangio-Ruiz”) che ha conseguito il terzo posto a cui è andata una targa ricordo donata dall’associazione organizzatrice.

Una menzione di merito è andata al gruppo “Stellae Veneris” (Liceo Classico “Mègara” e Liceo Scientifico Tecnologico) .

“Manifestazioni che coinvolgono i giovani sollecitandoli a scoprire vari aspetti della cultura” – ha detto Paci nel suo intervento – “ dovrebbero essere sempre più numerose nella nostra città e da questi ragazzi poesia, musica e astronomia sono state coniugate con notevole bravura”.

Daniela Averna