FANTASTICA SERATA TEATRALE ORGANIZZATA DA UNITRE – AUGUSTA

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IMG_0492.JPGAUGUSTA – Se andare a teatro amatoriale può rappresentare, tutto sommato, un momento di allegria o relax, assistere ad una commedia dialettale e rivisitata, come quella andata in scena il 28 maggio scorso al “circolo ricreativo dei dipendenti civili della difesa” potrebbe, a dir poco, stupirvi. Infatti, l’inaspettata bravura dei “nuovi attori unitrini” non solo ha colto di sorpresa il folto pubblico in sala, oltre 230 spettatori, ma ha anche dimostrato come l’impegno e la passione a volte può superare se stessi. Infatti, è successo che 23 anonimi personaggi, nel portare in scena la commedia umoristica di Francesco Sineri “Dalle stalle alle stelle”, hanno ricevuto i più ampi consensi di pubblico, se pur frutto di ben oltre sette mesi di prove, suggerimenti, correzioni, a volte  sofferte, ma che alla fine hanno permesso al paziente regista Pietro Quartarone di tirare fuori dagli improvvisati “attori” quel talento sopito, che nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di possedere. E i primi a divertirsi sono stati proprio  gli stessi protagonisti della commedia, soprattutto quando, loro malgrado,  si sono trovati costretti a consumare quei dolcetti durante le pause di lavoro, dicono per alleviare le fatiche delle prove. Ringraziare il regista poi,  da parte dell’ UNITRE è certamente ben poca cosa rispetto alla dolce stima e all’affetto, non solo della compagnia teatrale che ha creato in così poco tempo, ma di tutti gli unitrini, per incoraggiarlo a continuare con la stessa tenacia e la stessa imperterrita volontà. Che dire poi, di  tutti gli “attori”, che hanno creduto ciecamente in quello che hanno fatto, fin dal primo momento, e che pur nella risata hanno saputo creare emozioni, dimostrando che non è l’età che fa la differenza, bensì il cuore, quando pieno di valori e di calore? Per finire, un ulteriore e caloroso ringraziamento l’ UNITRE lo ha esteso, attraverso un caloroso applauso, ai magnifici 37 della Corale Unitre che, come sempre,  hanno saputo magistralmente regalare altrettanti momenti di gaudio.

Gli allievi Unitre di Augusta per seminare attorno a noi un buon seme di sorriso, affetto e  aiuto reciproco.

 G.T.

L’ASINO, LA METAMORFOSI E IL FANNULLONE

Una favoletta allegorica dell’augustano Francesco Migneco, sopravvissuto ai bombardamenti del 13 maggio 1943, ricordati in quest’apologo

asino-ragusano.jpgAUGUSTA- È una favola, ma non lo è! Spesso nella vita accade che essa si avveri, e chi se la sente se la suoni.  In una tranquilla e ridente cittadina che si affacciava sul mare azzurro, quasi a confondersi in un idilliaco abbraccio con quello del cielo, e di fronte a farle corona, un massiccio e ameno promontorio, da cui si poteva ammirare tutta la sua bellezza, vivevano un asino e un fannullone. L’asino, qualche anno più vecchio del fannullone. Questa precisazione è fondamentale nel significato del nostro racconto. La quotidiana vita dell’asino si svolgeva silenziosa, costante e laboriosa. Attendeva al proprio lavoro meritando sovente di pascolare libero e nutrirsi del pascolo della vita. Il fannullone, invece, che per atavica eredità aveva acquisito tutti i vizi e nessun pregio, bighellonava lezioso per il paese a far niente. Anzi, si diceva in giro, che se per avventura avesse incontrato “il Lavoro” di gran fretta girava di “bitta”. Così passavano gli anni l’uno nel suo laborioso lavoro, l’altro a restare fannullone. Avvenne tutto all’improvviso in un uggioso giorno di maggio. Nel cielo giuggiulavano sparse nuvole,  ove a tratti il sole faceva capolino, lasciando trasparire il tiepido calore dell’incipiente primavera. Nulla faceva presagire l’avventarsi del peggio, anche se verso mezzogiorno si era levato un venticello di maestrale del tutto fuori stagione che presto divenne tempesta. E fu d’improvviso!

Un tumultuare procelloso, violento, impietoso, distruttore e distruttivo che non lascia scampo. Un fortunale: forza incontrastata della natura. Le povere case del paese vennero sventrate e sollevate dal vortice, e danzavano nell’aria come fuscelli, tra le urla, le grida  e il terrore della gente travolta dalle macerie, trafitta dai rottami appuntiti conficcati nella carne macerata. In quell’inferno così repentino sceso dal cielo, dove era l’asino e dove era il fannullone? Bene! L’asino, assistito da  una buona stella, trovandosi nel mezzo di quella bufera, trovò un provvidenziale ed estremo rifugio in un piccolo anfratto che lo risparmiò dalle serie ingiurie del fortunale. Portò per tutto il tempo a venire, nel cuore e nella mente i tragici momenti vissuti. E il fannullone? Alle prime avvisaglie del fortunale non si trovava in paese, ma andò a rifugiarsi nelle sicure grotte del promontorio da dove la tempesta scorse marginalmente. Accucciato, pavido, tra l’altro com’era, in un angolo lontano dagli ululati del vento, dalle raffiche scroscianti della tempesta. Il fortunale si abbatté sulla povera cittadina per due volte consecutive sommando lutti a distruzioni. Quando tornò la quiete, una quiete che rivelava il silenzio della morte, lentamente i superstiti laceri martoriati, provati, inebetiti si riversavano sulla strada. L’asino da quella tragica giornata visse e sopravvisse e portò negli occhi e nella mente quello spettacolo immane e disumano. Quando, come appresso diremo avviene la metamorfosi e l’asino potrà dire di quell’evento, perché solo chi lo vive lo conserva nella memoria. Il fannullone, uscito indenne dal sicuro rifugio si limitò a guardare dall’alto del promontorio il paese livellato dal fortunale, il denso fumo che si levava dalle case distrutte, la vagante immensa nuvola di polvere che si estendeva da un capo all’altro dell’abitato. Null’altro. Trascorre il tempo e la vita continua. Mutano le condizioni, gli usi e i costumi, avvenne la metamorfosi dell’asino:  mangiò la corona di alloro  che gli consentì di perdere le sue animali sembianze e diventare un essere mortale, un uomo. Portò con sé laboriosità, costanza, tolleranza, propensione allo studio e sacrificio, tant’è vero che supera meritatamente i gradi di insegnamento, approdando al titolo delle querce incrociate. E il fannullone? Rimase tale, schiacciato dalla propria neghittosità, tentando senza successo di avviarsi al commercio e diventare commerciante. Vivacchiò sino ai capelli grigi, rimanendo misero bottegaio. Il tempo trascorre ancora, trascinando lentamente sia l’asino della metamorfosi e sia il fannullone verso l’inesorabile vecchiaia. E venne il tempo della memoria! Quell’antico fortunale, per moltissimi anni la comunità cittadina l’aveva dimenticato. Aveva dimenticato soprattutto quelle vittime che in quel frangente, vennero strappate crudelmente alla vita. Era stato, invero, un segmento di memoria rubato ai morti e alla storia della città. Ebbene, l’asino della metamorfosi diventato uomo non aveva dimenticato ciò che visse e sofferse,  e poi disse a gran voce, e poi scrisse suscitando la memoria tradita, riproponendo il segno dell’orgoglio, della gratitudine della città, ad onorare le vittime di quel disastro. Guarda caso un’esplosione di coscienza collettiva? Farsi avanti una pletora di storici da garitta, di pseudo cultori di storia patria fino ad allora ignari e in letargo, calcare la ribalta dell’apparire, alla stessa stregua di scribi e farisei  a dissacrare il tempio, a fasciarsi di un simbolo non suo e rendere testimonianze non loro. Anche il fannullone, canuto per vecchiaia e non anche per fatica, dirsi testimone di quell’antico inferno di maggio. Cosa poteva, come non può, dire e aggiungere a cosa aveva già detto e scritto l’uomo della metamorfosi, l’unico a poter narrare e dire: “…io c’ero…” Lui, il fannullone, che il paese aveva sempre considerato tale, cercava anche una sua risibile scena, egli, il fannullone del “giro di bitta”. Per inciso e al fine di comprendere meglio il senso della nostra favola è bene dire che quando quel fortunale di maggio s’avventò come uccello rapace sul paese inerme, l’asino della metamorfosi contava quasi tredici anni, già adulto per le privazioni e sofferenze e prima del suo ciclo biologico. I protagonisti di questa favola vivono ancora in essa. Il Fannullone vegeta e continua a bighellonare, tanto che fatica ha fatto per vivere, non ha mai conosciuto il freddo pungente dell’alzarsi all’alba per raggiungere il lavoro, ne’ ha conosciuto la brezza mattutina dell’estate, nè provare l’ebbrezza di vedere le ultime stelle svanire lentamente nel cielo, catturate dal suo azzurro infinito. Infine, l’asino che mangiò la corona di alloro e la metamorfosi lo rese uomo, divenne un rispettato essere normale, ben visto dalla comunità, pieno di risorse, di rispettata intelligenza, di costante laboriosità, parsimonioso, comprensivo e tollerante, mentre il fannullone è rimasto e rimane tale, ignorante piatto, come nella scuola, così nella vita.-

 

       Francesco Migneco

UN ENFANT PRODIGE? E’ DI AUGUSTA MARCO DANIELE, GIOVANE RIVELAZIONE TEATRALE, NELL’ANTIGONE AL TEATRO GRECO IN QUESTI GIORNI A SIRACUSA

ENFANT.jpgAUGUSTA. Marco Daniele nasce ad Augusta il 4 luglio, festa nazionale negli USA,  di dodici anni fa e sin dai primi anni della sua vita i genitori hanno notato una certa indole  che lo induceva a rendersi protagonista nell’àmbito familiare  imitando attori, cantanti ecc. o trasformandosi in personaggi creati da lui,  che lo rendevano simpaticamente buffo e divertente durante le sue esibizioni. Durante passate vacanze estive svolte in un lido della Marina Militare, quando Marco aveva solo 6 anni veniva notato e richiesto  da Andrea Sciuti,  regista teatrale augustano,  per affidargli un ruolo. Da quel momento Marco ha iniziato la sua prima avventura nell’àmbito teatrale, interpretando brillantemente il ruolo di “Ninuzzu” in una commedia dal titolo “Cincu fimmini e un Tarì”  di Pino Giambrone, ottenendo, da esordiente, ovazioni e commoventi applausi, anche per via della giovanissima età.Nel mese di maggio 2011, per interessamento della compagnia “teatro stabile  Gravina” di Catania, a Marco  viene assegnato il ruolo di  “Pippineddu” in “Miseria e Nobiltà”, commedia diretta dal regista nonché direttore artistico Franco Torrisi della stessa compagnia, che opera  al  teatro Don Bosco di Catania, ottenendo grandi consensi a scena  aperta e tanti incoraggiamenti a proseguire da parte del pubblico. Nell’ aprile del 2012 Andrea Sciuti,  direttore artistico della compagnia “U Tiatru do Suli”, crea per Marco un personaggio da inserire nella commedia “U Paraninfu”: anche qui Marco dà ancora prova del suo innato talento.Nel mese di maggio 2012, per la presentazione di un nuovo libro scritto dalla attrice, regista e scrittrice catanese, di origine augustana,  Mara Di Maura, dal titolo “Seduta su un muro di marzapane e un pugno di fragole” Marco ha assolto il compito di voce recitante  ( bimbo impiegato insieme ad altri attori tutti adulti ) nel leggere delle pagine di buona qualità letteraria.

 

Sempre nel maggio 2012,  con la compagnia “Teatro stabile Gravina “, Marco è stato impiegato a far parte di un simpatico e impegnativo ruolo in  San Giovanni decollato”. Anche in questo caso per Marco viene inventato il personaggio spalla di un  cieco che  si esibisce in un esilarante duetto applauditissimo.Nel mese di luglio 2012 il piccolo monellino in questione per la festa del patrono di San Giovanni La Punta (CT) è stato chiamato per prendere parte a una divertentissima farsa sulla mala sanità dal titolo “Occhio non vede..” diretta  da e Gianni Sciuto  conosciutissimo attore e regista catanese,  dando ancora una possibilità a Marco per potersi esibire il un lungo monologo perdifiato recitato in Italiano , nel ruolo del figlio di un paziente. Testo ancora una volta inventato e composto personalmente dal virtuoso e caro amico regista, mosso dal grande attaccamento e stima che nutre nei riguardi del piccolino, che definisce sempre come  il suo pupillo e attore preferito.Il 17  gennaio 2013 Marco ha vestito i panni di Sebi Mazza nella commedia “Pranzo di Natale”richiesto dal maestro e produttore Toni Musumeci (stessa persona che ha lanciato Enrico Guarneri “Litterio”) nonché regista della stessa commedia , rappresentata al  teatro Odeon di Lentini Marco, nonostante abbia interpretato fin ora quasi sempre commedie dialettali, parla correttamente l’Italiano senza inflessioni dialettali e si esprime con buone capacità di dizione. Le sue pagelle scolastiche con il  massimo dei voti da sempre, non gli impediscono anche di assolvere i suoi  impegni sportivi nell’ambito del calcio con ottimi risultati. E’ un bambino particolare che esprime una simpatia intrisa di scaltrezza,che danno un’impronta non comune alla sua natura bizzarra, dolce e decisa nello stesso tempo. Il suo è un  carattere  estremamente puntiglioso, attento e tenace nel portare a termine tutte le sue cose, e nello specifico i suoi ruoli a lui affidati, compiuti sempre con gioia e divertimento , aiutato da una straordinaria capacità mnemonica e perspicace  adattabilità ai tanti ruoli  diversi. E’ protagonista dell’ Ultimo Tramonto “un bellissimo cortometraggio, scritto e diretto dal giovanissimo regista cinematografico  Antonio Ignoto , ispirato dalle qualità interpretative e espressive del piccolo attore,  che hanno indotto  il regista  a realizzare questa bellissima e toccante storia assegnandogli il ruolo di   protagonista. “Frequentando da un anno la scuola dell’INDA,  è stato scelto e inserito per un ruolo i n occasione della   rappresentazione classica di  “Antigone” di Sofocle, a partire dal 12 maggio fino al 23 giugno con la  regia di Cristina Pezzoli,  con, fra gli altri, protagonista Ilenia Maccarrone, Maurizio Donadoni, Isa Danieli. Marco Daniele, enfant prodige? Glielo auguriamo di cuore

 

  G.C.Nella foto, Marco Daniele in costume di scena al teatro greco

 

L’AMARO SFOGO DI UN CITTADINO AUGUSTANO

ascensore.JPGCambia il comandante, gli ufficiali sono sempre gli stessi e la nave continua a fare acqua e ad affondare. Da quasi un anno é stata decapitata la politica ad Augusta. Il processo dirà chi ha avuto le responsabilità di un dissesto finanziario, politico e sociale del Comune di Augusta, suddividerle in proporzioni agli amministratori a tutti i livelli, susseguitesi nei tempi. A quasi 1 anno dallo scioglimento del Consiglio Comunale,i problemi sono rimasti tutti sul tappeto:mancanza di controllo sul territorio,sporcizia per le strade,lavori di rattoppo non a regola d’arte,lasciati delle ditte che scavano le strade ed i marciapiedi, senza che nessuno utilizzi la cauzione,come disposto da un Consiglio comunale. Inoltre, le strade del centro storico che sono pericolose e non hanno una manutenzione da oltre 30 anni, continuano ad allagarsi, creando difficoltà nella circolazione Gli uffici statali periferici che si stanno, man mano, perdendo senza un minimo di opposizione. Il finanziamento della rete fognaria che scade il 30 giugno, non si sa a che punto si trovi, si spera che vada in porto per poter avere le coste augustane, finalmente, balneabili. Invece, abbiamo la zona Faro S. Croce, intasata di auto multate per l’obbrobrio delle due grandi piazze, progettate da politici- scienziati. Per fortuna che abbiamo festeggiato il Santo Patrono di Augusta S. Domenico, ripulendo la villa e sostituendo diverse lampade ma molte zone della città rimangono al buio. Le strade periferiche del monte sono piene di erbacce miste a sporcizia. I topi che scorazzano per le vie del centro, i tombini otturati di fango, non si sa di chi la competenza,ma i cittadini pagano circa 400 mila euro al mese per la pulizia delle strade. Il prolungamento di via marina ponente, lasciato a metà, la fontana del milite ignoto che funziona quando decide un dipendente di attivarla e non perché gestita da un timer. E ancora, i soldi spesi per l’ascensore della Posta, non riattivato, mentre l’immondizia si accumula all’interno e le persone non vanno al mercato perché non si vedono nemmeno i pullmini elettrici. Infine, e non sul per perché meno importanti, nessuno che ci aggiorna sulla situazione degli impianti sportivi e del teatro comunale. Una città senza sport e cultura è una città morta. Scusate lo sfogo, ma se il Consiglio Comunale è stato sciolto per mafia, non devono essere i cittadini a pagarne le conseguenze. Vorrei che qualcuno cominciasse a chiedere conto dei soldi spesi per le strisce blu, perché non sussistevano né i motivi né l’urgenza di istituirle, chiedendo il risarcimento del danno.

 

        Mimmo Di Franco

Riaprite l’Hangar, da monumento a gigante abbandonato e mortificato

L’appello di Giorgio Càsole

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l (187).jpgUn appello per far tornare fruibile un manufatto di grandissimo rilievo culturale, storico, architettonico: l’Hangar “il gigante abbandonato”. A lanciarlo è Giorgio Càsole che stigmatizza come, dopo essere stato dichiarato monumento nazionale, attende ancora la realizzazione di un progetto che risale al 1989. «Maestoso, imponente, abbandonato. Il primo esempio italiano di architettura militare posto sotto il vincolo della tutela monumentale dalla Soprintendenza di Siracusa. E’ una delle pochissime opere di tal genere esistenti in Europa. Si tratta di un prezioso esempio di architettura militare ed è, nel contempo, una valida testimonianza sullo stato dell’arte delle grandi costruzioni in cemento armato d’inizio Novecento». Così si legge nella motivazione per il vincolo, redatta dall’architetto Pavone della Sovrintendenza aretusea che, nel 1989 annunciò un progetto di restauro conservativo già in cantiere. Pavone assicurò: «Ci misureremo con nuove tecnologie e soluzioni all’avanguardia». Nel 1989, infatti, si registrò un cedimento sottofondazionale sotto il portone principale, come denunciò l’architetto augustano Francesco Lombardo. Il cedimento provocò una grossa lesione in un punto delicato della struttura, «tanto che un contrafforte sta per cedere, preconizzava Lombardo, facendo si che l’Aeronautica militare, proprietaria dell’area, intervenisse per frenare «lo sbilanciamento in avanti della parte anteriore dell’edificio». Il Comando della Terza Regione Area, di stanza a Bari, riconosceva che l’hangar era in cattive condizioni ma non aveva intenzione di sborsare denaro pur riconoscendo il pregio dell’opera. Al Ministero della Difesa si rivolse l’allora sindaco Gulino, per chiedere l’acquisizione al demanio comunale dell’Hangar, degli edifici circostanti e di circa quaranta ettari di terreno tutt’intorno. «Un percorso ideale di visita dall’hangar ai forti spagnoli si potrebbe realizzare, evidenzia Càsole, all’interno del porto, ma la struttura oggi, eccetto, alcuni interventi eseguiti resta chiusa».

A. S. –  LA SICILIA – SIRACUSA – 28/05/2013 – PAG. 30

TERRANOVA E CÀSOLE PRESENTANO IL PITTORE FAZIO TORNATO DAL VENEZUELA

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AUGUSTA. Si  svolta, nei locali dell’associazione filantropica “Umberto I” di Augusta, una mostra di pittura grafica di Salvatore Fazio. Il pittore augustano,emigrato nel 1949 in Venezuela e ritornato nella sua amata Augusta. I suoi quadri parlano degli angoli, dei colori e dei profumi siciliani. L’esposizione è stata presentata, con maestria, dai professori Alberto Terranova e Giorgio Càsole, dopo l’introduzione del presidente del circolo, Tanino Ravalli.  Il soggetto che più ha richiamato l’attenzione degli oratori è stato il quadro che rappresentava il Castello Svevo di Federico II. E, infatti, il secondo oratore Giorgio Càsole ha preso lo spunto per parlare del fondatore di Augusta, Federico II Hoenstaufen, definito già ai suoi tempi “stupor mundi”, cui, però, la città di Augusta non solo non ha elevato un monumento, ma non gli ha dedicato nemmeno una via, una piazza, uno slargo, mentre nella vicina Lentini gli è stata dedicata una via, perhé Lentini fu rappresentata dal “notaro” Jacopo, appunto, da Lentini, alla corte di Federico, specialmente all’interno della celebre scuola poetica siciliana, animata da Federico stesso, imperatore, e dal “notaro”, cui si deve quasi certamente l’invenzione del sonetto. Càsole ha poi proseguito in un crescendo, intrecciando la recensione dei quadri di Fazio con  notazioni di folklore, osservazioni linguistiche e riflessioni sulle  vicende di una città, qual è oggi Augusta, in piena crisi di identità, per concludere con l’interpretazione, applauditissima,  della famosa poesia ”Lingua e dialettu” del poeta popolare siciliano Ignazio Buttitta. Il socio Moschito, chimico in pensione, ha recitato anch’egli una poesia in siciliano, condividendo in pieno le osservazioni di Giorgio Càsole sulla crisi di identità di Augusta.

  G.T. – Nella foto, da sin. Ravalli, Càsole, Terranova, Fazio

IN ROMANIA TRE ALUNNE DEL LICEO SCIENTIFICO E DEL LINGUISTICO

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AUGUSTA. Dal 12 al 17/05 si è svolto nella località di Cavnic, in Romania, il terzo incontro del progetto europeo Comenius che ha visto protagoniste anche tre alunne, chi scrive, Giulia Giliberto e Federica Finazzo, del liceo Mègara di Augusta. Le alunne raccontano che il viaggio è stato vissuto come un’opportunità di crescita sociale e culturale e soprattutto un modo per sfatare i pregiudizi nei confronti degli abitanti di questo paese di cui,al contrario, hanno apprezzato le loro calorose maniere di accoglienza. L’incontro con i giovani provenienti da altri paesi, e dunque aventi diverse culture e tradizioni è stato per loro un’occasione per guardare la realtà da un’altra prospettiva che è quella della “semplicità” ,ma anche un modo per accorgersi che l’adolescenza si vive ovunque allo stesso modo,con le sue difficoltà e la sua gioia come quella dello stare insieme che in questa occasione è stata particolarmente percepita.  Le ragazze sono state accolte da tre famiglie e questa permanenza ha permesso loro di vivere con pienezza le tradizioni e gli usi tipici del paese.E’ stato per loro particolarmente evidente il fatto che i ritmi di vita non sono così frenetici come i nostri,la mente non è stressata dal rumore degli autoveicoli e tutto viene all’interno di un polmone verde.  La gastronomia romena è molto varia, tipici sono gli antipasti a base di verdure, carne e formaggi e i primi piatti non di pasta, ma di minestra. Lo scambio delle tradizioni è stato particolarmente entusiasmante, infatti i ragazzi hanno avuto l’opportunità di assaggiare i piatti tipici come la “Mamaliga” e la tochitura, e anche portare cibi tipici siciliani come le paste di mandorla e il torrone. La struttura delle scuole è meno moderna rispetto alla nostre , ma esse dispongono ugualmente di lavagne multimediali e laboratori.
Durante le ore trascorse a scuola i ragazzi hanno visitato dapprima le strutture e poi ,riuniti in gruppi,formati da alunni provenienti da diversi paesi,hanno collaborato all’invenzione di una favola. Questa attività ha permesso loro di esprimere le loro idee e di metterle insieme,ma soprattutto di socializzare. Particolarmente tra di loro si è creato un legame di affetto che ha dimostrato come nonostante le diversità più persone possano unirsi!

  Anna Giulia Sicari

350 PAIA DI OCHIALI DA DONARE AI BISOGNOSI

IL LIONS CLUB AUGUSTA HOST A FAVORE DELLA COLLETTIVITA’

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AUGUSTA. Il LIONS Club Augusta HOST ha aderito al Protocollo di Intesa tra la Croce Rossa Italiana, Comitato Provinciale di Siracusa e i  LIONS della VI Circoscrizione comprendente i LIONS di Siracusa Host, Siracusa Eurialo, Priolo Gargallo, Floridia Val D’Anapo, Siracusa Aretusa, Augusta Host, Lentini, Scordia- Palagonia- Militello Val CT, Noto Città del Barocco, Avola, Pachino Terra del Sole, Palazzolo Acreide. La stipula del predetto Protocollo di Intesa, ha avuto luogo l’8 maggio scorso, nei locali del Palazzo del Governo di Siracusa, alla presenza del prefetto Armando Gradone. L’evento era già stato preannunziato qualche giorno prima, in seno alla seconda riunione della VI Circoscrizione tenutasi nei locali dell’Hotel Palazzo Zuppello, organizzata con la collaborazione del presidente del LIONS Club  Augusta HOST, Carlo Fazio, dal segretario, Alfredo Beneventano e dal cerimoniere,  Rita Cocciolo. In quell’ occasione, il Presidente della Circoscrizione, Francesco Cirillo, alla presenza dei presidenti della Zone 17, 18 e 19 e degli officers e rappresentanti dei relativi club, aveva confermato la conclusione delle trattative  intercorse tra la Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Siracusa e la VI Circoscrizione. Il rapporto di collaborazione prevede la comunicazione annuale da parte di ogni club, di un elenco di nomi di soci disponibili, nell’àmbito delle proprie competenze, a intervenire e collaborare con la Croce Rossa Italiana, all’insegna del servizio effettivo e disinteressato spontaneamente prestato da  ogni socio Lions in conformità agli ideali del club di appartenenza.

Il LIONS International,  infatti, è un’associazione votata al servizio per il bene della società, servizio che viene svolto attraverso una serie di iniziative previste e realizzate su tutto il territorio nazionale, mediante le attività compiute dai club delle diverse circoscrizioni. Proprio nell’àmbito delle attività di natura umanitaria e al servizio della collettività, va ricordato il service “Raccolta occhiali usati”, che consiste nell’organizzare in ogni sede locale, una  raccolta annuale di occhiali usati, ma che siano ancora in buone condizioni. Gli occhiali raccolti, vengono successivamente trattati e catalogati, per essere poi donati a persone che versano in condizioni di bisogno, permettendo loro di continuare a vivere una vita “normale”. Quest’ attività di raccolta è stata brillantemente  svolta dal LIONS Club Augusta Host, grazie al lavoro del presidente Carlo Fazio e dell’apposito comitato, presieduto da Antonio Gaeta, collaborato in particolare dalle socie  Antonella Baffo, Nella Di Franco e Rita Cocciolo. Durante il corso del presente anno sociale, sono stati collocati all’interno di diversi esercizi commerciali e istituti scolastici, nonché, in diverse chiese della città, gli appositi contenitori per la raccolta e così, il comitato è riuscito a selezionare e inviare al Distretto, ben 350 paia di occhiali riciclabili. Per questo meritevole risultato raggiunto, è stato conferito al club di Augusta un certificato di apprezzamento da parte del presidente del Centro Italiano Raccolta Occhiali Usati, con grande soddisfazione del Comitato e di tutto il Club di Augusta che, in tal modo, ha dato un contributo concreto alla campagna del LIONS International volta ad aiutare chi non vede.

 C. R.

           

 

IL MUSEO DELLA PIAZZAFORTE E LA GENEROSITA’ DEI CITTADINI

MEDAG.jpgAugusta Il Museo della Piazzaforte di Augusta diretto dall’avv. Antonello Forestiere, appena riaperto riscuote l’apprezzamento sincero e commosso da parte dei visitatori di Augusta e no. Ma l’aspetto più interessante da sottolineare sono i casi di generosità che vengono a bussare alla porta del Museo, chiedendo con curiosa delicatezza e umiltà di poter donare il ricordo di un proprio parente. Il 25 maggio 2013, con piacevole sorpresa il sig. Giuseppe Tosto, residente ad Augusta, dopo aver visitato il Museo si è avvicinato al Direttore e ai collaboratori di servizio, offrendo con liberalità le decorazioni conferite al nonno materno Alfio Saraceno, avendo egli reputato la sede museale fondata dal fu ing. Tullio Marcon, il luogo ideale per la loro conservazione e condivisione con la comunità augustanese. “Qui -ha detto il signor Giuseppe consegnandole al Direttore -le medaglie del nonno, stanno meglio che a casa mia”. Le due decorazioni conferite il 4 aprile 1970 ad Alfio Saraceno, che combatté a Vittorio Veneto durante la I Guerra Mondiale, sono costituite da una Medaglia d’Oro che celebra il «50° Anniversario della Vittoria 1918-1968» e dalla «Croce di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto» con il relativo diploma del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che in qualità di Capo dell’Ordine, conferì il titolo al Saraceno. “Museo”, spiega il vocabolario della lingua italiana Treccani significa “luogo sacro alle muse”. Che il “Museo della Piazzaforte” sia in qualche misura un luogo denso di sacralità, cioè degno del massimo rispetto, lo dimostra l’innumerevole quantità di reperti esposti e il ricordo del sacrificio umano a cui essi rimandano. Ma lo dimostrano, soprattutto, la stima positiva di chi lo visita e la generosità di tutti coloro che come il signor Tosto, avendo percepito anche la sacralità del luogo, si sono spogliati di quei cimeli di famiglia intrisi di affettività, per permettere la realizzazione di un luogo come il Museo della Piazzaforte di Augusta.  Anche le medaglie del soldato Alfio Saraceno, che contribuì a fermare l’avanzata austriaca dopo la grave sconfitta della Battaglia di Caporetto del 24 ottobre 1917, troveranno, non appena sistemate in una decorosa cornice, il loro posto tra i tanti cimeli e reperti che rimandano alla I Guerra Mondiale.

 

     Salvatore Romano    collaboratore del M.D.P.