AUGUSTA – Il Direttore dell’ Arsenale Militare Marittimo di Augusta, l’ ammiraglio Giuseppe Abbamonte, nel porre le sue attenzioni alle tradizioni popolari cittadine, in particolare al culto di San Giuseppe, ha voluto ieri conoscere personalmente i diretti discendenti del defunto dipendente Carmelo Spirio, ovvero il figlio Giuseppe e l’omonimo nipote, il fabbro che nel 1951 ebbe l’idea di fare costruire dentro lo stabilimento un’ edicola votiva dedicata al Santo, proprio davanti l’officina dove egli stesso prestava servizio. In quell’anno, con il consenso dell’ amministrazione militare, Spirio riuscì a realizzare, assieme al suo reparto, la prima festa di San Giuseppe dell’ Arsenale, probabilmente ignaro di avere dato inizio a una vera tradizione. Nel libro “Il culto di San Giuseppe, di G. Carrabino e A. Patania, si legge: “da quel momento la festa venne organizzata a turno dai vari reparti dell’ Arsenale militare. Al mattino veniva portato in processione un piccolo simulacro di San Giuseppe, poi veniva celebrata la messa a cui partecipavano tutti i lavoratori con le rispettive famiglie, le autorità civili e militari e le orfanelle dell’ Istituto Parisi-Zuppello Santangelo”.
In Sicilia la religiosa festa di San Giuseppe è molto sentita, e gli appuntamenti dedicati alle tradizioni popolari, per questa ricorrenza sono diffusi in tutta l’ isola. Ad Augusta, in particolare, la festa dedicata al Santo, oltre ad essere legata storicamente a un’antica confraternita, il cui primo atto costitutivo risalirebbe al 1829, viene celebrata successivamente pure nello stabilimento dell’ Arsenale Militare; una devozione nata tra le vecchie officine, per volontà delle maestranze operaie. Il destino, purtroppo, ha voluto che col passare degli anni alcuni mestieri venissero superati dai tempi e dai moderni processi produttivi, inevitabile causa di chiusura di questi luoghi che hanno dato origine al culto nella tradizione, come la vecchia officina fabbri, situata proprio di fronte l’ edicola votiva realizzata dal fabbro Carmelo Spirio coi mattoni rossi pressati di Sicilia, e le officine fonderia, falegnameria e carpentieri in legno, che da lì a poca distanza si trovavano dislocate. Ma la festa è rimasta nella tradizione, anche se nell’ evoluzione dei tempi la statua raffigurante il Santo è stata sostituita più volte: l’originale, infatti, è un piccolo simulacro in gesso che viene conservato dentro la vecchia nicchia; la seconda statua, più grande della precedente, la si può trovare all’ingresso della nuova palazzina direzionale, inaugurata lo scorso anno 2012 proprio in occasione della stessa festa; l’attuale simulacro, invece, quello grande raffigurante il Santo in compagnia del fanciullo Gesù, a due passi dalla nicchia del 1951, viene conservata all’ interno di un altro locale, più ampio, dentro le mura di cinta del castello di Federico II, quelle fatte costruire dagli spagnoli durante la loro dominazione e che lungo quel percorso interno all’ Arsenale, non a caso denominato viale San Giuseppe, si ergono dritte e imponenti nell’usura del tempo. Ancora oggi, il 19 marzo il simulacro viene portato in processione nei reparti dello stabilimento, mentre durante la festa del patrono di Augusta, lo vediamo sfilare in processione appresso la “vara” di San Domenico, assieme agli altri simulacri, ognuno in rappresentanza della rispettiva confraternita.
Giuseppe Tringali – nella foto, da sin.: l’ Amm. G. Abbamonte, G. Spirio, C. Spirio