INFORTUNIO A PERSONALE MILITARE PRESSO NUCLEO PONTILE NATO DI AUGUSTA

infortuni-lavoro-620x3504.jpgAUGUSTA – Nella tarda mattinata di oggi, 26 aprile, un Sottufficiale della Marina Militare si è accidentalmente ferito ad una mano durante l’attività lavorativa presso il “Nucleo Pontile NATO”, ad Augusta dove lo stesso presta servizio.  Soccorso sul luogo dell’incidente dai propri colleghi e avvisati i familiari, è stato subito trasportato all’Ospedale Civile di Siracusa dove è tuttora ricoverato. Sono in corso accertamenti per verificare le dinamiche dei fatti.

   G.C.

 

STRATEGIA RIFIUTI ZERO/ NO AI RIFIUTI NEI CEMENTIFICI

Lettera aperta al Presidente Rosario Crocetta

buzzi_augusta.jpgEgregio PRESIDENTE  Crocetta, lo scorso 16 aprile la conferenza dei servizi, relativa al rilascio della VIA(Valutazione impatto Ambientale) al cementificio Buzzi Unicem di Megara Iblea, per l’impiego di CSS (Combustibile Solido Secco) in sostituzione di porzioni di combustibili fossili, è stata rinviata a data da destinarsi per mancanza dei pareri dell’Ufficio Via e della Soprintendenza di Siracusa, la quale già in passato si era pronunciata negativamente. Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e Comitato NO Rigassificatore Melilli esprimono la loro contrarietà al rilascio di detta autorizzazione per i seguenti motivi: – di fatto detta VIA consentirebbe l’incenerimento di rifiuti nei cementifici, con l’aggravante che questi ultimi risultano più inquinanti degli inceneritori in quanto autorizzati con limiti di emissioni meno restrittivi; – i cementifici non sono dotati di specifici sistemi di abbattimento dei microinquinanti e di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera; – l’EPA (Environmental Protection Agency) ha rilevato nelle emissioni dei cementifici incrementi significativi di mercurio che è uno dei maggiori composti tossici per l’uomo;- l’impiego di CSS nei cementifici disincentiverebbe la raccolta differenziata;- essendo il CSS considerato rifiuto speciale e, come tale, potendo essere liberamente smaltito in Regioni diverse da quella di provenienza, aprirebbe la porta all’importazione di CSS da ogni parte nella nostra zona; – si aggraverebbe l’inquinamento della zona industriale siracusana e dei comuni di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa già fortemente compromessi dal punto di vista ambientale; – aumenterebbero le nanopolveri che assorbono metalli pesanti, Ipa, Pcb e organo clorurati, come diossine e dibenzofurani e esaclorobenzene, tutti tossici e nocivi, devastanti per la salute, come dimostrano i numerosi dati epidemiologici del triangolo industriale siracusano.

La Commissione Europea sulle emissioni industriali ha messo a confronto quattro differenti tipi di impianti e i valori d’inquinamento da essi generati sia quando utilizzano solo combustibili fossili che quando operano la sostituzione di porzioni di questi ultimi con CSS: centrale elettrica a lignite, centrale a carbone, cementificio ed inceneritore.

 

Da detto confronto emergono, per i cementifici, dati preoccupanti causati da inquinanti presenti sia nelle emissioni atmosferiche che sul clinker, costituiti da Cloro, Zolfo, Cadmio, Tallio, Mercurio, Arsenico, Piombo, Vanadio, elementi che risultano essere in quantità superiore rispetto a quella emessa dagli inceneritori. Questo perché gli impianti di incenerimento presentano una maggiore capacità di trattenimento dei metalli pesanti, infatti quest’ultimi vengono incorporati in una matrice, generalmente carbone attivo, che li adsorbe concentrandoli nelle ceneri. Nel caso della co-combustione nei cementifici, invece, aumenta la possibilità di trasferimento di tali sostanze nel clinker e successivamente nell’ambiente; infatti i manufatti e le opere di edilizia, realizzati con cemento così ottenuto, nel tempo rilasciano gli inquinanti contenuti nell’ambiente. In America questo fenomeno è tanto temuto che, sul sacco contenente cemento da cementificio che utilizza CSS, è obbligatorio scrivere “prodotto con combustibile derivato da rifiuti”. I CSS hanno, in media, un potere calorifico inferiore ai combustibili fossili, e pertanto la loro minor resa calorica è compensata da un maggior impiego di combustibile, da cui deriva un aumento delle emissioni in atmosfera. Sostituirenei cementifici parte del combustibile tradizionale con CSS porta ad una riduzione di circa il 37% delle emissioni di CO2 per tonnellata bruciata, ma le emissioni risultanocirca doppie rispettoa quelle di un comune inceneritore, ma contemporaneamenteaumentano i macro-inquinanti NOx, HCl, e microinquinanti rappresentati da particolato, PCDD/Fe metalli pesanti. Da uno studio  dell’ARPAP Piemonte del 2007 risulta che per ogni kg di CSS bruciato nei cementifici, vengono emessi 10 ng diossine, mentre le concentrazioni di PCB (policrobifenili) possono essere un migliaio di volte più grandi di quelle registrate negli inceneritori. Riteniamo l’impiego di CSS nei cementifici, ma anche negli inceneritori, una pratica ecologicamente insostenibile e sbagliata, non solo per l’impatto di emissioni gassose prodotte, ma anche per lo spreco della “risorsa rifiuto”, da gestirsi invece con la differenziazione spinta dei RSU, con conseguente recupero delle diverse tipologie di materiali che lo compongono come metalli, vetro, carta e frazione umida organica, quest’ultima destinata al compostaggio per produrre ottimo ammendante per l’agricoltura. L’operazione naturalmente si migliora con la riduzione drastica, a monte, degli imballaggi e degli altri rifiuti evitabili, tutto secondo la ormai nota e consolidata “Strategia Rifiuti Zero” la cui applicazione, Decontaminazione Sicilia, AugustAmbiente e Comitato NO Rigassificatore Melilli, assieme a Medicina Democratica, ISDE (International Society of Doctors for the Environment), ISBEM (Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo), Tribunale per i Diritti del Malato e Federconsumatori auspicano possa presto essere sostenuta e realizzata anche nella nostra Sicilia.

 

    Luigi Solarino

 

IL TEATRO STABILE DI CATANIA RENDE L’ESTREMO SALUTO AD ANNA PROCLEMER

Alla grande attrice, moglie e musa di  Vitaliano Brancati, l’ente aveva dedicato nei giorni scorsi la nuova produzione della commedia “La governante”, in tournée nazionale con la regia di Maurizio Scaparro, protagonisti Pippo Pattavina e Giovanna Di Rauso

anna_proclemer-400x215.jpgCATANIA – «È morta virtualmente in scena, mentre sul palcoscenico romano del Quirino il Teatro Stabile di Catania riproponeva quella scandalosa “Governante” concepita per lei dal marito Vitaliano Brancati, il grande autore etneo di cui fu compagna e ispiratrice. E proprio ad Anna Proclemer, attrice inimitabile e fiera che si era battuta per anni contro la censura e il divieto di rappresentare il testo, avevamo dedicato nei giorni scorsi questa nuova edizione del dramma brancatiano, che Maurizio Scaparro ha messo in scena da par suo, in stretta consonanza con chi ne era stata la prima, celebrata interprete». Così il direttore Giuseppe Dipasquale, a nome di tutte le componenti del Teatro Stabile di Catania, rende l’estremo, partecipe saluto al superiore talento di Anna Proclemer e si associa al cordoglio della figlia Antonia Brancati, nel ricordo delle indissolubili affinità elettive che hanno legato e sempre legheranno le due donne alla città dello scrittore e al suo teatro. Un lungo rapporto che coincide con la storia cinquantenaria dello Stabile e approdato da ultimo nella riproposizione di una pièce di culto, come “La governante”, interpretata oggi da Pippo Pattavina e Giovanna Di Rauso nel ruolo che era stato della Proclemer. «La mia amica Anna – sottolinea commosso Maurizio Scaparro – mi era stata in effetti molto vicina lo scorso anno nella preparazione dello spettacolo, senza mai mancare di rimarcare la dura lotta che era stata necessaria per rappresentare un lavoro osteggiato dal potere proprio perché denunciava corruzione e ipocrisie. Un testo perciò molto attuale e nel quale la Proclemer continuava a credere, ancora una volta a conferma del non ostentato impegno civile che ha contraddistinto Anna per tutta la vita, a partire dalla coraggiosissima battaglia contro la censura che porto alla rappresentazione postuma di quello che è il capolavoro teatrale di Brancati». Così lo Stabile etneo rende omaggio a un’artista dalla personalità forte e dalla spiccata connotazione culturale, “mostro” da palcoscenico in virtù della vocazione inesausta di cui ha saputo dare prova fino all’ultimo.

 

Caterina R. Andò

 

SHORTINI FILM FESTIVAL: SI AVVICINA LA SCADENZA DEI TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DEI FILM IN CONCORSO

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AUGUSTA– L’associazione QuattroTerzi organizzatrice della VII edizione di “SHORTini” (www.shortinifilmfestival.com), festival dedicato ai cortometraggi che avrà luogo ad Augusta dal 2 al 4 agosto 2013, comunica l’approssimarsi della data ultima per la presentazione dei lavori che autori e produttori volessero proporre in concorso.  Il prossimo 1° maggio, infatti, è la data individuata nel bando riguardante l’edizione 2013 come la “deadline” per l’invio dei film che si contenderanno la vittoria nelle categorie attraverso cui si articolerà la manifestazione.  Per quanto riguarda “SHORTini Jr.”, sezione del festival dedicata ai ragazzi dai 10 ai 18 anni, il termine ultimo fissato dal bando per la presentazione dei corti è il prossimo 1 giugno. Appena conclusa la ricezione dei lavori si riunirà la “SHORTini film commission”, presieduta da Stefano Cacciaguerra, direttore artistico del festival, che si occuperà di visionare e valutare il materiale pervenuto, e di elaborare il programma che sarà proposto agli spettatori del festival. “Il momento della selezione è sempre molto delicato – commenta Stefano Cacciaguerra – occorre non solo trovare il giusto equilibrio tra i gusti e le preferenze che si manifestano all’interno dell’organizzazione, ma anche cercare di incontrare l’interesse del pubblico senza cedere di un passo sul piano della qualità. Il nostro festival si caratterizza, da sempre, per l’attenzione che rivolge alla professionalità ed alla creatività. Il pubblico di SHORTini, in questi anni, si è sempre mostrato molto attento e competente, in ogni edizione del festival ci poniamo l’obiettivo di proporre  cortometraggi che possano continuare a stupirlo.”

C.D.M.

IL GOVERNO ECUMENICO? NO

berlusconi bersani.jpgAUGUSTA – Credo che il Presidente della Repubblica, seppur nel pieno delle sue prerogative, sbagli nel chiedere un governo ecumenico, che a questo punto potremmo chiamare benissimo “Governo Ecumenico Quirinale I”. Mi spaventa l’idea che non esista più chi governa e chi si oppone, cioè che non esista più chi ha il ruolo di proporre e decidere, e chi ha il ruolo di vigilare sulla proposta. Ruoli che sono determinati in maniera naturale dalle elezioni. “Ma ragassi– direbbe il dimesso metaforista Bersani– è come smagnetizzare l’ago della bussola, cioè togliergli la capacità di indicarci il Nord e gli altri punti cardinali!” Pensavo che solo la Chiesa Cattolica fosse in grado per la sua storia, tradizione e metodi, che gli appartengono, di dar forma a realtà ecumeniche in cui tutti sono convocati. Ma evidentemente mi sbagliavo poiché anche il nostro stato repubblicano, garantito oggi nella sua unità dal presidente Napolitano, si avvia nella sperimentazione di nuove forme governative in cui  le diverse fedi politiche o meglio i diversi modi d’intendere la gestione della res pubblica, dovranno far di necessità virtù, cioè stare insieme. Il Capo dello Stato vuole che il diavolo (decidetene voi il nome) s’immerga nell’acqua santa, dicendo che non è tale e che non gli fa alcun effetto! Ma tutto questo non è incredibile? Solo una cosa avrebbe potuto e dovuto pretendere il Capo dello Stato: un governo ecumenico sì, ma da chiudersi in conclave, come fanno i cardinali, fino alla redazione di una nuova legge elettorale da votare per poi riconvocare le nuove elezioni. Magari obbligandoli a ricopiare l’antesignana legge elettorale, quella del proporzionale, che dava l’esatta misura e l’esatto peso dei partiti chiamati a governare questo Paese. E dico al proporzionale, solo perché questi cervelli schizofrenici, capaci di partorire il nulla, possono forse solo copiare. Anche se non è detto che ci riescano poiché l’aplografia e la dittografia sono sempre in agguato. Fatto questo, usciti dal conclave, trascorso alimentandosi nel frattempo di solo pane raffermo, cipolle marce e acqua di rubinetto, e portata la legge al Parlamento per l’approvazione, la parola sarebbe tornata al Paese che siamo noi.

 Salvatore Romano

LE URLA DAL SILENZIO – INTERVISTA A PASQUALE DE FEO, DETENUTO A CATANZARO

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CATANZARO – Il nostro Pasquale De Feo – detenuto a Catanzaro – ci ha inviato questa intervista, o meglio, queste tre domande a cui lui ha risposto.

Pasquale scrive che l’autore di questa intervista è il marito della giornalista Francesca De Carolis, autrice del libro “Urla a bassa voce”. Non metto il suo nome, perché al momento non lo conosco.  Queste domande, come vedrete, sono abbastanza emblematiche, specialmente la prima e la terza. L’impressione è che chi è stato condannato per reati connessi all’associazionismo criminale -a prescindere dalla sua concreta vicenda giudiziaria e dal suo percorso trattamentale- per potere “meritare” una futura possibilità di uscire, debba necessariamente fare cose “estreme”, tipo svolgere una “attività da infiltrato in una organizzazione mafiosa tesa a smantellare la struttura di comando”.  Lo spirito sotteso a queste domande sembrerebbe essere quello di certi romanzi o film, dove qualcuno del governo andava dai detenuti nel braccio della morte e, in cambio della libertà, gli proponeva qualche missione suicida. A prescindere, una intervista interessante, seguita da un commento di Pasquale De Feo.

1)Se non fosse in regime ostativo e potesse uscire dal carcere almeno durante il giorno, sarebbe disponibile a fare il meditore sociale in un quartiere come lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli per dissuadere i giovani dall’adesione alla criminalità organizzata, anche a rischio della vita per la guerra che la criminalità le farebbe?

Inizio col correggere un errore. L’ ostatività della pena non è un regime, ma è una legge repressive “razzista” perché colpisce solo i meridionali. Si tratta dell’art. 4 bis Ordinamento Penitenziario, legge emanata dopo le stragi di Stato del 1992. Qualche settimana fa ho finite di leggere il libro “Il ritorno del principe” scritto dal Procuratore capo di Palermo, Roberto Scarpinato. Lui chiama principe il potere che comanda il Paese, compost da tanti soggetti, e per fare un esempio la rappresenta con i Promessi sposi. Oggi è diverso nelle forme, trovandoci nell’era moderna, ma nei fatti  non è cambiato niente, tutto procede affinché il “principe” continui ad avere i suoi privilege e a depredare lo Stato. Quando è minacciato di revoca dei suoi privilegi e di chiudere i rubinetti dei soldi pubblici, come ha fatto in passato e farà in future, ricorrerà anche alla violenza, usando alla bisogna gli attori più disponibili, dopo saranno abbandonati al proprio destino: uccisi o sepolti vivi in carcere. Devo premettere che il “principe” ha fatto un buon lavoro con lei, è stato indottrinato così bene che nel suo cervello c’è un solo corridorio dove passano tutte le notizie, filtrate dal pregiudizio  instaurato da un clima di caccia alle streghe dai Savonarola del circolo dell’odio, novella Torquemada che hanno instillato nella popolazione un razzismo lombrosiano, inquinando anche le leggi. Un tempo il meridione era un covo di briganti (partigiani meridionali), oggi è ritenuto un covo di mafiosi. Con questo criterio hanno legittimato un sistema coloniale, per tenere gi “iloti” ssottomessi, con  un repression che deve essere costante. D’altronde nel meridione l’unica industria che funziona è quella della repression. Hanno messo in piedi un mastodontico apparato repressive che ingoia miliardi di euro all’anno, senza nessun controllo, d fare invidia alle dittature passate e anche a quelle odierne. La mia risposta alla sua domanda è NO, perché mi dovrebbero spiegare perché ci sono posti come lo Zen e come Scampia. Inoltre con migliaia di parassiti pagati dallo Stato dovrei accollarmi io un onere del genere. La mia parte l’ho fatta. Sono riuscito  non far deviare nessuno dei miei nipoti, tutti bravi ragazzi che lavorano, con la speranza che l’apparato della repression colonial non me li rovini. Nel nominarmi Scampia mi è venuto in mente Saviano, uno dei Savonarola per eccellenza, che non ha fatto niente e non sta facendo niente, eppure si è arricchito col disagio sociale della sua terra; perché dovrei farlo io? Che da quando sono nato ho ricevuto solo calci in bocca dallo Stato sperimentando tutta la sua ferocia? Il deserto istituzionale che è stato programmato scientificamente da 150 anni per saccheggiare tutte le ricchezze di una terra che non conosceva tutte le brutture cusate di Savoia, nascoste con la favola risorgimentale. Un saccheggio che continua ancora perché il Meridione serve come colonia all’Italia padrone del Nord, che alimenta questi fenomeni di devianza. D’altronde non c’è bisogno di un sociologo e di un criminologo per capire che questi disagi derivano sia dalla mancanza dello Stato e sia dalla mancanza di un tessuto economico. L’unica presenza tangibile dello Stato è quella della polizia e della repressione. Le sue domande sono impregnate di pregiudizi, inquinate da un razzismo lombrosiano strisciante, e se non cambierà questa subculture create per rendere colonia il Sud, non cambierà mai niente, fino a quando il Meridione non si ribellerà e ritroverà la sua indipendenza.

2)E’ d’accordo sulla confisca dei beni della criminalità organizzata che diventano patrimonio comune di tutta la collettività?

 La legge “La Torre” è un’altra legge razzista perché colpisce solo i meridionali, ed è usata come lo fu la famigerata legge Pica per saccheggiare il Meridione. Le leggi devono riguardare tutti i cittadini, invece aggrediscono solo una minoranza. Leggi caratterizzate da una schizofrenia orchestrate dal “principe” (mandante di tutte queste stragi). Poi bisognerebbe domandarsi a chi dava fastidio La Torre con el sue marce contro i missili di Comiso? Forse qualche risposta la potrebbe dare il solito “principe”. Infatti, chi ne paga sempre le conseguenze? I meridionali, usati e gettati ogni volt ache il principe ha bisogno di mostri. La confisca dei beni dovrebbe riguardare tutti, viceversa nel Meridione si sequestrano beni anche per una manciata di euro non certificate, e sempre solo per sospetto. La settimana scorsa in una trasmissione televisiva economica, hanno fatto vedere la lista dei “paperoni” italiani che pagano le tasse. Al terzo posto c’era Walter Veltroni con alcune centinaia di milioni di euro. MI chiedo come possa essere milionario, una persona che nella sua vita non ha mai prodotto niente, a parte vivere di politica come un parassita, dove li ha presi tutti questi soldi? Berlusconi nel 1994 aveva 5000 miliardi di debito, il suo amministratore voleva portare i libri contabili in tribunale per dichiarare fallimento, scese in politica ed è diventato l’uomo più ricco d’Italia, con un patrimonio che supera i 10 miliardi di euro (20.000 miliardi di vecchie lire). A loro non chiedono dove li hanno presi, perché non sono meridionali, non saranno mai colpiti dal reato di 416 bis, reato non reato che colpisce al 99,99% solo meridionali, motivazione per ogni sequestro di beni. Quando questa legge riguarderà tutti i cittadini di questo Paese e non solo gli “Iloti” della colonia penale, allora se ne potrà discutere.

3) Se lo Stato le concedesse la libertà in cambio di un’attività da infiltrato in una organizzazione mafiosa tesa a smantellare la struttura di comando accetterebbe?

 Se volevo riacquistare la libertà con questo metodo, avrei collaborato con la giustizia, ma siccome non ho mai fatto la spia e disprezzo chi la fa e usa questi metodi infami per riacquistare la libertà, non lo farei MAI. Anche per questo motive sono detenuto da trent’anni, e preferisco morire in pied in carcere piuttosto che fare il GIUDA in ginocchio. L’operazione che andrebbe fatta, che poi non è solo un mio pensiero, perfino le varie polizie lo dicono, che la repression non serve a niente se non ad esasperare gli animi e riempirli di odio e rancore contro lo Stato, sarebbe quella di un massiccio intervento sociale in tutti i settori, perché solo così si può ridurre la devianza in termini fisiologici. Purtroppo questo discorso non interessa al “principe”, anche perché per tenere in piedi un determinate sistema, c’è bisogno della mostrificazione di un determinate territorio e tenere impegnati i pensieri della popolazione, che ha bisogno sempre di un nemico e di mostri a cui indirizzare ogni frustrazione.

 

Egregio Signore,

Le sue domande derivano da una cultura penale crudele, stravolta da un ventennio di latrocini, e per riuscire a fare tutto ciò c’era bisogno che la popolazione italiana fosse impegnata a vedere  ed essere impegnata in altre cose, non essendo bastata tangentopoli, dopo tre mesi il “principe” ha provveduto con le stragi del 1992-93, creandoci intorno una sorta di “religione”, in più è servitor a calpestare ogni garanzia costituzionale, e con leggi di emergenza divenute ordinarie, e che continuano tutt’ora. Nel 1992 il debito pubblico era 700 miliardi, oggi è triplicate, chi ha beneficiate di tutti questi soldi? C’era l’IRI che valeva 800 miliardi, che fine ha fatto? Se la sono mangiata con la scusa delle liberalizzazioni, chi ha banchettato? La mafia? Mi auguro che lei non sia così catechizzato da non ragionare con la sua testa. Sono detenuto da trent’anni, per mi attitudine seguo tutti i TG che posso ascoltare, pertanto le mie opinion non sono traviate dalla politica, ma ho analizzato i fatti, anche se la mia cultura era scarsa. Sui fatti non si può polemizzare, se ne possono trarre solo le conclusioni. Se fossi nato a Parma non mi troverei in carcere e con l’ergastolo, perché in una parte del Paese ci sono tutte le opportunità, in un’altra non c’è niente, solo repression e trattati come figli di un Dio minore. Mi sono rassegnato già al mio destino, mi dispiace che le prossime generazioni di ragazzi subirono la stess sorte che ho subito insieme a migliaia di meridionali, perché sarà difficile che cambieranno le cose; la storia ci insegna che le colonie si possono affrancare solo rivoltandosi. In tanti anni di cattività mi hanno insegnato che prima di sindacare bisogna conoscere, perché solo con essa possiamo capire e giudicare la realtà, per evitare di essere strumentalizzati dal “principe”. Sono convinto che non si aspettava queste risposte, ma siccome lo Stato mi ha tolto tutto e con la sua brutalità mi ha fatto diventare vittima innocente, l’unica cosa che non può soffocare sono i miei pensieri, pertanto non mi limito a risposte di circostanza  ma a quello che penso e ritengo giusto. Mi auguro di essere riuscito a farla soffermare almeno e riflettere.

La saluto cordialmente.

Pasquale De Feo

 

PER LA XIV SETTIMANA NAZIONALE DELL’ASTRONOMIA, AL LICEO MÈGARA CONFERENZA SU ASTEROIDI E COMETE

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AUGUSTA – Martedì 16 Aprile 2013, nell’ambito delle attività ed iniziative didattiche messe in atto  per arricchire l’offerta formativa relativa allo studio delle discipline scientifiche, il Liceo Megara  ha partecipato, come ogni anno,  alla XIV Settimana Nazionale dell’Astronomia  promossa dalla Società Astronomica Italiana (SAIt), in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Nell’Aula Vallet del Liceo Mègara è stato realizzato un importante e significativo seminario dal titolo “Impatti di asteroidi e comete: un pericolo per la vita sulla Terra?”. L’attività è stata organizzata e presentata dalla docente di Matematica e Fisica Anna Lucia Daniele e ha coinvolto gli alunni delle classi II D, III D e IV D del Liceo Scientifico. A condurre il seminario è stato il dott. Giovanni Catanzaro, Ricercatore Astronomo INAF in servizio presso l’Osservatorio Astrofisico di Catania, appena rientrato da un’esperienza di insegnamento alla Spring School of Spectroscopic Data Analyses presso l’Università di Wroclaw in Polonia. Dopo una breve panoramica sul Sistema Solare e le sue origini, il famoso ricercatore, autore di importanti scoperte scientifiche nel campo dell’astrofisica ed esperto nella formazione dei giovani astronomi nel mondo, ha illustrato le proprietà dei corpi minori, quali asteroidi e comete, soffermandosi in particolare sul “bombardamento” cui è stata nei millenni ed è soggetta continuamente la Terra. Affascinanti per i ragazzi sono stati i filmati e le foto che mostravano le comete che si sono susseguite nei secoli: la recente cometa di Halley del 1986, la cometa Hale-Bopp, la Cometa Shoemaker-Levy del 1994, ecc.  Sin dall’inizio la spiegazione ha quindi arricchito le nostre conoscenze e competenze  impegnandoci attivamente nell’approfondimento di concetti di fisica e matematica.

Particolarmente interessante è stato poi comprendere il compito degli esperti di astrofisica che si incentra sullo studio, sull’osservazione e sul monitoraggio dei circa 40.000 asteroidi stimati  in circolazione nello spazio che compiono orbite proprie attorno al Sole e sono raggruppati principalmente nello spazio compreso tra Marte e Giove. Naturalmente  ciò è possibile solo per gli asteroidi chiamati Near Earth Objects (NEO),  che percorrono la loro orbita a breve distanza dal nostro pianeta.

Di notevole interesse è risultata inoltre la presentazione dei crateri prodotti sulla Luna, ma di più sulla Terra, dagli impatti degli asteroidi e la descrizione delle corrispondenti estinzioni di massa che si presume possano essere ricollegate a questo genere di fenomeni.  Il dott. Catanzaro ha fatto il punto sul “rischio asteroidi”, fornendo statistiche e casi relativi  a meteoriti di grandi dimensioni che in passato sono entrati in rotta di collisione con il suolo terrestre formando enormi crateri. Famoso quello dell’Arizona, battezzato suggestivamente “Cañon Diablo” o quello scoppiato in quota in Siberia circa 100 anni fa lungo il corso del fiume Tunguska, la cui esplosione provocò un boato tale da essere udito anche a Londra! Attualmente è sotto osservazione Apophis, un “sassolino” di 350 metri che punta verso la Terra. Il monitoraggio della sua  traiettoria  è comunque sotto costante studio e, gli esperti rassicurano, è altamente probabile che cambi direzione. La relazione si è chiusa con una descrizione generale delle possibili soluzioni che gli astronomi stanno studiando per affrontare eventuali impatti con il nostro pianeta. La presentazione è stata chiara, lineare e ricca di spunti di riflessione che gli alunni, così tanto coinvolti, hanno saputo cogliere al volo.Numerose sono state infatti le domande piene di curiosità che hanno rivolto allo scienziato, il quale, con il suo fare brillante, a tratti ironico, ma pur sempre rigorosamente scientifico, ha colmato con piena soddisfazione dei presenti.Particolarmente apprezzato il ricordo del seminario che il dottor Catanzaro ha voluto lasciare ai ragazzi: ad ogni classe, infatti, è stata regalata una gigantografia di un pianeta fotografato dal telescopio spaziale Hubble. Possiamo dunque  continuare a sorridere ed esprimere desideri quando vediamo una stella cadente che altro non è che una meteora che si sta consumando prima di raggiungere il suolo e ritenerci fortunati se possiamo assistere al passaggio di una splendente  cometa.  Sicuramente possiamo alzare gli occhi al cielo con più competenza e con la consapevolezza che l’Universo continua a sfidarci e gli scienziati a “riempire” il nostro desiderio di infinito con continue e significative scoperte anche al servizio e per il bene dell’umanità. E l’applauso che ha concluso l’incontro valga come un sentito grazie anche ai nostri docenti che divulgano e promuovono il sapere scientifico fornendoci continui e preziosi stimoli di apprendimento. 

Alessandro Barbera

AUGUSTA, CITTA’ DEPRESSA , NON MAFIOSA

CASOLE.jpgAUGUSTA. Le vicende riguardanti le indagini per addebitare responsabilità penali ai rappresentanti della cosa pubblica, con conseguente scioglimento del Consiglio comunale, hanno gettato un’ombra sulla città e sui suoi abitanti. Così, gli augustani si dicono increduli per essere tacciati come appartenenti a un Comune mafioso. A dar voce alle lagnanze della comunità è Giorgio Càsole, docente del Liceo Mègara e giornalista che da anni segue la storia e la politica cittadina. Nel ripercorrere l’iter che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale e alla nomina di tre funzionari per amministrare il Comune, Càsole sottolinea. «La misura estrema è arrivata, dunque. E come spesso accade, l’equivalenza è in agguato: Augusta = mafia. La città, nota per l’inquinamento più che per la sua base militare o, meglio ancora, per il suo grande porto, che dovrebbe rappresentare una risorsa per tutta la Sicilia, era salita, poco prima della notizia dello scioglimento, alla ribalta della cronaca per il caso dell’arciprete accusato di molestie nei confronti di una 21enne. Lo scioglimento del Consiglio era dietro l’angolo, ma non avevamo ancora la certezza. Abbiamo solo intuito la profonda depressione in cui è caduta questa comunità. E certamente non ce ne rallegriamo. Qualche giorno fa, un cittadino visibilmente risentito, mi ha detto: Noi non siamo mafiosi, siamo cittadini che stiamo pagando per questo malaffare, ma questa di Augusta mafiosa, come dicono i giornali, è un’infamia e qualcuno deve pur pagare. Già, un’infamia! E chi pagherà e quando e come per quest’infamia? ». Quello citato dal docente augustano è solo uno degli esempi di malessere diffuso tra la popolazione. Qualcun altro ha detto, conclude Càsole. «Ma non sarebbe stato meglio coinvolgere solo i veri sospetti, anziché sciogliere il Consiglio, gettando un’ombra pesante su tutta la città e provocando una paralisi politica di almeno 18 mesi? ».
A. S.

21/04/2013, LA SICILIA, p. 37

Vivo successo e lunga ovazione finale per la prima nazionale di “Erano tutti miei figli” di Arthur Miller

erano tutti.jpgNAPOLI – Un intenso, scavato Mariano Rigillo, una struggente Anna Teresa Rossini, guidati dall’incisiva regia di Giuseppe Dipasquale. Vivo successo e lunga ovazione finale per la prima nazionale di “Erano tutti miei figli”, nuovo allestimento del capolavoro di Arthur Miller, che ha debuttato il 17 aprile, al Teatro Mercadante di Napoli. E’ partita dalla città partenopea la tournée nazionale di uno spettacolo che ha conquistato il pubblico per la superba prova degli interpreti e l’innovativa concezione registica e scenica, mirata ad esaltare un dramma di grande attualità, che punta il dito contro la spregiudicatezza e la corruzione del sistema economico. Un testo che lascia il segno, proposto nella traduzione di Masolino D’Amico e messo in scena da Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile di Catania, che produce l’allestimento in sinergia con Doppiaeffe Production s.r.l. Compagnia di Prosa. Particolarmente applauditi i protagonisti, due grandi nomi del panorama teatrale italiano: Mariano Rigillo nel ruolo del magnate Joe Keller e Anna Teresa Rossini in quello della moglie Kate. Lo spettacolo sarà in scena al Mercadante fino al 28 aprile e poi al Teatro Verga di Catania dal 3 al 19 maggio.

  Accanto a loro un cast di qualità che annovera Filippo Brazzaventre, Annalisa Canfora, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Giorgio Musumeci, Ruben Rigillo, Silvia Siravo. Le scene sono di Antonio Fiorentino; i costumi di Silvia Polidori; le luci di Franco Buzzanca. «Nella prodigiosa struttura della pièce – evidenzia Giuseppe Dipasquale – convivono allegoria e stringente concretezza. Un dramma familiare si fa paradigma dei traumi che travagliano ancora oggi la società postindustriale. Un tono esteriore da “conversazione galante” rende anzi più inquietante la logica spietata su cui si fonda una ricchezza accumulata senza scrupoli, frutto di ciniche equazioni tra guadagno e disonestà, successo e frode, illegalità e menzogna. A prevalere è il modello della società di massa, la ricerca acritica di un benessere solo economico, inconsapevole o peggio incurante di conseguenze funeste. Laddove l’errore di un padre diventa incarnazione di un sistema perverso che minaccia i figli di tutti». Pubblicato nel 1947, “Erano tutti miei figli” (All my Sons) è il primo grande successo teatrale di Arthur Miller, testo di svolta della carriera dello scrittore americano, adattato anche per il grande schermo, che precede il noto Morte di un commesso viaggiatore (Death of a Salesman) del 1949. Il dramma è incentrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller, il quale durante la seconda guerra mondiale, da poco terminata, non aveva esitato a trarre profitti dalla vendita di pezzi “difettosi” destinati all’aeronautica militare, che erano costati la vita a ben 21 piloti. Intanto la sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in guerra di un figlio mai ritrovato. Sarà la giovane fidanzata del ragazzo – figlia del socio finito in galera – della quale si è innamorato anche il fratello che la vuole sposare, a far emergere le contraddizioni nella vicenda e a svelare i misfatti e le verità abilmente celate dal cinico industriale. “Un grandissimo testo – dichiara Mariano Rigillo – che come tutti i veri capolavori conserva un’attualità costante. Scritto immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, ha un riferimento molto preciso a quell’epoca, ma la corruzione, la spregiudicatezza e il cinismo del magnate dell’industria di cui parla possiamo ritrovarli facilmente anche oggi”.

ANCORA MIGRANTI SALVATI DALLE NAVI DELLA MARINA MILITARE

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AUGUSTA – Nelle prime ore del 19 aprile, Nave VEGA ha coordinato un evento di ricerca e soccorso (SAR – Search and Rescue) contribuendo al salvataggio di 87 naufraghi – tra cui 12 donne e due bambini – diretti verso le coste di Lampedusa. La sera del 18 aprile è giunta una segnalazione che riportava la probabile presenza di una imbarcazione alla deriva con un numero imprecisato di persone a bordo partite dalle coste del Nord Africa. Successivamente estesa anche alla comunità mercantile presente in area, giungeva al mercantile “Libra J” che, contattato dal Vega, decideva di dirigere verso il punto di interesse. Grazie alla sinergia tra l’unità mercantile, Nave Vega e una motovedetta della Capitaneria di Porto giunta sul posto, tutti i naufraghi venivano recuperati: 87 persone di cui 12 donne, 2 bambine e 73 uomini, uno dei quali riportava ustioni da idrocarburi prontamente soccorso dal team sanitario di Nave VEGA. Attualmente Nave Vega, con a bordo 16 migranti (12 donne, 2 adolescenti e 2 uomini di cui un ferito medicato) e una Motovedetta della Capitaneria di Porto (CP 312) con a bordo 71 migranti, sono in prossimità di Lampedusa.