“Doppia Scena” dedicato a “Foemina ridens”, il testo teatrale in cui Giuseppe Fava indaga la dignità nel rapporto uomo-donna

Omaggio al grande giornalista siciliano nel trentennale della morte al Teatro Stabile di Catania

FOEMINACATANIA – Giuseppe Fava e il suo “Foemina ridens” saranno al centro del prossimo appuntamento di “Doppia Scena”, il ciclo che il Teatro Stabile di Catania dedica all’approfondimento degli spettacoli in cartellone. All’incontro, aperto al pubblico e fissato alla sala Musco per mercoledì 16 aprile alle 17,30, interverranno il direttore del TSC Giuseppe Dipasquale, Elena Fava, figlia dell’autore, il regista Giovanni Anfuso e gli attori Guia Jelo e Miko Magistro. «Capovolgendo il paradigma esistenziale di Adamo creatura divina ed Eva inventata da una sua costola, “Foemina ridens” è la storia dell’essere umano e del suo compagno maschio, lei creatura tragica e lui che continuamente muta questa tragedia in buffoneria, in una continua mistificazione fino all’attimo dell’identificazione finale». Così il grande Giuseppe Fava definiva il suo penultimo copione teatrale, una creazione che si allontana dalla contestualizzazione socio-politica in cui lo scrittore era solito immergere i suoi testi, e affronta invece una tematica legata alla sfera personale dell’individuo. Nel trentennale dalla tragica scomparsa del giornalista amante delle belle lettere, carismatico fondatore e direttore della testata “I siciliani” e figura di spicco della vita culturale, il Teatro Stabile di Catania gli rende ancora una volta omaggio riproponendo l’acuta analisi del confronto uomo-donna che innerva appunto “Foemina ridens”. Il nuovo allestimento, prodotto in esclusiva dal TSC, vede dunque protagonisti Guia Jelo e Miko Magistro, due attori siciliani tra i maggiori del panorama nazionale. Giovanni Anfuso firma la regia, Giovanna Giorgianni le scene, Riccardo Cappello i costumi, Mario Incudine le musiche originali, Donatella Capraro i movimenti scenici e Franco Buzzanca le luci.

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Franco Branciaroli torna allo Stabile con “Il Teatrante””di Thomas Bernhard

Il grande attore e regista sarà al Verga con il suo spettacolo dal 14 al 19 gennaio

TEATRANTE CATANIA – Scandagliare il rapporto tra il Teatro e la Società, viaggiando lungo i confini della Memoria, che ne è l’elemento fondamentale. È in questo solco che si muove da tempo la ricerca sviluppata da Franco Branciaroli attraverso meditate rivisitazioni di capolavori che elaborano, in maniera affatto scontata, l’articolata tematica del “teatro nel teatro. Ed è in questo contesto drammaturgico e poetico che s’inserisce Il teatrante, emblematica opera di uno dei massimi autori del Secolo Breve, il romanziere, drammaturgo e poeta austriaco Thomas Bernhard. Una pièce graffiante, raramente programmata in Italia, di cui Branciaroli – nella duplice veste di protagonista e metteur en scene – propone un nuovo allestimento in tournée nazionale, che approda dal 14 al 19 gennaio alla sala Verga per la stagione 2013/14 del Teatro Stabile di Catania.

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NASCE LA“FESTA DELL’OPERA MEDITERRANEA”

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CATANIA –  “Festa dell’Opera Mediterranea” è il nuovo appuntamento con la grande musica lirica promosso dalla blasonata Camerata Polifonica Siciliana. Fedele alla linea programmatica tracciata in oltre vent’anni di attività dal presidente Aldo Mattina e dal fondatore e direttore artistico Giovanni Ferrauto, la CPS produce per il 2013 un vero e proprio festival estivo, che pur senza trascurare il tradizionale repertorio operistico, ha tra i principali obiettivi tenere a battesimo titoli inediti o mai eseguiti nel territorio. La prima mondiale assoluta diMena, da poco ultimata dal compositore  Plinio Maggi ispirandosi a “I Malavoglia” verghiani, sarà così abbinata in cartellone ad un classico immortale come “Il barbiere di Siviglia” rossiniano, allestito con la prestigiosa collaborazione del bass-baritone Simone Alaimo.  Questa prima edizione della “Festa” si svolgerà dal 25 al 30 luglio a Catania e Gela con un’ulteriore tappa a Noto. La Camerata Polifonica Siciliana si avvale per l’occasione della preziosa sinergia, avviata già lo scorso anno, con la Repubblica del Kazakistan, che sostiene il progetto attraverso la partecipazione della rinomata Orchestra di Stato del Teatro dell’Opera di Astana, capitale della nazione kazaka. Anche il Comune di Gela (Assessorato al Turismo) interviene come sponsor della manifestazione insieme agli altri enti pubblici che sostengono la CPS: Regione Siciliana (Assessorato Turismo) e Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Nell’ambito del progetto è stato realizzato un workshop corale a cura di Giovanni Ferrauto, al quale hanno partecipato tre importanti ensemble siciliani: “Perfecta Laetitia Sancte Johannes” di Gela, “Sine Nomine” di Giarre e “Alma redemptoris Mater” di Scordia, diretti dai maestri Francesco Falci, Antonino Visalli e Giovanni Catalano.  La “Festa dell’Opera Mediterranea” prevede dunque la realizzazione di due autentici eventi. Tale si annuncia  Mena, intensa creazione “crossover” – tra  classica e pop – del catanese Plinio Maggi, cantautore e compositore tra i più importanti, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Sua, una per tutte, la canzone “L’indifferenza”, incisa in Italia e all’estero da Iva Zanicchi nel 1970. Nonostante il precoce ritiro dalle scene e il lungo impegno come farmacista, Maggi ha sempre coltivato e maturato l’urgente passione per la composizione, ed è approdato infine al teatro musicale e alla lirica, secondo un percorso che lo accomuna alle affini esperienze di autori come Franco Battiato, Lucio Dalla, Gianni Bella, Riccardo Cocciante. “I tre atti di Mena – sottolinea Plinio Maggi – sono un omaggio all’anima etnea, rielaborata attraverso il capolavoro di Verga, e in particolare l’amore irrisolto di Mena Toscano e Alfio Mosca. Ho cominciato a lavorarci circa quattro anni fa, seguendo l’esortazione dell’allora presidente della Società Catanese Amici della Musica, Antonio Maugeri, che di musica e cultura s’intende davvero”. La composizione di Maggi per Mena è stata trascritta e orchestrata da Giovanni Ferrauto, che salirà anche sul podio della formazione kazaka. Il libretto è stato sviluppato a quattro mani dallo stesso Maggi e Carlo Majorana Gravina. Interpreti saranno il soprano Chiara Vyssia Ursino (nel title role di Mena), il tenore Yuri Corace Cassarà (Alfio), il baritono Salvatore Todaro (Padron ‘Ntoni), il mezzosoprano Concetta Cannavò (Maruzza), e ancora il tenore Vincenzo Lo Presti (Cipolla), il baritono Tommaso Caramia (Piè di papera), il mezzosoprano Melissa Minardi (Voce dal popolo), l’attore Fabio Costanzo (voce recitante). I popolani saranno impersonati dai circa 100 elementi del suddetto “Festa dell’Opera” Workshop Choir, istruito dai citati maestri del coro e di palcoscenico Falci, Catalano e Visalli. La regia è di Turi Giordano, scene di Rocco Cuvato, costumi di Rosi Bellomia. Dal punto di vista del linguaggio melodico, armonico e drammaturgico che caratterizza Mena, la prima cosa che balza in chiara evidenza è la sua atipicità, dovuta all’incontro di due mondi poetici e culturali assai diversi fra loro: da un lato la fertilissima “vena” di spontaneità melodica di Maggi, che affonda le sue radici nella più nobile tradizione della canzone italiana d’autore, e dall’altro la sensibilità contemporanea del compositore Giovanni Ferrauto che nell’eclettismo ha trovato una delle sue direttrici creative più feconde.L’impianto armonico di Ferrauto traspone la linea melodica di Maggi su un piano propriamente operistico, contestualizzandolo nell’ambito della scrittura musicale degli inizi del ‘900 con chiari riferimenti stilistici d’ispirazione pucciniana e mascagnana. Non mancano sezioni assai contrastanti dove Ferrauto ha utilizzato tecniche seriali o di strumentazione timbrica. L’impegno vocale richiesto ai ruoli è particolarmente arduo, in quanto è frequente il ricorso a tessiture estreme sia verso l’acuto che, al fine di rendere più naturale la parola cantata, verso il basso.Il doppio appuntamento con Mena è a Catania il 25 luglio alla Terrazza Ulisse con la serata di gala prevista per l’inaugurazione; e quindi il 28 alle Mura Timoleontee di Gela.L’altro titolo in cartellone, che non ha certo bisogno di presentazione, è Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e può contare, s’è detto, sulla partecipazione di una stella della lirica come Simone Alaimo, che collabora da tempo al progetto della “Festa dell’opera Mediterranea” insieme alla sua Accademia Lirica, fucina di nuove leve. Alaimo, che ha ritagliato per sé il ruolo di Basilio, curerà anche la regia. Accanto a lui il baritono Massimiliano Fichera (Figaro), il mezzosoprano Sofie Koberize (Rosina), il tenore Daniele Zampardino (Il conte d’Almaviva), il basso buffo Giuseppe Esposito (Bartolo), e ancora il soprano Rosanna Manzella (Berta) e il baritono Giuseppe Toia (Fiorello). Il coro maschile Perfecta Laetitia Sancte Johannes di Gela è istruito dal maestro Francesco Falci. Maestro al cembalo Enrico Dibennardo, sul podio il direttore d’orchestra Abzal Mukhitdinov. Scene e costumi di Gerardo Spinelli. “Il barbiere di Siviglia” sarà in scena il 27 luglio alla Terrazza Ulisse di Catania, il 29 a Noto, al Cortile dei Gesuiti, dove lo spettacolo è realizzato in collaborazione col Festival Internazionale Notomusica; e il 30 luglio alle Mura Timoleontee di Gela. Tra i protagonisti, oltre ad artisti affermati nel panorama della lirica internazionale, anche giovani talenti appositamente selezionati e preparati. Un ringraziamento particolare va al celebre tenore Salvatore Fisichella, che ha messo a disposizione la sua esperienza artistica nella preparazione del cast vocale di Mena.Gli spettacoli hanno inizio alle ore 21.  

Caterina Rita Andò

IL TEATRO STABILE DI CATANIA RENDE L’ESTREMO SALUTO AD ANNA PROCLEMER

Alla grande attrice, moglie e musa di  Vitaliano Brancati, l’ente aveva dedicato nei giorni scorsi la nuova produzione della commedia “La governante”, in tournée nazionale con la regia di Maurizio Scaparro, protagonisti Pippo Pattavina e Giovanna Di Rauso

anna_proclemer-400x215.jpgCATANIA – «È morta virtualmente in scena, mentre sul palcoscenico romano del Quirino il Teatro Stabile di Catania riproponeva quella scandalosa “Governante” concepita per lei dal marito Vitaliano Brancati, il grande autore etneo di cui fu compagna e ispiratrice. E proprio ad Anna Proclemer, attrice inimitabile e fiera che si era battuta per anni contro la censura e il divieto di rappresentare il testo, avevamo dedicato nei giorni scorsi questa nuova edizione del dramma brancatiano, che Maurizio Scaparro ha messo in scena da par suo, in stretta consonanza con chi ne era stata la prima, celebrata interprete». Così il direttore Giuseppe Dipasquale, a nome di tutte le componenti del Teatro Stabile di Catania, rende l’estremo, partecipe saluto al superiore talento di Anna Proclemer e si associa al cordoglio della figlia Antonia Brancati, nel ricordo delle indissolubili affinità elettive che hanno legato e sempre legheranno le due donne alla città dello scrittore e al suo teatro. Un lungo rapporto che coincide con la storia cinquantenaria dello Stabile e approdato da ultimo nella riproposizione di una pièce di culto, come “La governante”, interpretata oggi da Pippo Pattavina e Giovanna Di Rauso nel ruolo che era stato della Proclemer. «La mia amica Anna – sottolinea commosso Maurizio Scaparro – mi era stata in effetti molto vicina lo scorso anno nella preparazione dello spettacolo, senza mai mancare di rimarcare la dura lotta che era stata necessaria per rappresentare un lavoro osteggiato dal potere proprio perché denunciava corruzione e ipocrisie. Un testo perciò molto attuale e nel quale la Proclemer continuava a credere, ancora una volta a conferma del non ostentato impegno civile che ha contraddistinto Anna per tutta la vita, a partire dalla coraggiosissima battaglia contro la censura che porto alla rappresentazione postuma di quello che è il capolavoro teatrale di Brancati». Così lo Stabile etneo rende omaggio a un’artista dalla personalità forte e dalla spiccata connotazione culturale, “mostro” da palcoscenico in virtù della vocazione inesausta di cui ha saputo dare prova fino all’ultimo.

 

Caterina R. Andò

 

SAN VALENTINO A TEATRO: COMICS, PARANINFO, LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI E TANT’ ALTRO

Comics, con Diego Parassole, in “I consumisti mangiano i bambini”

La rassegna organizzata dall’associazione “Ecco Godot” con la collaborazione del Teatro Stabile di Catania

CATANIA – “I consumisti mangiano i bambini”: così la vede e la pensa Diego Parassole, campione di umorismo socialmente impegnato, che si esibirà al Teatro Musco venerdì 15 e sabato 16 febbraio alle ore 21, ospite del cartellone di Comics. Prosegue così con successo la ventesima edizione della rassegna organizzata dall’associazione Ecco Godot, fondata e diretta da Marco Vinci, che dal 2010 si avvale della sinergia stretta con il Teatro Stabile di Catania. Dopo Sergio Vespertino e il duo “I sensi d’oppio”, Comics propone un altro nome di sicuro impatto, Diego Parassole, che ha scelto la parodia di uno slogan storico per il titolo del suo nuovo spettacolo. “I consumisti mangiano i bambini”: un titolo esagerato? Forse, ma non troppo! Comico e umorista di impegno, Parassole ci ha abituato a spettacoli di contenuto sociale, ecologico e umano. Così come lo sono stati nel tempo i suoi innumerevoli interventi televisivi. Con lo spettacolo teatrale precedente, “Che Bio ce la mandi buona”, Parassole ha dimostrato di essere uno dei pochi comici italiani capace di unire l’umorismo elementare e quotidiano con argomenti difficili, scientifici e a volte persino tecnici. Non tutti si possono permettere di proporre sequenze comiche esilaranti che parlano di questioni complicate come i meccanismi che entrano in gioco nel nostro cervello quando dobbiamo acquistare un prodotto, l’eccesso di consumi, l’obesità, l’alimentazione tradizionale e quella con cibi biologici. E ancora meno sono quelli che possono prendere in giro concetti altisonanti, come l’obsolescenza programmata. Parole grosse che spesso si usano per non farci capire cose semplici: l’obsolescenza programmata significa che, tra le tante cose che compriamo, non è solo il latte quello che ha la data di scadenza: anche la lavatrice e la videocamera, sono destinate a “scadere” molto prima di quanto ci si aspetti. Allora perché “I consumisti mangiano i bambini”? Certo, è una provocazione: i consumisti non mangiano i bambini… però tutti noi, da tempo, stiamo mangiando il loro futuro. Lo spettacolo parla di questo. Di come continuiamo a sopravvivere ascoltando più la pubblicità che il medico. Di come mangiamo ogni giorno il doppio di quello che ci serve.

 Di come, così facendo, creiamo un mondo dove da una parte si muore d’indigestione e dall’altra di fame.Potrebbe sembrare uno spettacolo che chiede un’adesione ideologica preventiva per essere visto. Ma non è così. Il monologo di Parassole si pone delle domande su quello che potrebbe essere il nostro futuro. Un futuro che probabilmente sarà complicato ma certamente anche ridicolo. Certo, questo dipenderà anche molto dalle scelte che faremo. Parassole ci propone di farle col sorriso sulle labbra. Perché imparare a ridere di noi stessi e dei nostri comportamenti poco pensati, può allungare la vita. Durante lo spettacolo è severamente vietato mangiare: chupa chupa, popcorn, merendine e soprattutto … bambini!

Caterina Rita Andò

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“Il paraninfo” di Luigi Capuana, classico del teatro comico siciliano

Regia e adattamento di Francesco Randazzo, nel ruolo del titolo AngeloTosto

TRECASTAGNI – Prosegue con successo la stagione di prosa del Teatro Comunale di Trecastagni, la sesta programmata grazie alla collaborazione stretta tra lo Stabile di Catania e l’Amministrazione del Comune. Da gennaio a maggio sette spettacoli di altà qualità con una parata di grandi interpreti. Secondo titolo in cartellone è “Il paraninfo” di Luigi Capuana: non poteva mancare un popolare classico in vernacolo, appuntamento che il direttore Giuseppe Dipasquale propone anno dopo anno, per valorizzare la letteratura drammatica fondata sul patrimonio linguistico dialettale.  La scelta è caduta su un testo di culto, “Il paraninfo”, pietra miliare del teatro comico siciliano, in scena al “Musco” dall’11 gennaio al 10 febbraio. Risate assicurate per esorcizzare la crisi. E per combatterla un forte atto di responsabilità: gli attori hanno accettato, senza eccezione di ruoli, la paga minima sindacale uguale per tutti. Nella stessa ottica, per ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi, la produzione dello Stabile riprende e rinnova quella realizzata con grande successo nel febbraio 2003, puntando sulla qualità di allestitori e interpreti. Regia e adattamento sono di Francesco Randazzo, che posticipa l’azione dalla Sicilia postunitaria a quella dell’ultimo dopoguerra e trasforma lo spettacolo in una vera e propria commedia con musiche, attingendo alle melodie d’epoca e puntando molto sulla vivacità delle danze. Dora Argento firma scene e costumi, Silvana Lo Giudice le coreografie, Franco Buzzanca le luci. La colonna sonora originale è di Nino Lombardo che ha curato anche la scelta di celebri musiche e canzoni del periodo.  Nel ruolo del titolo un beniamino del pubblico come Angelo Tosto, qui affiancato da un folto cast che annovera Vitalba Andrea, Alessandra Barbagallo, Filippo Brazzaventre, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Camillo Mascolino, Margherita Mignemi, Rosario Minardi, Sergio Seminara, Olivia Spigarelli, Riccardo Maria Tarci, Aldo Toscano, Luana Toscano. Al pianoforte lo stesso Nino Lombardo.  Attori, si è detto, a paga minima sindacale. «L’alternativa – si legge in una nota della stessa Compagnia (riportata per esteso in allegato, n.d.r.) – sarebbe stata la rinuncia a produzioni teatrali come questa alla quale il pubblico catanese si accinge ad assistere. Invitiamo a prendere coscienza che la nostra è una categoria di lavoratori che, al pari delle altre, contribuisce al miglioramento della qualità della vita e al progresso culturale. E come tale va sostenuta con ogni forma di partecipazione sia da parte del pubblico che degli Enti, quali Stato, Regione, Provincia e Comune. È indubbio l’impegno e il valore degli artisti professionisti che nel corso degli anni hanno contribuito a promuovere il repertorio teatrale non solo siciliano, in uno con il patrimonio artistico e culturale della nostra terra, tenendo alta la dignità e il livello del proprio lavoro. Invitiamo dunque a riflettere su una ipotesi impensabile da 2000 anni a questa parte e che potrebbe realizzarsi a breve: potremmo perdere il nostro lavoro e il sostentamento per centinaia di famiglie, ma il pubblico potrebbe perdere per sempre il piacere di fruire di un teatro di qualità messo in scena da professionisti».È il caso di questa bella edizione del “Paraninfo”. Situazioni esilaranti innervano un capolavoro ricco di risvolti umani e sociali, com’era nelle corde del grande scrittore verista. In un’epoca in cui il matrimonio combinato era assai diffuso, l’autore rivendica la priorità del sentimento. Convinto altresì dell’importanza del teatro dialettale, Capuana redige il copione in siciliano ricavandolo da una sua novella in lingua. Non a caso la pièce si colloca agli albori di quel “secolo breve” che tanto fecondo si sarebbe rivelato per la narrativa e la drammaturgia isolane. «Dodici aprile 1915. Questa data non si cancellerà mai dalla mia mente, dovessi campare mille anni!». Angelo Musco ricorda così nell’autobiografia la prima rappresentazione milanese, che lo avrebbe consacrato come il più grande comico dei suoi giorni.  Capuana tratteggia da par suo uno spaccato di fine ‘800, per raccontare la vicenda di un ex maresciallo della Guardia di Finanza, il cui scopo nella vita è portare al fidanzamento giovani e meno giovani, borghesi e campagnole di buona famiglia. Per Don Pasquale Minnedda fare sposare il prossimo è una “missione”, ma gli procura più guai che gratitudine, visto che le sue coppie improbabili si sciolgono in men che non si dica. Con la sua parlantina da avvocato mancato, Pasquale è appunto un paraninfo, ovvero un combinatore di matrimoni per professione, quale ormai non si trova più neppure nei piccoli paesi della provincia. Ma il fascino del testo resta inalterato.  Osserva il regista Francesco Randazzo: «La mia versione scenica ritorna, in tempi di crisi, quale piccolo antidoto che, attraverso la comicità, auspica quel senso di positivo umore collettivo che lo spettacolo suggerisce. Il motore della pur esile vicenda è infatti l’ottimismo, la volontà di affrontare il mondo e le sue difficoltà, reali o inventate. In un contesto di libertà creativa, anarchica e popolare, come i teatranti che mi hanno preceduto, ho esaltato di questo classico il guizzo e lo spirito frizzante, in modo fruibile per il pubblico attuale, composto da generazioni differenti: le più vecchie amano riconoscersi in ciò che vedono, le più giovani sorprendersi, scoprire ciò che sta prima di loro, con ritmi e codici propri. Quindi modernizzare, rivitalizzare, rendere riconoscibile un genere, ed allo stesso tempo dargli un respiro più vicino a noi. Da qui lo spostamento temporale in un immaginifico secondo dopoguerra, momento di rinascita, apertura a influssi culturali e artistici, entusiasmi e novità. Perché ciò che conta è appunto l’ottimismo, la positività. Così tutti, teatranti e pubblico, abbiamo la fugace possibilità di seppellire la tristezza con una risata. Che non risolve, ma ricarica i nostri spiriti stanchi in questi tempi duri».

   Caterina R. Andò

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Doppia scena: Umberto Orsini presenta “La resistibile ascesa di Arturo Ui”, parodia brechtiana del nazismo

 

CATANIA San Valentino con Umberto Orsini. Le sue innumerevoli fan sono avvertite. L’affascinante mattatore sarà il protagonista del prossimo appuntamento di “Doppia scena”, il ciclo di incontri organizzato dal Teatro Stabile di Catania e dalla Libreria MondadoriDiana, che ha ospitato l’evento giovedì 14 febbraio alle ore 17,30. Interverrà il direttore del Teatro Stabile, Giuseppe Dipasquale. A coordinare l’incontro sarà la giornalista Caterina Andò. Fascino a parte, Orsini continua a mietere premi e successi per il suo impegno artistico, frutto di colte letture, e sempre arricchito da profonda meditazione storica, filosofica, etica. A “Doppia scena” il grande attore incontrerà il pubblico etneo per presentare la sua più recente fatica teatrale. È infatti ancora una volta ospite del Teatro Stabile di Catania con un testo brechtiano dal forte ed esplicito impegno civile, La resistibile ascesa di Arturo Ui, impietosa satira sulla presa del potere di Adolf Hitler. Comicità grottesca e feroce denuncia del totalitarismo connotano un capolavoro di sicuro impatto, che ben si inserisce nel cartellone intitolato da Giuseppe Dipasquale all«arte della commedia» per sondare e decriptare l’attuale crisi di risorse e valori.

Caterina R. Andò

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Seconda edizione a Catania del prestigioso concorso nazionale di danza“Premio Teatro Massimo Bellini

CATANIA – La seconda edizione del Concorso nazionale di danza “Premio Teatro Massimo Bellini” si è svolta nel tempio della musica catanese il 12 e il 13 febbraio 2013. Il gruppi e i solisti che hanno superato le preselezioni, hanno continuato la competizione nel corso del galà che si è tenuto sul palcoscenico del Massimo la sera stessa 13 febbraio. Le categorie suddivise in età e stili di danza (classica, neoclassico, contemporaneo, moderno). I premi in denaro e in borse di studio messe a disposizione da “Concorso Sicilia In”, “Concorso Rieti”, “Concorso non solo danza”.

La prestigiosa giuria era composta da Laura Comi, direttrice della Scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma (classico), Giuseppe Della Monica (classico), Loris Petrillo (contemporaneo), Ilir Shaqiri (moderno). Ospiti della serata i danzatori del Centro Danza Azzurra che si sono esibiti durante il galà. Organizzatori del concorso, Alfio Barbagallo, Katia Mancuso e Carmy Andronico, rinomati coreografi e maestri di danza.

      C. R.Andò

“Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”, uno spettacolo di Edoardo Sylos Labini

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CATANIA – Al “Vate”, alla sua vita avventura e sopra le righe, è dedicato lo spettacolo “Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie”, scritto e interpretato da Edoardo Sylos Labini, che si è avvalso della prestigiosa consulenza dello storico Giordano Bruno Guerri. Il lavoro teatrale è liberamente tratto proprio da “L’amante guerriero” di Guerri, il più autorevole biografo dannunziano nonché Presidente del Vittoriale degli Italiani. Coautore e regista della pièce è Francesco Sala. L’allestimento toccherà i principali teatri italiani, grazie a una ricca tournée che partirà dal Teatro Marruccino di Chieti il 9 febbraio. Seconda tappa sarà proprio il capoluogo etneo: il 13 e 14 febbraio (ore 20,45) il Teatro Stabile di Catania ospiterà il titolo fuori abbonamento alla sala Musco. Lo spettacolo approderà quindi a Roma (Teatro Nazionale, dal 21 al 24 febbraio), Torino (Teatro Gobetti, 1-3 marzo), Milano (Teatro Manzoni, dal 20 al 24 marzo) e Trieste (Teatro Rossetti, 3 aprile). La produzione rientra tra le iniziative in programma nel 2013 per le celebrazioni ufficiali del 150° anniversario della nascita di Gabriele d’Annunzio e intende restituire al pubblico la tempra dell’eroe di Fiume, grazie anche alla collaborazione e al Patrocinio del Vittoriale degli Italiani.“Gabriele d’Annunzio, tra amori e battaglie” è un tributo a una delle personalità più affascinanti e controverse della scena culturale italiana del Novecento, un artista che ha saputo imporre i propri sogni, “Bisogna fare della propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui”, asseriva egli stesso. Per raccontare a un pubblico eterogeneo le avventure, le passioni e le provocazioni poetiche di Gabriele d’Annunzio, l’atto-autore Edoardo Sylos Labini presenta lo spettacolo utilizzando un nuovo format teatrale unconventional: “Disco Teatro”. Così ribattezzato da un critico, il Disco Teatro mette in scena una consolle dj. Ed è proprio sulle sonorità mixate e suonate dal vivo dal dj che gli attori interagiscono, arrampicandosi sui crepacci dei suoni e giocando con i ritmi dei piatti. Lo spettacolo traccia la vita dell’artista scandita dal succedersi di amori, passioni, infedeltà, avventure politiche e mondane, autentiche provocazioni poetiche vissute sempre con vittorioso clamore. D’Annunzio, amante instancabile, dalla sua stanza del Vittoriale rende omaggio alle quattro donne più importanti della sua vita: da Eleonora Duse, alla moglie Maria Hardouin d’Altemps, all’artista Luisa Bàccara, passando per la governante Amélie Mazoyer, attraverso le pagine dei romanzi “Il Piacere” e “Il Fuoco”, rivivendo altresì un’insolita versione elettronica della poesia “La pioggia nel pineto”, mixata con le grandi arie di Wagner e Debussy.  In scena con Gabriele d’Annunzio (Edoardo Sylos Labini), Eleonora Duse (Viola Pornaro), Amélie Mazoyer (Giorgia Sinicorni), Luisa Baccara (Silvia Siravo) e Maria Hardouin (Alice Viglioglia). Insieme a loro Antonello Aprea, storico dj degli spettacoli di Sylos Labini. Scene e costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Sandro Manca.Conosciuto al grande pubblico anche per le sue interpretazioni in fiction tv Mediaset e Rai, Edoardo Sylos Labini rappresenta per il teatro, proprio come d’Annunzio per la letteratura, la figura dell’innovatore: è un artista poliedrico, socialmente impegnato, non contestualizzabile nei cliché culturali tradizionali, ma aperto a esperimenti e contaminazioni. Si forma come attore presso la scuola “Ribalte” di Garinei, frequenta laboratori teatrali con il drammaturgo inglese Steven Berkof e con il coach americano Bernard Hiller. Sorprendente trasformista a teatro, ha di recente vestito i panni del patriota Giuseppe Mazzini nello spettacolo “Disco Risorgimento, una storia romantica”, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Ha interpretato anche il ruolo del titolo in “Italo Balbo cavaliere del cielo” in occasione del centenario dell’Aeronautica Italiana.  Ha inaugurato, prima sulla scena romana poi su quella nazionale, la citata formula del “Disco Teatro”, dove la drammaturgia della pièce è accompagnata dalla musica di una consolle dj. Con questo format Edoardo ha ultimamente lanciato la sua nuova stand up comedy “uno Sbagliato”, con la regia di Massimiliano Zanin, le voci delle cantanti Milla Sing e Babyra e il dj Antonello Aprea. Negli anni Edoardo Sylos Labini ha preso parte a numerosi progetti cinematografici, televisivi e teatrali, interpretando spesso ruoli di antagonisti, personaggi a tinte forti. Ha recitato in alcune delle fiction più seguite in Tv come “Le 3 Rose di Eva”, “Dov’è mia figlia”, “Incantesimo”, “Vivere”, “Un posto al sole”.

C. R. Andò

IL TEATRO STABILE DI CATANIA OSPITA, DAL 13 AL 24 FEBBRAIO, LO SPETTACOLO ALLA SALA VERGA

Il grande Umberto Orsini è Arturo Ui, parodia brechtiana dell’ascesa di Hitler

 

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CATANIA. Cresce l’attesa per il grande Umberto Orsini, ancora una volta ospite del Teatro Stabile di Catania, dove ritorna con un testo brechtiano dal forte ed esplicito impegno civile, La resistibile ascesa di Arturo Ui, impietosa satira sulla presa del potere di Adolf Hitler. Comicità grottesca e feroce denuncia del totalitarismo connotano un capolavoro che ben si inserisce nel cartellone etneo, intitolato dal direttore Giuseppe Dipasquale all’’«arte della commedia» per sondare e decriptare l’’attuale crisi di risorse e valori. L’’allestimento (una coproduzione ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione e Associazione Teatro di Roma) sarà alla Sala Verga dal 13 al 24 febbraio. A firmare la regia è Claudio Longhi che si avvale della traduzione di Mario Carpitella, drammaturg è Luca Micheletti. Le scene sono di Antal Csaba, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci di Paolo Pollo Rodighiero; le musiche originali di Hans-Dieter Hosalla, abbinate a composizioni di Chopin, Eisler, Hollaender, Nelson, Sousa, Spoliansky, Strauss figlio e naturalmente Kurt WeillL; alla fisarmonica Olimpia Greco, autrice anche degli arrangiamenti. Accanto a Orsini, mattatore di rango, agiscono Nicola Botolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis. Insieme faranno rivivere una pièce di cui si contano in Italia poche ma significative edizioni.  Sarà lo stesso Umberto Orsini a presentare lo spettacolo nell’’ambito del ciclo Doppia scena, promosso in sinergia dallo Stabile e dalla Libreria Mondadori Diana, che ospiterà l’incontro il 14 febbraio alle ore 17,30, per un’ulteriore occasione di approfondimento su un caposaldo della drammaturgia universale. Uno dei lasciti più decisivi della stagione teatrale novecentesca è infatti rappresentato, senza ombra di dubbio, dal teatro di Bertolt Brecht: pietra di paragone per ogni sperimentazione successiva e oggi classico indiscusso e riconosciuto a livello internazionale.La resistibile ascesa di Arturo Ui è una parabola satirica sull’avvento del nazismo nella Germania dei tardi anni Venti e dei primi anni Trenta. Quando ormai la Seconda guerra mondiale si sta combattendo da due anni, Brecht sceglie di tornare alle origini di uno sfacelo politico che stava costando il peggio a milioni di esseri umani e, a sé stesso, da nove anni, l’esilio. L’indagine che sceglie d’avviare sui meccanismi perversi del potere e della demagogia sfocia in un allucinato e macabro affresco che, con un facile meccanismo allegorico, egli ambienta non già in Europa, teatro reale del disastro, bensì oltreoceano, in una fantastica Chicago, nella quale ripercorre le fasi della costruzione del consenso per Adolf Hitler sulla falsariga di quelle dell’ascesa criminale di Al Capone. «Un parallelo – osserva il regista Claudio Longhi – – parodico e tragico a un tempo, attraverso il quale l’autore innesca la perlustrazione di un fenomeno storico di proporzioni planetarie, consentendo allo spettatore di seguirne lo sviluppo in maniera immediata, di comprenderne gli esiti socio-politici grazie ad una semplificazione mai gratuita e ad uno strumento quello del teatro, appunto che ne catalizzi la leggibilità». La messa in scena intende assecondare pienamente il registro grottesco di questa “farsa storica”. L’incisiva brevità dei singoli “numeri”, la retorica della sopraffazione mafiosa, la serie rocambolesca dei fatti di cronaca narrati e messi alla berlina attraverso la lucida comicità di cui Brecht si serve come arma storico-critica, traducono la parabola in una “rivista” briosa e nitida, caustica ed elegante, sul tragico nonsenso del nostro passato. La resistibile ascesa di Arturo Ui sviluppa così un apologo feroce e violento sulla tragedia europea del Nazismo, sull’intreccio terribile e puntuale di economia e terrore, di gangsterismo politico e consenso di massa. Scegliere di rappresentarlo vuole essere un imprescindibile esercizio di memoria: quella stessa memoria di cui sarebbe immorale perdere le tracce e di cui soltanto i classici antichi e moderni sanno farsi portavoce magistrali, realizzando l’ideale supremo per cui ogni opera d’arte deve avere valore di civiltà.

C. R. Andò