LE URLA DAL SILENZIO – INTERVISTA A PASQUALE DE FEO, DETENUTO A CATANZARO

Carcere-Catanzaro_Siano.jpg

CATANZARO – Il nostro Pasquale De Feo – detenuto a Catanzaro – ci ha inviato questa intervista, o meglio, queste tre domande a cui lui ha risposto.

Pasquale scrive che l’autore di questa intervista è il marito della giornalista Francesca De Carolis, autrice del libro “Urla a bassa voce”. Non metto il suo nome, perché al momento non lo conosco.  Queste domande, come vedrete, sono abbastanza emblematiche, specialmente la prima e la terza. L’impressione è che chi è stato condannato per reati connessi all’associazionismo criminale -a prescindere dalla sua concreta vicenda giudiziaria e dal suo percorso trattamentale- per potere “meritare” una futura possibilità di uscire, debba necessariamente fare cose “estreme”, tipo svolgere una “attività da infiltrato in una organizzazione mafiosa tesa a smantellare la struttura di comando”.  Lo spirito sotteso a queste domande sembrerebbe essere quello di certi romanzi o film, dove qualcuno del governo andava dai detenuti nel braccio della morte e, in cambio della libertà, gli proponeva qualche missione suicida. A prescindere, una intervista interessante, seguita da un commento di Pasquale De Feo.

1)Se non fosse in regime ostativo e potesse uscire dal carcere almeno durante il giorno, sarebbe disponibile a fare il meditore sociale in un quartiere come lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli per dissuadere i giovani dall’adesione alla criminalità organizzata, anche a rischio della vita per la guerra che la criminalità le farebbe?

Inizio col correggere un errore. L’ ostatività della pena non è un regime, ma è una legge repressive “razzista” perché colpisce solo i meridionali. Si tratta dell’art. 4 bis Ordinamento Penitenziario, legge emanata dopo le stragi di Stato del 1992. Qualche settimana fa ho finite di leggere il libro “Il ritorno del principe” scritto dal Procuratore capo di Palermo, Roberto Scarpinato. Lui chiama principe il potere che comanda il Paese, compost da tanti soggetti, e per fare un esempio la rappresenta con i Promessi sposi. Oggi è diverso nelle forme, trovandoci nell’era moderna, ma nei fatti  non è cambiato niente, tutto procede affinché il “principe” continui ad avere i suoi privilege e a depredare lo Stato. Quando è minacciato di revoca dei suoi privilegi e di chiudere i rubinetti dei soldi pubblici, come ha fatto in passato e farà in future, ricorrerà anche alla violenza, usando alla bisogna gli attori più disponibili, dopo saranno abbandonati al proprio destino: uccisi o sepolti vivi in carcere. Devo premettere che il “principe” ha fatto un buon lavoro con lei, è stato indottrinato così bene che nel suo cervello c’è un solo corridorio dove passano tutte le notizie, filtrate dal pregiudizio  instaurato da un clima di caccia alle streghe dai Savonarola del circolo dell’odio, novella Torquemada che hanno instillato nella popolazione un razzismo lombrosiano, inquinando anche le leggi. Un tempo il meridione era un covo di briganti (partigiani meridionali), oggi è ritenuto un covo di mafiosi. Con questo criterio hanno legittimato un sistema coloniale, per tenere gi “iloti” ssottomessi, con  un repression che deve essere costante. D’altronde nel meridione l’unica industria che funziona è quella della repression. Hanno messo in piedi un mastodontico apparato repressive che ingoia miliardi di euro all’anno, senza nessun controllo, d fare invidia alle dittature passate e anche a quelle odierne. La mia risposta alla sua domanda è NO, perché mi dovrebbero spiegare perché ci sono posti come lo Zen e come Scampia. Inoltre con migliaia di parassiti pagati dallo Stato dovrei accollarmi io un onere del genere. La mia parte l’ho fatta. Sono riuscito  non far deviare nessuno dei miei nipoti, tutti bravi ragazzi che lavorano, con la speranza che l’apparato della repression colonial non me li rovini. Nel nominarmi Scampia mi è venuto in mente Saviano, uno dei Savonarola per eccellenza, che non ha fatto niente e non sta facendo niente, eppure si è arricchito col disagio sociale della sua terra; perché dovrei farlo io? Che da quando sono nato ho ricevuto solo calci in bocca dallo Stato sperimentando tutta la sua ferocia? Il deserto istituzionale che è stato programmato scientificamente da 150 anni per saccheggiare tutte le ricchezze di una terra che non conosceva tutte le brutture cusate di Savoia, nascoste con la favola risorgimentale. Un saccheggio che continua ancora perché il Meridione serve come colonia all’Italia padrone del Nord, che alimenta questi fenomeni di devianza. D’altronde non c’è bisogno di un sociologo e di un criminologo per capire che questi disagi derivano sia dalla mancanza dello Stato e sia dalla mancanza di un tessuto economico. L’unica presenza tangibile dello Stato è quella della polizia e della repressione. Le sue domande sono impregnate di pregiudizi, inquinate da un razzismo lombrosiano strisciante, e se non cambierà questa subculture create per rendere colonia il Sud, non cambierà mai niente, fino a quando il Meridione non si ribellerà e ritroverà la sua indipendenza.

2)E’ d’accordo sulla confisca dei beni della criminalità organizzata che diventano patrimonio comune di tutta la collettività?

 La legge “La Torre” è un’altra legge razzista perché colpisce solo i meridionali, ed è usata come lo fu la famigerata legge Pica per saccheggiare il Meridione. Le leggi devono riguardare tutti i cittadini, invece aggrediscono solo una minoranza. Leggi caratterizzate da una schizofrenia orchestrate dal “principe” (mandante di tutte queste stragi). Poi bisognerebbe domandarsi a chi dava fastidio La Torre con el sue marce contro i missili di Comiso? Forse qualche risposta la potrebbe dare il solito “principe”. Infatti, chi ne paga sempre le conseguenze? I meridionali, usati e gettati ogni volt ache il principe ha bisogno di mostri. La confisca dei beni dovrebbe riguardare tutti, viceversa nel Meridione si sequestrano beni anche per una manciata di euro non certificate, e sempre solo per sospetto. La settimana scorsa in una trasmissione televisiva economica, hanno fatto vedere la lista dei “paperoni” italiani che pagano le tasse. Al terzo posto c’era Walter Veltroni con alcune centinaia di milioni di euro. MI chiedo come possa essere milionario, una persona che nella sua vita non ha mai prodotto niente, a parte vivere di politica come un parassita, dove li ha presi tutti questi soldi? Berlusconi nel 1994 aveva 5000 miliardi di debito, il suo amministratore voleva portare i libri contabili in tribunale per dichiarare fallimento, scese in politica ed è diventato l’uomo più ricco d’Italia, con un patrimonio che supera i 10 miliardi di euro (20.000 miliardi di vecchie lire). A loro non chiedono dove li hanno presi, perché non sono meridionali, non saranno mai colpiti dal reato di 416 bis, reato non reato che colpisce al 99,99% solo meridionali, motivazione per ogni sequestro di beni. Quando questa legge riguarderà tutti i cittadini di questo Paese e non solo gli “Iloti” della colonia penale, allora se ne potrà discutere.

3) Se lo Stato le concedesse la libertà in cambio di un’attività da infiltrato in una organizzazione mafiosa tesa a smantellare la struttura di comando accetterebbe?

 Se volevo riacquistare la libertà con questo metodo, avrei collaborato con la giustizia, ma siccome non ho mai fatto la spia e disprezzo chi la fa e usa questi metodi infami per riacquistare la libertà, non lo farei MAI. Anche per questo motive sono detenuto da trent’anni, e preferisco morire in pied in carcere piuttosto che fare il GIUDA in ginocchio. L’operazione che andrebbe fatta, che poi non è solo un mio pensiero, perfino le varie polizie lo dicono, che la repression non serve a niente se non ad esasperare gli animi e riempirli di odio e rancore contro lo Stato, sarebbe quella di un massiccio intervento sociale in tutti i settori, perché solo così si può ridurre la devianza in termini fisiologici. Purtroppo questo discorso non interessa al “principe”, anche perché per tenere in piedi un determinate sistema, c’è bisogno della mostrificazione di un determinate territorio e tenere impegnati i pensieri della popolazione, che ha bisogno sempre di un nemico e di mostri a cui indirizzare ogni frustrazione.

 

Egregio Signore,

Le sue domande derivano da una cultura penale crudele, stravolta da un ventennio di latrocini, e per riuscire a fare tutto ciò c’era bisogno che la popolazione italiana fosse impegnata a vedere  ed essere impegnata in altre cose, non essendo bastata tangentopoli, dopo tre mesi il “principe” ha provveduto con le stragi del 1992-93, creandoci intorno una sorta di “religione”, in più è servitor a calpestare ogni garanzia costituzionale, e con leggi di emergenza divenute ordinarie, e che continuano tutt’ora. Nel 1992 il debito pubblico era 700 miliardi, oggi è triplicate, chi ha beneficiate di tutti questi soldi? C’era l’IRI che valeva 800 miliardi, che fine ha fatto? Se la sono mangiata con la scusa delle liberalizzazioni, chi ha banchettato? La mafia? Mi auguro che lei non sia così catechizzato da non ragionare con la sua testa. Sono detenuto da trent’anni, per mi attitudine seguo tutti i TG che posso ascoltare, pertanto le mie opinion non sono traviate dalla politica, ma ho analizzato i fatti, anche se la mia cultura era scarsa. Sui fatti non si può polemizzare, se ne possono trarre solo le conclusioni. Se fossi nato a Parma non mi troverei in carcere e con l’ergastolo, perché in una parte del Paese ci sono tutte le opportunità, in un’altra non c’è niente, solo repression e trattati come figli di un Dio minore. Mi sono rassegnato già al mio destino, mi dispiace che le prossime generazioni di ragazzi subirono la stess sorte che ho subito insieme a migliaia di meridionali, perché sarà difficile che cambieranno le cose; la storia ci insegna che le colonie si possono affrancare solo rivoltandosi. In tanti anni di cattività mi hanno insegnato che prima di sindacare bisogna conoscere, perché solo con essa possiamo capire e giudicare la realtà, per evitare di essere strumentalizzati dal “principe”. Sono convinto che non si aspettava queste risposte, ma siccome lo Stato mi ha tolto tutto e con la sua brutalità mi ha fatto diventare vittima innocente, l’unica cosa che non può soffocare sono i miei pensieri, pertanto non mi limito a risposte di circostanza  ma a quello che penso e ritengo giusto. Mi auguro di essere riuscito a farla soffermare almeno e riflettere.

La saluto cordialmente.

Pasquale De Feo

 

LE URLA DAL SILENZIO – INTERVISTA A PASQUALE DE FEO, DETENUTO A CATANZAROultima modifica: 2013-04-24T16:16:52+02:00da leodar1
Reposta per primo quest’articolo