5° FESTIVAL DEI CORI UNITRE DI SICILIA

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PALERMO – Domenica 5 maggio si è svolta la quinta manifestazione canora che ha visto cimentarsi i Cori Unitre di Sicilia. Quest’anno il Festival ha coinvolto 11 corali: Gela, Noto, Santa Croce Camerina, Augusta, Priolo Gargallo, Modica, Pachino, Niscemi, Canicattì, Catania e Bagheria che ha organizzato la manifestazione. Per motivi logistici le corali si sono esibite nell’ampio teatro Golden di Palermo. La conduzione dello spettacolo è stata affidata al critico d’arte e letterario Francesco Mineo che ha presentato in modo stringato, ma esauriente le corali ed i brani eseguiti, arricchendoli di brevi annotazioni. Nonostante la ricca partecipazione, all’esibizione dei cori si è aggiunta quella di alcuni ospiti quali la giovane pianista bulgara Rajna Karjieva che ha eseguito tre brani, il chitarrista Francesco Martorana, ed il prestigiatore illusionista Mago Tony. Ma torniamo alla vera manifestazione che mostra il suo successo con l’incremento di anno in anno dei partecipanti. I tre motivi eseguiti dalle corali hanno toccato i più svariati generi, dai canti siciliani a brani tratti da opere liriche a motivetti orecchiabili e goliardici, ma tutti apprezzati proprio per la loro varietà.  La corale, “G. Bellistrì”, di Augusta, sotto la direzione di Maria Grazia Morello quale direttore vocale e di Marco Gigli quale direttore musicale che ha accompagnato i brani alla tastiera, è stata molto apprezzata per l’originalità dell’esecuzione tanto da suscitare sin dall’inizio scroscianti applausi. Un bravo a tutti per l’impegno dedicato alla manifestazione che permette ogni anno di riunire così tanti soci Unitrini che così possono, come la presidentessa di Bagheria Antonella Miloro Nasca ha espresso ricordando le parole di Papa Francesco “…mantenere un cuore giovane, anche a settanta o ottanta anni…”. L’appuntamento è per l’anno prossimo  a Santa Croce Camerina che organizzerà il 6° Festival in qualche locale di Ragusa che possa contenere questo stuolo sempre più numeroso di “ugole mature”.

    Tania T.

IL MATTATORE LELLO ARENA OSPITE DI “DOPPIA SCENA”, PER LA RASSEGNA PROMOSSA DAL TEATROSTABILE DI CATANIA E DALLA LIBRERIA MONDADORI DIANA

1620838595.jpgCATANIA – Face to face con Lello Arena, ospite di “DoppiaScena”, il ciclo di incontri promosso in sinergia dal Teatro Stabile di Catania e dalla Libreria Mondadori Diana, che giovedì 9 maggio, alle 17.30,ospiterà l’evento nella sede di via Umberto I. Il popolare comico è in queste settimane a Catania, applauditissimo “Capitan Fracassa” all’Ambasciatori fino al 19 maggio. La commedia, frutto di interessante contaminazione tra il romanzo d’appendice di Théophile Gautier e i canovacci di Francesco Andreini, è stata riadattata dal regista Claudio Di Palma, che sigla un allestimento di punta realizzato dal Teatro Stabile di Catania in coproduzione con Bon Voyage e il XLVI Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Approdato nella città etnea dopo una tournèe nazionale di successo, l’artista sarà protagonista anche a “Doppia scena”. Come di consueto interverrà il direttore del Teatro, Giuseppe Dipasquale, con il coordinamento della giornalista Caterina Andò. Giunta al quinto rendez-vous della stagione 2012/2013, il ciclo di approfondimenti si riconferma imperdibile appuntamento, affollato dal pubblico che accorre ad incontrare i suoi beniamini: si tratta di un viaggio nei meandri della mise en scene e del suo backstage, raccontati in prima persona da chi il palcoscenico lo vive e ne respira la polvere.

Caterina Rita Andò

VERSO UNA NUOVA REPUBBLICA O UNA MONARCHIA CAMUFFATA?

 

INTERVISTA A FRANCO CORDERO

nuova repubblica.jpgProfessor Cordero, il Presidente della Repubblica ha criticato duramente deputati e senatori, che l’hanno applaudito. Si è scritto d’un masochismo parlamentare: che spettacolo abbiamo visto?
Ce ne sono di migliori: un vecchio signore apostrofa l’assemblea agitando la frusta, e l’applaudono ma siamo in Italia, dove melodramma, commedia, farsa appartengono al quotidiano; parole, mimiche, gesti vanno letti in varie chiavi. Il fondo è conformismo sogghignante, venato d’una cinica crudeltà. Capisce poco del fenomeno italiano chi prenda alla lettera maschere ed eloquio.  Chi ha vinto, alla fine?  “Ho vinto io”, dichiara ridendo B., nel cui quadro mentale vero e falso non differiscono, fluida essendo ogni verità, come nel buio 1984 che Orwell moribondo raccontava, e stavolta crediamogli: 18 mesi fa pareva sepolto, avendo condotto l’Italia a un passo dal tracollo, mentre lui s’arricchiva; ridisceso in campo, sfiora la vittoria elettorale; ed è partner dominante del futuro assetto. Quanto conti, lo dicono due gravi dibattimenti penali: mancava solo la sentenza; voleva impedirla e vi sta riuscendo ; tra i compiti del governo nascituro uno, capitale, è liberarlo dalle pendenze penali. Ma Berlusconi era completamente alle corde!

Era alle corde. Come ha vinto? Senza combattere, gli basta chinarsi e raccogliere. Nel tardo autunno 2011 barcollava stordito dai colpi: lo salva uno scacchiere politico ibernato sotto il governo tecnico, finché rompe l’accordo; e nello stallo postelettorale prendono corpo “larghe intese”, formula eufemistica dell’innaturale matrimonio Pd-Pdl, suicida rispetto al primo. Il candidato al Quirinale era scelto in tale funzione, ma soccombe al primo voto.  Chi ha aperto la via alle “larghe intese”?  Berlusconi bolle l’indomani quando il plenum Pd schiera Romano Prodi nel quarto turno: è temibile; l’aveva sconfitto due volte; liquiderebbe la linea omertosa, su cui lavora una componente riconducibile all’intrigo bicamerale 1997-98. Qui sopravviene il fattore causale negativo. Le Cinque Stelle votavano Stefano Rodotà, nome perfetto ma gl’influenti nel Pd non lo vogliono, e siccome l’arte politica opera sul fattibile, s’imponevano dei ripensamenti; è atto sterile vincere la partita morale sostenendo candidati perdenti , quando la convergenza su Prodi chiuderebbe le porte all’invasore. Lo dicono i numeri: acquattati nella cabina, i bicameralisti voltano la schiena al candidato ufficiale, e stupirebbe un voto leale, ma basta l’apporto esterno; non averne tenuto conto è errore strategico, determinante. Affossata la candidatura forte, il partito sarebbe ricaduto nel penchant suicida. Grillo definisce tale evento in lingua shakespeariana: vanno a nozze i due che copulavano da vent’anni; metafora perfetta ma chi ha mandato a monte l’alternativa pulita? Vengono da lì prevedibili sventure. L’allegro beneficiario eriga un monumento a quel voto. Non abbiamo mai avuto un Capo dello Stato così interventista. È luogo d’effetti singolari l’Italia: l’affarista corruttore, smisuratamente ricco, plagia le platee; e avevamo una Repubblica parlamentare ma il Presidente in carica governa, attuando quel che 106 anni fa chiedeva Sidney Sonnino, gentiluomo maniaco, funesto in buona fede (Nuova Antologia, 1 marzo 1897): lo Statuto Albertino forniva qualche appiglio in residui verbali d’ancien régime; l’attuale Carta, no. L’uomo era poco visibile nelle file Pci. Fortunosamente asceso al Colle, parla molto, in un registro d’ipertrofia del potere: vanta prerogative da monarca (nel giorno in cui, rieletto, apostrofa le Camere, vanno in fumo i nastri contenenti misteriosi dialoghi suoi con un ex ministro); nella fattispecie opera quale stratega politico. L’idea fissa è che in logica costituzionale Silvio Berlusconi non differisca da Marco Minghetti o Quintino Sella: quindi sia buon maestro d’orchestra; e i dissonanti dal coro meritino castighi. Aveva anche messo mano a una delle leggi invalide con cui il predetto schivava i processi. Incredibile dictu, non vede l’enorme anomalia d’uno Stato in mano al pirata: nella crisi post elettorale rilancia “larghe intese”, in secchi termini imperativi; spiega alle Camere che difetto culturale sia non convolare sotto l’ala d’Arcore; e mancando l’accordo, le scioglierebbe, prospettiva terrificante in casa Pd, mentre B. s’ingrassa.  Giornali entusiasti però. La stampa governativa gli canta ditirambi quali fiorivano negli anni Trenta: discorso “storico”, nel senso che apra un’epoca, ecc.; salpiamo verso la nuova Repubblica. Vero, e volendo trovare un nome mitologico al transito, chiamiamolo “Caronte”, con una variante: nel terzo capitolo dell’Inferno le “anime prave” non applaudono il vegliardo che le traghetta; nella commedia italiana succede. Si sono sprecate le definizioni: governo di scopo, di salute pubblica, del Presidente. Ma davvero sarà “temporaneo”?
L’entusiasta Olonese non sta nella pelle, era uscito dal sarcofago; ha vinto e siccome fortune simili abbagliano la platea, salirà ancora, mentre gli avversari affondano. Che sia lui a condurre il gioco, consta da come martedì mattina 23 aprile sbarra l’incarico al concorrente pericoloso. Non lo è il designato, vicesegretario Pd, mellifluo dialogante, nipote dell’onnipresente Gianni Letta plenipotenziario Pdl, caro al Quirinale: condannava l’antiberlusconismo e dal punto di vista d’Arcore va benissimo. Non sarà “governo ad ogni costo”, avverte (eufemismo democristiano vieux style), ma chi gli crede? Ormai esiste un padrone molto visibile: sceglie i ministri; fissa i legiferanda (salvacondotto penale, divieto d’intercettare, mano morbida contro corruttori e corrotti, guida politica delle procure, ecc.) e gli argomenti da non toccare (cominciando dal colossale conflitto d’interessi). Questo governo nascerà, durando finché gli convenga: ha in tasca il decreto che sbanda le Camere, e la pistola alla tempia assicura un Pd condiscendente, purché sia salva qualche forma a buon mercato. Mala tempora, né confortano analogie storiche: l’inesistente Luigi Facta lascia il posto a Mussolini; dopo Franz von Papen, cavallerizzo vanesio, e Kurt von Schleicher, generale intrigante, viene Hitler. L’Olonese se li divora i partner d’una partita impossibile.

 

  Silvia Trizzi

IL VALORE DELL’ACQUA, I LICEALI SI FANNO ONORE CON LE FOTO

 

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AUGUSTA. Monitoraggio delle risorse idriche sotterranee e interventi per il controllo dell’intrusione marina e per la riduzione dell’inquinamento da attività agricole: questo è il principale obiettivo che il progetto di ricerca “Moriso” ha presentato  durante un convegno indetto in occasione della giornata mondiale dell’acqua, a Ragusa. In questa occasione la mia classe, la II Ar del Liceo Classico e la IV A del Liceo Socio-psico-pedagogico, si sono recate a Ragusa per partecipare alla conferenza e per prendere informazioni, vista la nostra partecipazione al progetto Comenius “Water: the Spring of the life” 2011-2013.  “Il valore dell’acqua” è il titolo della conferenza, incentrata proprio sull’inquinamento dell’acqua, sulla quantità delle risorse idriche sotterrane, sulla qualità dell’eventuale acqua, potabile, prelevabile dai pozzi e sull’eccessivo utilizzo dell’acqua, in particolare nell’arcipelago maltese e nella provincia di Ragusa, la cui gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche è di fondamentale importanza per lo sviluppo socioeconomico.

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In questi territori, infatti, nell’ultimo decennio, il problema acqua non solo è quantitativo, ma soprattutto qualitativo. I fertilizzanti, i diserbanti e i pesticidi, adoperati dalle aziende agricole, si infiltrano nel terreno provocando così l’inquinamento delle falde. Inoltre, vi è anche un eccessivo sfruttamento delle risorse idriche, soprattutto a Ragusa, dove non vi è restrizione dell’uso d’acqua, e nelle zone costiere, l’intrusione marina e perciò la salinizzazione delle falde. Secondo l’Ing. Vincenzo Corallo, della Provincia Regionale di Ragusa, la contaminazione delle acque non è dovuta solamente alle aziende zootecniche, e cerca di sensibilizzare in particolare i giovani, affermando che vi è la necessità di risolvere il problema con urgenza. Alcuni dati ci ricordano che a livello mondiale l’utilizzazione d’acqua è moltissima: una persona utilizza 30 litri di acqua al giorno: 5 per cucinare, 25 per lavarsi; una famiglia in Canada 350 litri, in Europa 165, mentre in africa solamente 20; la popolazione è cresciuta del 3%, mentre la richiesta di acqua del 6%; costo dell’acqua è 300 miliardi di dollari annui. Il problema acqua investe da vicino anche Malta, che in questi giorni se ne trova completamente privata. La scarsità d’acqua a Malta, è dovuta sia al clima, come quello siciliano, con piogge in inverno ed estati aride, sia alla grande densità demografica. Infatti, come ci riferisce l’ingegnere Manuel Sapiano della Malta Resource Authority, nella sua relazione, l’isola di Malta ha la densità di popolazione più alta d’Europa, 1200 ab./km quadrato (Italia 200 ab./km quadrato), perciò si ha meno acqua di quello che serve Si parla di circa 60 milioni di litri, quando se possiede solamente la metà. Per questo problema vi sono solamente due soluzioni: o ridurre il consumo o creare altre risorse. Per esempio, la mancanza di risorse spinge alla desalinizzazione delle acque, in modo da produrre abbastanza acqua per soddisfare il fabbisogno. Tuttavia, secondo Sapiano, “questa soluzione è troppo facile, e il problema c’è e rimane e non può essere risolto con la tecnologia”. Così, propone l’uso delle acque reflue. Inoltre, dice, si può operare sul livello delle case e ci sono diversi modi per il ridurre il consumo domestico, industriale e agricolo dell’acqua. Queste misure, importanti per la salvaguardia dell’acqua, un bene prezioso, possono in futuro essere adottate anche a livello mondiale poiché sia Malta che la Sicilia non sono isolate “ma fanno anche parte di un mondo, in cui di sprechi non sono pochi”. Interessanti sono stati anche i dati forniti dal dott. Giuseppe Spartà nella sua relazione riguardo il progetto Moriso, i cui powerpoint possono essere consultati nel sito http://www.moriso.it.

Infine, il convegno è terminato con la premiazione di ben cinque foto, tra le quali due della nostra scuola (Daniele Manzella, secondo posto e Francesca Boscarino il premio della critica), del concorso fotografico “Il valore dell’acqua”, indetto proprio in occasione della giornata mondiale dell’acqua.

Partecipare a questa conferenza, per me e per i miei compagni è stata un’occasione importante per capire i problemi riguardanti le risorse idriche e per apprendere come comportarsi in futuro, nel caso in cui, i problemi adesso affrontati da Malta e dalla Provincia di Ragusa, investano il nostro territorio.

Giorgia Spinali

Foto premiata di Francesca Boscarino – foto di D. Manzella

 

VIAGGIO NELL’AFFASCINANTE NORMANDIA, MEETING COMENIUS PER I LICEALI DI AUGUSTA

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AUGUSTA – Durante l’interminabile volo eravamo molto eccitati e pensavamo a ciò che avremmo dovuto fare. Quando siamo arrivati ci siamo calati in una nuova e differente realtà ed eravamo veramente curiosi di conoscere le tradizioni francesi. I ragazzi si sono mostrati subito molto ospitali e generosi. Loro ci hanno presentato la loro magnifica scuola ed eravamo stupefatti poiché questa si presentava grandiosa, efficiente, organizzata e pulsante di studenti, insegnanti e collaboratori. Gli studenti partecipano a numerose attività mettendo così in pratica quelle discipline quali musica, arte e sport apprese inizialmente solo sui libri di testo. Hanno una grande palestra, un campo da calcio e da basket e un enorme parco verde.

I ragazzi francesi ci hanno invitato al party che si sarebbe tenuto all’interno della loro scuola quella stessa sera e durante il quale abbiamo assistito a un piccolo spettacolo allestito dagli stessi studenti. Ci siamo molto divertiti in loro compagnia ammirando lo splendido lavoro presentatoci. Noi ragazzi stranieri non siamo stati ospitati direttamente dalle famiglie dei francesi, ma abbiamo pernottato in alberghi della zona, quest’aspetto ha condizionato un po’ il processo di socializzazione fra noi e loro, infatti i rapporti non sono stati così profondi e affettuosi come per gli studenti partiti in precedenza in Spagna,  e quelli ospitati da noi in Italia. Nonostante questo piccolo ostacolo siamo ugualmente riusciti a diventare buoni amici e a continuare a “sentirci” su facebook scambiandoci foto e saluti. Il giorno successivo tutti i partecipanti hanno presentato i loro interessanti lavori come cruciverba, attività e giochi di società relativi all’acqua; nel pomeriggio abbiamo fatto molte attività con i nostri nuovi amici come le crepes, la lezione di musica con i tamburi, lo spettacolo di moda e i cartoni animati, quest’ultima è stata davvero originale e molto coinvolgente. Sabato mattina siamo andati a visitare alcune splendide località della Normandia, prima Le Havre: questa è una tranquilla, ma operosa città portuale davvero pulita e piena di aree verdi; noi studenti italiani ci siamo recati alla foce della Senna e  e sulla spiaggia e abbiamo scattato alcune simpatiche foto a memoria di quanto visto. Dopodiché abbiamo ammirato Etretat le magnifiche scogliere, famose per essere state immortalate nei dipinti impressionisti di Monet, abbiamo assaggiato tipiche pietanze offerteci dai giovani francesi, stando tranquillamente sdraiati sulla spiaggia a guardare la distesa di mare e le bianche falesie; poi ci siamo spostati a Honfleur che è soprattutto conosciuta perché abitata dagli artisti impressionisti, dagli scrittori e dagli intellettuali nella fine del XIX secolo, il suo antico porto pittoresco è  caratterizzato dalle case la cui facciata risulta rivestita di ardesia di un intenso colore grigio-blu che contrasta con gli altri edifici variopinti. Abbiamo ancora visitato la chiesa di Santa Caterina la più grande della Francia costruita interamente in legno. Di sera siamo stati invitati a cena a casa degli studenti francesi ed eravamo molto felici di vedere abitazioni diverse dalle nostre e conoscere differenti tradizioni e abitudini; i genitori degli studenti ci hanno prelevato direttamente dall’albergo nel quale alloggiavamo e con le loro auto siamo giunti nelle rispettive dimore. Durante il viaggio abbiamo conversato sulla differenza fra le loro e le nostre abitudini; eravamo molto curiosi di visitare le case e conoscere il resto dei familiari, si sono mostrati molto ospitali e ci siamo sentiti quasi a casa nostra. E’ stata un’esperienza unica ma speriamo presto ripetibile. L’ultimo giorno lo abbiamo trascorso a Mont Saint Michel, un incantevole villaggio arroccato su di una piccola collina circondata da un oceano incombente, che subisce l’effetto delle maree, qui abbiamo visitato la famosa abbazia, una costruzione monumentale dal sinistro fascino medievale, all’interno si contavano numerose sale, ognuna delle quali pensata per le attività svolte dall’abate e dai monaci benedettini che l’abitavano; con le nostre compagne abbiamo provato ad immaginare come fosse l’abbazia quando era popolata dai monaci e siamo stati molto felici di doverlo solo immaginare! Questa esperienza si è dimostrata veramente costruttiva perché siamo riusciti a stringere profondi legami di sincera amicizia con i ragazzi estoni, francesi, spagnoli e turchi, abbiamo così arricchito il nostro bagaglio culturale ed umano conoscendo differenti stili di vita e riuscendo a cogliere quest’esperienza anche come un’opportunità per migliorare il nostro inglese e francese.

Elena Ferro, Benedetta Mendola, Aurora Pagano – Foto di Domiziana Casuccio