Progetto gemellaggio Augusta-Matera

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Il progetto gemellaggio Augusta – Matera ,che ha coinvolto gli studenti del Liceo Dante Alighieri di Matera e gli alunni della nostra scuola della II B del liceo classico e la IV A del liceo scientifico accompagnati dai docenti  Francesco Montalto,  Elisabetta  Patania e  Salvatore Puccio, ha previsto, nella sua seconda fase, la visita della città di Matera, patrimonio dell’Umanità, sotto l’ègioda dell’ Unesco, dal 20 al 23 aprile.

  

La città di Matera sorge a 400 metri sul livello del mare e offre una vista davvero incantevole ai suoi (tanti) visitatori, sia da un punto di vista paesaggistico sia da quello architettonico. Per raggiungere Matera, è stato necessario viaggiare per più di 8 ore con l’autobus (mezzo esclusivo poiché il trasporto ferroviario era improponibile), nonostante   Augusta e Matera siano separate da poco più di 500 km, più o meno la stessa distanza tra Roma e Milano, con la differenza che  questy’ultima può essere ricoperta in appena 50 minuti con l’aereo e 3 ore con i treni ad alta velocità. Il patrimonio artistico del Sud ha la necessità di essere valorizzato dalla presenza delle infrastrutture e non si può rimanere inerti davanti alla” meravigliosa” Salerno- Reggio Calabria e alla sua splendida percorrenza a una corsia.

Tuttavia, nonostante i collegamenti non siano del tutto efficienti, questo tipo di esperienza lascia sicuramente in coloro che l’hanno vissuta un piacevole ricordo. Dalla cattedrale, sorta sull’area dell’antico monastero benedettino di Sant’Eustachio, uno dei due santi protettori della città, al Palazzo Lanfranchi, sede dell’attuale Museo Nazionale dell’arte Medievale e Moderna, che ospita anche opere di artisti quali Carlo Levi, Camillo D’Errico, Abraham Brueghel, è stato possibile osservare esempi di arte lontani dalla nostra cultura e realtà.

 Molteplici affinità col nostro territorio sono, invece, emerse dalla visita al Parco Materano della Murgia, nel quale si trovano diversi resti di abitazioni e chiese rupestri, molto simili a quelli presenti nella zona di Pantalica, numerose masserie fortificate e curiose specie floreali. Altra tappa del viaggio è stato il Museo Nazionale “Domenico Ridola”, nel quale sono conservate testimonianze archeologiche di età arcaica, lucana e successivamente romana,  ottenute dopo innumerevoli scavi nella zona della Murgia materana e in tutto il territorio lucano, che ha subito richiamato alla mente l’importante Museo Paolo Orsi, sito a Siracusa, contenente reperti della medesima epoca.  

Matera è nota anche come città dei Sassi, proprio per la peculiarità e l’unicità del suo centro storico, che abbiamo avuto l’occasione di poter visitare insieme ai nostri coetanei materani, i quali come avevamo già precedentemente fatto noi, si sono calati nel ruolo di ciceroni. Senza dubbio il fatto che siano stati i ragazzi ad accompagnarci durante la visita della città non solo ha favorito il nostro coinvolgimento, ma ci ha senza dubbio attratto di più di quanto non avrebbe potuto fare una normale guida turistica. Ciò che ci ha resi davvero entusiasti è stato l’aver vissuto questa esperienza legandoci anche a livello affettivo con loro e avere avuto modo di confrontare la nostra realtà con una che non ci appartiene, scambiandoci non solo informazioni a livello culturale, ma anche semplici opinioni da liceali.

 

Katia  Dragotta, Ottavio Pugliarers, Elisa Vaccaro

 

Nella foto: foto ricordo  con lo sfondo di Matera

Quali prospettive per il “più bel posto di Sicilia”, come definito da Tomasi di Lampedusa? – di Miriam Carani

Tomasi_di_lampedusa.jpgE’ l’autunno del 1916: il giovane Tomasi di Lampedusa, giovane caporale d’artiglieria venne trasferito ad Augusta. Il soggiorno sarà breve: solamente tre mesi, sufficienti comunque a fargli vedere e conoscere un paradiso, lontanissimo ricordo durante gli stenti, le sofferenze, i dolori della guerra e della prigionia, prima e dopo la disfatta di Caporetto. I giorni trascorsi nella cittadina marittima furono lieti e piacevoli: le ore andavano e venivano tra numerose conversazioni letterarie, estasiate contemplazioni della natura e lunghe passeggiate in barca con l’amico, il tenente Enrico Cardile. Un posto in particolare, il tratto di mare tra il “Faro” e punta Izzo, affascinò il nobile palermitano che scrisse:<< Un luogo, un golfetto interno più su di punta Izzo, dietro la collina che sovrasta le saline; […] è il più bel posto della Sicilia. La costa è selvaggia, completamente deserta, non si vede neppure una casa; il mare è del colore dei pavoni: e proprio di fronte, al di là di queste onde cangianti, sale l’Etna; da nessun altro posto è bello come da lì, calmo, possente, davvero divino. E’ uno di quei luoghi nei quali si vede un aspetto eterno di quell’isola che tanto scioccamente ha volto le spalle alla sua vocazione che era quella di servir da pascolo per gli armenti del sole>>.

Le parole dello scrittore cui, almeno per gratitudine, non è stata dedicata né una stradetta di campagna né un piccolo ronco, disegnano in maniera pittorica i colori vivi e i contorni quasi bucolici di un paesaggio inserito all’epoca simbioticamente in un territorio che sapeva vivere, rispettare e utilizzare.

Lo scenario mutò radicalmente nel secondo dopoguerra, a partire dal 1948, quando Angelo Moratti, astro nascente dell’industria lombarda, decise di installare nell’area limitrofa alla cittadina tanto cara all’autore de “il Gattopardo” un’industria per la raffinazione degli oli minerali.

tomasi_di_lampedusa.gifLa scelta non fu casuale: Augusta occupava una posizione strategica nella rotta dei maggiori traffici petroliferi provenienti da Nord (Russia) e da Sud (Medio Oriente). Disponeva addirittura di un’importante porto,  ombelico nel Mediterraneo, di facili fonti per un illimitato approvvigionamento idrico e aveva la fortuna di trovarsi in una zona pianeggiante. Dunque, il caparbio imprenditore acquistò gli impianti di una vecchia fabbrica dismessa in Texas, li trasportò via oceano e li rimontò nel siracusano. Il dado era tratto. Il boom industriale stava decollando: migliaia di uomini avrebbero potuto aumentare il proprio reddito senza alimentare quel fenomeno dell’emigrazione che soprattutto in quegli anni caratterizzava il povero profondo Sud.

Non si dovette aspettare molto per comprendere la portata ambientale e culturale determinata dalla diffusione di tutti quegli insediamenti petrolchimici che, nel frattempo, si erano estesi intorno ai vicini centri di Priolo e Melilli: le saline, peculiare simbolo di una città marinara scomparivano, i tradizionali mestieri (pesca e agricoltura) si continuavano a praticare appena in poche famiglie, e parte dei siti conosciuti del complesso archeologico di Megara Hyblaea vennero distrutti. Volutamente si è detto “conosciuti” perché non era da escludere, infatti, la possibilità di recuperare altri reperti dalla polis di Epicarmo, il nostro antenato commediografo elogiato persino da Platone in uno dei suoi dialoghi. Per fare spazio a sempre nuovi stabilimenti, si preferì tagliare i ponti con la storia, la cultura e le tradizioni. Che importanza avevano quattro pietre quando si poteva e si voleva fare soldi in maniera facile e veloce? Dimostrazione di questa non nuova logica dell’interesse fu lo scoppio dello scandalo Isab, nel 1973, per la scoperta del solito giro di tangenti, indispensabile all’aggiramento delle pratiche che rallentavano le autorizzazioni necessarie per la costruzione di un’ennesima raffineria.

Negli anni ottanta, l’inquinamento era ormai una questione tangibile che si manifestava in tutta la sua repellenza condannando a morte il territorio: sversamenti continui di sostanze  tossiche nel mare, esplosioni disastrose, devastamento della falda acquifera, spaventose morie di pesce, tetre nubi, continue irrespirabilità dell’aria erano spettacoli cui la popolazione era impietosamente costretta ad assistere.

Sta di fatto che il polo petrolchimico siracusano da speranza di benessere si trasformò in un triangolo omicida per l’elevato tasso di tumori e di nascite di bambini malformati.

La situazione, spaventosa di per sé, diventa ancora più tragica se si aggiunge la presenza di una base Nato con possibili armi atomiche e nucleari orientate verso il Medio Oriente e, se si considera che la zona degli Iblei ha una sismicità di primo grado in quanto situata a cavallo tra la placca africana e quella euroasiatica. Per far esplodere una vera e propria bomba ecologica ad orologeria e per realizzare un sublime suicidio di massa manca solamente un rigassificatore; l’installazione di quest’altro mostro, che dovrebbe soddisfare il fabbisogno energetico della penisola, potrebbe non tardare dal momento che è in progetto da parecchi anni: nel siracusano sono già sorti svariati movimenti che vogliono lottare per dare un taglio a questo processo distruttivo, insensato e inammissibile.

Portavoce di “una legittima difesa contro una pazzia criminale”, come lui stesso la definisce, è don Palmiro Prisutto che da anni si batte  (come tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta fece Antonino Condorelli, allora pretore di Augusta) per impedire il rischio catastrofico che ci si prospetta, ben consapevole che un futuro diverso e ecosostenibile è possibile.

Sognare, però, lo smantellamento totale e a breve termine delle industrie è utopia. Facendo un esempio che possa rendere l’idea della lunghezza delle opere di bonifica, in Inghilterra, il termine delle operazioni per smontare la centrale nucleare di Calder Hall è previsto nel 2115. Nonostante i periodi varino da zona a zona, si deve tenere anche in considerazione che i lavori richiederebbero investimenti superiori a quelli previsti per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Come procedere nell’immediato?  Investendo nel turismo e riabilitando il porto commerciale.

Il settore terziario ha mostrato di essere una fonte redditizia per molte regioni italiane; nonostante il mercato vacanziero sia impostato anch’esso sulle logiche della globalizzazione, per quanto concerne il modo di offrire e di organizzare la vendita del prodotto, riesce sempre a trarre profitto grazie alla valorizzazione delle peculiarità locali. Risulta quindi evidente che occorre iniziare al più presto opere di risanamento e di potenziamento delle risorse in possesso: la costa e i richiami storico-culturali.

Affinché si possa sperare di costituire un solido modello di crescita, facendo leva sul richiamo di un possibile turismo balneare di massa, è utile ricordare il caso della costa Smeralda che, da località prevalentemente disabitata fino alla prima metà del ‘900, ha saputo trasformarsi nel ritrovo prediletto dal jet set internazionale; nel corso della formazione del miracolo sardo si attinsero i fondi dalla cassa per lo sviluppo del Mezzogiorno e si crearono delle leggi che potessero salvaguardare l’ambiente dai capricci dettati dall’incontrollata espansione edilizia. Queste attività furono agevolate dalla creazione di un consorzio nato nel 1962 e patrocinato da un ricco principe arabo. Certo, ad ora parole di tale genere appaiono belle speranze a cui, però, l’intelligenza di una seria amministrazione potrebbe dare una certa fondatezza stanziando mezzi o cercando dei mirati aiuti da alcuni finanziatori. La prima mossa da attuare pensando al possibile benessere economico che il mare è in grado di regalarci è la depurazione delle acque reflue attraverso cui si otterrebbe perfino l’abbattimento dell’ammoniaca, dello zolfo e di numerosi fosfati.

Rilanciare Augusta sotto questo aspetto rappresenterebbe un valido motivo per destarla da quel clima di apatia e abbandono che attualmente la contrassegna. Oltre a festività di tipo religioso, non vengono organizzate importanti manifestazioni che polarizzino l’interesse e l’attenzione della cittadinanza, costretta ad evadere dal nucleo urbano per avere l’opportunità di cogliere un respiro culturale di ampio rilievo.

Oggi gli augustani risentono della mancanza dell’identità e del senso di appartenenza a un passato e a un destino comune; il logoramento e lo svilimento del patrimonio architettonico-naturale non ne favoriscono la riuscita e sotto quest’ottica si richiedono interventi di rilancio dei simboli comunali. Da quanto tempo una struttura delle dimensioni e della levatura storica del Castello Svevo è inaccessibile? Da quanto i giardini pubblici, antico e grazioso angolo di ritrovo per decine di generazioni, versano in condizioni desolanti e sconcertanti? Da quanto l’hangar, opera avveniristica nel periodo successivo al primo conflitto mondiale e, è agonizzante? A questi ed altri interrogativi il cittadino non è capace di trovare risposte giustificabili: l’assenza di denaro pubblico è ritenuta un pretesto che soltanto i fatti riusciranno a contraddire.

Ma veniamo al porto. Nel 2006 è risultato il quinto in Italia per flusso di merci; nel 2007 ha registrato un ulteriore aumento e a tutt’oggi vanta di diritto il titolo di principale scalo petrolifero italiano.  E’ indispensabile raggiungere altri traguardi per dare una risposta significativa sia all’emigrazione che alla disoccupazione che dal 2001 sono in costante crescita; in questo senso, attraverso controllate iniziative  potrebbe  ulteriormente aumentare il circolo dei carichi trasportati da ogni mercantile. All’interno di un Sistema Portuale tutto ciò è fattibile. Dal momento che Augusta ha la necessità di dare seguito alle dinamiche portuali, individuare un “retroterra” capace di svolgere la funzione di scambio e di coordinamento dei servizi aiuterebbe a creare posti di lavoro per operai di disparate imprese (di trasporto, di riparazione elettrica, di riparazione dei container), ma anche per poliziotti di frontiera, vigili del fuoco, piloti del porto. Un cambiamento così complesso sarebbe possibile anche riducendo l’impatto ambientale dei viavai navali mediante un modello di gestione compatibile, basato da un lato sul monitoraggio dei consumi di energia all’interno del porto e dall’altro sull’inserimento di un impianto fotovoltaico nella Darsena.

Garantire un futuro ecosostenibile e un nuovo periodo di splendore alla città cara a  Tomasi di Lampedusa è ragionevole; le alternative al disastro naturale ci sono: sta agli elettori e agli eletti metterle in pratica.

Per cambiare non è mai troppo tardi!

   Miriam   Carani

La sfida di Adam, un grande evento letterario

la-sfida-di-adam.jpgIl 26 Aprile 2010, alle ore 18, nella cornice aristocratica e deliziosamente retrò di palazzo Migneco-Omodei , in Augusta, è stato presentato al pubblico il romanzo “La sfida di Adam”, edito dalla casa editrice Narrativa e poesia, opera prima di Gianfranco Roggio.

Ad accogliere gli ospiti, sulla scalinata dell’ antico palazzo, di recente restaurato e restituito all’antico splendore, l’autore in persona, alto, slanciato, elegante in un abito chiaro, reso meno austero e casual da una sciarpa intorno al collo.  I partecipanti all’evento si sono raccolti numerosi nel salone di rappresentanza del palazzo. Erano familiari, parenti, amici e c’erano soprattutto tante, tante donne, perché Gianfranco Roggio è un parrucchiere. A questa professione non è approdato subito, lui che è un orafo, diplomatosi presso l’Istituto d’Arte di Siracusa, con una felice esperienza d’insegnamento in Australia, terra che gli è rimasta nel cuore. E’ stato l’amore per la moglie Lucia e per i suoi due bambini, Antonio e Andrea, a trattenerlo definitivamente in Italia dove, infine, ha seguito la tradizione di famiglia ed è diventato parrucchiere, stimato e apprezzato dalle sue clienti, non solo per la sua bravura, ma anche per la sua discrezione.  Non poteva, però, bastare alla creatività di un artista come Gianfranco un lavoro, sia pure creativo come quello del parrucchiere. La sua energia vitale e creativa cercava nuovi canali d’espressione.

Aveva un sogno nel cassetto: scrivere. Di questo sogno e della sua realizzazione ha parlato al pubblico, che ascoltava attento la presentazione del suo romanzo, aperta dalla prof. ssa Daniela Domenici, sua collaboratrice preziosa ed entusiasta nella fase di limatura e pubblicazione dell’opera.

Voleva scrivere e finalmente, nel Marzo del 2009, il fuoco dell’ispirazione si è acceso e Gianfranco, col suo portatile, sera dopo sera,  ha dato voce alla sua fantasia e al suo pensiero Infatti Adam, il protagonista della sua storia che, entrato in un inquietante giardino, incontrerà e interagirà coi 7 vizi capitali, estrosamente personificati, è metafora, per l’ autore, dei giovani d’oggi che non si rendono conto, non solo di quanto siano fortunati ad avere tutto e anche di più, ma spesso ignorano l’ esistenza  di un mondo di valori, non solo di cose da prendere, possedere e consumare. In occasione di questo evento culturale, si è evidenziata la professionalità della prof.ssa Daniela Domenici, è piaciuta la spontaneità dell’autore e la sua capacità di comunicazione, era palpabile l’interesse del pubblico e il suo affetto per lui, messo in luce anche da doni fra cui una targa con una splendida dedica, regalata da Rita, sua dipendente e amica di antica data.

L’evento letterario è stato caratterizzato da autenticità umana ed eleganza e si è concluso con un ricco buffet apparecchiato in una sala adiacente al salone di rappresentanza del palazzo. L’atmosfera era così poco formale, rilassata e piacevole che alcuni dei presenti si sono trattenuti, senza alcuna fretta, nei salotti dell’antico palazzo, a conversare piacevolmente tra di loro o con l’autore che ad ognuno ha dato copia del suo romanzo con dedica personalizzata. E’ nata una stella? Per dirlo con Manzoni: “Ai posteri l’ardua sentenza”. Noi possiamo solo affermare che Gianfranco è un artista e con questa sua esperienza letteraria ha dato voce ad aspetti importanti della sua personalità, dinamica e complessa, tutt’altro che piatta e monocorde.  Durante la presentazione, l’autore ha anche annunciato che ha intrapreso a scrivere un’altra opera che, credo, ci sorprenderà perché, quando Gianfranco scrive non è mai banale a patto che sia se stesso e non scenda a compromessi per incontrare il favore del pubblico.                                                             

   

     prof. Anna Vittoria

Tra passato e presente

Proposta per uno sviluppo ecosostenibile del territorio di Augusta – di  Annalisa Farini

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Mentre cammino per le strade della mia città, la visione di alcuni oggetti ricrea intorno a me il vivido scenario di un ‘Augusta diversa. D’improvviso mi risuonano nelle orecchie le storie raccontate da mio nonno, storie di pescatori che la mattina, mentre tutta la città ancora dormiva, gettavano le reti in mare.

 

   Riesco a vedere i salinari con le spalle riarse dal sole che lavorano nelle caselle e con i rastrelli ammassano l’oro bianco, fonte di sostentamento.

   Tutt’ intorno, trasportato dal vento, si può annusare, inebriati, il profumo delle zagare mentre gli augustani si svegliano dai letti fatti d’erba d’orzo per iniziare un nuovo giorno.

   Le donne sistemano le umili abitazioni e mandano i figli a giocare per le strade mentre le bambine aiutano le madri a lavare i vestiti nelle pile o a prendere l’acqua alla fontana.

   Gli allevatori portano a pascolare la mandria mentre i contadini preparano il terreno per la semina.

  Dopo la II  guerra mondiale,  però, la nostra città, come tante altre,  viene  devastata e conosce la miseria.

  Ma nel 1949 l’impianto della prima industria, la Rasiom, permette alla nostra città di scrivere una nuova storia e cambiare volto trasformandosi da paese prevalentemente agricolo in nucleo industriale per la raffinazione del petrolio.

( foto storiche di Augusta sul sito     www.peppetringali.tk  

  Una ventata d’aria fresca che pone fine al processo d’emigrazione e consente a tanti disoccupati di trovare lavoro.

Come funghi, una dopo l’altra, sorgono altre industrie,  mentre il porto cresce sempre più,  diventando uno dei più importanti centri industriali, marittimo- commerciali e turistici.

  Tuttavia, lentamente e inesorabilmente, Augusta decreta la sua  condanna a morte. Le industrie scaricano i rifiuti in mare dove la gente va a fare i bagni, nei terreni in cui tutti noi coltiviamo il cibo che mangiamo, nell’aria.

   Così un giorno dopo l’altro si sente parlare di persone malate di tumori, animali pieni di diossina e mercurio, pesci malformati . Si registra un’ elevata incidenza di tumori ai polmoni a causa delle polveri ultrafini delle ciminiere che, entrando nel flusso sanguigno , bersagliano gli alveoli senza contare leucemie, cancro al fegato e alla tiroide. In ogni famiglia almeno un membro ha sofferto e soffre di queste malattie.

   Augusta, uno dei vertici del triangolo della “ morte”, ha visto e vede ancora  crescere a dismisura l’urbanistica e l’edilizia,  mentre circolano sempre più macchine che, con i fumi di scarico ricchi in monossido e biossido di carbonio rendono irrespirabile l ‘aria, già riccamente insaporita dagli odori acidi, corrosivi e rancidi delle industrie nelle  fresche mattine d’estate.

  Il nostro porto è ormai saturo di metalli pesanti e /o liberi da cui deriva l’avvelenamento della flora e della fauna.

  Non possiamo più lasciar correre ed essere omertosi. Questa città deve attivarsi per riacquistare  

un ‘ immagine florida e vitale, ma,  soprattutto, deve provvedere a cercare fonti di sviluppo economico che consentano di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Questo stabilisce il rapporto Brundtland del 1987 per definire lo sviluppo ecosostenibile della nostra Terra. 

  Sono molteplici le risorse del nostro territorio. Innanzitutto,  bisogna avviare seriamente progetti di bonifica per le aree industriali in modo da garantire ai cittadini condizioni di salute migliori ma, soprattutto, sicure.

   Si deve puntare  sulle risorse naturali che ci sono liberamente offerte dal  pianeta. Grazie alla fortuna che abbiamo di essere baciati dal sole, possiamo sfruttare questa risorsa per produrre energia termica ed elettrica attraverso:

1.      pannelli solari termici, che consentono di scaldare un liquido e fornire calore

2.      pannelli a concentrazione, che permettono di concentrare i raggi in una piccola superficie

3.      pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica.

Invece di disboscare piane verdi o demolire palazzi per costruirne altri, è utile provare e investire su questo tipo di energia illimitata impiantandola anche nelle nostre stesse case.

Ancora.  Augusta conta ben 9 scali di alaggio, 6 cantieri navali, 6 cantieri di rimessaggio, 3 officine navalmeccaniche,  le cui potenzialità potrebbero essere sfruttate per imporci nel settore mondiale d’esportazione della costruzione di yacht, ormai imbarcazioni di lusso ricercate in tutto il mondo, ma anche motoscafi, barche a vela e non solo.

Produttivo potrebbe anche essere  il settore del turismo. Dopo anni in cui è stato lasciato a se  stesso, il “guardiano” della nostra città, il Castello svevo, uno dei maggiori e forse ultimi  manieri, adibito nel corso della storia a fortezza militare,dimora di Federico II, carcere, deve essere messo in sicurezza, ristrutturato e aperto al pubblico per consentire ai cittadini e turisti di visitare il simbolo di un popolo marittimo.

Altri edifici  difensivi, lungamente inutilizzati, sono il Forte Avalos, il  Forte Garcia e il Vittoria costruiti nel ‘500 che avrebbero bisogno di essere tutelati e resi fruibili consentendone la valorizzazione. Lo stesso imponente hangar per dirigibili, mai entrato in funzione, può essere considerato un  monumento di archeologia militare  di sicura attrattiva.

Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, oltre ai provvedimenti che ogni industria deve adottare, è possibile, anche ad Augusta  instaurare  le misure amministrative delle targhe alterne per contenere le emissioni di gas inquinanti dovuti al traffico.

 Oggi siamo abituati a godere di troppa comodità e quindi, prendiamo la macchina anche per fare pochi metri. L’adozione di questa misura ci consentirà di utilizzare la bici, camminare a piedi e, tra una pausa e l’altra , ci permetterà di prestare attenzione alle bellezze paesaggistiche che in auto non possiamo apprezzare in maniera adeguata.

Per concludere voglio citare alcuni versi di una poesia di EBuccheri che recita:

 Augusta mia, terra di suli e d’amuri,

 tutta vagnata di l’azzurru mari,

quantu ti fici , si , ppi fariti ammirari.

Magari ca ne seculi fu amara la to sorti,

picchí troppi guai ti purtarunu morti

guerri e tirrimoti suppurtasti

ma sempre cchiù bedda rinascisti.”

Il mio auspicio è che questa città possa rinascere un ‘altra volta più bella e forte di prima  affinché anche le future generazioni possano restare in questa città dicendo:

 “ Austa bedda , mi sentu riccu di fortuna

picchí intra sta città nasciu iu”

 Annalisa Farini

Festa degli anziani presso il circolo ufficiali

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Il prossimo 29 Aprile, alle ore 10.30, si terrà nei locali del Circolo Ufficiali della Marina Militare di Augusta la “Festa degli Anziani dell’Amministrazione della Difesa”, in onore di quegli impiegati che hanno tagliato il traguardo di 20, 30 e 40 anni di servizio nell’amministrazione.

Durante la manifestazione, alla presenza dell’Ammiraglio di Squadra Andrea TOSCANO, Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, e delle Autorità Militari e Civili locali saranno consegnate le medaglie commemorative e i relativi diplomi.

Durante la cerimonia sarà data lettura del messaggio del Ministro della Difesa, On. Avv. Ignazio La Russa.

La Festa degli Anziani risale a 47 anni fa, ovvero al 1963 quando, con il nome “Festa degli Anziani del Lavoro degli Stabilimenti Militari”, la cerimonia venne celebrata per la prima volta. Le onorificenze però venivano assegnate esclusivamente agli operai della Difesa e agli impiegati civili degli Arsenali e Stabilimenti Militari. In seguito, nel 1988, un nuovo regolamento ne estese l’efficacia, senza distinzioni, a tutti i dipendenti civili della Difesa e la cerimonia assunse il nome di “Festa degli Anziani della Difesa”.

Il personale civile delle Forze Armate costituisce da sempre una preziosa risorsa, rappresentando  un essenziale ed irrinunciabile “trait-d’union” con  i militari del comparto Difesa.

   D.C.   

Viaggio a Trapani: EMOZIONE DAVANTI ALLA STELE CHE RICORDA LA STRAGE DEL GIUDICE FALCONE E DELLA SCORTA

trapani.jpg8 aprile: Arrivo  all’hotel: “TONNARA DI BONAGIA. Il  posto ha sbalordito il gruppo che ha notato la bellezza, la pulizia, la grandezza , l’ organizzazione e la posizione  proprio sulla scogliera e la spiaggia Davanti al cortile esterno vi erano le barche che ogni mattina portano il pesce appena pescato. La cena era servita in un grande salone,  dove una gigantografia, mostrava un momento dell’ antica “MATTANZA”, adesso proibita, che si svolgeva proprio davanti all’hotel. Questo,infatti , una volta era una tonnara,  dove le imbarcazioni per la mattanza venivano conservate e dove si lavorava il tonno pescato. Di quei tempi rimangono solo le grosse barche, in parte restaurate,  poste, in bella mostra, davanti al cancello interno che dà sul mare, e una anche nella sala congressi. Nell’ atrio interno, attorniato da qualche negozio, un bar e da una piccola cappella  con un crocifisso che, a detta di una scrittura posta davanti all’altare, aveva fatto miracoli,una serie di tavolini e ombrelloni  invitavano a godersi il sole nei momenti di pausa.  A  ERICE (751 mt.sul mare), la guida ci ha portati al Duomo, alla Torre campanaria,al museo Cordici , al castello di Venere e Torri. Il fascino del paesino con strade strette, ancora di foggia medievale, ha conquistato i ragazzi!  Alle ore 14,45 siamo partiti alla volta di MARSALA insieme alla guida Trovarsi davanti ai resti, ripescati in mare, dell’UNICA NAVE PUNICA esistente in Europa, è un’esperienza indimenticabile!! Anche perché proprio lì  tra le isole Egadi e Trapani,  più di 2000 anni fa,  si  svolse una delle battaglie navali più sanguinose tra ROMANI  E CARTAGINESI.  L’indomani, la  visita a SEGESTA sul MONTE BARBARO, dell’Agorà,del Castello e  del maestoso Tempio, sempre con la nostra guida, ha interessato i ragazzi i quali hanno ritrovato la solita allegria a pranzo al ristorante. Sul percorso di ritorno gli alunni sono stati attratti con commozione dai due obelischi che segnano il punto esatto dello scoppio che uccise il giudice Falcone, la sua compagna e tutta la scorta, e la casa bianca, dove su un muro esterno si legge bene: “NO MAFIA”, poco distante, sulla collina presso cui venne azionato il led che innescò l’esplosione.  Questo è stato un momento di particolare emozione, rabbia e silenzio per tutti noi                                 

     M.P.   Foto degli alunni della III E del liceo scientifico di Augusta

Il “Buon samaritano” di Augusta

ponzio.jpgL’Associazione “Il Buon Samaritano di Augusta – ONLUS”, da tempo ormai, opera brillantemente nel sociale, in aiuto alle persone meno fortunate, sia augustane che forestiere e straniere.

Già da oltre due anni, grazie all’istituzione della “Mensa del buon Samaritano”, allestita nei locali dell’ex Orfanotrofio Parisi Zuppelli Santangelo, assicura un pasto caldo al giorno, per 365 giorni l’anno festivi compresi, a trentadue ospiti e si fa anche carico di fornire pacchi alimentari ai bisognosi che non frequentano la mensa. Tutto ciò grazie  all’abnegazione e all’altruismo cristiano dei propri volontari.

Proprio per ottimizzare le risorse umane in campo e migliorare la già alta empatia col prossimo, oltre a salvaguardare l’incolumità psicologica dei propri volontari, l’associazione, in collaborazione con la sempre disponibile Misericordia di Augusta, ha pensato di organizzare un incontro coi propri volontari sul tema “Implicazioni psicologiche nel volontariato sociale e nel vivere quotidiano”. Il tema sarà trattato martedì 27 aprile alle ore 19,00, nela sede della Misericordia in Via Gramsci 15/23, a cura del governatore della Misericordia,  Salvatore Cannavà.

    Salvatore  Ponzio 

“Il Romanticismo nella musica dell’′800 e del ′900” al Circolo Unione di Augusta

circolo unione.jpgUn concerto per pianoforte, eseguito al Circolo Unione di Augusta dal  Duo Pianistico

Josè Francesca Tringali – Michela Trovato, è stato dedicato a due famosi compositori dell’800,  F. Chopin e F. Liszt e ad altri due altrettanto famosi del ‘900, A. Piazzolla e M. Ravel.

Per  Chopin, di cui ricorre il bicentenario della nascita, sono previsti in tutto il mondo dei concerti, e in tal senso anche il Circolo Unione ha voluto dare il suo contributo per festeggiarne l’anniversario. Ciò è stato reso possibile grazie all’impegno, professionalità e disponibilità di due  musiciste che,  ormai, nel panorama musicale augustano, rappresentano un prestigioso riferimento.

 Ai tre brani “ Controdanza, Notturno e Polacca di Chopin sono seguiti altri importanti di F. Liszt e A. Piazzolla per un finale tutto in crescendo con il Bolero di Ravel. Naturalmente, visto il successo riscosso e la magica atmosfera creatisi nell’elegante salone del Circolo, al numeroso pubblico è stato offerto il bis. Calorosi e ripetuti applausi sono stati rivolti al duo pianistico anche per l’esecuzione di altri brani eseguiti a quattro mani.  

La serata che è stata caratterizzata dall’amore per la cultura e la musica, da toni solenni e allo stesso tempo sobri, da eleganza e raffinatezza ma anche da una funzionale semplicità di gestione, ha registrato la consegna, da parte del vice presidente,. Luigi Ranno, di distintivi e formali attestati   ai numerosi nuovi soci.

 Ottima, al solito, la prestazione della presidente, Gaetana Bruno Ferraguto che in premessa ha brillantemente descritto la vita, le peculiarità e qualità artistiche dei  music,isti, ben inseriti ognuno nei propri contesti storici.

 Ai nuovi soci è stata consegnata una scheda anagrafica contenente   un questionario per rilevare, oltre i  dati  consueti, i vari settori di interesse e le eventuali proposte al fine di un maggior coinvolgimento e responsabilizzazione nell’ottica di un miglioramento continuo della qualità delle attività del circolo.

          Gaetano Gulino

MATURANDI del liceo “MEGARA” AL JOB ORIENTA 2010 di Catania

maturandi.jpgMartedì 20 Aprile 2010 i ragazzi frequentanti il quinto anno del Liceo Classico Mègara” Sezione Scientifica annessa di Augusta, con i relativi docenti accompagnatori e  con la guida della prof. ssa Anna Lucia Daniele, referente per l’orientamento (in foto con alcuni studenti), hanno partecipato al “Job Orienta 2010”, importante fiera di orientamento universitario,  all’interno del centro fieristico “Le Ciminiere” di Catania.

A esporre rispettivi programmi di studio, prospettive lavorative, modalità d’ingresso e ammissione  a tutte le facoltà dell’Università degli studi del capoluogo etneo. Erano presenti, inoltre, stand rappresentativi delle Forze Armate (tra cui una delegazione della Marina Militare sez. di Augusta), delle più importanti associazioni sindacali (CGIL, CISL e CODIRES), di istituti di formazione professionale e di delegazioni delle Università di Palermo, Messina e Reggio Calabria.La  mattinata è stata una buona occasione per assaggiare cosa spetterà, ai virtuosi che usciranno dal liceo, nel mondo e del lavoro e dell’università e della preparazione pre-universitaria. Alla fiera erano infatti presenti anche stand di aziende di preparazione all’accesso nelle facoltà a numero chiuso, oltre che di college privati per studenti universitari.  

In poche ore si è riusciti a far collezione dei più svariati gadget di questi enti, e a orientarsi, o disorientarsi, sulla scelta da attuare nell’immediato futuro. Il momento del salto è infatti prossimo per molti. Ora tutto sta nel saper ben atterrare!
   
Fabrizio Vaccaro.

Conferenza Prof. Rosario Vecchio sulla Chirurgia Laparoscopica

 

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Si è tenuta venerdì 23 aprile, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare, la Conferenza medico-scientifica dal titolo “I Progressi in chirurgia: dalle origini alla moderna chirurgia laparoscopica”. La conferenza si è aperta con i saluti ufficiali del Capitano Vincenzo Italia che ha avuto l’onore di presentare, agli oltre 150 ospiti presenti in una sala gremita, il relatore. Relatore è stato Rosario Vecchio, professore del Dipartimento di Chirurgia della Facoltà di GSF_0736.JPGMedicina e Chirurgia dell’Università di Catania nonché docente di Chirurgia Oncologica. Attualmente svolge l’attività di responsabile dell’Unità Operativa “Chirurgia-Laparoscopica” presso il Dipartimento di Chirurgia, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania. L’illustre luminare catanese vanta numerosissime esperienze all’ estero, solo per citare alcune tappe significative: Barcellona nell’84, Londra nell‘88, Texas dal 1989 al 1994. Il prof. Vecchio (appena cinquantenne) annovera al suo attivo oltre 150 pubblicazioni per riviste scientifiche GSF_0756.JPGsulla chirurgia laparoscopica. Per la sua esperienza nel settore è stato più volte relatore durante congressi sia italiani che esteri. Il relatore ha delineato con un volo pindarico la storia della chirurgia dalle origini sino alle recenti scoperte, sottolineando nel dettaglio la tecnica laparoscopica. Nell’illustrare i vantaggi della Chirurgia laparoscopica sul paziente sono stati evidenziati dei punti rilevanti, come: i tempi minimi degenza ospedaliera, assenza di perdita di sangue durante l’intervento, le incisioni ridotte a fori di piccolissime dimensioni necessari all’introduzione degli attrezzi operatori ed infine la totale assenza di cicatrici deturpanti sul corpo del paziente. Numerose le domande degli ospiti, tra questi numerosi medici sia civili che militari, in sala stimolati dalla dialettica e della chiarezza del relatore. Tra gli ospiti presenti in sala: il past President UNUCI Contrammiraglio Rosario D’Onofrio, il Comandante di Maribase C.V. Antonio Amore e il Vice Presidente del Circolo Ufficiali C.V. Vincenzo Tedone. La conferenza si è conclusa con la consegna del crest ricordo al prof. Vecchio e con un rinfresco  per tutti gli intervenuti. 

      Michela   Italia