Si chiama “Unita’ d’Italia” la piazza sorta nell’ex campo containers ad Augusta

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“Unita’ d’Italia” è il nome deliberato dalla giunta Carruba per titolare l’ultima  maestosa piazza, realizzata in contrada ex Salina Regina di Augusta, l’area che ha visto crescere nei container, è giusto ricordarlo, un’ intera generazione di giovani augustani lì ospitati per oltre  un decennio tra i cittadini rimasti senza tetto dopo il catastrofico sisma del ’90.

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Una meraviglia, invece, agli occhi dei cittadini di Augusta vedere come un sito, lasciato per troppo tempo in assoluto degrado, possa essere stato così generosamente ed “esageratamente” bonificato per essere riconsegnato alla civiltà, con una piazza ben illuminata, un parco giochi attrezzato per bambini e quant’altro; probabilmente, qualcuno asserisce, si tratta di  un’ esagerazione che parte dall’ inconscio desiderio di rimuovere, assieme ai container, quei terribili ricordi legati ai drammi vissuti da  troppe famiglie augustane.

“Unità d’Italia” è il nome giusto, commentano gli ex baraccati augustani inseritisi finalmente nella comunità civile italiana, dopo essere stati costretti a vivere alla stessa stregua dei cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno, un secondo dramma post-terremoto.

Piazza “Unità d’ Italia”, realizzata su progetto dell’architetto e direttore dei lavori Paola Sestu di Augusta, in alternativa all’altra piazza denominata “America”, rappresenterebbe oggi un ulteriore e importante punto di aggregazione, soprattutto per i giovani che vivono nella zona Nord della città.

  Giuseppe  Tringali

Travolto dal camion guidato dallo zio, muore ragazzo di 14 anni

miano.jpgAUGUSTA (SIRACUSA). Incidente mortale ad Augusta, in provincia di Siracusa. La vittima é un ragazzo, di 14 anni. Il giovane é stato investito accidentalmente da un camion guidato dallo zio che stava facendo retromarcia e non si sarebbe accorto del nipote. L’incidente si é verificato il 23 pomeriggio in contrada Scardina, nella zona della case popolari. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Il giovane immediatamente soccorso é stato trasportato in ospedale ma i medici non sono riusciti a strapparlo alla morte. Lo zio, colto da malore, é stato condotto al pronto soccorso. (ITALPRESS)

I funerali saranno celebrati sabato 27, alle 16,30, in Chiesa Santa Lucia.

Grandioso esordio del gruppo folkloristico “Augusta Folk”

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Augusta  Magnifico esordio del gruppo Augusta Folk nella serata di beneficenza a sostegno del progetto Talita Kum, ideato dalla parrocchia S. Lucia di Augusta a favore dei ragazzi meno abbienti che vengono aiutati da giovani della stessa comunità parrocchiale nelle attività di studio e di inserimento sociale.  Giorno 19 agosto,  in una notte tipica d’estate illuminata dal chiaro di luna e riscaldata dalle numerosissime persone accorse al centro sociale Utopia, dove si svolgono le principali attività estive interparrocchiali, il gruppo folkloristico cittadino Augusta Folk, unico nel suo genere ad Augusta,  ha ricevuto grande plauso dal pubblico presente nel grande piazzale all’aperto del centro.

Augusta Folk nasce nel 2010 con l’obiettivo di riscoprire e tramandare le tradizioni popolari siciliane,  per riscaldare i cuori di un pubblico più maturo e per avvicinare i giovani,  sempre più lontani dal proprio passato,  ai canti e ai balli che hanno segnato e accompagnato i momenti di lavoro e di festa dei nostri nonni … Augusta folk è impegnata nella ricerca di testi e balli antichi, testimonianze di un passato che ci dimostra che ieri come oggi, gli uomini si affannano e gioiscono per le stesse vicende”. Questo  il messaggio in chiaro che i 30 giovani del gruppo, d’età compresa tra i 18 e 35 anni, vogliono lanciare ai cittadini attraverso il sito web da loro stessi curato, messaggio arrivato certamente a destinazione considerato i numerosi spettatori accorsi all’evento e la positiva generale impressione ricevuta.

Li abbiamo visti recitare in abiti d’epoca , ballare, cantare, suonare il tamburo,  la chitarra,  il marranzano,  il friscaletto,  la quartara ,  il tamburello, la fisarmonica,  se non addirittura la marmitta catalitica. Stante ai commenti del pubblico, sembra pure che tra loro brilli particolarmente qualche giovane talento, ma di questo non ne parliamo perché, a sentirli, il gruppo ha deciso di rimanere unito e incondizionato per continuare a divertire il pubblico; il gruppo folkloristico Augusta Folk, tiene a precisare il presidente Orazio Gianino, appartiene solo ai cittadini di Augusta e nasce solo da una profonda passione e dal desiderio di fare conoscere a tutti,  tutelare, trasmettere e valorizzare la cultura e le radici della nostra isola.

I cittadini di Augusta hanno  risposto bene a fine serata con uno scrosciante applauso e così ringraziato Mariaelena Di Franco, Giuliana Carnemolla, Daniela Carnemolla, Stefania Musumeci, Alessia Gianino, Valentina Messina, Valentina Scicolone, Noemi Trigilio, Martina Morello, Federica Gianino, Jessica Di Grande, Roberta Blandino, Giusy Amara, Deborah Musumeci, Laura Vaccaro, Clarissa Gianino, Ivan Pugliares, Giammarco Grasso, Alessandro Mauro, Lorenzo Pugliares, Mauro Daniele, Emiliano Migneco, Massimo Di Salvo, Valentino Bandiera, Mario Mendola, Peppe Aloisi, Francesco Vaccaro, Stefano Petracca, Simone Morello, Fabio Peluso, Giuseppe Peluso, Salvo Raiti, Felice Ventura e Orazio Gianino.

   Giuseppe  Tringali

Ad Augusta muore ragazzo diciottenne dopo 15 giorni dall’incidente con la moto

sebastiano_privitera2.jpgAugusta  Il giovane diciottenne  di Augusta, Seby  Privitera,  non riesce a risvegliarsi dal coma e muore nella mattinata di ieri, l’indomani del  ferragosto . Sono stati 15 lunghi giorni durante i quali i familiari e gli amici, in tanti, non hanno mai perso la speranza di riaverlo, di riabbracciarlo, di vederlo sorridere come era suo solito fare; il ragazzo, purtroppo, per quanto giovane e forte possa essere stata questa sua estenuante lotta alla sopravvivenza, dalla sera di quel tragico incidente stradale dell’  1 agosto, non ha più ripreso conoscenza. Quel giorno, si ricorderà, in sella al proprio scooter ebbe la sfortuna di scontrarsi frontalmente,  all’ingresso della turistica cittadina di Brucoli, popolata più che mai durante la stagione estiva, con un’autovettura che procedeva in senso opposto;  trasportato di corsa all’ ospedale “Muscatello” di Augusta  per un primo soccorso, da lì fu  successivamente trasferito   presso il reparto rianimazione dell’ospedale “Garibaldi” di Catania nel quale, purtroppo, ha finito i suoi giorni. Assieme a lui, nell’ incidente rimase  ferita, con una frattura al bacino, anche la sua ragazza, che in quel momento viaggiava nella stessa moto, mentre l’altro giovane venticinquenne alla guida dell’auto se l’è cavata, fortunatamente, con un trauma cranico.    

La notizia del decesso del giovane Seby ha suscitato  tra i cittadini di Augusta grande cordoglio e commozione.

   Giuseppe Tringali

 

SBARCO DI DON GIOVANNI D’AUSTRIA A MESSINA

L’UFFICIO DELLE DOGANE DI MESSINA “APRE I CANCELLI” ALLA TERZA EDIZIONE DELLA RIEVOCAZIONE STORICA

 

Messina 11 agosto 2011 – Fra le numerose novità che hanno caratterizzato la terza edizione della “rievocazione storica dello sbarco a Messina di don Giovanni d’Austria”, evento di alta rilevanza promosso anche quest’anno dall’Associazione culturale “Aurora” insieme alla “Marco Polo System” di Venezia e realizzato in collaborazione con il Comune di Messina, la Provincia Regionale di Messina, le Istituzioni, gli Enti e le Associazioni locali, giova ricordare il patrocinio dell’Agenzia delle Dogane.

La rievocazione ha avuto, infatti, inizio proprio dal cortile interno dell’Ufficio delle Dogane di Messina, struttura ubicata ove anticamente si trovava il “Palazzo Reale”. La carrozza con a bordo lo “stratigò” è uscita dall’immenso portone metallico, sul viale San Martino, proseguendo in direzione Duomo sulla via Primo Settembre (ex “Amlfitana”, poi “Austria”). Un supporto sì tecnico ma dall’alto significato in un contesto rievocativo, la cui fattibilità si deve alla sensibilità e disponibilità dimostrata dall’attuale direttore: la dott.ssa Rosita D’Amore.

Nella Guida “Messina e dintorni” del 1902 si legge: “[…] Proseguendo per il corso Vittorio Emanuele, s’incontra la Dogana. Essa fu fabbricata sull’area dell’antico Palazzo Reale castello formidabile rifatto dal Conte Ruggiero, ampliato da Federico II d’Aragona (1309), abbellito quindi dall’architetto Calamech (1565-1585) e completato finalmente dal regio ingegnere Antonio Ponsello (1649). In quel palazzo sontuoso Federico lo Svevo aveva congregato i primi rimatori in lingua volgare: colà alloggiarono i Re ed i Viceré di Sicilia: in esso morì Enrico VI imperatore (1197). I terremoti del 1783 lo danneggiarono gravemente, ma non fu abbattuto che per le lacrimevoli ire municipali, e sui pochi avanzi di esso furono rizzati i magazzini del Portofranco (1826) i quali, incendiati nel 1848, vennero anche rasi al suolo nel 1853 […]”. Dopo il terremoto del 1908, la Dogana fu progettata dall’architetto Luigi Lo Cascio (Genio Civile) e i lavori vennero appaltati alla Federazione delle Cooperative di Ravenna. La costruzione iniziò nel 1912 e fu ultimata in circa due anni. Si caratterizza per l’ampia presenza di strutture metalliche (la grande tettoia lato mare e il monumentale ingresso sul viale S. Martino) riccamente ornate con motivi floreali in parte desunti dal repertorio liberty ma con elementi di gusto ancora ottocentesco. La palazzina centrale è coronata da un gruppo formato da una coppia di sirene, affiancate a una prua, con ai lati tritoni.

      Enrico Casale

Conclusasi ieri a Messina la Regata Velica “Trofeo Don Giovanni d’Austria”

regata.jpgMessina 5 agosto 2011 Ieri, giovedì 4 agosto 2011, ha avuto inizio la terza edizione della “rievocazione dello sbarco a Messina di don Giovanni d’Austria”, evento di alta rilevanza promosso anche quest’anno dall’Associazione culturale “Aurora” insieme alla “Marco Polo System” di Venezia e realizzato in collaborazione con il Comune di Messina, la Provincia Regionale di Messina, le Istituzioni, gli Enti e le Associazioni locali.

Nella mattinata la Regata Velica “Trofeo Don Giovanni d’Austria città di Messina”, organizzata dalla Lega Navale Italiana e dal Circolo Tennis e Vela in collaborazione con i circoli velici messinesi e calabresi, inserita per la prima volta nel calendario nazionale della Federazione Italiana Velica (FIV), che si è svolta nello specchio acqueo antistante il litorale Nord di Messina, tra Paradiso, Grotte e S. Agata. La cerimonia di premiazione avrà luogo domani, sabato 6 agosto 2011, con inizio alle 19, presso il Circolo Tennis e Vela di Messina.

FOTO N. 9.JPGNel pomeriggio, alle 18 presso S. Maria Alemanna, il convegno sul tema “Messina sulle rotte di Lepanto”.  Nutrito il pubblico di appassionati presenti, fra i quali, giova ricordare, il prof. Pippo Isgrò, Assessore alle “Politiche del Mare” del Comune di Messina, il C.V. Antonio Musolino, Comandante della Capitaneria di Porto di Messina, il C.F. Antonino Porcino, del Distaccamento di Messina della Marina Militare Italiana, l’arch. Salvatore Scuto, sovrintendente BB.CC.AA. di Messina, l’arch. Mirella Vinci, della Sovrintendenza BB.CC.AA. di Messina, il dott. Giovanni Molonia, studioso di Storia Patria, il sig. Carmelo Recupero, presidente della Sezione di Messina della Lega Navale Italiana, la sig.ra Paola Paratore, referente dell’Associazione C.R.E. A.N.I.R.E. “Equitando” ONLUS, il sig. Francesco Cosio, orafo e argentiere messinese. Dopo i saluti del dott. Fortunato Manti (presidente dell’Associazione Culturale “Aurora”) e del prof. Pippo Isgrò, ha preso la parola il dott. Enrico Casale (giornalista pubblicista, studioso di storia patria e storia militare), moderatore del convegno, il quale introducendo i lavori ha fornito un quadro generale politico strategico del Mediterraneo nel Cinquecento con particolare riferimento alla Sicilia e alla città di Messina. A seguire l’intervento del prof. Dario Caroniti (docente di storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Messina) il quale si è soffermato sulla situazione di Messina nel 1571, periodo di grandi trasformazioni in termini urbanistici e letterari per la città dello Stretto. Il prof. Vincenzo Caruso (Direttore del Museo Storico “Forte Cavalli”) ha affrontato gli aspetti connessi con l’arrivo della flotta della Lega Santa nelle acque dello Stretto, citando fonti della tradizione popolare relative alle scorrerie barbaresche sulle coste siciliane. Il dott. Antonino Sarica (giornalista) ha fornito, con dovizia di particolari, un approfondimento sul soggiorno di don Giovanni d’Austria a Messina. Particolarmente significativo l’intervento dell’avv. Carlo Marullo di Condojanni (ambasciatore e delegato del Sovrano Militare Ordine di Malta) il quale ha evidenziato il valoroso contributo fornito dall’Ordine di Malta sia nelle guerre mediterranee in generale che, in particolare, per la battaglia di Lepanto. Eloquio avvincente dell’architetto Nino Principato (noto cultore di Storia Patria messinese), il quale con la proiezione di una serie di immagini ha dimostrato come nel tempo le tracce di Lepanto siano ancora visibili nella città del Peloro. Al termine della serata la poetessa Maria Costa ha recitato “La Battaglia di Lepanto”.

  Enrico Casale

Muscatello Augusta: l’opinione di un cittadino adottato e i ricordi da dietro il finestrino

finestrino.jpgQuando sono arrivato in Sicilia per lavoro, avevo un’idea slavata di quella che sarebbe diventata la mia seconda terra. Solo qualche informazione puntuale sulla città di destinazione, Augusta, in provincia di Siracusa, e sul territorio limitrofo. Nella mia immaginazione Avola evocava le mandorle, Pachino i pomodori, Lentini le arance: un personale accostamento topo-gastronomico. Di Augusta, invece, sapevo della sua collocazione geografica in una sinistra geometria triangolare, insieme ai paesi di Melilli e Priolo Gargallo. Non diventerò mai augustano per questioni di nascita, ma ho generato due figli, entrambi augustani perché nati all’ospedale Muscatello. Non è una precisazione di poco conto, quest’ultima, soprattutto se l’oggetto del mio intervento è incentrato proprio sull’ospedale della mia città adottiva. La riforma sanitaria regionale siciliana ha imposto una razionalizzazione delle spese che pare stia già portando i suoi buoni frutti. Se ne sentiva la necessità. La forbice usata per sfrondare gli eccessi, tuttavia, sembra essere manipolata da mani robotizzate, da un cervello elettronico che non fa differenze tra un ospedale collocato tra gli aranceti, quale quello di Lentini, e uno perimetrato da ciminiere come il Muscatello di Augusta, entrambi facenti capo al distretto Siracusa 2. Accorpati come fossero un solo ospedale. E in un solo ospedale non possono coesistere reparti uguali. Se Pediatria sta ad Augusta, non si può pretendere di avere un “doppione” a Lentini. Se Lentini avrà, come pare, il reparto di ginecologia, ad Augusta non ci sarà più un punto nascita. Questa la ratio del Decreto Assessoriale n. 1.377 del 25 maggio 2010 emanato dall’Assessore regionale alla Salute, Massimo Russo.

Impeccabile. Se non fosse che non prende in considerazione la peculiarità del territorio megarese, area considerata ad alto rischio ambientale, tutelata anche dalla Legge regionale n. 5 del 14 aprile 2009 che contiene le norme per il riordino del servizio sanitario regionale.  Opportuna. Se non fosse che non valuta la vastità e la varietà dell’utenza del nosocomio di Augusta: maestranze della zona industriale e del porto commerciale, militari della Marina, detenuti del carcere di Brucoli (frazione di Augusta), cittadini provenienti dai paesi limitrofi. Migliaia di utenti, migliaia di bisogni.  Ingenerosa. Nei confronti di una popolazione che ha pagato un prezzo esagerato per la vicinanza alla zona industriale. Quei fumi alitati per anni dalle ciminiere da una parte hanno dato la vita con il posto di lavoro, dall’altra l’hanno tolta distribuendo malattie tumorali gravissime. Da una parte hanno permesso la formazione di nuovi nuclei famigliari, con lo stipendio da dipendente, dall’altra hanno presentato il conto in termini di aborti e malformazioni. Una popolazione che ha versato lacrime per le disgrazie dell’ambiente malato merita uno sconto, un gesto di generosità. Si può razionalizzare la spesa sanitaria, si deve, ma senza gravare sugli ospedali di frontiera come il Muscatello.

I cittadini di Augusta stanno lottando per il diritto alla salute, lo hanno fatto con manifestazioni di massa, con scioperi che hanno paralizzato le attività produttive e l’intera città, con assemblee. Tutto ciò non è servito, però, a dare concrete garanzie. Rimane lo spettro di una svilente rifunzionalizzazione che ferisce i cittadini. Se ritornerò a casa, nella mia Sardegna, mi porterò dietro il ricordo di un popolo dignitoso, composto, ma anche amareggiato, deluso. Mi auguro che l’Assessore Russo riesca a mettere più cuore nella sistemazione dei conti della sanità siciliana. Più cuore per la gente che soffre in un territorio sacrificato.

     Alessandro Mascia     

MUSCATELLO AUGUSTA: SE FOSSE VERO QUEL CHE DICE MARIO BONOMI, DEPUTATO REGIONALE API ?…. – di A. Mascia

bonomo 2.JPG“Se riuscissimo a fare una battaglia forte, ma proprio forte, riusciremo a difendere a malapena 80-85 posti letto per l’ospedale di Augusta”. La dichiarazione che ha suscitato inquietudine è di Mario Bonomo, deputato regionale dell’API, espresso dal territorio siracusano, intervenuto a una recente assemblea cittadina tenuta presso la sala conferenze del nuovo padiglione del Muscatello, organizzata dal comitato pro ospedale. Realista? Disfattista? Di fatto il suo contributo non ha sciolto i nodi che ancora tengono imbrigliato il futuro del nosocomio.

Ciò che, invece, ha impressionato positivamente è la pertinacia di quei cittadini che a quelle assemblee non mancano mai. Periodicamente il comitato pro ospedale invita, di volta in volta, i politici del siracusano che dovrebbero farsi carico delle istanze della cittadinanza augustana. Li invita, li interroga, li incarica, li responsabilizza. I cittadini più zelanti ronzano attorno ai politici per ottenere risposte sul destino dell’ospedale. Somigliano a quel gruppo di studenti che assediano i professori subito dopo la lezione per chiedere spiegazioni, approfondimenti, incontri. Ricordano quelle moschine che infastidiscono le mandrie che, invece, vorrebbero pascolare in santa pace tra le copiose erbe del prato. Immagini che rievocano la setta de’ cattivi i cui appartenenti Dante destinava a essere “stimolati molto da mosconi e vespe”. Un impegno che non conosce riposo estivo né in termini di riunioni e contatti né sotto il profilo degli aggiornamenti online tramite l’account Facebook “Augustani pro ospedale”. Le richieste che i cittadini hanno rivolto all’onorevole Bonomo sono sempre le stesse: intervenire seriamente sul famigerato decreto assessoriale che umilia l’ospedale di Augusta con il trasferimento dei reparti di ginecologia, ostetricia e pediatria. Da una prima analisi sembrerebbe che i cittadini stiano conducendo una battaglia egoistica nell’incancrenirsi su quei reparti. Invece proprio quelli, oltre che aiutare a mettere al mondo nuove vite umane, costituiscono la vita stessa dell’ospedale. Toglierli equivarrebbe a smontare il motore dall’auto. Rimarrebbe una carrozzeria incapace di proseguire il cammino, destinata alla ruggine e alla rottamazione. Ginecologia, ostetricia e pediatria sono reparti trainanti. E, considerate le nascite firmate Muscatello, risultano molto più trainanti rispetto all’ospedale di Lentini, dove dovrebbero essere trasferiti per decreto assessoriale. Non si può negare che il nuovo ospedale di Lentini debba essere riempito. Di pazienti, certo. Ma anche di arredi, di attrezzature, di medicamenti, di viveri, di appalti. Un ospedale nuovo dovrà appaltare. Un ospedale vecchio, no. Ha già appaltato.

Bonomo è stato cortese ad accettare l’invito a partecipare all’assemblea cittadina. Tuttavia non ha voluto scontentare nessuno, né gli augustani tantomeno i lentinesi e le loro legittime aspettative. Perciò ha detto ma non ha detto. Ha ipotizzato che il privato, ovvero Villa Salus, invece che ad Augusta, possa essere ospitato nei locali liberi dell’ospedale di Lentini. Con un “budget aperto”, secondo l’ipotesi Bonomo, il privato riuscirebbe a far scendere medici da altri pianeti. E poi, ha sostenuto, non è detto che Villa Salus faccia solo e sempre ortopedia. Per evitare i doppioni di reparto potrà organizzarsi per fare altro. L’ipotesi creativa di Bonomo non deve aver convinto gli astanti che si guardavano l’un l’altro per capire se avessero udito bene. Perplessità da toccare con mano, dunque. Anche frustrazione e senso di impotenza.

Tra i cittadini c’è chi ha protestato per l’assenza del sindaco Carrubba. E chi lo dava appena tornato da una vacanza all’estero. In tal caso sarebbe stato assente giustificato. Subito dopo la vacanza, andare a farsi mordere i polpacci da quelli esagitati del comitato non è consigliabile.

Augusta è specchio del governo regionale. Anche a Palermo, infatti, il MPA di Lombardo governa con il PD. E proprio da quelle sponde è giunta ad Augusta la mannaia del decreto ammazza Muscatello. Come rispedirla al mittente? Carrubba potrebbe fare un’azione clamorosa per difendere il proprio territorio? Potrebbe autosospendersi dal PD o rescindere l’alleanza con il MPA creando un imbarazzante scandalo?

All’assemblea c’era anche l’assessore provinciale Nicki Paci, che ha storto il naso quando qualcuno ha ripetuto il mantra “l’ospedale non verrà chiuso”. Paci non è affatto convinto di questa rassicurazione. Come dire: c’è dietro una fregatura di cui ora non possiamo renderci conto. “Chi ci assicura che in futuro, a rifunzionalizzazione ormai avvenuta, non scoprano che il Muscatello è diventato antieconomico?”. Il timore legittimo di Paci è che sul decreto assessoriale ci sia scritto l’inizio della fine del nosocomio augustano. E ha chiesto a Bonomo, e a tutta la deputazione siracusana all’ARS, di fare pressione su Massimo Russo, assessore regionale alla salute, di metterlo sotto scacco.

C’è sempre un’alternativa a tutto. In caso di estrema emergenza, per dirla con Bonomo, Augusta farà una battaglia forte, ma proprio forte per proteggere il Muscatello da qualsiasi tentativo di offesa.

Alessandro Mascia –   nel tondo in alto, Mario Bonomo

IL MOSTRO DI OSLO VOLEVA FAR SALTARE LE RAFFINERIE DI AUUSTA-PRIOLO, GELA E MILAZZO

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Dopo le immagini delle vittime che, prima di essere uccise, chiedevano pietà, adesso è possibile conoscere anche il delirio e i pensieri folli che si agitavano, e con ogni probabilità si agitano ancora, nella mente di chi ha scatenato l’orrore. E che già era consapevole che sarebbe stato considerato «un mostro». «Il più grande mostro dalla seconda guerra mondiale in poi». E tra i suoi obiettivi da colpire c’erano anche gli impianti petrolchimici italiani, primi fra tutti quelli do Augusta-Priolo, di Gela e Milazzo.
Anders Behring Breivik, prima di prepararsi per la sua «missione», come egli stesso definisce la carneficina di tre giorni fa, aveva lanciato sul web una sorta di memoriale-manifesto, accompagnato da un video riassuntivo caricato su YouTube, nel quale appaiono anche sue foto armato di fucile di precisione e con un distintivo «cacciatore di marxisti» appuntato sulla spalla della tuta.
Il documento è un volume di 1.500 pagine a metà strada tra un diario intimo, un piano di battaglia e un manuale del perfetto terrorista, è stato però «largamente copiato dal manifesto di Unabomber». A scriverlo è il quotidiano norvegese «VG» che, mettendo a confronto i due documenti, quello del folle norvegese e quello di Theodore Kaczynski, il criminale americano condannato per aver inviato pacchi esplosivi per 18 anni, facendo 3 morti e 23 feriti, rivela come siano state cambiate solo poche parole, sostituendo «sinistra» con «multiculturalismo» e «marxismo culturale».

Si definisce «un eroe», Breivik, «un salvatore del nostro popolo e della Cristianità europea, un distruttore del male e un portatore di luce». La sua ideologia si nutre di fantasie da gioco di ruolo, deliri geopolitici e rimasticature di storia dei Templari, ordine a cui si richiama sostenendo di essere uno dei leader di un «movimento nazionale e pan-europeo di resistenza patriottica». Nel volume, scritto tra a partire dal 2002 e intitolato «2083 – Dichiarazione europea di indipendenza», Breivik prefigura una guerra civile in tre fasi che dovrebbe concludersi proprio nel 2083, 200/mo anniversario della morte di Karl Marx, con l’eliminazione dei «marxisti», e con la «deportazione» di tutti i musulmani dal Vecchio Continente. La parte che alla lettura si presenta con un impatto emotivo più forte è però quella in cui Breivik racconta tutte le fasi preliminari agli attacchi che hanno sconvolto la capitale norvegese: il «duro» allenamento fisico, il reperimento delle armi, le esercitazioni di tiro, la preparazione degli esplosivi. Un «cammino» del quale Breivik intuiva già la fine: «Se sopravviverò alla mia missione – ha scritto – sarò etichettato come il più grande (nazi) mostro dalla Seconda guerra mondiale. Dovrò subire un processo multiculturalista. Per me sarà un incubo». Anche se ora, all’indomani del massacro, tramite il suo avvocato fa sapere di desiderare un processo pubblico per «dare le sue spiegazioni». Nel suo manifesto,  Breivik lanciava minacce contro Benedetto XVI, «un Papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo», e anche contro partiti italiani, in particolare Pdl, Pd, Idv e Udc, responsabili di boicottare la lotta contro l’Islam. E progettava anche attacchi contro le raffinerie petrolifere sparse in Europa, prime fra tutti 16 impianti italiani tra cui quelli siciliani di Augusta («gli impianti a Sud e a Nord di Siracusa»), Gela e Milazzo.  Un attacco a una raffineria, secondo il documento, richiederebbe per un «Cavaliere della Giustizia», una pianificazione di uno-tre anni, un budget di 30-100 mila euro e provocherebbe danni fino a 40 miliardi di euro.
Salvatore Lussu
Fausto Gasparroni (tratto da La Sicilia del 25/7/2011)