Muscatello Augusta: politici allo scontro per un ospedale da prendere in cura

Le rotture politiche e l’opinione del cittadino

 

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AUGUSTA. Sabato 3 luglio: nuova assemblea sull’ospedale nell’aula magna, denominata teatro comunale, organizzata dal comitato cittadino che sibatte con vigore per evitare la chiusura o il ridimensionamento del Muscatello. Ho partecipato da uditore all’assemblea cittadina e sono rimasto più indignato che mai. Ho assistito alla sola passerella politica dove tutti hanno criticato,  ma nessuno ha proposto; tutti e dico tutti (anche chi si erge a paladino della verità) hanno detto menzogne battibeccandosi fra loro. Ho apprezzato l’umiltà di De Benedictis, parlamentare regionale,  che è stato l’unico “reo” ad affrontare la cittadinanza mentre altri non si sono neanche presentati. Personalmente non so nulla sull’incontro che Pippo Gianni (dal ruolo che riveste) doveva avere con l’assessore Russo a Roma (preannunciato da lui più di un mese fa) e a tal riguardo speravo in una sua delucidazione. Ho assistito anche a una “rottura” fra il consiglio comunale e il coordinamento cittadino. A mio avviso l’unico intervento sensato è stato quello dell’ impiegata dell’Azienda Sanitaria Provinciale, Francesca Mercurio, che ha focalizzato il problema con specifiche domande alle quali puntualmente nessuno ha risposto. A questo punto mi chiedo a quale Santo bisogna rivolgersi visto che invece di ricucire abbiamo rotto con tutti. Ovviamente le mie sono considerazioni personali e spero vivamente in delle smentite; vorrei tanto che qualcuno mi dicesse che ho sbagliato tutto e che abbiamo fatto un passo avanti per la salvaguardia del nostro ospedale.

           Santo Anfuso

La crisi portuale ad Augusta

AUGUSTA, PER MANCANZA DI UN UOMO UNA NAVE NON FA BUNKERAGGIO

 

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 AUGUSTA. Enzo Leone, titolare d’un’agenzia marittima nel porto di Augusta, è imbufalito: “Abbiamo lavorato una settimana intera per non guadagnare nulla, con la beffa di aver perso lavoro, denaro e credibilità nei confronti dei nostri clienti. Questa è l’ennesima volta che navi programmate per il bunkeraggio vengono cancellate dalla Esso per mancanza “dell’omino” al pontile che non consente l’ormeggio delle bettoline. Il porto di Augusta perde introiti e lavoro, ma soprattutto la credibilità rispetto a servizi che fornisce da sempre e che finiranno per essere forniti da porti concorrenti”. Questa l’amara denuncia di Enzo Leone,  titolare di un’ agenzia marittima nel porto di Auguta, che è stato costretto a subire una giornata da incubo e che ha visto annullato tutto il lavoro programmato con professionalità. Una situazione  dovuta, pare, al mancato coordinamento interno alla raffineria ESSO. Problemi logistici legati alla gestione del personale interno con addetti in malattia, in ferie o non reperibili. Si parla da decenni del rilancio della rada di Augusta, poi accade che simili “incidenti” non fanno altro che allontanare navi e clienti verso altri approdi dove i servizi di bunkeraggio sono più celeri e meno costosi. Una situazione nota a tutti gli addetti ai lavori e agli enti preposti che, però, non trova soluzioni credibili. Quando accadono simili episodi,  chi subisce le conseguenze immediate sono gli agenti coinvolti, ma a lungo termine è lo stesso porto che subisce una nomea indelebile. Nel momento di massimo allarme sociale, a causa dei migliaia di persone in cassa integrazione o licenziati, alla Esso si ferma l’attività  di bunker per mancanza di personale. Questo il colmo della vicenda che apre molti interrogativi. L’agente ha così scritto una lettera agli armatori danneggiati dal mancato servizio e per conoscenza a Capitaneria di Porto, Autorità Portuale, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Federagenti, Esso SpA Roma. Come sono andati i fatti secondo l’agente “Come da programma, la programmazione della Esso ha voluto sapere prima di mezzogiorno le posizioni delle navi, in modo da approntare il programma e comunicarlo al capo turno, affinché venisse organizzato tutto (ormeggio, personale al pontile e quant’altro) in modo che la bettolina venisse caricata. Il comandante di quest’ultima aveva quindi dato prontezza alla Esso.Unico dubbio le condizioni metereologiche che nei giorni scorsi erano pessime. Il capo turno non dava ancora il permesso all’ormeggio alla bettolina della Ciane Anapo. Lo stesso responsabile ha chiamato il capo turno della Esso per avere il fonogramma.  Costui ha risposto che non c’era personale disponibile al pontile e pertanto non poteva autorizzare l’ormeggio per l’ora prevista, forse neanche per l’indomani .Risultato di tale situazione ,fuori da ogni normale logica di impresa, perdita di introiti sia per la raffineria Esso che per l’agente, con gravi conseguenze per l’operatività delle unità che sono state costrette all’attesa. ” Il comandante Francesco Frisone della Capitaneria di porto,   ha commentato :”Si è trattato di una temporanea disfunzione della Raffineria Esso. Una rara concomitanza di eventi legata a personale in ferie e in malattia. La Esso ci ha garantito che il disservizio non accadrà più in futuro”. Rimane il fatto che qualcuno è rimasto danneggiato da tale “disfunzione”,bisognerà capire come la multinazionale ESSO tenterà  di porre riparo ai danni d’immagine.

  D.C.

Auguri Santità

 

personaggi,santità,augustaUn lungo ministero caratterizzato da “profondità della ricerca teologica e da zelo apostolico”. Con queste parole il presidente dei vescovi italiani, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, si rivolge in un telegramma augurale a Benedetto XVI, per il traguardo raggiunto . Il Papa è quello che è e basta! Nulla in lui è studiato, non ci sono “atteggiamenti”. E anche il formidabile Magistero, capace di centrare subito il cuore delle grandi questioni culturali del nostro tempo e di aiutare la Chiesa a dare   risposte, è presentato con grande naturalezza, con grande semplicità, anche nelle verità più alte. Benedetto XVI ,emana   un senso di pace,  : quella pace che   è propria degli uomini liberi, liberi perché radicati nella verità e nell’umiltà , nella      pulizia interiore   e intellettuale. E così, il 60.mo di sacerdozio di colui che tiene le veci di Cristo Buon Pastore, deve rappresentare  un motivo di riflessione  , certamente  non solo  tutti i sacerdoti che partecipano della missione pastorale ma  anche per tutti i fedeli e per tutti gli uomini di buona volontà, perché possano vedere e meglio comprendere quale sia il significato –  per loro  e accanto a loro- della  figura del sacerdote.   Ho la profonda certezza che questo anniversario possa  essere di stimolo per il nascere di nuove vocazioni.   Lo dico con convinzione, anche perché il vero protagonista degli anniversari di questo tipo è Gesù, Gesù Sacerdote.  In questa ottica  penso all’obbedienza, penso alla perfetta castità nel celibato, penso al distacco dai beni terreni , e infine al distacco   da noi stessi . Se    così non  fosse, non sarebbe possibile  vivere il sacrificio di Gesù e non sarebbe possibile   riconoscersi  in quella gioia della quale  ci offre  testimonianza ogni giorno , il Santo Padre.    Vivere  la quotidiana celebrazione dell’Eucaristia   fa ben comprendere l’espressione di Gesù: <<  Ignem veni mittere in terra et quid volo nisi ut accendatur ? >>  – << Sono venuto a portare il fuoco in terra e che cosa desidero se non che prenda fuoco, che si accenda? >>. Preghiamo allora , affinchè questo fuoco dello Spirito Santo si estenda e bruci   tutta la materia del sacrificio alla nostra umanità, e tutti – soprattutto tutti i consacrati, tutti i sacerdoti – possano diventare una fiamma unica, unita, una fiamma d’ amore, pienamente consapevoli di essere inseriti nel mistero di Cristo per renderlo concretamente  presente nel mondo di oggi. Io credo che questo anniversario sia utile e provvidenziale per i sacerdoti,   per i seminaristi, e per tutti quei giovani – in particolare –  i quali  stanno avvertendo che   gli occhi di Dio si sono posati sulla loro esistenza per farli suoi amici, in modo tutto particolare.  

    Giovanni Intravaia

Al “NH Venus Sea Garden” inaugurata la stagione estiva del Circolo Unione Augusta.

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Per la prima volta nella sua storia, Il Circolo Unione di Augusta ha programmato una serie di attività culturali e ricreative anche nella stagione estiva.  La Presidente, dott.ssa Gaetana Bruno ed il Direttivo non hanno spento i motori, e, come previsto,  hanno riscosso il consenso  dei numerosi Soci con  l’originale spettacolo teatrale “Morir di fama”.  Giovedì 30 giugno, sulla terrazza del Venus, nel  magico scenario del ristrutturato anfiteatro, dell’incantevole piscina  e dell’ azzurro mare che dal Faro Santa Croce raggiunge il golfo catanese con il suggestivo vulcano dell’Etna, un numeroso e competente pubblico ha così potuto apprezzare la ottima performance dell’attrice  Evelyn Famà. Lo spettacolo, della durata di un’ora e venti minuti, non ha lasciato attimi di pausa grazie alla bravura dell’artista che ha messo in evidenza tutte le proprie virtù giocando con la voce, rendendo omaggio all’antica passione per la danza e inscenando repertori di cabaret e di avanspettacolo. “Morir di fama”, scritto ed interpretato da Evelyn Famà, per la regia di Carlo Ferreri, è, infatti, uno spettacolo ricco di parodie di persone e storie, pescate per caso nella quotidianità e assemblate tra loro, che si alternano e si susseguono attraverso le “elaborazioni vocali” di questa artista che nel suo rispettabile curriculum vanta partecipazioni a spettacoli di altissimo livello.   A seguire, una squisita cena nell’elegante salone,  un gradito momento musicale, sia al chiuso che all’aperto, con le dolci note  di due maestri di  pianoforte, e poi, tutti soddisfatti di ritorno a casa, non prima di aver immortalato  con  scatti fotografici questi indimenticabili momenti.

   Gaetano Gulino

I GIOVANI VANNO FUORI SICILIA, MA LO SCEMPIO DEL TERRITORIO AUGUSTANO CONTINUA

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AUGUSTA. Questa foto l’ho scattata di fronte la stazione di Brucoli , dopo una nota pizzeria. Si stanno effettuando scavi da parte di una cooperativa edilizia per la costruzione di case. Oramai il nostro comune concede, dopo opportuni cambiamenti urbanistici, i terreni agricoli per edificare. Lungo la strada provinciale N° 1 da Augusta a Brucoli, da anni, si stanno costruendo, a macchia di leopardo, abitazioni abusive e regolari su terreni agricoli, dopo averli opportunamente spezzettati. Contrada Falà, Piano Ippolito, Vignali sono stati, durante gli anni, le risorse di questa città. Per anni in quelle terre si è coltivato di tutto, aranceti, limoneti, oliveti, frutta, verdura di buona qualità che hanno dato da vivere alle famiglie di Augusta. Ora sono irrimediabilmente compromessi, a quale scopo? Il centro storico si svuota, i nostri figli da due generazioni hanno lasciato Augusta e si sono sistemati fuori Sicilia. Perché tutto questo scempio? Ci siamo fatti fuori il mare, inquinato dalle industrie e dalle fogne. I pesci contengono mercurio, la favola dello sviluppo industriale è finita e ora il territorio è seriamente compromesso dall’inquinamento. Abbiamo prosciugato quel lago di acqua che esiste a 150 metri di profondità da cui i terreni traevano benefici. Penso che sia ora di invertire la rotta, altrimenti questo territorio diventerà un deserto.

   Carmelo Patanè

Il liceo “Mègara” ha partecipato al progetto Comenius

UNA LICEALE DI AUGUSTA SCOPRE USI E COSTUMI DEI TURCHI

 

La classe IVB del liceo socio-psico-pedagogico e le due classi IA e IB del liceo classico partecipano al progetto Comenius, un progetto che offre la possibilità di scoprire le culture delle altre nazioni e di entrare a contatto con loro. Gli Stati coinvolti sono la Germania, la Polonia e la Turchia. Già l’anno scorso si è effettuato il viaggio in Polonia. Quest’anno si è svolto il viaggio in Turchia. Il primo giorno la scuola turca coinvolta nel progetto ci ha accolti nel proprio edificio scolastico, e abbiamo passato l’intera giornata li. Si trattava di una piccola scuola di campagna e forse è per questo che i ragazzi ci hanno accolto come veri e propri vip! Appena siamo arrivati tutti chiedevano con insistenza delle foto con noi, come se venivamo da chissà quale posto! Superati i saluti, abbiamo visitato la scuola, e ci hanno offerto la colazione. Più tardi abbiamo avuto l’occasione di vedere come la gente del posto si avvicini al loro dio. Si tratta di una danza mistica, che consiste nel girare su sé stessi per parecchi minuti. È stato del tutto strabiliante notare che non cadevano a terra o non si sentivano male. Tengono una mano rivolta verso l’alto e l’altra verso il basso. Sembra sia un modo per unire cielo e terra: l’uomo chiamato derviscio si propone come collegamento. Nelle loro cerimonie indossano costumi bianchi di lana, gonne ampie e alti capelli.

La loro danza simboleggia le evoluzioni armoniche degli astri celesti e i  dervisci seguono una particolare liturgia simbolica del graduale processo di unione mistica con Dio: ogni gesto, ogni movimento segue regole rigorose e ha un suo preciso significato. Anche l’abbigliamento ha un valore simbolico: l’abito bianco rappresenta il sudario, e il copricapo la pietra tombale. A Konya, abbiamo assistito nuovamente a questa danza, ma questa volta il tutto era molto più coinvolgente. La musica sembrava offrirti l’occasione di catapultarti nel proprio io per una lunga riflessione, e le luci soffuse completavano il quadro di questa cerimonia favolosa.

Un’altra cosa che mi ha particolarmente colpito è stata la fabbrica dei tappeti. I lavoratori stavano una giornata intera seduti a lavorare i tappeti, per la precisione dalle 8 fino alle 18, con una sola pausa per il pranzo. È in questo posto che vengono ristrutturati tutti i tappeti più antichi per mezzo di un lavoro sicuramente non facile! Ed è stato qui che abbiamo fatto una specie di festa in maschera, dove hanno scelto me come prima cavia!  Mi hanno fatto indossare  lunghi e larghi pantaloni, rigorosamente decorati, un gilet, e il velo. Dopo l’imbarazzante esperienza di stare sotto i flash di decine macchine fotografiche, hanno dato i vestiti anche a tutti gli altri, ed eccoci con lunghe e colorate tuniche turche. Il giorno seguente abbiamo visitato un rifugio sotterraneo abitato in passato dai cristiani che venivano perseguitati. Tutti i “corridoi” erano stretti e alti all’incirca un metro. Faceva venire il mal di schiena camminare lungo questi percorsi, e chissà quanti di noi hanno battuto la testa. È sconcertante sapere che in passato gente,  che non commetteva nessun reato, se non quello di credere nel loro dio, si trovava costretta a vivere in posti dove non arriva uno spiraglio di luce, senza poter distinguere la notte dal giorno, senza poter ammirare un cielo stellato, o senza lasciarsi travolgere dal calore del sole.  In questo viaggio abbiamo anche potuto vedere come si costruisce un vaso e, anche questa volta, hanno scelto me per provare a costruirne uno. Di sicuro non ho fatto una bella prestazione e, alla fine ,il vaso che è uscito fuori era apparentemente in ottimo stato … peccato però che, nel momento in cui l’ho preso in mano per mostrarlo agli altri,  ci siamo accorti che alla base aveva un buco! Ma il ricordo che ho più impresso della Turchia sono le rocce della Cappadocia. Era un paesaggio lunare quello che vedevo davanti ai miei occhi, dove rocce bucherellate si alternano, per uno spazio infinito, a pinnacoli sormontati da buffi cappelli. Tutto questo non è altro che il risultato dei vulcani in eruzione, la cui lava, solidificandosi,  ha formato la cupola di colore più scuro. Il successivo intervento di agenti erosivi come acqua e vento ha completato l’opera. Ma sembrava quasi un quadro di qualche pittore, o qualcosa creato dall’uomo. Invece erano li, per puro caso, create per via unicamente naturale, ma in grado di lasciarti a bocca aperta. Anzi forse sono proprio queste cose che più ti rimangono impresse, e non un grattacielo altissimo, o un cellulare di ultimissima tecnologia. Forse è propria la natura che, con la sua estrema semplicità, riesce a farti battere il cuore più forte, e è in quell’attimo che ti senti in obbligo di ringraziare Qualcuno per essere vivo.

 Sara Giammanco (Simona Giardina e Leandra Di Grande)

Esami di stato a suon di chitarra presso l’ Istituto Alberghiero di Siracusa

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Giovedì 30 giugno 2011, istituto alberghiero di Siracusa, plesso di Via Polibio, ex scuola Verga, esami di Stato:  sono in corso i colloqui degli alunni della VA per i servizi turistici nell’ampio salone, lo stesso dove si sono svolte le tre prove scritte.  A un certo punto fa il suo ingresso una giovane diciottenne con una vistosa chitarra. Chiede e ottiene di accordare lo strumento in un’aula appartata: è Daniela Rizzo Pinna, la terza candidata del giorno. Sono le dieci e dieci quando  Daniela prende posto sulla sedia girevole collocata davanti alla commissione composta dai  professori Maria Moscatt (Italiano e Storia), Salvatore Tringali (Matematica),  Laura Pitruzzello (Inglese), commissari interni e da Maria Panebianco   (Pubbliche relazioni), Rosaria Giunta (Economia e Diritto), Maria Russo (Geografia turistica, commissari esterni, come, ovviamente, esterno è il presidente, il nostro  Giorgio Càsole, docente di lettere al liceo Mègara di Augusta.  Daniela Rizzo Pinna presenta la  sua tesina che ha come titolo “Il razzismo”, firma la scheda-verbale della seduta, accorda ancora, ma superficialmente, lo strumento e, accompagnandosi con la chitarra,  attacca a cantare in inglese “Zombie”, una ballata contro ogni forma di violenza, che va per la maggiore.  L’esame di Stato, varato una dozzina d’anni fa, prevede che il candidato o candidata possa “esibirsi” in forma di canto o recitativa  o in altro modo artistico il candidato ritenga di potersi esprimere per introdurre quello che viene definito percorso autonomo e a cui si dà, di norma il  tempo di un quarto d’ora. La bella voce dell’alunna riecheggia nell’ampio salone e attira un nugolo di curiosi, che rimangono sino alla fine dell’esibizione e del colloqui. Alla fine del canto, il pubblico applaude spontaneamente e la commissione non si esime dall’applaudire anch’essa. La professoressa, Moscatti, colonna dell’istituto, commenta: “Conoscevamo le inclinazioni artistiche di Daniela, ma non sapevamo che fosse così abile. E’ stata una sorpresa anche per noi interni”. Una piacevole sorpresa, una sorpresa musicale che ha inaugura sotto una  buona stella la sessione di esami orali all’alberghiero di Siracusa.

P.A.

Nella foto di Luana Saia: un momento dell’esibizione di Daniela Pinna Rixxo davanti alla commissione (da sin: Russo, Pitruzzello, Moscatt, Càsole, Tringali, Giunta, Panebianco)