I GIOVANI VANNO FUORI SICILIA, MA LO SCEMPIO DEL TERRITORIO AUGUSTANO CONTINUA

abusivismo di Carmelo Patanè.jpg

AUGUSTA. Questa foto l’ho scattata di fronte la stazione di Brucoli , dopo una nota pizzeria. Si stanno effettuando scavi da parte di una cooperativa edilizia per la costruzione di case. Oramai il nostro comune concede, dopo opportuni cambiamenti urbanistici, i terreni agricoli per edificare. Lungo la strada provinciale N° 1 da Augusta a Brucoli, da anni, si stanno costruendo, a macchia di leopardo, abitazioni abusive e regolari su terreni agricoli, dopo averli opportunamente spezzettati. Contrada Falà, Piano Ippolito, Vignali sono stati, durante gli anni, le risorse di questa città. Per anni in quelle terre si è coltivato di tutto, aranceti, limoneti, oliveti, frutta, verdura di buona qualità che hanno dato da vivere alle famiglie di Augusta. Ora sono irrimediabilmente compromessi, a quale scopo? Il centro storico si svuota, i nostri figli da due generazioni hanno lasciato Augusta e si sono sistemati fuori Sicilia. Perché tutto questo scempio? Ci siamo fatti fuori il mare, inquinato dalle industrie e dalle fogne. I pesci contengono mercurio, la favola dello sviluppo industriale è finita e ora il territorio è seriamente compromesso dall’inquinamento. Abbiamo prosciugato quel lago di acqua che esiste a 150 metri di profondità da cui i terreni traevano benefici. Penso che sia ora di invertire la rotta, altrimenti questo territorio diventerà un deserto.

   Carmelo Patanè

IL PONTE SULLO STRETTO

ponte-sullo-stretto.jpgSicilia. Piove e fa freddo. Continua a piovere, in questo autunno grigio e minaccioso. In questo autunno confuso e paradossale. Sconcertante. La terra continua a sbriciolarsi, a liquefarsi: nel Messinese, nel Catanese, nell’Agrigentino, nel Nisseno. Insomma: una situazione assai preoccupante, grave. Una stato di cose che desta angoscia e avvilimento nelle popolazioni già colpite, nelle popolazioni più a rischio. Nei cittadini più consapevoli.

Una situazione evidentissima, chiarissima. Uno stato di cose a cui bisognerebbe porre rimedio.  Subito. Con interventi adeguati, efficaci. Senza perdere altro tempo.

Ma, agli italici mestieranti del facile ottimismo non interessa tutto questo. Non può interessare tutto questo. Anzi! Essi hanno ben altro per la testa.

E poi, questo sciagurato, implacabile riferimento alla terra, ai luoghi, alle storie di uomini e donne in carne e ossa, non è proprio il loro campo di azione, di movimento. Non è il loro spazio di consenso. E poi, ci sono cose ben più importanti, più eclatanti, irrinunciabili: le grandi opere infrastrutturali, il famoso ponte sullo Stretto.

Dunque, è chiaro. Deve essere chiaro, come un ordine, come un comandamento: la realizzazione del ponte sullo Stretto non è più rinviabile, procrastinabile. E poi, sarebbe una deleteria dimostrazione di debolezza. Forse, persino la dimostrazione di umano, ragionevole sentire. No, non è possibile: “Il ponte ha da farsi e si farà”. Subito. A cominciare dal prossimo dicembre 2009.

Che si debba costruire in zona sismica, che si preveda di poggiare i due piloni portanti e la campata centrale di 3.300 metri su faglie mobili, non è importante. Che l’eventuale realizzazione della mega-infrastruttura andrà a sconvolgere il paesaggio di uno dei luoghi più belli e delicati del nostro Paese, non è considerato degno di attenzione. Che ci sia, o no, uno studio vero, fondato, un progetto esecutivo non è cosa rilevante. E d’altronde, questi sono soltanto i soliti, vacui intellettualismi dei soliti oppositori al governo. Ai quali si risponde affermando – con faraonica faccia tosta – che “la realizzazione del ponte servirà anche a mettere in sicurezza le due sponde dello Stretto”.

Nella mente dei nuovi tiranni tutto è certo, perentorio, inconfutabile. Nella mente dei nuovi tiranni tutto accade lontano dalla realtà. Nella mente dei nuovi tiranni tutto accade sulla pelle di uomini e donne che abitano povere case, poveri luoghi, poveri territori. Essi vanno proclamando che il ponte, il mega-ponte li nobiliterà. Darà loro un futuro. Forse, persino la felicità che non hanno mai posseduto.

 

       Leandro Janni

La Sicilia che brucia

Lettera aperta ai Sindaci di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa

sui bandi di gara d’appalto relativi ai 4 inceneritori destinati alla Sicilia

Egregi Sig.ri Sindaci, sono gli ultimi giorni utili per impugnare i bandi di gara relativi alla realizzazione dei 4 inceneritori in Sicilia, fra cui quello di Augusta.

Inceneritore.jpgI Consigli Comunali di Paternò, S.M. di Licodia, Aragona e Campofranco hanno deliberato di impugnare i bandi di gara del “Sistema Paternò” e del “Sistema Agrigento”, relativi agli inceneritori di Paternò e Campofranco.

 Mancano all’appello le amministrazioni che afferiscono al “Sistema Augusta” (Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa) e quelle vicine al “Sistema Bellolampo”.

I quattro bandi di gara emanati dalla ARRA e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’U.E., andranno a incidere su una delle voci più rilevanti nella gestione dei RSU: il trattamento tramite incenerimento.

I bandi in questione appaltano la gestione dei rifiuti senza limiti quantitativi: “al netto della Raccolta Differenziata”, ignorando le quantità stabilite da leggi dello Stato.

I costi di questo servizio graveranno sulla tassa sui rifiuti che pagheranno i cittadini.

 La tariffa che verrà imposta dagli operatori sarà gravata da circa 300 milioni di euro -contabilizzati dall’ARRA- a ristoro del precedente “errato” bando di gara per la realizzazione dei 4 inceneritori che è stato invalidato dall’Europa.

Appare del tutto insensato che il danno causato alle imprese, che hanno partecipato e vinto la precedente gara (poi annullata dalla U.E.), venga fatto proprio dalla Regione siciliana, che è stata oggetto dell'”esproprio dei propri poteri” attraverso il commissariamento, le cui responsabilità, dal punto di vista contabile non possono che essere attribuite al governo nazionale e ai singoli responsabili delle attività gestionali del commissariato.

Inoltre l’ARRA nel redigere i nuovi Bandi di gara:

1) ha assunto il ruolo di stazione appaltante non avendone i poteri. Il ciclo dei rifiuti per l’ordinamento giuridico italiano e siciliano si “chiude” (discarica – incenerimento compreso) all’interno dell’ATO, che può decidere sulla quali-quantità dei rifiuti da destinare in discarica e/o all’incenerimento (ne i limiti stabiliti per legge: “35% entro il 31/12/2010”;

2) ha disatteso, nel bando di gara, di attuare le prescrizioni fatte dalla giunta di governo regionale, che per legge è l’organo di indirizzo, vigilanza e controllo, mentre l’ARRA, per legge, è un’agenzia di “promozione e coordinamento”;

3) in presenza di sentenze emesse da organi di giustizia amministrativa, ha riprodotto le stesse procedure per la realizzazione degli impianti di incenerimento che sono state già incise nel merito da provvedimenti giudiziari.

 Questi motivi, se evidenziati nei ricorsi dei Comuni interessati, dovrebbero indurre il Presidente della Regione Sicilia a revocare in autotutela i bandi di gara che sono da definirsi illegittimi ed illogici.

Augusta, 27.06.2009

 “AugustAmbiente: Comitato Cittadino di Augusta

Incubo ambiente ad Augusta

Il Comune contro la GESPI

AUGUSTA.  Martedì prossimo, 23 giugno, alla sezione staccata del tribunale, in Piazza delle Grazie, sarà celebrato il processo contro la GESPI, la società che gestisce l’inceneritore di Punta Cugno, contro la quale il Comune ha deciso di costituirsi parte civile, affidando il patrocinio all’avvocata Fiorella Intrepido.  Il reato, contestato alla GESPI dal sostituto procuratore  Matteo Bisogni, è consistito nel superamento dei limiti di emissione  previsti dalle  norme vigenti ,durante l’attività d’incenerimento dei rifiuti, nel febbraio dello scorso anno.

Il 15 febbraio 2008, un decreto dell’assessorato regionale territorio e ambiente impose alla società augustana di fermare l’impianto perché, durante l’ultimo controllo, “sono risultati livelli d’inquinanti fuori dalla norma”: dalle analisi compiute, sarebbero stati riscontrati livelli superiori alle tabelle di diossina .”Per quanto tempo sono stati sfiorati i limiti e, soprattutto, le sostanze fuoriuscite dai camini quali danni hanno provocato all’ambiente?” si è domandato pubblicamente l’augustano Enzo Parisi, vicepresidente regionale io Legambiente, cui ha fatto eco il sindaco Massimo Carrubba. “Al di là della vicenda giudiziaria che farà il suo corso, breve o lungo che sia,  ci interessa sapere se gl’incidenti hanno lasciato strascichi sul territorio e sulla salute pubblica, se quest’attività rischia di avere pesanti effetti negativi sulle popolazioni residenti, che si ritrovano un impianto, in fase di ampliamento, a meno di un kilometro di distanza.”

     Cecilia Càsole

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Rifiuti in Sicilia: prospettive di un affare da cinque miliardi di euro. Le concertazioni fra Palermo e Roma.

aerea2a.jpgGli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al momento al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica.

In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l’impianto di Paternò, cui si è rinunciato, e saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l’impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell’intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate.

Gl’inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l’isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese?

A fronte dei progressi tecnologici, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall’abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all’impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un’area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche.

Gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati a tre gruppi d’imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. Ancora senza alcun ostacolo la quarta aggiudicazione a Sicil Power, per l’impianto di Paternò, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all’inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco.

Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto? L’affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere un esito “inevitabile”.

      di Carlo Ruta  –  Fonte: Domani.Arcoiris.tv  

 

 

La stanza della legalità

CONFERENZA DEL DIRIGENTE DELL’ASL 8 SUL TERRITORIO, LA SALUTE E L’AMBIENTE 

 

upa conferenza gaetano 22 4 09 003.jpgNella Stanza della Legalità, messa a disposizione dal dirigente della polizia di Stato, Pasquale Alongi, per conto dell’Università Popolare di Augusta, il medico Gaetano Gulino, dirigente medico dell’ASL 8,  ha tenuto un’ interessante conferenza sul tema “Territorio, salute e ambiente” Nella prima parte, con proiezioni  di immagini di Augusta antica , il relatore ha illustrato il percorso che ha visto Augusta passare da piccolo paese a economia prevalentemente fondata sulla pesca, l’agricoltura e la produzione di sale,  a centro cittadino totalmente cementificato, con una caotica viabilità urbana che ha contribuito a implementare il già riconosciuto inquinamento prodotto dai vari insediamenti produttivi.

 Tutto è iniziato nel 1949 con l’insediamento nel territorio augustano della RASIOM prima, e poi di tutte le altre industrie del polo petrolchimico. Nel 1986,  a seguito di accertati aumentati casi di tumori e patologie varie, lo Stato iniziava il percorso giuridico che si concludeva successivamente con l’ individuazione del territorio di Augusta come una area ad alto rischio di crisi ambientale.

La società dei consumi  ha prodotto un eccessivo consumo dei rifiuti, eccessivo consumo di energia derivante da combustibili a base di carbonio,  aumento di emissione di CO2  e di tante altre sostanze nocive derivanti dai vari insediamenti industriali, dal traffico automobilistico , dai vari sistemi di riscaldamento, ecc. Nel 197o varie nazioni  sollecitavano l’uso di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili in modo da incentivare uno sviluppo sostenibile che  non alterasse l’ecosistema  e quindi potesse conservare indispensabili risorse per la vita delle future generazioni.

 Nei decenni a seguire i vari summit delle nazioni, riconosciute come civili e industrializzate, hanno definito degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2,  di  ricorso a fonti energetiche alternative, di tutela dell’ambiente inquinandolo di meno e di forme di incentivazione di produttività compatibili con tali finalità. Negli ultimi decenni, in effetti,  sono emerse pesanti problematiche, quali l’effetto serra, il buco dell’ozono, il surriscaldamento terrestre e il consequenziale scioglimento dei ghiacciai, le variazioni climatiche con accentuazioni sia degli episodi di alluvioni che di siccità e non ultimo la drastica e drammatica riduzione della Biodiversità.

Il dott. Gulino ha poi distribuito un prospetto in cui ha sintetizzato i vari punti della sua relazione, in particolare ha evidenziato tutti i probabili fattori che possono incidere sullo stato di salute, ha descritto i vari studi fatti per cercare di accertare la correlazione causa effetto e in particolare si è soffermato sulla copiosa normativa che è stata emanata, nel corso di più di un ventennio sulla carta, ma che,  solo in minima parte è stata realmente applicata.

Tutto ciò appare inspiegabile alla luce della normativa che disponeva l’informazione obbligatoria al pubblico per esempio sullo stato di superamento di valori soglia o di allarme di determinati inquinanti in modo da coinvolgere e quindi responsabilizzare direttamente la popolazione nel processo di salvaguardia della propria salute.

 Non ultimo l’Agenda 21 avrebbe dovuto comportare il coinvolgimento attivo della popolazione che, sotto la guida forte delle autorità locali, avrebbe dovuto definire e attuare un Piano strategico per affrontare le problematiche prioritarie di sviluppo sostenibile, rispondendo realmente alle varie  esigenze e necessità di salute dei vari settori della popolazione.

Il relatore ha riferito quindi che sono in via di pubblicazione i dati aggiornati sulla mortalità e morbosità che, ahimè  al solito, vedono Augusta primeggiare nelle classifiche sia regionali che nazionali e che giustamente la definiscono sulla carta area ad alto rischio di crisi ambientale e tutto, ancora una volta, probabilmente si concretizzerà solo in sterili definizioni e produzione di ulteriori carte e norme.

E’ seguita una ulteriore proiezione di diapositive con le immagini dei vari insediamenti industriali, ma anche di altre situazioni che giornalmente si creano in ambienti domestici, lavorativi o pubblici che rappresentano comunque importanti fattori di rischio per la salute.

Sono stati esperiti, ha tenuto a evidenziare il relatore, i dovuti studi su tutti i probabili fattori per accertare la eventuale correlazione causa effetto sull’incidenza dei tumori e delle varie patologie, al fine anche di circoscrivere il ruolo delle distorsioni e di garantire il livello di precisione delle stime dei vari e molteplici parametri di interesse richiesti? E’ sufficiente l’attività brillantemente fino a oggi condotta dal Registro Tumori di Siracusa, o probabilmente occorre affiancarlo a ulteriori centri periferici di ricerca e studio  che presuppongano la collaborazione di più figure specialistiche e professionali, nonché l’interfacciamento di istituzioni ed organizzazioni indipendenti operanti nel territorio, riconosciute anche come fonti attendibili di dati?

Alla relazione ha fatto seguito un acceso dibattito che ha registrato interventi di qualificati professionisti che hanno  confermato le perplessità del relatore in merito alla qualità e alla completezza degli studi messi fin ora in campo dalle istituzioni e soprattutto alla mancata applicazione di direttive e norme che già da parecchi decenni dovevano essere riscontrate al fine di tutelare la salute della popolazione.

Il dott. Gulino ha concluso che, per la salvaguardia dell’Ospedale di Augusta, considerato che insiste sempre nello stesso territorio ad alto rischio di crisi ambientale, la normativa prevederebbe l’applicazione di una serie di misure che lo vedrebbe individuato anche come  Centro di Ricerca a Carattere Scientifico nonché di allocazione di Unità Operative Complesse di Eccellenza in campo Oncologico.

Ma la storia insegna che il Sud può comunque benissimo andare avanti  percorrendo le stesse secolari logiche dell’ isolamento, del riconoscimento di altre forme di Stato e di governo, che tutto sommato hanno sempre funzionato.

 In un clima di apatia, di scetticismo, di diffidenza e contrarietà ai cambiamenti, caratterizzato dalle lunghe stagioni afose, da saluti reverenziali e vecchi titoli  che contribuiscono a privilegiare gli interessi di pochi eletti, si continua a convivere con tutta una serie di veleni prodotti  dall’industria petrolchimica, dal nuovo modello di agricoltura che vede il ricorso rutinario ai pesticidi, dall’irrazionale e incontrollato traffico urbano, e… si continua ad ammalarsi e a morire….. ma in fondo, va bene anche così, la morte fa parte della vita! 

   C.C.