Furto con scasso alla Confraternita di Sant’Andrea di Augusta. Salva la chiesa

s andrea.jpgAUGUSTA – Notte fra il 4 e il 5 marzo. I ladri non lasciano tranquilli nemmeno i luoghi di culto . Non c’è dubbio che i malviventi volevano penetrare nell’interno della Chiesa di S. Andrea, patrono dei pescatori, per portar via tutti gli oggetti sacri che avessero rinvenuto. Ci riferiamo al colpo, da soliti ignoti, messo a segno, nottetempo, da chi ha in un primo tempo ha scardinato la grata di ferro di una finestra dei locali della Confraternita di S. Andrea, locali attigui alla chiesa,  con la finestra  che si affaccia in Via Limpetra. Attraverso la finestra, gli ignoti malviventi, sono entrati nei servizi igienici e da qui hanno raggiunto la sala della confraternita, hanno portato via  un televisore v di nuova generazione e messo a soqquadro cassetti e armadi alla ricerca di altro materiale e oggetti di valore. I malviventi hanno poi tentato di penetrate in chiesa e nella sagrestia ma non sono riusciti a forzare le porte di ferro che sono state danneggiate con arnesi atti allo scasso. Raggiunto il primo piano i ladri hanno anche qui messo a soqquadro i locali e poi sono fuggiti. A denunciare lo scasso e il furto, con il tentativo di penetrare in chiesa, è stato Francesco Scatà, parroco di San Francesco Di Paola e reggente la parrocchia di San Sebastiano in Sant’Andrea.

Giulia Càsole

Giuseppe Innografo e Sofronio, due prelati bizantini sottratti al martirio – di Alberto Terranova

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2.jpgAugusta.  “Serata di alta cultura”, così è stata definito  l’evento svoltosi al Circolo Ufficiali della Marina Militare per la presentazione del libro Giuseppe Innografo e Sofronio – due prelati bizantini sottratti al martirio  di Alberto Terranova, già docente di Greco e Latino al liceo classico Mègara di Augusta, di cui successivamente è stato preside per circa vent’anni. Esiste in Augusta una chiesa, ancorché modesta come tempio, ma viva come comunità, affidata alle cure del parroco Giuseppe Mazzotta, originario di Sortino. E’ stato proprio il parroco a chiedere al prof. Terranova di approntare una traduzione dal greco della vita di questo santo siracusano , poco noto ai nostri tempi, considerato uno dei maggiori scrittori di inni liturgici (da qui Innografo, cioè scrittore di inni) della Chiesa. Nato a Siracusa nell’ 816, nell’831 dovette riparare in Grecia, nell’odierna Salonicco, per sfuggire al tentativo di islamizzazione della Sicilia da parte degli Arabi che l’avevano invasa. Si fece monaco e successivamente fu mandato a Roma per aiutare la chiesa bizantina a fronteggiare l’eresia iconoclasta, ma cadde nelle mani dei pirati di cui rimase prigioniero per sei anni. Liberato per intervento miracoloso (secondo la tradizione), l’Innografo si recò a Roma, accolto dal papa con grandi onori e morì a Costantinopoli nell’886.  Dopo  gli onori di casa da parte del contrammiraglio Giuseppe Abbamonte, presidente del circolo,  e dopo l’introduzione di Giovanni Intravaia, presidente dell’Accademia cattolica della Santa Croce in Gerusalemme, che ha tracciato un profilo  storico della lotta alle immagini, la cosiddetta iconoclastia, che segnò buona parte della prima metà dell’VIII secolo della nostra era e tanta parte dell’arte bizantina, l’autore del libro ha spiegato alcuni concetti, quali monofisismo, dottrina che negava la natura umana di Cristo, e monotelismo, secondo cui in Cristo coesistevano la natura umana e divina, ma c’era una sola volontà in lui. Terranova ha manifestato pubblicamente, segno di grande umiltà, un debito di gratitudine nei confronti del prof. Carmelo Crimi, ordinario di Letteratura bizantina e direttore del dipartimento di Scienze umanistiche all’Università di Catania. Ha parlato, poi, a lungo, ma con grande bonomia, toccando temi di profonda spiritualità, padre Alessio, archimandrita nell’eremo della Candelora a Santa Lucia del Mela, in provincia di Messina. Padre Alessio, monaco ortodosso, dall’eloquio suadente, ha tradotto, su invito, del stesso Terranova due preghiere del santo Innografo, una delle quali è stata interpretata da Giorgio Càsole, docente ancora  in servizio al liceo, con intensa partecipazione.

   Lina Solarino

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AD AUGUSTA, IL CROLLO ANNUNCIATO DELL’ULTIMO RIVELLINO

fortezze.jpgAUGUSTA –. «Ho sentito un boato, stavo transitando per i ponti per raggiungere il centro storico . Immediatamente mi sono accorto di quanto era accaduto, anche perché conoscevo la pericolosità della situazione e più volte in passato avevo segnalato alle autorità competenti la precarietà del sito. Una vasta porzione del muro in pietra era crollata a mare. Ho subito informato dell’accaduto i Vigili del Fuoco del distaccamento mare, che prontamente si sono recati  sul posto». Le affermazioni sono di Carmelo Miano, consigliere di circoscrizione del cosiddetto quartiere Borgata,  testimone del crollo annunciato del rivellino “Quintana”, avvenuto  intorno alle sette del mattino di domenica 3 marzo – data da ricordare come mònito per tutti, amministratori comunali, Soprintendenza ai Beni culturali e altre cosiddette autorità. Da molti anni, la gravità della situazione dei vecchi ponti spagnoli e dello stesso Castello Svevo è stata segnalata alle autorità competenti che hanno preso atto della situazione, ma non hanno mai avviato alcun intervento. Mai. Solo quando si sono manifestate  le prime avvisaglie dell’aggravarsi  della situazione si è  provveduto a transennare e vietare al transito pedonale il rivellino, ma nulla più è stato fatto.E ancora una volta il tratto del rivellino crollato è stato transennato. Nessuno di queste cosiddette autorità recita il mea culpa o  richiama la corresponsabilità di tutti gli enti che dovrebbero tutelare il patrimonio culturale, in senso lato, che, al di là di ogni considerazione di carattere turistico, deve valere come testimonianza del passato, come radice del nostro presente. Al posto dell’istmo che collegava l’Isola di Augusta alla terraferma, in epoca spagnola,  furono costruiti tre rivellini: Quintana, Sant’Anna e Santo Stefano, come prima porta d’accesso alla città. Il collegamento con la terraferma fu assicurato da due ponti levatoi, sostituiti nel 1800 da due ponti in  muratura. L’unico  esistente era  il rivellino Quintana, che sorgeva  su un isolotto triangolare costruito contestualmente alla fortificazione della città. La storia dei rivellini è legata a quella dei ponti. Negli anni ‘Trenta del Novecento,  nel primo ammodernamento e ampliamento dei ponti, furono eliminati i rivellini di Sant’Anna e di Santo Stefano. Nel 1978, per esigenze di traffico, fu realizzato un ulteriore ampliamento dei ponti.Riportiamo il desolato commento di Luca Di Giacomo, esperto in conservazione dei beni culturali: “Noi siamo questo, pezzi di pietra , della qualità più pregiata estratta in questa terra, resa bella da altri nel corso dei secoli. Noi non abbiamo interesse, stiamo crollando a pezzi, in questo mare bellissimo che non è fruibile, non è balneabile, è inquinato. Le coste stanno crollando, praticamente l’immagine del Rivellino crollato siamo noi”.  Recatisi sul posto i vigili del fuoco hanno riscontrato preoccupanti crepe nel manto stradale e, forse, suggeriranno di interdire il traffico ai mezzi pesanti. Era ora. Nel frattempo, chi arrossirà di vergogna?

G. C.

Interrogato dal Gip Michele Consiglio, padre Incardona non parla, e si dimette

incard.jpgAUGUSTA. Si è svolto ierimattinal’interrogatorio di garanzia di Gaetano Incardona, 74 anni, parroco dimissionario  della Chiesa Madre di Augusta, finito agli arresti  domiciliari perché accusato di molestie sessuali ai danni di una ragazza di 21 anni, reato aggravato dall’essere  ministro del culto della Chiesa cattolica. Incardona, assistito dagli avvocati Puccio Piccione e Ettore Randazzo, si è avvalso della facoltà di non rispondere lasciando, con il suo pur legittimo comportamento, irrisolti tutti gli interrogativi sollevati dal suo arresto compiuto dai carabinieri della Compagnia di Augusta a séguito della denuncia presentata dalla parte offesa, che ha riferito di essersi recata in Chiesa Madre per confessarsi. Secondo l’accusa, Incardona, uscendo dal confessionale, si è avvicinato a lei e, quando è giunto a non più di un metro dalla giovane, ha allungato entrambe le mani, le ha palpeggiato i seni e sùbito dopo ha tentato di abbracciarla e di baciarla. La ragazza,  rimanendo sconcertata dall’atteggiamento del sacerdote, ha fatto un passo indietro e, dopo aver vanificato i tentativi del suo molestatore, si è data a precipitosa fuga, rifugiandosi nella sua abitazione. Qui ha raccontato quanto accaduto ai propri genitori, che l’hanno accompagnata al comando della Compagnia dei Carabinieri di Augusta. per presentare la denuncia. Questa la ricostruzione dell’accusa. Il padre della ragazza ha detto a chi scrive che i carabinieri non potevano agire contro Incardona perché, fino a quel momento,  le affermazioni  della ragazza  potevano essere equivalenti a quelle contrarie di Incardona. Quindi, carabinieri hanno consigliato alla ragazza di ritornare munita di microtelecamera  atta a registrare l’atteggiamento dell’accusato. La ragazza, è andata, è tornata con le prove filmate e dopo l’esame di queste prove è arrivata la richiesta del pubblico ministero, Nicastro, avallata dal Gip Consiglio, di mettere Incardona agli arresti domiciliari, in considerazione dell’età avanzata.  Alla domanda rivoltagli dal Gip Michele Consiglio, se intendeva protestarsi innocente o colpevole dell’infamante reato contestagli nell’ordinanza cautelare agli arresti domiciliari, Incardona ha fatto ricorso alla  frase di circostanza: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Il Gip, Consiglio,  ha confermato la misura cautelare agli arresti domiciliari e ha restituito il fascicolo al Pubblico Ministero Antonino Nicastro affinché svolga  altre indagini non solo sulla molestia sessuale ai danni della ventunenne ma anche su eventuali altri casi, dal momento che, sempre ai carabinieri di Augusta, è stata presentata spontaneamente un’altra denuncia per fatti di questo tenore addebitati a Incardona, originario di Buccheri, da  quasi cinquant’anni in Augusta, con vari incarichi fino a raggiungere quello di arciprete della chiesa madre. Incardona ha presentato le dimissioni. Intanto gli avvocati stanno compiendo indagini, così come può fare l’accusa, e poi decideranno se presentare istanza al tribunale del riesame per chiedere la liberazione del loro assistito.

   Giorgio Casole

8 MARZO, FIACCOLATA IN PIAZZA DUOMO CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

PAOLO CREPET A PALAZZO SAN BIAGIO

crepet_paolo.jpgAUGUSTA. L’8 marzo 2013 potrebbe essere ricordato come data memorabile per le cronache locali. E’ stata pubblicizzata una marcia, che si concluderà con una fiaccolata in Piazza Duomo,  per condannare la violenza contro le donne, tanto più significativa in quanto sono stati registrati tanti cosiddetti femminicidi in questi ultimi tempi in tutt’Italia e ad Augusta è vivo il ricordo della povera Francesca Ferraguto, uccisa e fatta a pezzi al suo fiaccolata2.jpgconvivente Gianfranco Bari. Un gruppo locale dei grillini ha proposto di dedicare una via alla memoria della giovane Francesca. La violenza sulle donne è anche di altra natura. C’è anche la violenza sessuale, come ricorda Adriana Prazio, presidente dell’Associazione siracusana Le Nereidi, che da anni si batte contro a violenza sulle donne e patrocinerà la fiaccolata dell’8 marzo. Lo stesso giorno, stessa ora, ore 18°°, all’auditorium “Don Paolo Liggeri” del civico palazzo San Biagio, sull’argomento ci sarà una tavola rotonda, il cui ospite più rappresentativo sarà lo psichiatra Paolo Crepet (nella foto), diventato divo televisivo grazie alle sue frequenti apparizioni a Porta a Porta, il programma di seconda serata condotto su RAIUNO da Bruno Vespa.
  Giulia Càsole