AUGUSTA – Il fatto che Grillo è un dittatore, e Casaleggio l’autorevole e dogmatica eminenza grigia, è a questo punto lapalissiano. Chi vuole stare con lui gli deve cedere il proprio cervello e dirgli:- fanne quello che vuoi! Tutto a quello che urli nelle piazze stracolme di gente (attratta dalla notorietà che deriva dal suo essere un uomo di spettacolo) è giusto, sacrosanto, insindacabile! Si potrebbe dire, parafrasando il Credo recitato dal cattolico osservante, che il Grillino prima di andare a letto reciti: “Credo in un solo Grillo, leader Onnipotente, creatore di un nuovo pensiero politico visibile e invisibile. Credo in un solo Grillo Signore e dittatore, unigenito figlio di Casaleggio, nato da se stesso prima della Prima Repubblica…Per noi Italiani e per la nostra salvezza discese dall’etere e per opera di Casaleggio si è preso il mio pensiero…Credo il M5S uno, virtuoso e universale…Professo solo il M5S per il rinnovo del Paese e aspetto la resurrezione del mondo ideale che verrà. Amen.” Per nostra fortuna, però, alcuni Grillini intelligenti, staccandosi criticamente dai principi dogmatici professati dal loro guru, perché consapevoli che il dogma di per sé offende l’intelligenza, sentendo sulle spalle la gravità del momento storico, politico, sociale ed economico in cui si trova il nostro Paese, forti delle responsabilità derivanti dal mandato, hanno deciso di riprendersi il cervello e votare come hanno votato. Viva la Libertà e la Democrazia, cioè il Potere del popolo, Viva la Repubblica, cioè la Cosa Pubblica che hanno chiesto di amministrare! Abbasso il Populismo, chiave di accesso alle dittature. Recita una massima famosa: La Storia è maestra di vita, cioè se conosci il passato eviti certi errori. Così ai rivoluzionari Grillini, io antirivoluzionario grillino, gli ricordo la figura di Maximilien- de Robespierre ( 1758 – 1794) il noto personaggio della Rivoluzione Francese che fece “ampio buon uso” del truce marchingegno della “ghigliottina”. I manuali di Storia ricordano che Robespierre fu un repubblicano rivoluzionario, che si distinse per l’eloquenza e la combattività, battendosi con fermezza per la libertà di stampa, il suffragio universale e l’istruzione gratuita e obbligatoria; che propugnò l’abolizione della monarchia e l’istituzione della democrazia, l’abrogazione dei privilegi della nobiltà e del clero: idee che gli consentirono di guadagnarsi il favore delle correnti più estremiste della Rivoluzione Francese (in termini moderni si definirebbe un uomo di estrema sinistra). Ma il noto protagonista della Rivoluzione, che fu un grande evento per la storia dell’Umanità, perché diffuse i principi li Libertà, Uguaglianza e Legalità, ad un certo momento, preoccupato dagli eventi bellici e dei contro-rivoluzionari, per estirpare gli ultimi sostenitori della monarchia e dell’Ancien Régime, mise in atto quella che è stata definita “La Politica del Terrore”, basata sull’eliminazione fisica dei molti rivali della Rivoluzione.Il numero delle vittime fu altissimo e la Storia non l’ha potuto quantificare con esattezza. Fece ghigliottinare anche Hébert e Danton, popolari capi rivoluzionari. Per questo si disse e si dice che la rivoluzione divora i suoi figli. Ma il tempo, come dicono gli inglesi, è galantuomo, e così il 27 luglio 1794 (giorno 9 del mese di Termidoro del calendario repubblicano, perché la Rivoluzione rivoluzionò anche il calendario tradizionale), Robespierre durante una seduta della Convenzione nazionale, si vide negata la parola e fu arrestato. Liberato dai suoi sostenitori, fu nuovamente catturato il giorno dopo e subito ghigliottinato assieme a 19 suoi fedeli partigiani.
La Francia avvilita e immiserita sentì l’inutilità della monarchia, non sopportava le sue angherie e le sue vessazioni. Pensò alla Rivoluzione che attuò con successo, ma la Rivoluzione ad un certo punto forse incominciò a sfuggir di mano ai suoi capi, i quali non sapendo più come gestirla, presi dal panico incominciarono ad utilizzare l’unico strumento possibile, ma non definitivo: il Terrore e processi sommari che sfociavano nella pena di morte. Robespierre non è stato l’unico rivoluzionario che ci ha lasciato le penne. Vedi Gheddafi. La Rivoluzione difficilmente sfocia nella democrazia, vedi Castro che l’ha trasformata in dittatura e che per giustificarla dice che la Rivoluzione Cubana è ancora in atto. Direte voi: – Che cosa “ci azzecca” tutto questo con Grillo? “Ci azzecca, ci azzecca”, dico io. Robespierre vuole essere solo una metafora. Grillo sicuramente non farebbe mai quello che ha fatto il personaggio storico qui riesumato. Anche perché il nostro grado di civiltà non glielo permetterebbe. Ma il suo linguaggio ci deve far riflettere. Condanna, anatema, ostracismo, espulsione, censura e offesa contro tutti e tutto, sono gli elementi che caratterizzano la sua proposta politica. Cosa ancor più grave quando si scaglia contro i suoi stessi sostenitori che si permettono di avvalersi del dubbio, che non significa negazione, ma come insegna Cartesio, sgombrare il campo dalle falsità per la ricerca della verità o se preferite della soluzione migliore. Il linguaggio di Grillo e dell’azione politica derivante, non si addicono per l’amministrazione della Cosa Pubblica. Il Paese ha certamente bisogno di rinnovarsi, ma questo deve avvenire con il confronto, con la mediazione, con il rispetto di quel valore assoluto che è la persona e delle sue idee e delle regole già esistenti che potranno essere emendate, ma attraverso le procedure previste dalla democrazia e soprattutto dalla Costituzione. Attenti a Grillo, al novello Robespierre, che nulla ha da condividere col più celebre insetto della favola di Pinocchio. Attenti Grillini potreste fare la fine Hèbert e Danton. A proposito: un commento più sintetico di questo inviato al signor Grillo è stato subito censurato.
Salvo Romano