AL “PREMIO DELLA RESISTENZA”, SI DISTINGUE IL LICEO MÈGARA DI AUGUSTA

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SIRACUSA. Nella sala intitolata a Corrado Ventaglio si è svolto un convegno dal titolo “La Resistenza iniziò al Sud”, organizzato dalla locale sede dell’ANPPIA, l’associazione che raggruppa i perseguitati politici antifascisti e i loro familiari, amici e simpatizzanti. Proprio il figlio di un perseguitato è il presidente della sezione siracusana. E’ Orazio Càrpino, maestro elementare in pensione, che organizza da anni un premio, legato al tema della Resistenza, rivolto agli studenti delle scuole superiori della provincia aretusea. Il premio, negli anni scorsi, ha usufruito di contributi pubblici che, seppur modesti, hanno consentito a Càrpino e ai suoi stretti collaboratori di premiare gli studenti vincitori con borse di studio, viaggi in alcune località significative, come le isole dove Mussolini confinava gli oppositori al suo regìme. Anche la sede del convegno, durante il quale si consegnavano premi e attestati, era più centrale nella geografia culturale della città. Quest’anno la manifestazione si è svolta in tono minore, a causa delle ristrettezze economiche degli enti pubblici . L’ANPPIA e Càrpino non hanno voluto, tuttavia, sottrarsi all’impegno assunto all’inizio dell’anno, quando hanno bandito il premio destinato alle scuole. Hanno partecipato all’iniziativa dell’ANPPIA anche due alunne augustane, Sara e Aurora Di Grande, che l’anno scorso scolastico frequentavano la IC scientifico del liceo “Mègara”, su sollecitazione del loro docente di Storia, Giorgio Càsole, che ha al suo attivo diverse pubblicazioni che riguardano Augusta e due su temi come ” Cibo, potere e cultura” “La caccia alle streghe nell’Europa cristiana e negli Stati Uniti d’America, il quale ha ha al suo attivo una ricerca, ancora inedita, su uno dei primissimi antifascisti siracusani, Giuseppe Motta, primo segretario provinciale del Pcd’I, (Partito comunista d’Italia, come si chiamava negli anni Venti il partito comunista). Le alunne Aurora e Sara Di Grande, grazie a parte della documentazione fornita dal loro docente, hanno realizzato un DVD, con cui hanno partecipato al premio sulla Resistenza indetto dall’ANPPIA, ricevendo un attestato di merito per la loro partecipazione. L’ANPPIA ha patrocinato la ristampa di due libri del siracusano Giuseppe Agnello, attivista del Partito popolare fondato dal sacerdote calatino Luigi Sturzo, diffusi soprattutto in àmbito scolastico, per ricordare la figura dello studioso siracusano, licenziato dalla scuola pubblica perché strenuo antifascista. Càrpino ha assunto l’impegno di pubblicare, per conto dell’ANPPIA, la ricerca di Giorgio Càsole per rendere onore alla figura di un antifascista quale fu Giuseppe Motta, che fu costretto a subire una condanna a tredici anni di carcere.

G.C.    nella foto, da sin. Càrpino, Musumarra, Càsole.

AUGUSTA, 4 NOVEMBRE, LA MM FESTEGGIA IN PIAZZA CASTELLO, PRESENTI MOLTI RAPPRESENTANTI DEGLI STUDENTI DI MEDIE INFERIORI E SUPERIORI

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AUGUSTA. La giornata del 4 novembre è stata celebrata in Piazza Castello, davanti alla statua del milite ignoto, presenti il comandante di Marisicilia, Roberto Camerini, il prefetto aretuseo Gradone, due dei tre commissari governativi del Comune. Librizzi e Cocciufa, essendo presenti anche numerose rappresentanze delle scuole di Augusta: medie inferiori e superiori. Il liceo classico “Mègara” era presente con una folta rappresentanza di ragazzi: 28 fra maschie femmine, guidati dai docenti Alfio Castro e Giorgio Càsole. La manifestazione è stata aperta dall’esecuzione dell’Inno d’Italia da parte del corpo bandistico Città di Augusta, in uniforme bianca di gala. Quando il  direttore, Gaetano Galofaro,  ha eseguito l’assolo del silenzio con la tromba, molti liceali sono rimasti attenti e commossi e qualcuno di loro in precedenza aveva intonato l’Inno nazionale.  Tutti hanno detto d’aver apprezzato la cerimonia coordinata dalla Marina Militare.

L.S. – nella foto, alcuni liceali con i loro docenti Giorgio Càsole (con gli occhiali) e Alfio Castro

L’ASAMSI ad Augusta,unica in Sicilia, si batte per le staminali


images.jpgAUGUSTA
. L’ASAMSI è l’Associazione per lo Studio delle Atrofie Muscolari Spinali Infantili, un’associazione onlus, manco a dirlo, cioè un’associazione che non ha scopi di lucro, nata  per studiare la terribile malattia che colpisce i bambini, anche in tenerissima età, e li costringe a dipendere dagli altri stando in carrozzine e con l’ausilio di presìdi sanitari  costosi, per non parlare delle preziose medicine.   Come l’AIRC  da anni raccoglie fondi per la ricerca sul cancro e contro il cancro, così l’ASAMSI si batte per finanziare una ricerca che possa debellare le atrofie muscolari spinali infantili e sostiene che occorre proseguire la  ricerca sulle cellule staminali, ricerca che, invece, in Italia è stata stoppata dall’attuale ministro della Salute. “ Con le cellule staminali  si può guarire”, ci ha detto sicuro Nunzio Riccobello, che ad Augusta ha aperto da qualche anno una sezione dell’ASAMSI. La sede è stata  recentemente trasferita in Piazza D’Astorga, di fronte all’ex scuola media “Corbino”, oggi sede di uffici comunali. In quella sede abbiamo intervistato Riccobello.

“MARE NOSTRUM”, 4 NOVEMBRE: TERZO SBARCO DI IMMIGRATI AD AUGUSTA

Interviste esclusive al prefetto Gradone, ai comandanti di Mare nostrum e di Marisicilia


gradone-prefetto-1.jpgAUGUSTA. Lunedì 4 novembre, giornata in cui le forze armate celebrano la loro festa, al porto commerciale di Augusta, assistiamo a un altro sbarco  di migranti, il terzo dopo quello di domenica 27 e di giovedì 31 ottobre. Anche oggi, come giovedì 31, lo  sbarco avviene di sera, ancora più tardi rispetto alla volta precedente, tanto che restiamo alcune ore  sul molo in attesa dell’arrivo della nave San Marco, la stessa che il 27 aveva attraccato al molo intorno alle 8 del mattino, facendo sbarcare i migranti davanti ai nostri occhi.  Scenario diverso, questa volta, se possibile ancora più spettacolare, più cinematografico. La San Marco non attracca al molo, ma getta l’ancora a distanza. I migranti, 414 (303 uomini, 78 donne e 33 minori), saranno imbarcati in un mezzo anfibio, un mezzo in dotazione della nave, come quelli americani che nella seconda guerra mondiale trasportavano i marine a terra, pronti all’assalto. Chiediamo spiegazione della mutata situazione al comandante in seconda della locale Guardia Costiera, l’augustano Ennio Garro, che ci risponde: “la volta precedente la San Marco ha attraccato al molo perché poteva restare ad Augusta qualche tempo, ora, invece, deve ripartire e, per velocizzare, è stato deciso lo sbarco dei migranti attraverso il mezzo anfibio, a gruppi di ottanta/cento alla volta”.  In effetti, i primi  profughi, tutti muniti di salvagente, acquattati nel mezzo, che giungono al molo, sono oltre cento e vengono fatti sbarcare con la massima precauzione possibile, istruiti alla bisogna da un interprete a bordo del mezzo stesso. Sbarca anche il comandante dell’operazione “Mare nostrum”, il contrammiraglio Guido Rando, accolto subito dal suo  pari grado Roberto Camerini, comandante di Marisicilia. Da noi intervistato riguardo a quest’operazione, l’ammiraglio Rando risponde che il salvataggio è avvenuto in due tempi, prima imbarcando circa duecento persone e successivamente gli altri. “Finché le condizioni meteomarine rimarranno” – preconizza l’ammiraglio – “queste persone continueranno a lasciare le coste libiche, finché il governo non troverà situazioni diplomatiche per risolvere la situazione. Osserviamo: “Abbiamo visto che sfidano il mare aperto anche con avverse condizioni “  “E noi, con i nostri oltre mille fra uomini e donne pattuglieremo il Mediterraneo per fare il nostro dovere, che è quello di salvare le vite umane in mare”. I migranti vengono indirizzati in una sorta di tendopoli allestita, nei pressi della sede dell’Autorità portuale,  dalla fraternità Misericordia, il cui governatore provinciale, Rosario Danieli, ci informa che per l’occasione sono venuti al porto anche personale e mezzi delle città vicine: Melilli, Sortino, pronti a prestare soccorso anche fino a tarda notte, quando è previsto l’arrivo della nave Sirio che sbarcherà altri 93 migranti. Danieli ci fa sapere che tutti questi profughi saranno trasferiti nei centri di accoglienza fuori della Sicilia, essendo i nostri ormai strapieni. I minori non accompagnati, portati in un primo momento al Palajonio di Via I maggio ad Augusta, saranno  ricoverati al Centro Utopia che fa capo alla parrocchia di S. Lucia.  Vivissimo apprezzamento sull’efficienza organizzativa della Marina Militare e sulla capacità di accoglienza della provincia siracusana ci era stata espressa dal prefetto di Siracusa, Gradone, da noi intervistato in Piazza Castello sùbito dopo la conclusione della cerimonia celebrativa del 4 novembre. Non tutti i migranti vengono dalle coste libiche e non tutti hanno l’aspetto di chi ha patito la fame. Ci sono coloro, come i siriani, che non sono nelle condizioni dei somali, degli eritrei, dei libici. Alcuni di questi siriani, salvati dalla nave Chimera, hanno lanciato accuse infamanti ai loro salvatori: hanno accusati d’essere stati derubati. L’accusa è rimbalzata in campo europeo perché il quotidiano “la Repubblica” l’ha strombazzata ai quattro venti. In sèguito all’accusa,  è scattata un’inchiesta giudiziaria che sta seguendo il suo iter. Ci dice al riguardo l’ammiraglio Camerini: “In un’altra  occasione ci fu un’inchiesta come questa e si risolse rapidamente senza lasciare traccia. Io conosco bene gli uomini che formano gli equipaggi di queste navi per essere stato al comando, alcuni anni fa, della flotta di pattugliamento. Se questi siriani non ritrovano le loro cose è perché, in occasione del salvataggio, avranno dimenticate nel barcone dov’ erano ammassati. E vorrei aggiungere che certe persone sono indottrinate in un certo modo e certe accuse risultano essere strumentali”. Compiuta  l’operazione, la nave San marco prenderà il largo per un’altra missione di salvataggio.

   Giorgio Càsole –  nella foto, il prefetto Gradone

AUGUSTANI IN CAMMINO PER SANTIAGO DE COMPOSTELA:LA TESTIMONIANZA DI UN PELLEGRINO

 Il Cammino di Santiago di Compostela è il lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso cui sarebbe sepolto l’apostolo Giacomo. L ‘itinerario è  stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità.

 

santiago_home.jpgA distanza di anni, la mia fede si era assopita, mi sentivo ogni giorno sempre più solo, come se fossi stato abbandonato dal Signore. Succede però, per puro caso, nel vedere un documentario sul cammino per Santiago de Compostela, di avvertire una spinta, una voce interiore e il desiderio di agire, di mettermi in movimento. Ne parlai subito con l’amico che aveva assistito con me alla proiezione, e fu così che il 12 luglio scorso, alle 8 di mattina ci ritrovammo assieme nella realtà di quei luoghi che avevamo visto prima nel film, alla porta di San Pedro, presso la città di Lugo per iniziare il nostro cammino verso Santiago, ovvero 150 chilometri di percorso effettuato con 12 chili di zaino sulle spalle. Il terzo giorno è stato il più difficile: saliti a quota 1400 metri dal livello del mare, tra la fitta nebbia e l’umidità al 100%, tra gli infiniti sentieri boschivi, sentivamo la brina sulla pelle. Eppure, dopo avere superato ogni stanchezza del giorno, ogni mattina mi sentivo sempre più fortificato, e credo che questa sensazione era diffusa anche tra i giovani che si erano organizzati per effettuare un cammino completo, di 840 chilometri, dopo avere attraversato persino le alpi. Quando li incontravi ti salutavano “buon cammino”, a passo veloce, con un entusiasmo che ti coinvolgeva e che, allo stesso tempo, ti ricaricava.  In cammino per Santiago, non so per quale santa ragione, quando incontravo i pellegrini pensavo alla mia vita vissuta da giovane,  i miei sbagli, le mie conquiste, le delusioni.  Nello stesso terzo giorno abbiamo conosciuto una ragazza giapponese; lei stava camminando da 30 giorni e ci comunicò a gesti, parlando un po’ in lingua spagnola e un po’ in lingua inglese, che nell’ attraversare i Pirenei era caduta, procurandosi delle brutte ferite alle  ginocchia che non tardò a mostrarci.  Rimase in nostra compagnia fino alla sera finché, dopo cena, ci chiese se poteva continuare ancora un po’ il cammino con noi. Fummo contenti di acconsentire e proseguire assieme. Stranamente, strada facendo, il percorso ci sembrava meno difficoltoso e ci sentivamo meno affaticati, mentre con l’avvicinarsi della meta pensavo cosa avrei potuto chiedere davanti la tomba di San Giacomo.

 Chiedere all’amico di Gesù l’ intercessione per il perdono dei miei errori? La risposta l’ebbi il penultimo giorno di cammino, quando raggiungemmo un paesino nel giorno della festa del CARMELO. Siamo entrati di pomeriggio in una chiesa: era proprio la chiesa del CARMELO e mentre partecipavamo alla messa, il prete italiano che la presenziava, durante l’omelia ci chiese le motivazioni del nostro cammino a Santiago. Disse: “sapete perché vi faccio questa domanda? Perché molte persone mi hanno risposto di essere venuti a Santiago dopo essersi lasciati con la moglie o con la fidanzata….”. Personalmente risposi mentendo di essere stato ispirato dalla lettura di un libro. Dopo averci ascoltato, il prete replicò duramente: “cari fratelli, a Santiago si viene per pregare sulla tomba di San Giacomo, per chiedergli di migliorare la parte più negativa di noi e quindi, durante il cammino bisogna stare in raccoglimento e in preghiera”.  Quelle parole risuonarono nella mia testa come una tromba, una risposta al mio quesito di partenza, tanto che nell’ultimo tratto del mio pellegrinare intensificai la meditazione, chiedendo altresì perdono al Signore per tutte le persone a cui io avevo fatto del male e per tutti coloro da cui ne avevo ricevuto. Ho pregato anche per tutti i non credenti che stavano in cammino in veste di turisti, affinché il Signore li illuminasse, guidandoli nella via della conversione. Mi resi conto dopo come quelle  riflessioni mi avevano effettivamente preparato per presentarmi davanti alla tomba di San Giacomo. Un altro momento forte è stato quando abbiamo ritirato la Compostela; infatti, prima di iniziare il cammino avevamo ricevuto in consegna la CREDENCIAL DEL PELLEGRINO, un cartoncino diviso in diverse parti, al fine di apporre un timbro indicante le tappe del viaggio. Arrivati a Santiago abbiamo consegnato le credenziali nell’apposito ufficio preposto alla verifica del percorso, per ricevere la COMPOSTELA, un documento scritto in latino col proprio nome che certificava il proprio personale cammino. Tante persone, dopo aver ricevuto quel documento hanno pianto a dirotto, altre si sono inginocchiate, altre ancora la reggevano in mano come una preziosa reliquia. Di seguito, partecipando alla messa dentro la cattedrale di Santiago, nel momento della benedizione fu acceso un’ enorme incensiere, chiamato BOTAFUMEIRO, dal peso di  65Kg il quale, tirato a forza con delle corde, improvvisamente iniziava a oscillare vertiginosamente alto, benedicendo tutti i fedeli sparsi per tutta la navata. L’ultima interessante tappa è stata FILISTERRE, dove siamo andati per gettare tradizionalmente in mare un sasso portato da casa, bruciare un indumento indossato nel cammino, e fare il bagno di purificazione. Quando dovevo lanciare la pietra nell’oceano ho chiamato a telefono mia moglie, che in quel momento si trovava ad Augusta con un gruppo di amici, per condividere telefonicamente con tutti loro quell’indimenticabile evento, per volere annunciare a tutti il gettito in mare della durezza del mio cuore. 

  G.G.