Lectura Dantis al Circolo Ufficiali MMI di Augusta. Il Prof. Casole legge “il folle volo” di Ulisse

ddd “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza” e ancora “dei remi facemmo ali al folle volo”.

Sono certamente i versi più conosciuti e probabilmente i più significativi del 26° Canto dell’Inferno, incentrato sulla figura dell’eroe greco Ulisse, punito dalla Provvidenza per aver osato oltrepassare le colonne d’Ercole e violato in tal modo i limiti non scritti, ma da tutti rispettati, imposti ai mortali dalla suprema volontà divina. Questi versi, e l’intero 26° canto sono stati oggetto della Lectura Dantis che si è svolta presso il Circolo ufficiali della M.M.I. di Augusta il 15 novembre u.s. da parte del Prof. Giorgio Casole, illustre e colto cittadino augustano, non nuovo a questo tipo di performances, per aver già in passato letto e commentato altri Canti della Commedia presso la medesima sede e non solo. La serata è stata introdotta dal padrone di casa, l’Amm. Giuseppe ABBAMONTE (nel tondo, in alto) che nel porgere il benvenuto ai presenti, ha riportato un ritratto di Dante tracciato a suo tempo dall’indimenticabile giornalista Indro Montanelli che ne evidenziava da un lato l’inarrivabile altezza poetica, dall’altra l’umanità, i difetti, le debolezze, caratteristiche intrinseche della sua natura, che hanno contribuito a renderne grande la poesia e gli hanno fornito quel “pozzo”, attingendo dal quale egli ha potuto disporre della materia da plasmare per comporre il suo capolavoro di valenza universale. E, rilevava il Montanelli, la sua profonda umanità unita alla capacità introspettiva ed ad un’eccelsa padronanza della metrica e della rima hanno reso la sua poesia sublime, sia nella preghiera che nella bestemmia e nell’invettiva. E proprio questi sono stati gli aspetti colti in maniera assolutamente magistrale nel corso della Lectura Dantis da parte del Prof. Casole. Partendo dalla memorabile invettiva contro Pisa del 33° Canto dell’Inferno, fino alla descrizione del “folle volo” di Ulisse e dei suoi compagni che lo avevano seguito nella ricerca dettata dall’”ardore ch’ebbi del divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore” egli ha fornito agli uditori un’interpretazione dello scritto dantesco incentrata non solo sulla sempre corretta esegesi del testo, ma soprattutto mirata a mettere in evidenza gli aspetti più interiori del poeta, andando oltre l’esteriore musicalità dei versi a cogliere la sensibilità, i sentimenti e le angosce dell’uomo Dante. Il tutto in maniera scorrevole, convincente ed accattivante, come si confà ad un pregevole comunicatore quale il nostro Prof. Casole. A rendere ancor più suggestiva l’atmosfera, ha poi contribuito il valente clarinettista Domenico Veca, altro brillante prodotto del “vivaio” degli artisti augustani, che ha intrattenuto gli ospiti con i suoi virtuosismi musicali ed eseguito in maniera assolutamente pregevole alcuni brani, tra cui un bell’assolo della grande compositrice italiana Teresa Procaccini. Altrettanto gradito, seppur ardito ed inconsueto, è risultato l’accostamento con la recita del capolavoro di Totò, “La Livella”, composizione assolutamente diversa dalla  Commedia di Dante, ad essa accomunata dal fatto di avere come oggetto un dialogo all’interno del mondo dei morti. In sintesi, una serata all’impronta della cultura e dell’intrattenimento che ha messo in mostra ancora una volta l’elevatissimo livello della cultura italiana in tutte le sue forme, poesia, prosa, musica ed ha fornito agli ascoltatori un’immagine di Dante che si discosta dai consueti canoni, incentrata non solo sulla sua indubbia capacità artistico letteraria, ma ben oltre, sulla sua profonda umanità.