Invece di potenziare il nosocomio, secondo una precisa legge regionale, lo si vuole trasformare in ambulatorio

OSPEDALE MUSCATELLO, PIPPO GIANNI  IN DIRETTA TV DENUCIA, IL MINISTRO FAZIO RISPONDE PICCHE

pippo gianni.jpgAUGUSTA. Lo scorso 9 febbraio, durante il cosiddetto question time pomeridiano  Palazzo Montecitorio,il  deputato Pippo Gianni ha rivolto un’ interrogazione sul decretato  ridimensionamento dell’ospedale Muscatello, che, secondo un decreto dell’assessore regionale alla sanità Russo, dev’essere  ridimensionato a favore di quello di Lentini. Nel nuovissimi ospedale della vicina Lentini dovrebbero essere trasferii i due importanti reparti di  pronto soccorso, pediatria e ostetricia e il Muscatello perderebbe lo status di ospedale per assumere quello di Presidio Territoriale Ambulatoriale (PTA). Salvo che il Muscatello insiste in un’area definita nel 1990 dal Ministero dell’Ambiente ad alto rischio di crisi ambientale e resta salvo il fatto che una legge regionale, del maggio 2009, all’articolo 6, prevede il potenziamento anziché il ridimensionamento i il taglio di strutture ospedaliere proprio nelle aree a rischio ambientale, come quelle di Milazzo, Gela e Augusta. A Milazzo e a Gela nessuno si sogna di tagliare strutture ospedaliere. Perché invece viene toccata Augusta che, in più,è  sede d’un’importantissima base militare, qual è quella di Marisicilia e dove c’è un penitenziario di massima sicurezza? Sono, forse, gli augustani cittadini diversi dai milazzesi e dai gelesi? Bisogna aggiungere per di più che, da sempre, il Muscatello non ha servito solo la gente di Augusta, ma quella di Melilli, Sortino, Priolo, attirando persone da fuori Comune specialmente proprio nel reparto di ostetricia e ginecologia. In questo momento si stanno vivendo febbrili ore di attesa. Una delegazione municipale, capeggiata dall’assessore all’ambiente, Accolla, anziché dal sindaco, è andata a Palermo per scongiurare l’attuazione del decreto di trasferimento a Lentini dei reparti citati, un’assemblea pubblica si è svolta in uno dei saloni del nuovo padiglione per organizzare un piano operativo sempre al fine di scongiurare la iattura di trasformare il Muscatello in PTA. Pippo Gianni a Roma ha fatto il suo dovere di deputato di questo collegio, chiedendo al ministro alla Salute, Fazio, d’intervenire perché la Regione Siciliana rispetti una propria legge. Il ministro Fazio ha risposto picche, come si può constatare dalla risposta che facciamo seguire al testo dellinterrogazione di Pippo Gianni.

Ecco il testo dell’interrogazione di Pippo GIANNI:”Premesso che: con l’entrata in vigore della legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, in Sicilia si è avviato il riordino della rete sanitaria attraverso percorsi di rifunzionalizzazione e/o conversione di alcuni presidi, oltre che tramite un ridimensionamento dei posti letto disponibili per l’intero territorio siciliano; il dettato normativo sopra citato ha definito le regole perché si avviasse una riforma generale del settore sanitario, mantenendo e assicurando gli standard minimi perché fosse garantito il diritto all’assistenza medica e, quindi, alla salute; tale principio, nonostante le dichiarazioni dell’assessore regionale per la salute, è stato spesso messo in secondo piano, in virtù di tagli indiscriminati e spesso contrari allo stesso dettato legislativo; i sempre più diffusi casi di malasanità che si sono registrati nell’isola non sono, spesso, riconducibili all’incuria del comparto medico, ma più verosimilmente alle condizioni precarie in cui gli operatori sanitari si vedono costretti a operare, con condizioni sempre più inaccettabili in termini di strutture e servizi;nonostante la politica di tagli indiscriminati adottata dall’assessore regionale per la salute, la maggior parte delle aziende sanitarie regionali continua ad aumentare la propria situazione debitoria, a fronte di una sempre più povera offerta sanitaria; il legislatore regionale, nell’approvare le norme di riordino sanitario di cui sopra, ha espresso con chiarezza la volontà di potenziare l’offerta ospedaliera nelle aree considerate a rischio ambientale; nettamente in contrasto con ciò appare la decisione di procedere, sostanzialmente, al declassamento dell’Ospedale « Muscatello » di Augusta, che rischia di diventare esclusivamente un presidio per la lungadegenza, in seguito alla decisone di sopprimere il pronto soccorso e di trasferire il reparto di ginecologia e di pediatria; nel territorio in cui ricade l’Ospedale « Muscatello », ovvero quello di Augusta, zona ad alto rischio ambientale per la massiccia presenza di produzione di idrocarburi, i casi di malattie oncologiche sono, purtroppo, annualmente in crescita; sia nella legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, sia nell’accordo sottoscritto il 31 luglio 2007 tra le parti in causa, in cui veniva definito il piano di contenimento e riqualificazione del servizio sanitario (piano di rientro della regione Sicilia) non si menzionano dismissioni di presidi sanitari, soprattutto se ricadenti in aree industriali a forte impatto ambientale, secondo quanto previsto dall’articolo 6, comma 3, della legge sopra citata; a giudizio degli interroganti, la politica del Governo siciliano, in materia di sanità pubblica, si scontra, di fatto, con il dettato costituzionale in materia di diritto alla salute, penalizzando i cittadini della provincia di Siracusa, che, non solo subiscono le conseguenze determinate dal vivere in una zona a forte rischio ambientale, ma si vedono anche privare dell’unico presidio medico ospedaliero nell’area di Augusta. Al ministro della Salute, per sapere se non si ritenga necessario, per quanto di competenza, accertare la compatibilità delle scelte descritte in premessa con il piano di rientro sottoscritto tra le parti e, nel caso, se non si ritenga opportuno avvalersi dei poteri sostitutivi previsti dalla normativa in materia”.

Ecco la risposta di FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute:
“Onorevole Gianni, il Governo sta compiendo uno sforzo importante per trasferire gran parte dell’attività attualmente svolta negli ospedali sul territorio. Nel 2050 nel nostro Paese vi sarà un 35 per cento di persone sopra i 65 anni, ognuna delle quali ha una probabilità su due di avere due o più malattie croniche. Le malattie croniche vanno e andranno trattate per consentire sostenibilità sul territorio e non potranno essere trattate negli ospedali. Il problema delle regioni – non voglio dire del Sud, anche se sono molto concentrate al Sud – che hanno una sanità non efficiente e di quelle regioni che hanno un piano di rientro in grande misura è dovuto ad un eccesso di ospedalità acuta. Noi più volte ci siamo rivolti proprio con un appello al Parlamento e alle popolazioni per cercare di convincere il Parlamento, le popolazioni e le amministrazioni regionali che stanno operando in questo senso del fatto che è necessario ridurre l’ospedalità acuta, ma non ai fini di fare delle economie, bensì di fornire un migliore servizio ai cittadini. Vorrei ricordare che la sanità è profondamente cambiata: oggi in ospedale si può andare soltanto per indicazioni estremamente stringenti, per indicazioni in cui il ricovero in ospedale è assolutamente necessario e per tempi molto brevi. Gli ospedali devono essere molto tecnologici, con team multidisciplinari e l’ammalato cronico non si può più curare in ospedale. Tutto il resto va curato sul territorio. Le regioni seguono attualmente queste indicazioni dei tavoli di monitoraggio del Ministero dell’economia e della salute, che si prendono evidentemente la piena responsabilità di questo nell’interesse dei cittadini italiani. Vorrei solo ricordare che questa azione di razionalizzazione – che è in atto e che deve essere messa in atto nelle regioni che attualmente non hanno un piano sanitario di integrazione sufficiente ospedale-territorio – è stata fatta nelle regioni virtuose, ossia quelle in cui la mobilità passiva dalle altre regioni, come risulta dal sottopiano di rientro, è stata fatta negli anni Settanta e negli anni Ottanta. Gli ospedali marginali sono stati tagliati in Lombardia, in Veneto, in Toscana ed Emilia-Romagna. Adesso è il momento di tagliarli nel resto d’Italia. È un reale appello che faccio alla comprensione di tutti i parlamentari e di tutte le forze politiche”.

La replica di Gianni: “Lei non può non tenere conto del tentativo di disattendere la legge da parte del Governo regionale. Signor Ministro, lei sa che la regione siciliana, ogni anno, spende più di 350 milioni di euro in emigrazione sanitaria. Se dovessimo chiudere anche gli ospedali delle zone industriali, dove i malformati e i malati oncologici hanno un punto di riferimento, si aggraverebbe ancora di più il bilancio regionale, oltre a quello che succede ai pazienti e ai loro parenti, che devono affrontare necessariamente viaggi della speranza, che noi non vogliamo affrontare. Signor Ministro, le chiedo soltanto non di istituire nuovi ospedali, ma di mantenere quelli che vi sono, anche in ordine ad una legge regionale che abbiamo posto in essere, cioè la n. 5 del 2009 che, all’articolo 6, comma 3, prevede che gli ospedali delle zone industriali vadano potenziati. Quindi, le sarei grato, signor Ministro, se volesse intervenire, anche in maniera sostitutiva, per fare applicare la legge”.

Che cosa succederà ora? Fazio certo non si muoverà. Il cosiddetto governatore Lombardo non sconfesserà il suo collega di amministrazione Russo, collega anche di professione, essendo Lombardo e Russo medici, il sindaco di Augusta è malato, le riunioni dei politici si susseguono. Le denunce vengono minacciate, ma in pratica non succede nulla. Le adesioni su facebook e altri social network  pro ospedale  sono numerose, ma, n pratica, per ora, tutto è fermo.

     Diletta Càsole

Invece di potenziare il nosocomio, secondo una precisa legge regionale, lo si vuole trasformare in ambulatorioultima modifica: 2011-02-16T20:40:11+01:00da leodar1
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