Dov’era la gente di Augusta la mattina di sabato 29 novembre, in occasione della protesta cittadina per scongiurare la paventata chiusura dell’ospedale civico “Muscatello”? Rispondiamo sùbito. La popolazione augustana era a casa, per i mercati rionali, nei centri commerciali, nei bar e nelle tabaccherie per tentare la fortuna al gioco del lotto o del superenalotto. Qualcuno potrebbe obiettare: e tutti i giovani che erano in corteo prima e in Piazza Duomo poi? Appunto, erano i giovani studenti delle scuole di Augusta la cui attività didattica è stata sospesa, in virtù delle sollecitazioni del primo cittadino. Potremmo ripetere quello che abbiamo già detto quattro anni fa, in occasione della protesta, svoltasi secondo le modalità dello scorso 29 novembre, contro l’ipotesi del mega-inceneritore ( come si diceva allora). Non c’è stata la mobilitazione generale. Anche allora era sabato. Anche quel sabato furono coinvolte le scuole, con la differenza che non ci fu la sospensione didattica ufficiale. Anche quel 13 marzo i cortei furono due: da Piazza Fontana e da Piazza Risorgimento. Dobbiamo, tuttavia, registrare una significativa differenza. Sabato scorso, quando i due cortei sono confluiti, come quattro anni fa, in Piazza Duomo, la folla non s’è sostanzialmente dispersa, come successe nel 2004. Questa volta, occorre precisarlo, la presa di coscienza degli studenti è stata maggiore. Se n’è parlato nelle classi per un’intera settimana e, comunque, la minaccia della chiusura possibile dell’ospedale fa paura a tutti, appare come qualcosa di concreto e non fumoso ed eventuale come può essere l’inquinamento prodotto dagl’inceneritori. In ogni caso, proprio la massiccia presenza di agenti inquinanti il già presente inceneritore portuale , le industrie territoriali, le fogne a cielo aperto, i gas di scarico dei veicoli-fa sì che i cittadini, soprattutto, i più giovani, si preoccupino e chiedano a gran voce che il Muscatello non chiuda. Però ,però. Se non ci fossero stati proprio i giovani che hanno animato i due cortei e hanno urlato slogan e hanno applaudito gli oratori sul palco di Piazza Duomo, avremmo visto i soliti noti, oltre ai politici di professione, a quelli che si battono per passione, e oltre ai poliziotti, carabinieri, vigili urbani e cronisti con taccuini o con le telecamere. Nonostante i vistosi manifesti che invitavano la popolazione e gli avvisi trasmessi il giorno prima tramite altoparlante installato si un’automobile, la gente di Augusta ha continuato a farsi i fatti suoi, come se il problema serissimo della chiusura dell’ospedale fosse affare da far sbrigare ad altri. Qualcuno, sul palco di Piazza Duomo, ha ricordato la vera mobilitazione generale di quasi cinquant’anni fa, quella del 28 dicembre 1960 ( non 1958 come ha detto, sbagliando, il presidente del consiglio comunale, Amato). Quella del 28 dicembre rimane negli annali cittadini come una vera giornata epocale, di portata storica, perché la città fu bloccata per un giorno intero-porto presidiato dai manifestanti, linea ferrata occupata con determinazione, tutta le attività pubbliche, commerciali e artigianali sospese -a causa della decretata suddivisione amministrativa del porto di Augusta, a favore di Priolo – allora Frazione di Siracusa. Il che avrebbe significato asservimento al comune capoluogo e perdita di valore per il nostro porto, con conseguente impoverimento per la città. E allora fu presa una decisione di portata storica, appunto. Il vicesindaco Giovanni Saraceno, autentico capopopolo, indossò la fascia tricolore per guidare la mobilitazione ( il sindaco Bordonaro era ufficialmente ammalato). E tutta la cittadinanza fu con lui. Nei giorni scorsi abbiamo più volte ricordato quell’evento, attraverso interventi trasmessi via internet . E qualcuno l’ha ricordato sabato 29 novembre. Qualcun altro ha aggiunto: “ Ne parleremo la prossima volta”. Ma ci sarà una prossima volta?
Giorgio Càsole