Danni da inquinamento marino

La  Corte di giustizia europea  e  l’ inquinamento marino ad augusta

A Lussemburgo, la Corte di Giustizia Europea aveva imposto alle imprese che hanno avvelenato la flora , la fauna moria.jpgmarina, le popolazioni umane che ci abitano e i nascituri deformi o privati del  dono di vedere la luce del sole, la bonifica del tratto di mare compreso tra Augusta e Catania,  in quanto esposto per troppo tempo ad azioni di inquinamento. Le società e le imprese investite direttamente dalla decretazione, a loro volta, hanno intrapreso  azioni difensive rivolgendosi al Tar di Sicilia per  chiedere ulteriori chiarimenti circa il criterio di individuazione delle responsabilità  adottato dalla Corte di giustizia europea, datosi che non si sono mai esercitate nel passato misure preventive o individuali di responsabilità nei loro confronti.

scoppio.jpgIl Tar di Sicilia, in considerazione della gravità dell’argomento e della difficoltà di pronunciarsi perchè non si escluderebbero contrasti con le vigenti normative nazionali in materia di risarcimento o riparazione di danni ambientali, ha riposto ulteriori chiarimenti alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo che aveva inizialmente disposto il provvedimento.

Sarebbe come dire “pacco rispedito al mittente” ?

Ho la vaga impressione che saremo ancora noi cittadini, alla fine di questa triste vicenda, a pagare i danni, colpevoli di aver tacitamente acconsentito ad ogni forma di avvelenamento in questi ultimi cinquanta anni!  

                                                                          Giuseppe Tringali     

Esclusivo: pericolo per l’ Autorità portuale

AUGUSTA. L’Autorità  portuale sta per essere smantellata o drasticamente ridotta. E sarebbe un nuovo smacco comm_2002.jpgper Augusta che sta provando la delusione di aver perso il campo sportivo (erroneamente chiamato stadio), la piscina comunale, l’ultimo cinema rimasto e rischia di perdere addirittura l’ospedale civico, dopo aver perso quello militare. Il porto di Augusta, è noto, non lo diciamo per campanilismo becero, è uno dei maggiori porti d’Italia, eppure lorsignori, i signori della politica intendiamo, vogliono favorire Catania solo perché si tratta della seconda città dell’Isola e perché  nella città etnea i politici contano più che in provincia di Siracusa. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta d’una scelta, per quanto dolorosa, che punta al risparmio e all’ottimizzazione delle risorse e, dal momento  che occorre compiere una scelta, riducendo le autorità portuali in Sicilia, la mannaia non può che cadere su Augusta, salvando Palermo e Catania.  C’è, però, una differenza non lieve. Se l’Autorità portuale di Palermo deve essere salvata  non è solo per ragioni di prestigio, che pure in questo caso, e solo in questo caso, avrebbero una qualche fondatezza, ma perché quello di Palermo è un porto vero, un porto attivo, un porto frequentato, che deve avere un organismo gestionale come l’Autorità, ma quello di Catania? E’ uno specchio d’acqua che non regge il paragone con quello di Augusta, per ampiezza, profondità, strutture e traffico. Augusta ha un porto petrolifero e di carichi gassosi fra i più importanti nel Mediterraneo e ha un porto militare di tale importanza strategica che la Marina Militare, proprio in vista del risparmio e della ottimizzazione delle risorse,  ha trovato opportuno e conveniente trasferire il comando di Marisicilia da Messina, capoluogo di provincia, città, sede universitaria, terza  nella nostra regione, dopo Palermo e Catania. Evidentemente i militari hanno maggiore oculatezza e più senso della cosa pubblica di lorsignori. Nessuno dei militari, a partire dal comandante di Marisicilia, che è un ammiraglio di divisione, ha avvertito il trasferimento del comando in Augusta come qualcosa di disonorevole , come una  deminutio capitis. Ad Augusta c’era già una  base con un grande arsenale.  Presa la decisione, il resto è venuto da sé. Non è stato necessario ingrandire più di  tanto. Sono stati presi alcuni accorgimenti logistici e decorativi, per suggerire immediatamente allo sguardo dei passanti che in quell’area non c’era più  il  Comar, il Comando Marina, il cui comandante, in passato, era generalmente un capitano di vascello,  ma un comando più importante e prestigioso, quello, appunto, di Marisicilia.  L’insegnamento dei militari non  viene, però, appreso dai civili, cioè da lorsignori, che vogliono privilegiare Catania e non mantenere in Augusta ciò che già possiede, conquistato dopo anni di battaglie: l’Autorità portuale, attualmente commissariata e retta da militari, di cui uno è stato ammiraglio comandante della capitaneria di porto a Catania. In sede politica sembrava quasi decisa la nomina del nuovo presidente, un vecchio politico siracusano, ex democristiano ora ultrasettantenne, che non ha alcuna competenza in materia. Chi ha interessi nel porto e per il porto di Augusta ha sostenuto che potrebbe venire un presidente anche dall’estero purché faccia funzionare il porto commerciale e lo imponga a tutto il mondo come porto concorrenziale. Quindi,  non dev’essere una questione di campanilismo e nemmeno l’Autorità deve trasformarsi in un carrozzone politico-clientelare per assumere personale. Recentemente s’è scatenata una bufera politico-mediatica perché l’ammiraglio commissario ha espletato un concorso, di cui, però, solo gli iniziati conoscevano l’esistenza e dal quale sono risultati vincitrici persone targate centro-destra, cioè dello stesso  schieramento che nel 2003 aveva espresso il primo (e forse unico)  presidente dell’Autorità portuale.  Se lorsignori valutassero più le ragioni vere dell’economia e non quelle, effimere, della politica, l’Autorità portuale di Augusta dovrebbe rimanere e , se è proprio necessario tagliare o ridimensionare, si tagli o si riduca quella di Catania. Ma, evidentemente, la nostra è solo un’illusione. Quello di Catania è un porticciolo e rimarrà per sempre tale e manterrà l’Autorità, con tutta la forza politico-amministrativa che un tale organismo può produrre. Augusta manterrà il suo grande e ineguagliabile porto,ma sarà competitivo? E il personale assunto dal primo presidente e dal commissario? Transiterà a Catania o sarà licenziato? Vedremo.  

                                                      Giorgio Càsole

MARISICILIA: LA MARINA E AUGUSTA

AUGUSTA, MARISICILIA.  La città di Augusta resterà sede di Marisicilia. La conferma ci è stata DSCN1440.JPGdata personalmente dal comandante di Marisicilia, ammiraglio di divisione Andrea Toscano, alla conferenza-stampa di fine anno che si è tenuta a bordo del pattugliatore “Cigala Fulgosi”, presente, fra gli altri, il contrammiraglio Roberto Camerini, comandante della flotta delle corvette di stanza ad Augusta. A dire il vero, l’ammiraglio Toscano ci aveva già rassicurato, seppure parzialmente, sul destino della sede di Marisicilia, in occasione d’un’intervista esclusiva che pubblicammo sul n. 35 del Giornale di Augusta, uscito nello scorso agosto. In quell’occasione domandammo all’ammiraglio: –  Le sedi degli alti comandi militari si trovano, di norma, nel capoluogo di regione. Potrebbe succedere questo anche per Marisicilia? Toscano rispose DSCN1439.JPGtestualmente: “Questo è vero, anche perché nel capoluogo di regione c’è il centro del potere politico. Però, tutto sommato, per raggiungere Palermo , occorrono due ore e trenta minuti. Se la Marina Militare  ha deciso di trasferire la sede del comando di Marisicilia da Messina ad Augusta e non a Palermo, è stato certo per ragioni  oculate e opportune. Secondo me, i pro e i contro si equivalgono. Ci si può riflettere”. Alla citata conferenza-stampa, l’ammiraglio ha escluso recisamente il trasferimento. La domanda gliela avevamo  posta perché la voce d’un possibile trasferimento circolava da tempo e con insistenza. Toscano ha precisato che, per ora, quando si reca a Palermo, accetta l’ospitalità della locale capitaneria di porto,ma è molto probabile chela M.M. acquisti un immobile da adibire a ufficio di rappresentanza di Marisicilia nel capoluogo regionale.  A un’altra domanda che riguardava il futuro dell’arsenale augustano della Marina, l’ammiraglio Toscano ha risposto, con molta diplomazia, tessendo le lodi dell’arsenale cittadino, rassicurando i presenti sull’esistenza dell’arsenale, ma non ha escluso che possa passare nelle mani di una società per azioni ed essere gestito privatisticamente.  Durante il suo intervento, prima, cioè, che potessimo porgli le domande, l’ammiraglio aveva fatto chiaramente capire che anche la Marina, come tutti, deve puntare su economie di gestione e ha fatto balenare l’ipotesi che, anche qui ad Augusta, come altrove, la Marina possa dismettere immobili o possa condividerli con altre istituzioni pubbliche o private per ragioni di cassa. Alla nostra domanda su come si procederà in tal senso, se attraverso locazione o convenzione, l’ammiraglio che la materia è ancora in fase di studio.  L’intervento del comandante di Marisicilia è stato preceduto da una breve relazione del capitano di fregata Pollino,  capufficio stampa dell’ente, che ha illustrato, anche con l’aiuto di diapositive,   l’importanza della M.M. riguardo alla protezione civile e ambientale, alla pulizia del mare e al controllo dei flussi immigratori. La M.M.  italiana è la seconda forza armata in ordine cronologico, dopo l’esercito, prima dell’aviazione e dei carabinieri. L’attuale M.M., nata il  17 marzo del l861, è l’erede della Marina del regno di Sardegna e di quella del regno delle Due Sicilie.  Pollino, sorridendo e per captatio benevolentiae dei giornalisti presenti, ha detto che, praticamente, la M.M. italiana è meridionale.  Per fortuna, non era presente – almeno crediamo – nessun infiltrato della Lega Nord  capeggiata da quell’Umberto Bossi  che non ha mai lavorato in vita sua e che, stranamente, ha sposato in seconde nozze una siciliana originaria di Agrigento. Facezie a arte, la conferenza-stampa di fine anno, la prima,  dacché il comando di Marisicilia è stato trasferito a Augusta, è stata unanimemente  apprezzata.

                                                                            Giorgio Càsole

Augusta allagata

File0001.jpgSiamo alle solite. Disagi a non finire per gli augustani che sono costretti a percorrere il cosiddetto Lungomare Rossini per andare all’ospedale o per accompagnare i figli a scuola. Appena le precipitazioni si fanno più intense e prolungate: le barche, solitamente sulla spiaggia, quasi navigano, trascinate dalla pioggia torrenziale, sull’altra sponda, davanti alle case, sabbia e pietre invadono il selciato, i moli vengono sommersi. Per recarsi al “Muscatello”, l’ospedale civico, che, sia detto inciso, funziona a scartamento ridotto ed è prossimo alla chiusura o alla sua completa trasformazione, mentre il nuovo padiglione diventa vecchio ed è visitato dai ladri e dai vandali, bisogna dotarsi di una barca. L’acqua invade addirittura un quartiere, quello delle case ex Enel, per intenderci, costruito sulle ex saline oltre quarant’anni fa, le ultime del lungomare Rossini, prima del “Muscatello”, che costeggiano pure Via delle Saline e la line ferrata: quel quartiere, dove, fino a pochi anni fa, abitava l’attuale sindaco Carrubba e dove ancora abita il di lui padre anziano, File0001.jpgsi trasforma in una minuscola Venezia: occorrerebbero le gondole per andare da una pallazzina all’altra. Gli abitanti, in tali circostanze, sono prigionieri delle loro abitazioni: vengono allagate le loro rimesse, essi non possono né uscire né entrare perché non posseggono né gommoni, né gambali da pescatori da torrente, pure le loro automobili parcheggiate presso le loro case imbarcano acqua, con tutte le loro conseguenze successive per l’apparato motore e allagamento.jpgelettrico. Eppure le case furono costruite con regolare licenza edilizia – il padre del sindaco era magna pars dell’ufficio tecnico comunale. Successivamente, le strade laterali, il Lungomare Rossini, appunto,e la Via delle Saline sono state asfaltate in rilievo, nel senso che il manto stradale è sollevato rispetto al terreno su cui sorgono le case. Restano, però, i disagi perché non sono mai state messe in azione pompe sotterranee o al livello della strada per evitare l’allagamento per ore e ore, tanto che vengono chiamati spesso i pompieri per risucchiare l’acqua in eccesso con l’idrovora in loro dotazione, com’è successo la mattina del 12 dicembre, dopo il mal tempo del giorno prima. Nella stessa mattinata sono intervenuti anche gli addetti della protezione civile del Comune e ufficiali della capitaneria di porto di Augusta, a causa del pessimo stato dei luoghi dopo la mareggiata e la pioggia torrenziale. Purtroppo, però, i lavori di ripristino non sono stati compiuti a regola d’arte. È stato, sì, ripristinata la circolazione stradale sul Lungomare Rossini, ma il materiale di risulta è stato accantonato lungo i bordi della strada e non asportato. Non appena pioverà, questo materiale si riverserà facilmente sulla carreggiata e tutto tornerà come prima. Siamo davvero alle solite.

                  Giorgio Càsole

Quaranta anni fa ad Avola

AVOLA. Quarant’anni fa erano in vigore le cosiddette gabbie salariali, misure protezionistiche che, però, giIATT00011620081202.jpgcausavano ingiuste discrepanze fra i lavoratori di uno stesso settore. Nella provincia di Siracusa, per esempio, i braccianti di Avola e dintorni percepivano 300 lire meno di altri braccianti che svolgevano lo stesso lavoro in altre campagne. Poiché gli agrari, cioè i proprietari delle terre, di Avola e dintorni, ivi compresa la marchesa di Cassibile, non volevano colmare la differenza, i braccianti esasperati decisero, il 24 novembre del ’68, di bloccare la statale 115, nella speranza che si potesse trovare l’accordo, grazie all’intervento del prefetto aretuseo. Ma gli agrari facevano orecchi da blocco.jpgmercante, pur di non cedere sulle 300 lire che , però, gli stessi davano ad altri braccianti in altre aree della stessa provincia. Il blocco statale resistette fino alle 14 del 2 dicembre. A quell’ora di quel giorno fatale il sangue dei lavoratori bagnò l’asfalto. Colpiti dai proiettili dei poliziotti, morirono Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia e furono feriti altri quarantotto braccianti, di cui cinque gravemente. La spiegazione ufficiale della polizia fu la seguente. Un reparto celere, fatto venire apposta da Catania, aveva lanciato petardi lacrimogeni per vincere la resistenza dei braccianti. I quali giIATT00021620081202.jpgreagirono lanciando sassi verso i poliziotti, mentre il fumo causato dai lacrimogeni, a causa del vento contrario investiva gli stessi poliziotti. Per tutta risposta, i celerini, imbracciate le armi, spararono contro la folla dei braccianti pallottole vere, non a salve – come avevano pensato in un primo momento i lavoratori. Alla fine della sparatoria, furono raccolti tre chili di bossoli. L’unico a pagare per i morti di Avola fu l’allora questore di Siracusa, Politi, immediatamente rimosso dal ministero dell’Interno, Restivo, mentre il prefetto fu addirittura promosso. Eppure aveva maggiori responsabilità di Politi. Politi, che era stato commissario ad Augusta, non aveva dato l’ordine di sparare ed è morto con quest’onta del suo nome. Dopo i morti e i feriti, gli agrari si affrettarono a firmare l’accordo per concedere le sospirate trecento lire. Stava per concludersi il 1968, l’anno delle rivolte studentesche, l’anno in cui si rivendicò  “la fantasia al potere”, l’anno delle grandi speranze giovanili, delle illusioni di un mondo più giusto. A parte la destituzione del questore Politi, non ci fu altro provvedimento. Nessuno ha pagato per i morti e per i feriti di Avola, morti e feriti per appena trecento lire. La giustizia ufficiale di questo Paese non ha ritenuto di perseguire nessuno. Nemmeno la grande stampa, la stampa del nord, per intenderci, ha memoria di questi che da noi sono ricordati come “I fatti di Avola”. Abbiamo cercato invano un riscontro nelle pubblicazioni che , a iosa quasi, sono usciti negli anni scorsi per ricordare il Novecento o gli anni della cosiddetta Prima repubblica italiana. Anche la stampa isolana, eccezion fatta per il quotidiano catanese La Sicilia, non ha dedicato grande spazio al quarantesimo anniversario di quei fatti di cui le giovani generazioni sanno pochissimo o nulla. Per quest’ultima ragione, meriterebbe d’essere visto dal maggior numero di studenti della nostra provincia, lo spettacolo intitolato proprio “I fatti di Avola”, cucito con consumata abilità dal catanese Filippo Arriva, anche sulla scorta di una pubblicazione dell’avolese Sebastiano Burgaretta, diretto con rigore dal messinese Walter Manfrè ( uno dei primissimi allievi dello Stabile di Catania) e interpretato con maestria dal siracusano Carlo Muratori, noto più come sensibile esecutore di canzoni siciliane, affiancato da Stefania Bongiovanni e da Doriana Li Fauci, che hanno dato voce alla cronaca e fatto vibrare lo spirito dolente dei lavoratori. Muratori, padrone della scena dall’inizio alla fine, è stato accompagnato da Maria Teresa Arturia alla fisarmonica, da Marco Carnemolla alla chitarra e, soprattutto, Francesco Bazzano alle percussioni, anch’essi sempre sulla scena. Lo spettacolo è stato dato sotto l’egida della Provincia regionale, rappresentata dal presidente, l’avolese Nicola Bono, nel bellissimo cine-teatro Odeon di Avola, aperto a tutti. All’ingresso non c’era la ressa che ci saremmo aspettati. Sono trascorsi quarantacinque minuti perché la platea si riempisse lentamente. Forse la gente di Avola non ha ancora “metabolizzato” quei morti e quei feriti. Comunque, i giovani erano assenti. Sarebbe stato più opportuno un maggiore e più capillare coinvolgimento. Per esempio, visto che sulla scena si è fatto uso di un televisore per far vedere immagini dell’epoca, sarebbe stato interessante, certamente più toccante, trasmettere immagini di repertorio proprio dei Fatti di Avola e anche far sentire qualche testimonianza di sopravvissuti o attraverso lo schermo o, addirittura, sul palco. Per la sua interpretazione Carlo Muratori è stato candidato a ricevere il premio Rubens, ideato da Vittorio Ribaudo, in occasione della 27° edizione che sarà celebrata il 20 dicembre al teatro della banchina torpediniere nella base militare di Augusta.

Giorgio Càsole

Lettera al Ministro dell’ambiente

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Associazione “Decontaminazione Sicilia, Coordinamento di Comitati civici, Associazioni e liberi cittadini per la difesa dell’Ambiente e dei Beni Comuni”, regolarmente registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Augusta (SR) il 19 gennaio 2007, al n. 60 serie 3a atti privati, protocollo n. 2007001030 e progressivo n.

2007000376.

   

Lettera aperta

Al Signor Ministro dell’Ambiente

e  p. c.

Al Presidente della Regione Sicilia

All’Assessore Regionale all’Ambiente

  All’Assessore Regionale all’Industria

            Onorevole Sig. Ministro, come preannunciato a mezzo stampa in data 05 luglio 2008, abbiamo iniziato uno studio sulla presenza di metalli pesanti in un gruppo di donne in età fertile residenti nel triangolo industriale Augusta-Priolo-Melilli.

            La prima fase di detto studio è terminata; la metodica adottata, ICP-MS (Inductively Coupled Plasma-Mass Spectrometry), ci ha permesso di dosare nei campioni di capelli tutti i metalli e gli oligoelementi essenziali presenti. Essendo ora in possesso dei risultati e, considerati i riscontri, ci sentiamo in dovere di dare una prima informazione.

            Come nello studio del Dott. Anselmo Madeddu (Asl 8), abbiamo riscontrato una presenza elevata di mercurio, oltre a valori in eccesso di altri metalli pesanti (Al, Pb, Sr, Sb, Zr, Ag e Cr) e squilibrio di diversi oligo-elementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn e Fe). Questi ultimi, per effetto sinergico, sono responsabili dell’aumento dei danni arrecati dal mercurio e dagli altri metalli pesanti sull’organismo umano.

            In atto è iniziata la fase due dello studio: a tutti i soggetti sottoposti ad analisi è stata fornita una terapia chelante personalizzata (fornita da esperti del settore) e, dopo tre mesi dalla sua adozione, saranno ripetuti gli esami per accertarne i miglioramenti.

            In ciò fiduciosi in quanto, dalle informazioni scientifiche dell’AISETOV (Associazione Italiana per lo Studio degli Elementi Traccia negli Organismi Viventi), della FESTEM (Federation of European Societies on Trace Elements and Minerals) e della Metal Test, si evince come, a seguito delle terapie personalizzate proposte, si avrebbe una riduzione progressiva della quantità dei metalli presenti, fino alla loro scomparsa e, con essa, la cessazione dei sintomi specifici ed aspecifici causati dall’intossicazione dei metalli in causa.

            Lo scopo finale è quello di eliminare la presenza di questi metalli pesanti, ed in special modo il mercurio, in modo che, per esempio, le donne possano programmare tranquillamente e responsabilmente una gravidanza, riducendo al minimo la possibilità di malformazioni neonatali e di interruzioni terapeutiche di gravidanza, come dimostrato dallo studio del Madeddu che individua, nel triangolo industriale siracusano, il tasso più elevato di interruzioni di gravidanza (di cui un terzo per difetti del sistema nervoso centrale riferibili al mercurio) con valori quadrupli di interruzioni rispetto al riferimento nazionale. Lo stesso dicasi per i lavoratori delle industrie che, se sottoposti a periodici controlli ed alle relative terapie, dopo 30 anni di lavoro potrebbero sperare a non morire solo di tumore, ma possibilmente anche di vecchiaia.

            Signor Ministro, apprezziamo il Suo sostegno alla bonifica del porto di Augusta, ma altrettanto importante sarebbe la bonifica dei cittadini.

Questi primi risultati ci inducono ad alcune considerazioni che speriamo vengano accolte:

          Proporre questo tipo di controllo a carico del servizio sanitario nazionale, almeno per le zone a rischio, come da proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati il 04.06.2007 dall’On. Fallica;

          Ammodernare gli impianti industriali;

          Bonificare non solo il porto, ma anche i siti contaminati adiacenti alle industrie, considerato che l’aumento e la tipologia delle malattie tumorali nel nostro territorio indicano chiaramente come la matrice ambientale, e di conseguenza la catena alimentare, risulti compromessa;

          Adeguare gli scarichi in atmosfera con “controlli in continuo” in quanto è importante conoscere quanto si scarica annualmente e non nelle poche ore di controllo, spesso effettuato trimestralmente e previo preavviso;

          Controlli periodici dei dipendenti, a carico delle industrie, per prevenire le patologie croniche degenerative e tumorali collegabili alla persistente presenza dei suddetti metalli pesanti nell’organismo.

            Alla luce di quanto esposto desidereremmo conoscere da Ella, Signor Ministro, se ritenga ancora opportuna l’attuale programmazione per la nostra zona (potenziamento inceneritore Gespi, inceneritore per RSU, trasformazione probabile dell’Enel Tifeo con combustibile a carbone, Piattaforma polifunzionale Oikothen), programmazione che se attuata aggraverebbe ancora di più la situazione appena esposta.

            Grati per l’attenzione che Ella vorrà prestare e dichiarandoci disponibili ad ogni forma di informazione e collaborazione, in attesa di riscontro Le porgiamo distinti saluti

Augusta, 6 dicembre 2008

Prof, Luigi SOLARINO –   Presidente Decontaminazione Sicilia

Dott. Giacinto FRANCO – Equipe sanitaria Decontaminazione Sicilia