Il Circolo Unione per il Castello di Brucoli – di Gaetano Gulino

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Dietro le giostre, nella piazzetta  che delimita a nord il borgo marinaro, il visitatore occasionale riesce ad intravedere il vulcano dell’Etna,  quasi sempre sormontato da un pinnacolo di fumo e, con  grande    meraviglia, l’ imponente sagoma di un  vecchio castello. Schiamazzo,  risate, un vocio continuo ed un misto di rumori e suoni contraddistinguono la prima zona dell’estremità nord del borgo, poi il silenzio, il senso di solitudine ed abbandono che dominano sull’austero maniero. La gente del luogo,  alle domande del visitatore risponde che anticamente il castello rappresentava per Brucoli una fortificazione di difesa del territorio e che è stato abitato da diversi signorotti e potenti di turno, ma soprattutto da una regina, anche se pazza e segregata, la regina Giovanna. In ogni caso deve essere stato qualcosa di importante tanto è vero che la Soprintendenza ha provveduto ad un decoroso intervento di ristrutturazione. Il lungo silenzio è stato poi  interrotto solo per qualche giorno, riferiscono ancora gli abitanti del borgo, da un evento che una qualificata associazione di fotografi è riuscito a mettere in atto, superando miracolosamente le numerose difficoltà ed ostacoli per le autorizzazioni richieste delle varie istituzioni, soprintendenza per prima.

Poi il nulla. Silenzio, indifferenza.

Ad un tratto un risveglio…. un piccolo ritorno di memoria, di senso di appartenenza, di amore e rispetto per le proprie radici, una capacità di ritrovare nella storia di una popolazione e di un territorio elementi , fatti, eventi che possano conferire loro valore e dignità.

Ed ecco che nella ventilata serata del 23 luglio,un pubblico di circa due centinaia di attenti e qualificati ospiti, luci e fari illuminanti il castello, musiche, costumi medioevali indossati con orgoglio da eccellenti ragazzi liceali e una rievocazione storica, a cura di valenti conferenzieri, di fatti, eventi commerciali, abitudini alimentari e costumi d’epoca, riescono a vincere questo stato di torpore, di sonno profondo. E’ come uscire da un coma..  L’iniziativa è del Circolo Unione di Augusta che, nell’ambito delle molteplici attività culturali messe in programma estivo, ha voluto dare un contributo per fare luce sulla vera storia del castello e far sì che potesse essere dignitosamente valorizzato, fruito ed inserito nei progetti di sviluppo  culturale ed economico della popolazione indigena.   La prof.ssa, Gemma Colesanti, ricercatrice all’Istituto di studi sulle società del mediterraneo del CNR e docente presso l’Università Orientale   di Napoli ad hoc interpellata e convocata a Brucoli, è riuscita a trovare presso la biblioteca dei Gesuiti di Barcellona n. 4 libri di contabilità, di cui n. 2 mastri (definitivi) e n. 2 manuali (preparatori , appunti) ed un carteggio di corrispondenza tra due sorelle Johanna e Catarina Sabastida. Dalla traduzione di queste lettere e di un libro mastro, scritti in catalano, misto a siciliano,  finalmente viene documentato con il dovuto rigore scientifico un periodo storico, seconda metà del 400, che vedeva il Caricatore di Brucoli come uno dei più importanti nell’ambito degli scambi commerciali che avvenivano all’epoca dei fatti tra la Sicilia, il Nord Africa, Barcellona, Venezia ed altre città.

Catarina, moglie del governatore della camera reginale  di Spagna, Giovanni Sabastida, continuò a svolgerne le funzioni dopo la morte del marito, rivelandosi una vera e propria donna manager oltre che madre. Mercanteggiava: panni, frumento, carni, pelli, schiavi; Produceva frumento, pane e vino; Era prestatrice di denaro e proprietaria di un hostal a Brucoli dove si fittavano camere e si vendevano al dettaglio pane vino e carni.

La Colesanti fornisce ancora molti interessanti dettagli della vita civile, degli scambi commerciali che condizionavano l’economia di Brucoli, di Siracusa, della Val di Noto del 400, ma afferma” nessuna regina, nessuna Giovanna la pazza è stata mai  a Brucoli, sono tutte leggende” Il pubblico  è un po’ perplesso ma  entusiasta e consapevole finalmente di attingere notizie da fonti documentabili e certe.

La serata che ha  registrato l’interessante intervento del prof. Luigi Lombardo sulle abitudini alimentari dello stesso periodo,-  la presentazione e ringraziamento alle autorità intervenute da parte della presidente del Circolo, dott.ssa Bruno Gaetana, – l’introduzione ed il coordinamento da parte del prof. Piero Castro,-  la mostra fotografica “Brucoli e il suo hinterland”’ dell’associazione Augusta Photo Freelance,-   è stata completata con il sorteggio di una maxifoto del castello di Brucoli,-   con la video proiezione di un filmato, vincitore a livello nazionale, sulla storia  mediovale di Augusta e Brucoli dei ragazzi del liceo Megara coordinati dalla prof.ssa Jessica Di Venuta,-   ed infine con una raffinata cena nel cortile della attigua Capitaneria di Porto, grazie soprattutto alla disponibilità del Presidente dell’Associazione Welfare della Gente di Mare, comandante Rosario Litrico.   

Riflessione finale: speriamo che non si vada avanti a via di episodici risvegli…. e  che si possa uscire da questo stato di coma profondo.

          Gaetano Gulino

Il libro della giungla messo in scena ad Augusta da bambini di sei anni

teatro,il libro della giungla,augusta 

 AUGUSTA. A mare il teatro sin da piccoli: questa è l’idea che contraddistingue una parte della progettualità della scuola dell’infanzia del 2° Istituto Comprensivo, “O.M.Corbino, ” di Augusta, guidato   dalla dirigente Maria Concetta Castorina.  La scuola dell’infanzia “Saline” da alcuni anni organizza e realizza spettacoli che coinvolgono gli alunni di classi diverse, nell’ottica della continuità educativa e della trasversalità degli obiettivi formativi. Lo scorso 9 giugno  nell’aula magna-teatro comunale alle ore 17,00  è stato rappresentato dagli alunni  dell’età di cinque-sei annilo spettacolo dal titolo Il libro della giungla, tratto dall’omonimo e rinomato romanzo dello scrittore inglese J.  R. Kipling. Lo spettacolo è stato il momento conclusivo di un progetto, previsto dal POF della scuola, che durante l’anno scolastico ha seguito le piste educative del rispetto delle regole di convivenza civile e ambientali, dei ruoli sociali e familiari.

Infatti,  in Mowgli,  personaggio di spicco della storia, si ritrovano tutti i momenti della crescita del bambino, dai primi capricci, al rifiuto dell’autorità, alla ricerca della propria identità, per finire, attraverso il confronto con i suoi amici e nemici della giungla, alla presa di coscienza che egli è un uomo e che tra i suoi simili deve ritornare.  Non dimentichiamo, inoltre, di considerare  l’idea di armoniosa integrazione tra mondo umano e mondo animale e naturale che si vive nella storia e a cui dovrebbe tendere la società contemporanea, attraverso la formazione dei bambini, cittadini di domani.  La scuola sostiene che l’esperienza del teatro andrebbe costruita e diffusa tra i giovani come importante obiettivo formativo.

E’ vero: il teatro si ama sin da piccoli se non si pone come una semplice “recita” ma se sa trasformarsi nel raggiungimento della consapevolezza di sé e delle proprie capacità, attitudini e limiti, attraverso il rispetto dei ruoli di ciascuno, di comportamenti, ritmi, tempi, spazi, nel controllo e gestione di emozioni e sentimenti.

 

Questi i piccoli attori della acuola dell’infanzia Saline:

ELEFANTI

Lorenzo Sciacca  – Greta La Face – Giorgia Atzei

Anna Gulino – Lorenzo Mignosa – Alessandro Liotta

Eleonora Passanisi – Pierpaolo D’ Urzo

Raffaele  Vaiasicca – Massimiliano Farina

Jeson Finocchio – Gabriele De Luca

PANTERA BAGHEERA: Daniele Criscimanna

 

SERPENTE KAA: Rosario Tringali

 

MOWGLI : Davide Boscarino

 

BAMBINA INDIGENA: Giulia Mendola

BALOO

Lorenzo Daidone  – Giuseppe D’ Angelo 

Danny Sicari – Iacopo Salamone

 

SCIMMIE

Giovanni Imprescia (re Luigi)– Alessia Pianeta 

Flavio Patania – Gaia Cantone –

Michelangelo Spadaro – Roberta Bauso –

Giovanni Musumeci   – Lucrezia Garilli 

Diego Di Modica – Beatrice Rizza 

Francesco Ragone – Martina  Passanisi 

Alessandro Saraceno  – Carla Riso

 

I piccoli attori sono  stati guidati  dalle maestre  G.Filippone, G. Sidoti, M.Camisa, A. Amara, G. Ippolito, P.Fangano.

 

F. G.

I liceali augustani interpretano “I civitoti in Pretura”, una commedia di Nino Martoglio

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Martedì 7 giugno a palazzo San Biagio di Augusta sono andati in scena gli studenti liceali diretti dal prof. Giorgio Casole, i quali hanno brillantemente interpretato “ I civitoti in pretura”, una commedia di Nino Martoglio.

Secondo la fantasia dell’autore, i civitoti sembrerebbero, a primo avviso,  gli abitanti di un paesino di Sicilia denominato  Civita, un paese che invece  nella realtà è riconducibile più a un antico quartiere catanese che a un vero e proprio comune siciliano. Difatti, su facebook, per non andare troppo lontano,  si possono trovare tracce su “La Civita” intesa come il più antico quartiere di Catania, scoprendo così come, dopo il terremoto del 1693, la ricostruzione della città di Catania prende origine proprio da questo quartiere.

DSCN0136.JPGLa trama: nell’aula del tribunale di Civita è in corso il processo all’imputato Masillara, accusato di avere accoltellato un compaesano. Tutta la commedia ruota attorno alle incomprensioni del Pretore (originario del Nord Italia) e la civitota Cicca, una testimone che, per paura di ricevere ritorsioni dall’imputato, tenta di insabbiare la situazione approfittando delle incomprensioni del Pretore per non raccontare nulla sull’ episodio. Dopo la deposizione Cicca esce di scena ed entra Messer Rapa, la guardia, un altro testimone. Personaggio onesto ma tutto d’un pezzo, non fa altro che complicare la situazione. Rientrata Cicca per la deposizione finale, con il pretesto di aver perso un orecchino accusa di furto una compaesana per montare un litigio e costringere il Pretore a sospendere l’udienza.  

I giovani debuttanti, oltre ad avere divertito il pubblico, ringraziano allo stesso tempo il pubblico per essersi  tanto divertiti con loro : Vito Pantaleo (Masillara),  Federica Briganti (avvocato), Eleonora Stella (p.m.) Cèline Villino (pretore), Luigi D’Urso (usciere), Noemi Giangreco (Cicca Stonchiti), Sergio Fichera (Messer Rapa), Laura Di Mauro (Violante) e Dorotea Roggio.

      Giuseppe Tringali

“Un siciliano a Parigi”, con successo al Brancati di Catania, presto a Siracusa

 

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foto di G.C..jpgCATANIA. L’accattivante sorriso di Tuccio Musumeci  mette sùbito di buon umore chi si accinge a prendere visione del catalogo a colori della stagione teatrale 2010-2011, la terza,  del teatro Brancati di Catania. Il sorriso di Tuccio Musumeci,   ultima maschera comico-grottesca del teatro siciliano,  ha una duplice valenza. E’ il sorriso di chi fa capire “ce l’abbiamo fatta” ed è anche il sorriso di chi vuole ammiccare al pubblico per dire: “Con noi ti divertirai”. Un sorriso programmatico, dunque. E ne ha ben donde il catanese Musumeci che  del  teatro Brancati è il direttore artistico, il prim’attore e qualcosa di più. Probabilmente non si sarebbe aspettato un tale successo di pubblico quando decise, con pochi altri, di abbandonare il teatro stabile etneo per mettersi per conto proprio, allestendo un piccolo teatro in quello che era un cinema abbandonato, non molto distante dalla  prima sede dello Stabile, la  sala “Angelo Musco”. Che sia piccolo il “Brancati” è un merito per il buon Tuccio, il quale, nella presentazione del citato catalogo, si rivolge agli spettatori vecchi e nuovi con un’ efficacissima captatio benevolentiae : “Dal palco alla sala la distanza è brevissima  e, così,  vi sentiamo parte della scena, siete protagonisti insieme a noi, ridete con noi, vi commuovete con noi.” Per mettere in pratica questi due precetti, far ridere e far commuovere, Musumeci e i suoi più stretti collaboratori hanno deciso di mettere in scena un testo francese collaudatissimo, un classico del genere,  “Il sistema Ribadier”, di Georges  Feydeau,  rivisto e adattato da Romano Bernardi con il titolo Un siciliano a Parigi, e di ospitare la rappresentazione di un  altro testo francese, Perthus, del contemporaneo Jean M. Bisset. Un siciliano a Parigi ricorda nel titolo un celeberrimo musical con Gene Kelly , attore-cantante e ballerino che interpretava Un  americano a Parigi. Oltre al titolo non c’è altro richiamo. La pièce, che si basa sul classico triangolo amoroso, tema caro a Feydeau, è una di quelle “ macchine” teatrali  così perfette che hanno soltanto bisogno delle facce giuste e di un regista che sappia fare il suo mestiere. E qui ci sono  tutti gli elementi. Il metteur en scène, Giuseppe Romani, uomo di fiducia di Tuccio Musumeci, è il regista stabile del Brancati, le facce giuste sono quelle di fior d’attori professionisti quali Massimo Leggio, Concita Vasquez, Agostino Zumbo, Claudio Musumeci, Egle Doria e, naturalmente lui, il giovane.vecchio attor comico Tuccio Musumeci nel ruolo del titolo. Dobbiamo dire che, contrariamente ad altri attori protagonisti che vogliono sempre strappare l’applauso con le loro gigionerie, Tuccio Musumeci non esagera, non strafà, non sta lì, come taluni ”mostri sacri” oggi, per fortuna,  scomparsi, a godersi l’applauso alla prima entrata in scena. Tuccio Musumeci possiede, naturaliter, una tale vis comica da non aver bisogno di ricorrere ad alcun artificio, si mette al servizio dell’autore, del regista,   del pubblico e dei compagni con autentico senso della scena, tant’è che gli altri emergono nonostante la sua presenza, come Massimo Leggio, nella parte di Eugenio Ribadier, brillantissimo e spassosissimo. Dopo oltre venti repliche al Brancati, nei prossimi giorni la commedia sarà replicata a Siracusa e certamente richiamerà un gran pubblico. Al “Brancati”è stata  rappresentato  soltanto un paio di sere il dramma dolceamaro Perthus, sopra citato,  tradotto da Anna D’Elia, per la regia di Giampiero Cicciò, con quattro attori maschi, senza dubbio bravissimi, soprattutto i due che hanno interpretato i ruoli delle madri di due adolescenti maschi, le quali scaricano sui figli tutte le loro ansie e frustrazioni da diventare madri-padrone, essendo del tutto assenti dalla scena i padri. Il regista poteva scegliere due donne. Ha scelto, invece, due uomini, uno con la barba, l’altro con i baffi, ha fatto  indossare loro abiti quali possono essere indossati dalle donne, giacca e pantaloni neri  larghi, ma ha fatto calzare scarpe con tacchi a spillo, come unico segno  distintivo femminile. I due interpreti sono stati così bravi, così persuasivi nel loro essere madri che, a tratti, quasi, lo spettatore si dimenticava che aveva davanti uomini con barba e baffi. Non sappiamo se questa scelta registica ha obbedito a un’interpretazione psicologica, quella, cioè, di vedere le madri come androgine, come virago castranti,  o a una ragione più di cassetta, quella, cioè, di provocare il riso, dolceamaro, appunto, nel vedere uomini che fanno il verso alle donne, dando l’impressione d’essere gay. Certo quello dell’omosessualità è un tema esplicito nella rappresentazione, l’attrazione fra due giovani maschi che è temuta e bloccata dalle due madri, che per i figli hanno programmato un futuro gratificante intanto per sé stesse.  I due vengono allontanati proprio dalle due donne che prima non si conoscevano e poi diventano alleate.  Il sentimento viene represso,  ma non soffocato. Trascorsi gli anni, i due ragazzi, diventati adulti, s’incontrano casualmente al cimitero “il giorno dei morti”: compiono il loro dovere da bravi figlioli, onorando la memoria dei  cari estinti. L’emozione fra i due è fortissima, si guardano come due innamorati che hanno un nodo in gola. Uno ha moglie e figli e va in giro per il mondo, l’altro ha accettato la sua alterità e vive con un compagno. Il ricordo degli anni migliori, dei diciott’anni vissuti in un paesino del sud della Francia, è incombente e struggente.. L’oggi poteva, potrebbe essere diverso se ieri…

     Giorgio Càsole

AUGUSTA, CITTA’ DELLA NOTTE SI CONFERMA TEATRO DI RICHIAMO

 

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Ci si è trovati immersi in un’atmosfera un po’ retrò venerdì 19 novembre al TEATRO “Cannata” di Città della Notte, sulla strada provinciale per Villasmundo,  che ha visto esibirsi il tenore Edoardo Guarnera e la soprano Daniela Rossello nello spettacolo Voci in concerto, secondo appuntamento della stagione teatrale 2010/2011.  I noti cantanti, accompagnati dalle voci di Emanuela Di Gregorio, giovane promessa della lirica, e del tenore catanese Antonio Alecci, hanno compiuto un piacevole  excursus nella musica lirica e strumentale, dalle più celebri arie d’opera e di operetta  alle classiche canzoni napoletane. L’evento si è articolato in due atti: nel primo sono state eseguite arie d’opera e di operetta, come E lucean le stelle dalla Tosca di Puccini, brani della Cavalleria rusticana di Mascagni, ma anche un passo de I  Pagliacci e  Mattinata di Leoncavallo. Nella seconda parte si è assistito a una carrellata di brani famosi degli anni ‘20/’30/’40 per poi passare al repertorio classico napoletano: fra le tante, Parlami d’amore Mariù, la celebre Malafemmina  scritta da Antonio De Curtis, alias Totò, Totò, l’immortale O sole mio che ha visto anche la partecipazione del timido pubblico augustano.  Ciascun brano era introdotto da quattro attori-presentatori che raccontavano la storia della sua realizzazione, del suo autore e degli anni in cui quel brano veniva ascoltato. A completare il quadro che, nei costumi e nella scenografia (sapientemente realizzata dal regista e produttore dello spettacolo Tony Musumeci) , appariva una cartolina dei primi anni del Novecento, un’orchestra composta da sedici elementi diretta dal giovane maestro Fabio Raciti. Dall’incontro di canto, teatro e musica il risultato è stato un appassionante e vivace concerto che ha permesso alla fascia più anziana del pubblico di vivere ognuno il proprio intimo amarcord, e ai più giovani di conoscere e godere di musica e atmosfere d’altri tempi.  Gongolanteper il successo, patron Cannata ci ha annunciato il prossimo spettacolo, Il giorno della civetta, riduzione drammaturgica del famoso romanzo di Leonardo Sciascia, il prossimo 16 dicembre.

Diletta Càsole   –   Nella foto: l’ampio teatro Cannata di Città della Notte       

Non solo Bolero

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AUGUSTA. TEATRO CANATA di CITTA’ DELLA NOTTE: l’inaugurazione della stagione 2010-2011,  è avvenuta   venerdi 5 novembre, con una scelta insolita: un superbo spettacolo di  danza, intitolato “Non solo Bolero”, con una delle compagnie più apprezzate in Italia: in  tournée dallo scorso luglio ha toccato i teatri più importanti della penisola. Quella di Augusta è  stata l’unica tappa in Sicilia di questo inverno.: Non Solo Bolero che vede due grandi interpreti principali Kledi Kadi, ballerino diventato celebre in Italia grazie alle sue prestazioni nei programmi televisivi di Maria De Filippi,  e Emanuela Bianchini. Lo spettacolo pensato dall’autore per raccontare le vicende di un gruppo di persone che si trovano insieme in un luogo esotico come l’antico Egitto, o in un osteria come nella Carmen, o in taberna come nei Carmina Burana, o nella taverna come nel Bolero di Milloss o in un antico luogo come in Amores di Ovidio, dove ognuna racconta la propria storia. Mvula Sungani importante e famoso regista-coreografo italo-africano, molto noto per la raffinatezza e l’innovazione dei suoi lavori, che negli ultimi anni ha ideato opere per stelle del calibro di Raffaele Paganini e Giuseppe Picone, e ha firmato importanti programmi in mondovisione su Rai1, per questa nuova storia ha voluto realizzare uno spettacolo  per un altro grande artista, qual è  Kledi Kadiu.

Questa pièce infatti, necessitava di un interprete forte, intenso, mediterraneo e dal grande carisma da poter affiancare a Emanuela Bianchini, nota stella dalla tecnica forte, elegante e intensa e ai bravi solisti della Compagnia Mvula Sungani. Questo nuovo  spettacolo è un intreccio di storie dal forte sapore etnico che vengono caratterizzate da una scansione ritmica costante e crescente, che vede una storia ispirata a grandi opere, come la Carmen di Prosper Mérimée , i Carmina Burana di Carl Orff, Amores di Ovidio e il Bolero di Ravel, unite da un

Filo rosso di rarefatta intensità. L’idea è quella di raccontare in modo cinematografico, la vita e le storie di persone comuni mediante grandi opere musicali e letterarie reinterpretate e trasfigurate da Sungani con la sua visione contemporanea della vita. Il racconto prosegue senza soluzione di continuità entrando e uscendo dalle melodie con rispettosa disinvoltura. La trama coreografica, divisa in due tempi,  è un caleidoscopio di colori e emozioni creato dal movimento che naviga tra le più disparate varianti di forme e di ritmi. Durante la serata si sono alternate, con grande apprezzamento del pubblico che ha applaudito alla fine di ogni coreografia, nuove creazioni  legate ad alcune delle coreografie più suggestive e di successo del repertorio di Sungani. La ricerca dell’autore italo-africano passa dalle dinamiche di origine popolare, a quelle di origine più nobile e moderne, e si sublima in un vortice di fisicità e dinamicità. Un modo interessante per riscoprire il mondo, l’uomo e le emozioni che lo compongono mediante la danza, la musica, e  gli effetti spettacolari  di luce. che hanno l’obbiettivo di emozionare lo spettatore con un vero e proprio susseguirsi di momenti molto raffinati e speciali. Le splendide melodie di Maurice Ravel, Carl Orff vengono intervallate da musiche originali e canzoni popolari che compongono la suggestiva colonna sonora. I costumi sono ideati e realizzati da Giuseppe Tramontano noto stilista e costumista di moltissimi film, fiction  televisive  e spettacoli teatrali. Le scena essenziale e stilizzata ha  conferito allo spettacolo una visione complessiva cinematografica e moderna. Putroppo,il pubblico non era quello delle grandi occasioni, nonostante il forte richiamo del nome di Kleidi, ma, specialmente alla fine, ha applaudito con tale intensità, da ottenere senza  indugi, il  bis della coreografia ispirata al “Bolero” di Ravel, bis reclamato anche a voce da non pochi spettatori. Visibilmente soddisfatto il patron Cannata, il quale ci ha preannunciato un altro spettacolo musicale “Voci in concerto” con Edoardo Guarnera e Daniela Rossello, il prossimo 26 novembre.

Giulia Càsole

L’attrice augustana Anna Passanisi acclamata ne “Il libertino”, in scena a Catania

eric.jpgIl patron Gianni Salvo ha confermato, ancora una volta, la sua scelta di testi sempre di ottima qualità che caratterizzano il “suo” teatro, il Piccolo Teatro di Catania: stavolta ha scelto di portare sul palcoscenico un testo di un giovane autore tedesco, Eric-Emmanuel Schmitt (nella foto), tradotto da Luca Barcellona, “Il libertino”, una commedia piena di ironia e leggerezza che qualcuno ha definito un “vaudeville filosofico”. I primi complimenti vanno al giovane regista Nicola Alberto Orofino, che avevamo applaudito come attore nello stesso teatro, che ha saputo raccogliere questa sfida secondo noi non facile soprattutto per l’argomento che ne è alla base: una giornata della vita di Diderot, uno dei massimi filosofi francesi. Abbiamo molto apprezzato, e il pubblico presente ha condiviso il nostro plauso, la sua scelta di non fare una pausa tra gli atti per non far perdere il pathos creatosi. Prima di parlare dei protagonisti vogliamo complimentarci ancora una volta, perché abbiamo già avuto altre occasioni per farlo, con la scenografa Oriana Sessa che ha immaginato un ambiente con oggetti tutti giocati sui toni del bianco e nero molto funzionali ai vari momenti della recitazione, ottima l’attenzione ai minimi particolari. Ora vogliamo tributare una standing ovation prolungata al protagonista assoluto della piece, Fiorenzo Fiorito, nel ruolo di Diderot costretto a confrontarsi con quattro donne diverse che incarnano quattro stereotipi dell’universo femminile e che lo mettono in crisi facendolo riflettere sul concetto di morale e di libertinaggio: assolutamente formidabile in questo ruolo impegnativo sia dal punto di vista recitativo che gestuale. E insieme a Fiorito i nostri complimenti vanno alla protagonista femminile, Anna Passanisi, che interpreta una sedicente pittrice che poi si rivelerà una formidabile e scaltra truffatrice la quale farà leva sul suo fascino per ingannare Diderot che, però, non la denuncerà: brava davvero. Un applauso anche alle altre protagoniste femminili: Tiziana Bellassai nel ruolo della moglie che prima fa una scenata di gelosia e poi instilla, con sapiente astuzia, nel marito il dubbio su un suo tradimento; Luana Toscano che interpreta la parte della giovane figlia del padrone di casa che è ancora un po’ immatura nelle sue scelte in campo amoroso ed Egle Doria, nel ruolo della figlia di Diderot, che prima vorrebbe fare una scelta di vita un po’ provocatoria che lascia stravolto il celebre padre ma che poi, accettando i suoi consigli, si rende conto dell’ errore che stava per compiere. Bravo anche Giuseppe Carbone, con la sua aria ingenua, nella parte del segretario un po’ rompiscatole del filosofo. Più di due ore di spettacolo ininterrotto tra riflessioni filosofiche, sorrisi e risate a scena aperta,  lo spettacolo di oggi ha dato, secondo il nostro modesto parere, un esempio della funzione che dovrebbe avere il teatro: educare col sorriso. Grazie.

  Daniela  Domenici

I DETENUTI DI AUGUSTA RECITANO PIRANDELLO

carcere.jpgTornano in scena nella veste di attori i detenuti della casa di reclusione di Augusta, nell’ambito di un progetto svolto in collaborazione con la Biblioteca comunale di Siracusa e curato dall’animatore culturale Salvo Gennuso. Il debutto ieri, quando sul palcoscenico dell’istituto è stata messa in scena “La Giara” di Luigi Pirandello. Lo spettacolo rientra nell’ambito del progetto sperimentale “Teatro in carcere” che il comune di Siracusa ha avviato all’inizio del 2008. L’iniziativa e’ stata voluta dall’assessore alle Politiche culturali, Sandro Speranza, dalla dirigente del settore, Rosaria Garufi, e dalla direttrice della biblioteca, Annamaria Reale, ed ha ricevuto il sostegno del direttore della casa di reclusione, Antonio Gelardi. Lo spettacolo di ieri e’ stato riservato ai detenuti e al personale interno. Mentre il 21 aprile, alle 9.30, il carcere aprira’ le porte alle famiglie dei reclusi e alle istituzioni. La pratica dei laboratori sperimentata con i detenuti ha gia’ prodotto in questi due anni diversi eventi organizzati all’interno del carcere e creato occasioni di incontro e confronto con compagnie, artisti, scrittori. Il gruppo di attori ha lavorato in prova su diversi testi, orientandosi poi verso il classico di Pirandello.

        ITALPRESS

Il Rotary e “L’Allegra Brigata” a favore degli abitanti di Bafatà

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 Servirà a costruire un impianto fotovoltaico e un depuratore d’acqua per gli abitanti di Bafatà il ricavato delle due serate dello spettacolo “Il berretto a sonagli”, messo in scena al teatro comunale di Augusta dalla Associazione  Culturale Filodrammatica “L’Allegra Brigata “, sabato e domenica 13 e 14 marzo 2010 in collaborazione con il Rotary Club di Augusta.

La Commedia in due atti di Luigi Pirandello è stata ben interpretata dagli attori della Compagnia con buona performance in particolare di Attilio Piazza e Manuela Majeli rispettivamente nei ruoli di Ciampa e di Beatrice. Buona anche la recita di Roberto Corbino, Mina Vattiata, Enrico Spinelli, Domenica Pugliares, Concetta Carriglio e Serena Marino.

 

berretto%20a%20sonagli%203.jpgberretto%20a%20sonagli%202.jpgIl pubblico, accorso abbastanza numeroso nonostante il clima inclemente, ha seguito con interesse lo spettacolo applaudendo più volte gli attori e ha mostrato soprattutto condivisione per le finalità dello spettacolo, espresse in maniera calorosa dal regista Pietro Quartarone e dal Presidente del Rotary, Giuliano Ricciardi. I due hanno descritto le disastrose condizioni socioeconomiche della popolazione della Guinea Bissau, dove manca di tutto e si riesce a sopravvivere con uno stipendio di circa una decina di euro al mese. Con il ricavato, ha precisato Giuseppe Corbino, si provvederà a completare un impianto di prelievo di acqua in una zona totalmente carente di essa.

Una lodevole e sana iniziativa in un mondo folle, laddove, come significa la Commedia, la pazzia risulta proficua per compensare modelli di malcostume e anomale abitudini, purtroppo avallate e consolidate nella nostra strana società.

Gaetano Gulino

Italiani si nasce e noi “lo nacquimo”

bandiera_italia_preview.jpgL’ Italia sta per festeggiare i 150 anni della sua Unità. Quale miglior occasione per riflettere sugli aspetti del nostro costume e del nostro carattere nazionale che, malgrado il passare dei secoli, non sembrano cambiati e puntualmente si ripropongono. E, dato che l’ironia è di tutte le riflessioni la più acuta ed efficace, e il teatro il luogo perfetto per significare la propria identità, qualcuno, Micheli e Solenghi, con la complicità di due amici, di buone riletture, di sfiziosi canzoni, propongono “ Italiani si nasce “.

E postillano “ e noi lo nacquimo “ , implicito omaggio al genere del varietà teatrale che, stagionato almeno quanto “L’Unità Nazionale” , rimane a tutt’oggi una ispirazione irresistibile. L’azzardo non è quello della rievocazione nostalgica, bensì del raccontare con l’occhio critico di oggi il carattere degli italiani nel tempo. E così, in una piazza italiana, ai piedi dei due monumenti di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II°, una compagnia teatrale comincia a raccontare una storia d’Italia che si dipana a partire dai lombi supremi, quelli di Adamo , con la creazione (molto fa pensare che Adamo ed Eva fossero italiani…ante litteram, serpente compreso). Per poi passare ad alcuni protagonisti altolocati della storia (Leonardo, Colombo, Galilei, Casanova) ma anche alle più umili comparse (due cristiani che stanno per essere sbranati dai leoni del Colosseo, italiani anche loro, infatti a furia di piccoli espedienti rimandano l’esecuzione fino all’arrivo dell’immancabile indulto…). Scopriremo così che tutti sono accomunati dallo stesso irresistibile denominatore comune:  l’ Italianità.

I protagonisti dello spettacolo imperniato sull’italianità sono Maurizio Micheli e Tullio Solenghi, entrambi con una lunga carriera di comici televisivi alle spalle. Solenghi, come si ricorderà, ha fato parte del famoso trio Lopez-Solenghi e Marchesini.

Lo spettacolo sarà rappresentato nel teatro Cannata di Città della notte mercoledì 1° e giovedì 11 marzo  , a partire dalle 21.
Giulia Càsole