Enrico Brignano, terza “stella” di Cittàdellanotte ad Augusta

Enrico Brignano, terza “stella” di Cittàdellanotte ad Augusta

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Straordinario, divertente, trascinante, assolutamente da “standing ovation” (che si è in effetti avuta a fine spettacolo): Enrico Brignano con “Sono romano ma non è colpa mia” ieri al teatro Cittàdellanotte di Augusta merita questi e molti altri aggettivi.

Lo spettacolo è stato scritto da Brignano e da Mario Scaletta con la collaborazione ai testi di Augusto Fornari; la regia è firmata dallo stesso Brignano che per le musiche si è avvalso dell’ormai storica collaborazione con il maestro Federico Capranica. In scena una piccola “ensemble” di sei musicisti che hanno sottolineato il susseguirsi dei vari momenti di questo one- man-show: Federico Capranica, direttore e piano, Luciano Nevi alla batteria, Flavio Ianiro al sax, Maurizio Pizzardi alla chitarra, Vittorio Sonsini al basso e Stefano Svizzeri alle tastiere. I nostri complimenti vanno anche all’ottimo disegno luci e all’originale idea scenografica.

Vogliamo ancora una volta ringraziare il direttore artistico di Cittàdellanotte, che di questo spettacolo è anche il direttore tecnico, Marco Pupin, per averci regalato un altro momento di grande spettacolo con la S maiuscola; ne avevamo già avuto qualche sentore dal “tutto esaurito” della prima serata (e considerate che il teatro ha una capienza di quasi mille posti) che si è ripetuto ieri.

Enrico Brignano non solo ha “tenuto” il palcoscenico per oltre tre ore senza mai un momento di “defaillance” o di caduta di tono ma ha “colorato” il suo spettacolo anche di argomenti sociali e politici “importanti” con la sua consueta delicatezza aggiungendo al tutto, e questa è per noi una scoperta, dei momenti musicali in cui ha sfoderato una voce davvero notevole. Altra sua qualità attoriale che ha arricchito lo spettacolo la sua capacità di alternare due voci, maschile e femminile, quasi una sorta di “ventriloquismo” formidabile e velocissimo, permetteteci il termine.

La seconda parte dello spettacolo è stata quella più “impegnata”, più intrisa di contenuti politici anche se presentati in modo assolutamente ironico: Enrico ha interpretato, in sequenza, Giulio Cesare e sua moglie Calpurnia e quattro “rivoluzionari” di quattro nazionalità diverse; anche qui ha esibito una padronanza delle varie lingue assolutamente divertente: dal francese al russo, dal cubano al cinese, abbigliamento, musica e parole in libertà ma sempre perfettamente consone.

     Daniela Domenici

Margarita e il Gallo

LOC_MARGARITA.jpgL’argomento è greve, molto greve. Si può sintetizzare in una sola battuta: bisogna  dare il c. e non in senso figurato.  Attenzione! Non si tratta d’una scena registrata in una casa d’appuntamento per omosex o  per amanti dei trans (visto il can can mediatico di questi giorni in séguito alla scoperta  del giovane presidente della Regione Lazio, Marrazzo, già noto conduttore televisivo di RAI TRE, nella casa di un  trans). No. La battuta sintetizza il leit-motiv della commedia boccaccesca Margarita e il gallo del 55enne Edoardo Erba, nato a Pavia, formatosi al Piccolo Teatro di Milano diretto da Giorgio Strehler,ma residente a Roma. Andata in scena per la prima volta nel 2006, con riscontri positivi da parte di pubblico e di critica, la commedia è stata messa in scena, per la prima volta in Sicilia, grazie alla “Compagnia delle Isole”, al teatro Brancati di Catania, mercoledì 2 dicembre, per la regìa di Angelo Tosto, che ha curato anche  la scenografia.

Una commedia del genere,   che affonda le radici negli antichi spettacoli dell’Atellana e dei Fescennini  per risalire, attraverso Plauto fino a Machiavelli della Mandragola ,   non poteva che essere rappresentata a Catania in un teatro intitolato a quel Vitaliano Brancati autore di  un romanzo sul gallismo, con  latente omosessualità, qual è il Bell’Antonio,  ambientato proprio nella città etnea. Il “Brancati” è un piccolo teatro, sorretto esclusivamente da finanziatori privati. ll  suo direttore artistico è Tuccio Musumeci, popolarissimo (almeno nella Sicilia orientale) attore comico catanese, con una pluridecennale esperienza lavorativa allo Stabile di Catania, a fianco di Turi  Ferro e di Pippo Pattavina, entrambi attori di grande appeal comico. Il motto programmatico di questo teatro dev’essere lo stesso di quello di Plauto: risum movère.  Soprattutto in tempi di crisi,  come quelli che stiamo  attraversando, il pubblico va a teatro per ridere, come ai tempi plautini. E quando la comicità sgorga dalle situazioni di sesso, le risate sono più grasse. Il “Brancati” è alla seconda stagione teatrale. Ha bisogno di  farsi conoscere come macchina da sicuro spettacolo comico. Gli spettatori saranno richiamati, si abboneranno e saranno fidelizzati  dalla presenza fissa dei loro beniamini, come lo stesso Musumeci, Marcello Perracchio, Agostino Zumbo, Filippo Brazzaventre, Debora Bernardi.

margarita.jpgBernardi e Brazzaventre sono i protagonisti della pièce di Erba, ambientata in una favolistica Firenze del Cinquecento, al’interno di una magione signorile, su cui, però, incombe lo spettro della miseria. Il padrone di casa, Annibale, è uno stampatore che sta per essere travolto dai debiti. L’unica sua possibilità di risalire dalla china è quella di ricevere  un lucroso incarico a corte.  Per la bisogna, allora, si rivolge a un certo visconte Morello (attenzione al cognome: così viene chiamato il nobile cavallo dal bel mantello nero). Il visconte lo aiuterà, ma a una condizione: vuole” ingroppare” la moglie di Annibale, naturalmente dal…didietro. Non voglio continuare nell’esposizione.   Posso dirvi soltanto che, alla fine,  ci sarà  un totale capovolgimento di ruoli, il colpo di scena finale, un matrimonio di redenzione,   un outing di pulsioni inconfessate e un consequenziale compromesso per godere dell’amato bene.  Le risate sono assicurate, anche quelle fragorosamente sonore, come quelle che, la sera della prima, salivano dalla platea, al cui centro, al posto d’onore, sedeva un compassato Pippo Pattavina. Grottesca l’interpretazione di Brazzaventre, che non sembrava Brazzaventre talmente deformato in viso, per il fine del risum movère, nella parte dell’indebitato Annibale, splendida la prova attorale di Debora Bernardi  in quella di Margarita. Alessandra Cacialli, madre di Debora nella vita reale, è stata una dolce e nobile moglie di Annibale, Lino De Motta, un simpatico seppur ributtante frate “machiavellico”,  pronto a far peccare una donna per soddisfare la propria vanità, Vittorio Bonaccorso, un gagliardo e bel Morello, che scopre il valore del sentimento dopo aver appagato il senso della lussuria. Si replica fino al 20 dicembre.

              Giorgio Càsole

PAOLO FERRARI E ANDREA GIORDANA A CITTADELLANOTTE

ferrari e giordana.jpgPaolo Ferrari e Andrea Giordana: le prime due stelle di Cittàdellanotte

Inaugurazione in grande stile del cartellone della seconda stagione del teatro Cittàdellanotte ad Augusta che si preannuncia un fuoco d’artificio di stelle dello spettacolo.

Il direttore artistico Marco Pupin, al “timone”, per il secondo anno consecutivo, di questo bellissimo contenitore culturale, è riuscito a regalarci uno spettacolo con la S maiuscola portando a Cittàdellanotte due “mostri sacri” del calibro di Paolo Ferrari e Andrea Giordana in “Un ispettore in casa Birling” di John Boynton Priestley, tradotto da Giovanni Lombardo Radice, e con la perfetta regia di un altro “grande” come Giancarlo Sepe.

Paolo Ferrari e Andrea Giordana si sono conquistati, nella loro lunga carriera, una popolarità televisiva che ha sicuramente contribuito a far accorrere un così numeroso pubblico sicuramente curioso di vederli “all’opera” su un palcoscenico.

Una nuova compagnia teatrale ad Augusta: Tiatru d’o Suli

Teatro.jpgC’era bisogno di un’altra formazione teatrale ad Augusta dove già ne agiscono altre? Forse no. Ma non abbiamo saputo resistere alla tentazione di metterla su nella consapevolezza di farlo per pura passione e nella speranza di instillare a qualcuno il germe di questa antica arte che, sappiamo benissimo, fa parte della natura umana…”: con queste parole il presidente nonché regista e attore protagonista, Sergio Sillato, presenta questa sua “creatura” appena “battezzata” con il debutto al Teatro Comunale della Cittadella degli Studi di Augusta, di “Non è vero ma ci credo”, celebre commedia in tre atti di Peppino De Filippo.

Fu  rappresentata per la prima volta nel lontano 1942 ma è ancora attualissima perché come dice, e prendo ancora in prestito le parole di Sillato, “…la superstizione è uno dei tanti drammi in cui si dibatte l’uomo…dove si sviluppano intrighi, intrallazzi…dove si esercita il potere in tutte le sue forme, anche le più stupide, umiliando, il più delle volte, la dignità umana…”.

La trama di questa commedia è ben nota: tutto ruota attorno all’irrazionale superstizione del protagonista, il commendatore Gervasio Savastano, che alla fine capirà che “le cose che accadono sono frutto della quotidianità che scorre , del nostro impegno o della nostra stupidità ma mai della superstizione…”

Sergio Sillato ha voluto rendere questa celebre commedia più vicina al pubblico locale inserendo battute in lingua siciliana e l’esperimento è perfettamente riuscito perché le risate e gli applausi sono arrivati ripetutamente e molto convinti durante tutta la serata.

Il regista ha saputo caratterizzare il personaggio del superstizioso Gervasio in modo assolutamente delizioso senza mai cadere nell’esagerazione, in modo lieve com’è nel suo stile, e di questa sua leggerezza ha saputo colorare tutta la rappresentazione circondandosi di attori non professionisti, naturalmente, ma che si sono impegnati con tanta energia e divertimento a dar vita ai vari personaggi della celebre commedia.

Davide Sbrogiò

Dal teatro greco alla fiction TV

orestiadi.jpgDavide Sbrogiò, attore teatrale di origini augustane, ha appena concluso una fortunata tournèe con l’INDA di Siracusa, con cui si è formato sin dal 1994, e approda sul piccolo schermo a Mediaset nei panni di un medico nella fiction “L’Onore e il Rispetto II” con la regia di Salvatore Samperi. E’ solo un piccolo cammeo per lui ma che conferma la sua versatilità nel passare, con la stessa disinvoltura e bravura, dalle tavole del palcoscenico ai set televisivi. Ha anche girato qualcosa per il grande schermo; infatti ha da poco concluso le riprese di un “corto”, “Algià Hotel – una lontana storia d’amore” insieme a Isabl Russinova e per la regia di Manuel Giliberti.
Nella scorsa stagione estiva, prodotta dall’ INDA, come dicevamo, Davide Sbrogliò ha recitato al fianco di Giorgio Albertazzi nell’Edipo a Colono di Sofocle, per la regia di Daniele Salvo, nel ruolo di Corifeo; (per una sostituzione) nella Medea di Euripide al fianco di Elisabetta Pozzi per la regia di Krystof Zanussi, nel ruolo di Egeo, ed infine nelle Supplici di Eschilo, spettacolo portato poi giro per l’Italia, nei panni dell’Araldo egizio.
Il suo curriculum artistico vanta maestri e colleghi di grande prestigio come Paola Gassman, Aldo Reggiani, Giovanni Cutrufelli, Ivana Monti, Lamberto Puggelli, Tuccio Musumeci e Walter Pagliaro. Davide Sbrogiò è dotato di una fisicità che ricorda molto le classiche forme greche ed è quindi particolarmente adatta ai canoni richiesti per rappresentazioni di tal sorta; le sue interpretazioni sono sempre molto puntuali, precise e ricercate e iniziano dallo studio della giusta postura per finire con la corretta vocalità grazie a uno strenuo ed accurato “labor limae”.

      Daniela Domenici

 

 

Alle falde dell’Etna, una storia sicula e cavernicola

Giulia Di Domenico è una ragazza di Augusta,  la protagonista Sarina in  TROGLOSTORY,  di Tony Cucchiara.

313.jpgUna storia che è, nell’immaginario collettivo, da secoli, simbolo dell’amore che è costretto a confrontarsi con i rancori tra le due famiglie e che termina in modo tragico: quella tra Romeo e Giulietta che nel capolavoro di Shakespeare si svolge nella Verona del 16° secolo mentre Tony Cucchiara, per questo suo nuovo musical di cui ha scritto i testi e suo figlio Gianluca le musiche, ha immaginato e ambientato ai tempi delle caverne tra i trogloditi e da qui nasce il titolo, “TROGLOSTORY”, che dopo la prova generale che ha avuto luogo a Trecastagni e il debutto a Campobello di Mazzara (TP) è finalmente “approdata” sul versante orientale della Sicilia ieri sera nell’anfiteatro di Zafferana Etnea nell’ambito della rassegna “Etna in scena 2009” e sarà stasera a Castiglione di Sicilia (ME).

Invece delle famiglie dei Capuleti e Montecchi qui vediamo all’opera le due tribù dei “barbuti” capitanata dalla coppia Giovanni Anzalone-Luzzu e Anna Malvica-Luzza  nel ruolo di genitori del Romeo che qui si chiama Turi, interpretato da Giacomo Buccheri; e quella dei “lisci” guidata dall’altra coppia, Angelo Tosto-Tanu e Annalisa Cucchiara-Tona, genitori della Giulietta, qui ribattezzata Sarina, impersonata da Giulia Di Domenico.

C’è anche la figura del saggio, narratore della storia e traduttore della strana lingua parlata, trait d’union tra i vari momenti, interpretato da Leonardo Marino. C’è poi, all’interno della storia d’amore principale, una seconda piccola “troglo-liaison” tra due giovani, Pircoca, interpretata da Silvia Specchio (che è anche l’aiuto-coreografa), e Lurdu, impersonato da Claudio Musumeci, e c’è pure il rivale del Romeo-Turi, che lo ucciderà alla fine della vicenda, interpretato da Enrico Sortino.

La regia, oltre che i testi, di TROGLOSTORY è, naturalmente, di Tony Cucchiara, le musiche, davvero bellissime ed emozionanti, di suo figlio Gianluca, le coreografie, perfette (dopo prove estenuanti, di tutto il cast, a cui abbiamo assistito), sono di Franco Miseria, coadiuvato dalla formidabile, appena citata, Silvia Specchio, le scene e i costumi, molto originali e colorati, sono stati ideati da Giuseppe Andolfo.

E vogliamo ora citare tutti i nomi, in rigoroso ordine alfabetico,  degli altri componenti del cast, tutti bravissimi sia a cantare che a muoversi in un modo così troglo-specifico, permetteteci il neologismo: Anna Aiello. Salvo Barbagallo, Maria Grazia Cavallaro, Martina Cucchiara, Laura De Palma, Adriano Di Bella, Giorgia D’Urso, Alberto Guarrasi, Yvonne Guglielmino, Salvo Guglielmino, Anna Maria Lombardo, Marzia Patanè Tropea, Mario Piana, Mariano Puglisi, Roberta Ricci, Irina Ushàtskava, Renato Vinciguerra, Alessandro Vivona.

A tutti loro e, naturalmente, ai “magnifici sette” protagonisti principali, vanno i nostri più calorosi e sentiti complimenti; per i “vecchi leoni” del palcoscenico è stata un’ennesima conferma del loro multiforme talento, per i due giovani, debuttanti nei ruoli principali, un personalissimo e meritatissimo successo che speriamo sia il trampolino di lancio verso traguardi ancora più prestigiosi.

Concludiamo con un applauso collettivo per l’entusiasmo, la fatica, la pazienza, la passione e la bravura che hanno profuso tutti indistintamente.

   Daniela Domenici  –  foto Nino Vacante

Pietra e Arte 2009

File0001.jpgApprezzate al “museo della pietra” le opere dei pittori augustani Nuccio Garilli e Franco Di Maura ,  tra lo scenario della campagna di Scicli e lo stupendo mare di Sampieri. Le notti estive della seconda edizione della rassegna artistica-culturale “Pietra e Arte 2009”, sono state e saranno  magicamente allietate fino al 10 settembre, nel teatro in pietra, dagli artisti Nicola Piovani, Andrea Tidona, Francesco Cafiso, dal “Coro delle donne”, dai pupari di Caltagirone, dalla presentazione degli ammassi stellari e nebulose al telescopio a cura del Dott. Gianfranco Occhipinti, dalla compagnia teatrale “Gli amici di Matteo” col “San Giovanni Decollato di Martoglio”, dagli “Aromas de Andalucià”- flamenco, dai “Meditteranean Jazz Trio” e  dal soprano- uomo  Mamo Adonà che ha accettato l’invito di partecipare alla premiazione finale del concorso di pittura, fotografia e scultura, trovandosi in vacanza proprio  a Sampieri.

Entrambi i due pittori augustani hanno ricevuto notevoli consensi e un’ottima critica: Nuccio Garilli ha presentato la “Maschera di pietra”, una tecnica mista applicata in tela, mentre l’altro artista Franco Di Maura, noto nella cittadina megarese oltre per il talento, per i quadri del Caravaggio mirabilmente esposti nella navata centrale della chiesa del Cristo RE, ha presentato un olio su tavola trattata al silicato raffigurante il “Rivellino Quintana di Augusta”( foto sotto ).

dimaura.jpgGaetano Mormina, uno degli ultimi “chiafurari”(l’origine del nome di Chiafura, menzionato per la prima volta nel 1684, è certamente oscuro e sembra appartenere ad una denominazione topografica. Esso, infatti, porebbe derivare dalla corruzione di una frase, della quale l’unico elemento chiaro potrebbe essere il “fora” finale, significante, probabilmente: “il quartiere fuori dalla città”), ha voluto donare una testimonianza fatta d’amore, pietre e roccia alla sua città natìa, essendo egli il promotore del progetto culturale ed artistico del museo della pietra, nato per ricostruire la storia antica, riuscendo a creare altri cultori della pietra attraverso laboratori di lavorazione e conservazione delle opere, pensando al futuro dei giovani e a un ulteriore ambizioso sogno-progetto di volere rilanciare, stante alle sue dichiarazioni,  il mestiere dello “scalpellino” e dei “mastri dei muri a secco”.

PIC080.jpgSalvo Antoci,  curatore della mostra, spiega il nesso del raggruppamento delle iniziative:  “ un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce, essa rappresenta una visione del mondo ed è vista come energia che emana messaggi cosmici. Qualche segno tracciato sulla carta, una tela appena sfiorata o un’altra a lungo lavorata, lo scatto di una macchina fotografica, uno scalpello o della cartapesta possono costruire modi diversi di fare mondi. La forza della visione non dipende dalla complessità degli strumenti ma dal messaggio e dalle emozioni trasmesse dalle opere d’arte. …..”

La rassegna ”Pietra & Arte 2009” è stata la passerella di musicisti, attori e 80 artisti espositori che con le loro opere hanno dato voce alla muta pietra: un sogno fantastico.

      Giuseppe  Tringali

Poveri ma belli

Villasmundo : Citt1203928052_bianca_guaccero_14.jpgadellaNotte

Il pesante sipario rosso si apre lentamente per scoprire il grande palcoscenico su cui è montata una passerella che rinvia a un caseggiato popolare di una caratteristica borgata romana. Sulla passerella appare una bicicletta guidata da un  allegro ragazzotto, poi un’altra con in sella un altro effervescente giovane attore e… parte subito  l’applauso dalla foltissima platea che riempie in ogni ordine di posti la sala “Cannata”, cioè la capiente sala teatrale di quel modernissimo complesso costituito da albergo, ristorante, discoteca, cinema e teatro, in una  zona che è, praticamente, tra Augusta e  Villasmundo, Frazione amministrativa del comune di Melilli, a un passo dalla costruenda autostrada Siracusa-Catania.E’ martedì 17 febbraio e sulla scena  si rappresenta una commedia musicale di Massimiliano Bruno, ispirata interamente a uno di quei film di successo dell’Italia post seconda guerra mondiale Poveri ma belli, da cui ha mutuato lo stesso titolo, oltre che ambientazione, personaggi e trama. Esilissima trama, a dire il vero, nel film, qui ancora più esile: appena un pretesto per mettere su uno spettacolo con tutti i numeri per riuscire gradito a un pubblico pagante, che fa fatica, in questi tempi di crisi sempre più montante, a sborsare quattrini per il voluttuario e l’effimero.  La commedia musicale tratta da film di successo non è una novità in Italia. Ci ha già provato la Compagnia della Rancia, diretta da Saverio Marconi, a portare  in giro per la penisola  Sette sposi per sette fratelli, tratta dall’omonimo  musical cinematografico statunitense, in cui , tra balletti acrobatici e musiche frenetiche, alternati a momenti di racconto pausato,si narra il rapimento, alla maniera dei romani che catturarono le donne sabine, di sette ragazze d’un paesotto di montagna, che avevano fatto innamorare sette fratelli orfani che facevano i boscaioli, fra le cime innevate e avevano bisogno di mettere su famiglia senza troppe smancerie.

 Lo  spettacolo rappresentato nella  sala Cannata, diretto dal notissimo cantante-attore Massimo Ranieri, risente dell’influenza dei musical americani, recitati a attori in carne ossa  o filmati in  cartoon, cioè disegni animati tipo la  Sirenetta di produzione disneyana.  A una scena cruciale della  Sirenetta ,  ha sicuramente risentito, specialmente nelle scene romantiche dei moduli espressivi della celeberrima e schiettamente italica commedia musicale Rugantino, che ha avuto varie edizioni, ma sempre con la firma del “mitico” duo Garinei e Giovannini. Non a caso nel cartellone si legge ancora “da un’idea di Pietro Garinei  e Guido Lombardo. Le piacevoli musiche sono di Gianni Togni , le coreografie di Franco Miseria: le une e le altre ispirate dai prodotti d’oltre oceano.  Rutilanti i costumi di Giovanni  Ciacci. Tutto il cast è stato all’altezza della situazione. La prima donna in tutti i sensi, la prorompente Bianca Guaccero, l’ex valletta baudiana a Sanremo,  sul cui volto e sulle cui forme era stata  focalizzata la cartellonistica pubblicitaria. 

                         Giorgio Càsole