LA MEMORABILE IMPRESA DI ALESSANDRIA, QUELLA IN CUI GLI ITALIANI DIEDERO SCACCO AGLI INGLESI

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som2.jpgAUGUSTA. La nostra storia inizia in piena Seconda Guerra Mondiale. Le due fazioni contrapposte, l’Asse e gli Alleati, dopo aver combattuto in Polonia e Francia, si fronteggiano sul suolo desertico della Libia. Ma una battaglia parallela avviene in mare: qui l’Italia può vantarsi della sua Marina Militare, all’epoca Regia Marina, che consente agli Italiani un teorico controllo del Mare Nostrum, il Mar Mediterraneo. E, per ora, le nostre navi trasporto riforniscono la Libia senza grosse difficoltà. La Royal Navy è alle corde, e si rintana nel porto di Alessandria d’Egitto per rifornirsi e tenere lontani i grossi calibri delle nostre Corazzate. E’ in questo contesto che si inserisce l’Impresa di Alessandria, uno dei (pochi) capolavori tattici della nostra Marina che tuttora viene preso come esempio sui manuali della US Navy. Alla fine del 1941, la strategia marittima inglese consiste nell’essere una fleet-in-being, ossia rimanere  in porto e utilizzare la propria forza navale a scopo deterrente verso gli attacchi nemici. Dentro il porto della città egiziana si trovano due navi da battaglia inglesi, la HMS Queen Elizabeth e la HMS Valiant con le relative unità di scorta. Tali forze non sono adeguate a fronteggiare gli Italiani, quindi si ha uno stallo: la Regia Marina non ha abbastanza potenza per forzare il porto di Alessandria e la Royal Navy per contrastarla sul mare. Per sbloccare questa situazione, il capitano di fregata Junio Valerio BORGHESE propose un arditissimo piano: usare il sommergibile Scirè per avvicinare al porto di Alessandria tre SLC (Siluri a Lenta Corsa, detti anche maiali), ognuno guidato da due <<operatori>>, oltrepassare le barriere del porto e colpire al cuore le navi ormeggiate con le impressionanti testate esplosive da 230 kg degli SLC. Per quanto possa apparire semplice, il porto di Alessandria era pressoché inaccessibile alle navi nemiche e ben protetto da reti antisommergibile e mine, i peggiori avversari dei sottomarini. Ciononostante, la missione fu autorizzata e iniziarono i preparativi. I membri prescelti per l’impresa furono il tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne, il 2° capo palombaro Emilio Bianchi, il tenente (Armi Navali) Vincenzo Martellotta, il 2° capo sommozzatore Mario Marino, il capitano del Genio Navale Antonio Marceglia e infine il 2° capo palombaro Spartaco Schergat. Il 3 dicembre 1941 il sommergibile Scirè lasciò il porto di La Spezia per dirigersi verso la costa egiziana e, dopo numerosi giorni di viaggio, la notte del 18 dicembre gli incursori si ritrovarono di fronte al porto. Sfruttando l’arrivo di tre cacciatorpediniere inglesi (che, entrando nel porto, avrebbero aperto un varco nelle difese), gli SLC si introdussero nel porto e, nonostante varie vicissitudini, resero inutilizzabili per tutto l’arco della guerra le due corazzate inglesi (le su citate Queen Elizabeth e Valiant), lasciando la Royal Navy in balia delle intenzioni italiane. Purtroppo, le navi non affondarono,  ma si incagliarono nel basso fondale e rimasero a galla, ingannando i nostri aerei ricognitori. Ciò permise agli Inglesi di rinforzare la loro squadra navale con navi come l’HMS Eagle (portaerei), che molte rogne darà alla Regia Marina. Queste le parole del Primo Ministro inglese Winston Churchill subito dopo la disfatta subìta: « …sei Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse. » Eppure, nonostante la risonanza mondiale dell’evento e le conseguenze che ebbe non ho mai sentito parlare in Augusta di quest’impresa. Mai. Nonostante che ad Augusta ci sia una parte del sommergibile Scirè, sul monumento ai caduti in mare vicino la Porta Spagnola. Forse agli Augustani non interessa la storia, o magari è <<troppo interessante>> e non si vuole correre il rischio di attrarre una manciata di turisti in più.

       Joseph Insirello –    Nel tondo, il Capitano di Fregata Junio Valerio BORGHESE

AUGUSTA/ COSÌ NACQUE TELERONDINE

 

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 AUGUSTANel 1971 tornai da un viaggio in Canada con un pensiero fisso, ovvero dar vita a una radio privata di tipo locale; parlandone ad amici e conoscenti, però, mi resi conto che poche persone all’ epoca davano credito al mio ambizioso progetto. Tre anni dopo, nel 1974,  fui assunto in ENEL  e in quel periodo cominciai a conoscere tanta gente nuova, tra le quali il sottufficiale della MM Leonardo Lo Monaco, detto Enzo, e alcuni altri tecnici delle trasmissioni in Marina. E intanto quell’anno a Catania e  Ragusa nascevano due emittenti TV locali, TELETNA e TELEIBLEA; mi ricordo che quest’ ultima fu l’emittente in cui il mio nuovo amico Enzo Lo Monaco, si dà il caso,  fece esperienza di televisione e radio. Fu così che a un certo punto mi resi conto che stavano per maturare i tempi per ripartire con quel sogno che avevo gelosamente custodito nel cassetto, finchè una sera del 1976  mi decisi a parlare ai nuovi amici di questa mia idea fissa, cioè di realizzare ad Augusta non più una radio libera, bensì un’ emittente radio-televisiva, un’ idea che, tra mille perplessità e la mia stessa incredulità, cominciava a trovare finalmente un primo consenso, quello di Enzo Lo Monaco, mentre col passare dei giorni, gradualmente, anche gli altri iniziavano a prendere in serie considerazioni quel mio utopistico progetto. Riuscimmo così a procurarci una piccola telecamera, un centralino di antenna, che si tramutò in un piccolo trasmettitore, un modulatore e non solo, perchè nel giro di alcune ore di un pomeriggio assolato di primavera, da una casetta di Monte Tauro mandammo in etere le prime immagini televisive: nella prima, in verità,  si vedeva la mia persona intenta a cogliere delle belle margherite, un’ immagine che venne trasmessa per almeno 1 ora di fila.  Per questo, la stessa sera, passeggiando in via Umberto, come si usava  a quei tempi, incontrai delle persone che, smanettando il televisore nel tentativo di ricevere teletna, la prima tv della sicilia orientale,  erano riuscite per caso a sintonizzare il loro televisore sulla mia immagine; conoscendomi, si erano messi alla mia ricerca per chiedermi di preciso cosa stesse succedendo ad Augusta. A dire il vero, in un primo momento, non sapendo bene a cosa potessi andare incontro, cercai di negare l’evidenza ma poi, messo alle strette da qualche amico più intimo, confessai la verità, ovvero che si stesse cercando di creare una piccola emittente locale e che forse si sarebbe chiamata “Tele Augusta”. Intanto coi miei nuovi amici ci vedavamo segretamente più spesso nella casa di monte Tauro e così, col passare dei giorni, tra un panino e una birra si lavorava, mentre l’attrezzatura si arricchiva di un piccolo videoregistratore, una telecamera più definita, e altro ancora. Nel contempo,  grazie alla pubblicità gratuita che ci stavamo facendo attraverso le prove tecniche, in città si era sparsa alacremente la voce che presto sarebbe nata una nuova emittente locale. Le idee certo non mancavano anche se, a distanza di tre mesi dalla prima trasmissione, ci rendemmo conto che sarebbero serviti molti soldi per mandare avanti quel tipo di progetto e noi non sapevamo come fare, visto che di soldi in giro ce n’ erano pochi. Fu allora che, armandomi di coraggio, decisi di parlarne al Dott. On. Innocenzo Galatioto, noto personaggio augustano recentemente scomparso il quale, pur manifestando a freddo qualche tipo di perplessità, mi indicò una terza via, dandomi dapprincipio quasi l’impressione di non voler prendere in serie considerazioni la mia idea. Evidentemente però mi ero sbagliato perché qualche sera dopo, a sorpresa, ci ritrovammo nel suo ufficio, assieme agli altri componenti dello staff e fu allora che, con grande nostra meraviglia, leggemmo nei suoi occhi un grande interesse. Ci propose quindi di costituire una società cooperativa, alla quale più tardi fu data il nome di TELERONDINE, a cui aderirono inizialmente, oltre me, alcune persone di Siracusa e Catania, amici del dott. Galatioto, oltre a Enzo Lo Monaco, Franco De Luca, nonché, di seguito, Giorgio Casole, Giuseppe Tringali, ecc.  Perché la rondine? Qualche anno prima c’era stato il referendum nazionale sul divorzio e sui manifesti del comitato a favore del “SI” era ritratta una maestosa rondine, da cui il nome.

Fin qui la storia, non tanto conosciuta,  sulla nascita di  TELERONDINE S.r.l. ; il resto è storia nota dalle tantissime persone che ci seguirono all’epoca alla radio e alla televisione. Fu la radio che diede i natali a Rosario Fiorello, mentre la televisione stava per diventare RAI3.

      Salvatore  Tringali  

I meno giovani  ricorderanno certamente gli slanci culturali che Giorgio Càsole, non ancora prof., ha più volte dato in questi lunghi anni alla città di Augusta. Non a caso Rosario Fiorello, tanto per citare un personaggio noto, proprio con lui ha mosso i primi passi esordendo per la prima volta nello spettacolo “Bazar umoristico”  della compagnia “Teatro Gruppo”  diretta dallo stesso Càsole e nella quale anche chi scrive, allora giovinetto, recitava il ruolo di un  vigile urbano di provincia.  Il nostro prof. l’abbiamo poi rivisto in tv nella veste di direttore di telegiornale, a telemarte, la stessa emittente locale radiotelevisiva che diede i natali di speaker radiofonico a  Fiorello, attraverso la quale il D.J. Fiorello, nel vecchio locale “Monte Amara” durante una delle sue infinite serate ebbe l’incontro col paladino della “dance music” Claudio Cecchetto. Erano i tempi in cui, ricordo,  nel vecchio locale di Monte Amara esistevano due ingressi: uno principale, dove si entrava esibendo regolare biglietto e uno secondario, dietro la piscina, dove l’altra metà dei ragazzi e delle ragazze potevano entrare liberamente senza biglietto, e questo lo sapevano tutti. Andando a ritroso coi tempi troviamo ancora Càsole nella veste di editore della prima e unica televisione di Augusta, “Radiotele Rondine” (seconda in Sicilia solo a “Teletna), emittente che all’epoca “rischiò” di diventare la terza rete nazionale di Sicilia, Rai 3. TeleRondine iniziò a trasmettere in forma sperimentale nell’Aprile del1978 dagli scantinati della clinica ospedaliera “Villa Salus” e per volere del suo direttore recentemente scomparso, dott. Innocenzo Galatioto, per poi trasferirsi in centro negli studi di via Principe Umberto 132 . Lì accorsero, da tutti i rioni, molti giovani speranzosi di sottoporsi al “provino” che li avrebbe  resi  famosi in quel misterioso e magico mondo della radiotelevisione, quando la tv era ancora in bianco e nero e le radio andavano ad occupare liberamente le prime frequenze FM. Il segnale dell’emittente televisiva TeleRondine, irradiato da un impianto trasmittente con 1.000 watt di potenza e diffuso sui canali 29  62  31 UHF, era diretto da Umberto Bassi, da non confondere con l’esponente leghista perché questi era un bravo tecnico sottufficiale della marina militare italiana, tanto che  il segnale veniva ricevuto a Siracusa città, in provincia di Catania e da mezza Calabria, grazie a un ripetitore piazzato strategicamente sui Monti Climiti, in territorio di Melilli, nell’alto di una vallata. Tra i programmi trasmessi dall’emittente megarese particolare menzione aveva Spazio Poetico” condotto sempre da  Càsole, dove venivano presentati molti talenti creativi della nostra terra dimostrando, inaspettatamente, un vero successo di pubblico, proprio per la possibilità di presentare in passerella tali personaggi. Agli inizi del1980, l’emittente aderisce al consorzio TVA Televisioni Associate,  per interrompere definitivamente le proprie trasmissioni alla fine del 1988. Erano anche i tempi in cui un altro fenomeno, quello delle radio libere, andava espandendosi straripando l’etere della comunicazione in Italia, proprio come oggi avviene nel mondo con le moderne chat di internet. Noi c’eravamo, i ragazzi di allora: Saro Fiorello che non superò il primo provino radiofonico,  Franco Tanasi con la trasmissione pomeridiana di musica dance con tanto di effetti speciali che piacevano alle ragazzette, Sandro Bonaccorsi con la musica “by night” e le sue note romantiche che andavano perdendosi nella notte lacerando i cuori delle mature signore, Primo Acireale, Corrado Quartarone e tanti  altri o forse tutti i giovani dell’isola perché, a pensarci bene, eravamo tantissimi e ci volevamo tutti bene, anche quando facevamo a cazzotti. E le nostre storie andavano raccontate nelle pagine dei giornali della provincia, come oggi succede con il “Giornale di Augusta” o con “augustanews.tk” dove, per caso o per fatalità, col  prof. Giorgio Casole ci siamo ritrovati per provare ancora una volta a dare un ulteriore slancio, attraverso un forum cittadino libero e incondizionato, alla cultura, all’ arte, alla musica e alla storia della nostra “Augusta” cittadina che non potrà tramontare mai.

     Giuseppe  Tringali

IL MUSEO DELLA PIAZZAFORTE E LA GENEROSITA’ DEI CITTADINI

MEDAG.jpgAugusta Il Museo della Piazzaforte di Augusta diretto dall’avv. Antonello Forestiere, appena riaperto riscuote l’apprezzamento sincero e commosso da parte dei visitatori di Augusta e no. Ma l’aspetto più interessante da sottolineare sono i casi di generosità che vengono a bussare alla porta del Museo, chiedendo con curiosa delicatezza e umiltà di poter donare il ricordo di un proprio parente. Il 25 maggio 2013, con piacevole sorpresa il sig. Giuseppe Tosto, residente ad Augusta, dopo aver visitato il Museo si è avvicinato al Direttore e ai collaboratori di servizio, offrendo con liberalità le decorazioni conferite al nonno materno Alfio Saraceno, avendo egli reputato la sede museale fondata dal fu ing. Tullio Marcon, il luogo ideale per la loro conservazione e condivisione con la comunità augustanese. “Qui -ha detto il signor Giuseppe consegnandole al Direttore -le medaglie del nonno, stanno meglio che a casa mia”. Le due decorazioni conferite il 4 aprile 1970 ad Alfio Saraceno, che combatté a Vittorio Veneto durante la I Guerra Mondiale, sono costituite da una Medaglia d’Oro che celebra il «50° Anniversario della Vittoria 1918-1968» e dalla «Croce di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto» con il relativo diploma del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che in qualità di Capo dell’Ordine, conferì il titolo al Saraceno. “Museo”, spiega il vocabolario della lingua italiana Treccani significa “luogo sacro alle muse”. Che il “Museo della Piazzaforte” sia in qualche misura un luogo denso di sacralità, cioè degno del massimo rispetto, lo dimostra l’innumerevole quantità di reperti esposti e il ricordo del sacrificio umano a cui essi rimandano. Ma lo dimostrano, soprattutto, la stima positiva di chi lo visita e la generosità di tutti coloro che come il signor Tosto, avendo percepito anche la sacralità del luogo, si sono spogliati di quei cimeli di famiglia intrisi di affettività, per permettere la realizzazione di un luogo come il Museo della Piazzaforte di Augusta.  Anche le medaglie del soldato Alfio Saraceno, che contribuì a fermare l’avanzata austriaca dopo la grave sconfitta della Battaglia di Caporetto del 24 ottobre 1917, troveranno, non appena sistemate in una decorosa cornice, il loro posto tra i tanti cimeli e reperti che rimandano alla I Guerra Mondiale.

 

     Salvatore Romano    collaboratore del M.D.P.

27 Gennaio, non solo per ricordare..

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AUGUSTA – Giorno 26 Gennaio presso l’aula Vallet del Liceo Classico “Mègara” di Augusta si è tenuta una conferenza organizzata dal Dipartimento di Storia e Filosofia del Liceo che ha avuto come tema il giorno della Memoria. Gli studenti del quarto e del quinto anno sono stati invitati a turno a prendere parte a tale conferenza nella quale i docenti hanno rievocato il ricordo delle tantissime vite umane (non solo ebrei, ma anche zingari, omosessuali e antinazisti) che hanno trovato la morte all’interno dei forni crematori dei vari campi di concentramento sparsi sul suolo europeo. La conferenza è stata aperta dalle parole del professore Alfio Castro che ha introdotto il già ben conosciuto argomento. Spettacolo orribile, ma al contempo carico di significato, quello fornito dai video con delle immagini suggestive che Felice Cucinotta membro dell’ Associazione Augusta Photo Freelance di Romolo Maddaleni e che gli studenti degli anni precedenti e il professore Salvatore Giudice hanno raccolto durante il viaggio di istruzione in Polonia e la visita dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Brillante la relazione della professoressa Francesca Solano e ha dato lettura di alcuni brani relativi a momenti di vita vissuta dentro alcuni campi di sterminio. Al seguito del video, la professoressa Adelaide Scacco ha presentato ai ragazzi delle slides riguardo il caso di Hannah Arendt e del processo di numerosi ufficiali e generali tedeschi ritenuti colpevoli del genocidio ebraico. Tuttavia i rapporti vittima-carnefice sono molto complessi e la vittima è consapevole di essere tale poiché sa di aver fatto qualche torto al carnefice. E’ un circolo vizioso a cui l’uomo non può sfuggire facilmente. Alla fine della presentazione, che ha previsto anche la visione della parti più salienti di “The reader” e “Il nastro bianco”, due film di attinenza alla tematica trattata, i professori hanno ringraziato i ragazzi per la loro partecipazione e il loro vivido interesse all’argomento. Interessante la relazione su libro di Marco Polini Ausmerzen del professore Carmelo Giummo. Prima di lasciare la sala, però, gli studenti si sono riuniti in un tiepido silenzio lasciando che le note della canzone di Fabrizio De Andrè A forza di essere vento si levassero nella sala.

   Silvia Mattei

IL 13 GENNAIO 2012 -13 MAGGIO 1943 – STORIE PARALLELE

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Quel 13 gennaio 2012, per l’estrosità di un Comandante, una delle più fascinose navi da crociera della Costa, la CONCORDIA, si andava ad incastrare sulla scogliera dell’Isola Del Giglio, trascinando con sé, 32 vittime, di cui alcune, ancora, le custodisce il mare. E’ passato soltanto un anno dall’evento, e il Comune del Giglio, unitamente alla sensibilità di molti cittadini interessati o meno, hanno voluto rievocare la giornata, onorando la memoria degli scomparsi, scoprendo una significativa lapide incastonata sullo stesso scoglio, che guarda quel mare che li ha inghiottiti. Guarda caso, è sempre il 13, che storicamente, conta tragedie di queste dimensioni. Il caso Concordia, ancora sfiancata sugli scogli come una balena bianca spiaggiata, è un incidente di percorso, dovuto ad errore, o meno, umano. Ma quel 13 di maggio 1943, che colpì selvaggiamente la Città di Augusta, causando circa 100 morti, dilaniati dalle esplosioni, scarnificati dagli spezzoni incendiari, schiacciati dalle macerie, fu un incidente? Certamente, no! Ma un atto voluto, un atto di una guerra infame, e non voluta, che coinvolse quei nostri concittadini nello spaventoso massacro che, a molti di loro, tolse persino il diritto ad un nome e ad una tomba. Lo scorso 13 gennaio 2013, il Comune del Giglio e i cittadini e le istituzioni non hanno perso tempo ad onorare la memoria dei 32 morti, ed appena al 1° anniversario della tragedia. Invece, di quel 13 maggio 1943, ad Augusta, vi è stato un ingiusto “vuoto della memoria”, quasi una, altrettanta, ingiusta ingratitudine della Città verso quelle vittime che, non impugnando le armi, giacquero, come combattenti di prima linea. E si, proprio la commemorazione del Giglio, ci ha dato l’occasione di ricordare il nostro 13 maggio 1943. Quella MEMORIA, lungamente tradita, ignorata per quasi 60 anni. Solo, alcuni anni fa, chi vi scrive, sollevò e gridò con forza, l’argomento. Protestò perché, finalmente, l’olocausto cittadino del 13 maggio 1943, avesse il giusto posto nella storia del luogo a cui essa appartiene. Alla fine, dopo tanti lustri, l’indifferenza e l’avvilente silenzio, come se quel fatto storico fosse estraneo alla Città, vennero dissipati e l’attenzione prese il loro posto. Vi fu un sussulto di storici, più o meno improvvidi, che si proiettarono nella ribalta dell’apparire, che lancia in resta, si dichiararono “convinti a colmare quell’ingiusto vuoto di memoria e di storia patria”. Comunque sia, però, gente che, in effetti, l’argomento lo prese a cuore ce ne è stata, e fortunatamente, ce ne è. Moralmente, chi scrive, si ritiene soddisfatto, perché il proprio impulso ha avuto ragione. Perché, attorno ad esso è fiorito l’interesse della comunità cittadina, della stampa e di ogni altro mezzo di informazione, a tal punto, da convincere la passata amministrazione comunale, nel 2011 a riconoscere con atto ufficiale il 13 maggio 1943 “GIORNATA DELLA MEMORIA CITTADINA”, mettendo, così, fine al lungo ed incredibile silenzio. Quest’anno ricorre il 70° anniversario di quell’inferno di ferro e fuoco, e se la spirale della morte non le avesse, prematuramente, spezzata la  vita oggi, alcune delle vittime di quella giornata, festeggerebbero il loro settantesimo compleanno. Or bene, sicuramente, chi ne ha l’autorità, e non solo essa, non dimenticherà la speciale ricorrenza, ricordando che le testimonianze commemorative, appartengono a tutti i cittadini, senza distinzione o privilegio alcuno, qualunque sia il colore della fascia che li cinge. Tutti debbono partecipare, come segno di orgoglio, e soprattutto, onore verso la memoria, rubata per tanto tempo, a quei nostri concittadini che ci hanno preceduti, ed incolpevolmente, stroncati. Così, onoreremo, ancora quel frammento di “memoria perduta”, ed oggi ritrovata, a cui bisogna inchinarsi silenti e con rispetto. E va una esortazione a tutti, specie ai cultori di storia patria, perché assumano il compito di consegnare alle generazioni avvenire, una storia da non dimenticare, per far si da contrastare, nel tempo, il rischio dell’oblio. Poter dire, invece, che lo spirito di quei cento morti, sopravvive nella memoria dei vivi. Non a caso, chi vi scrive, di tale giornata ne ha tratto un libro “Augusta: 13 maggio 43 – L’inferno scese dal cielo”, testimonianza personale di quello spaventoso evento, vissuto e sofferto ai limiti della umana sofferenza. Nell’approssimarsi della ricorrenza, ritorneremo ad approfondire l’argomento.

            Francesco Migneco

LA SICILIA PROTAGONISTA NELLA STORIA: DALLE ORIGINI AL REGNO DELLE DUE SICILIE – di Gaetano Gulino

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 AugustaQuesto il titolo della conferenza tenuta venerdì 14 dicembre  a Palazzo S. Biagio dal Presidente dell’Associazione Culturale “Due Sicilie” di Augusta, sig. Giacomo Casole. Nonostante l’alto contenuto storico culturale dell’argomento e la nota passione e preparazione del relatore, non nuovo a questi eventi, il Salone “Liggeri” era semideserto. Pochi appassionati di storia, alcuni componenti dell’Associazione   e qualche amico hanno potuto beneficiare di ben 90 minuti interrotti di informazioni tecniche e dettagliate, supportate  dalla videoproiezione di immagini, sulla storia della Sicilia. L’isola, ha tenuto a precisare Casole,  per la sua strategica posizione nel cuore del Mediterraneo ha rappresentato, fin dai tempi remoti, un crocevia di popoli e di civiltà, una terra fascinosa che dalle varie e susseguenti dominazioni ha saputo trarre connotazioni e peculiarità, stili e inventiva, parole e abitudini. La storia della Sicilia di fatto abbraccia la storia di molte nazioni e popoli. L’isola  si è contraddistinta per il clima, la salubrità dell’aria, la fertilità del suolo, per la cordialità ed il senso di ospitalità dei residenti che sono stati caratterizzati da un atteggiamento di rassegnazione e di  fatalismo e nello stesso tempo da un carattere fiero e capace di scatti di orgoglio. Molti gli episodi descritti del millenario percorso storico della Sicilia: gli Elimi, i Sicani e i Siculi  primi popoli abitatori; le testimonianze di Tucidite e di Diodoro Siculo; la grande necropoli di Pantalica con più di 5000  loculi; la fondazione di Megara Hyblaea  ad opera del condottiero Lamis proveniente dalla Megara greca con l’assenso del Re Hyblon; i vari tiranni che governarono la potente Siracusa facendola primeggiare tra tutte le altre città della Magna Grecia; l’impero di Agatocle; il conflitto con Cartagine  e la fondazione da parte di quest’ultima di Palermo con lo scontro di due civiltà diverse; le grandi opere frutto della civiltà greca quali il teatro di Siracusa, di Taormina; il periodo di sottomissione all’impero romano che vide la Sicilia, una tranquilla provincia e granaio di Roma; l’invasione barbarica e la riconquista romana ad opera di Giustiniano nel 535 d.C.;  la colonizzazione bizantina con i conseguenziali splendori artistici; la conquista araba della Sicilia iniziata nel 827 con l’apporto di risorse tecniche, filosofiche, religiose ed artistiche; l’arrivo dei Normanni con la famiglia Altavilla, Roberto il Guiscardo, il fratello Ruggero  e  il declino dell’impero bizantino; il patto tra il Papato ed i Normanni per la conquista della Sicilia e l’allontanamento dell’Islamismo che minacciava di oscurare il Cattolicesimo; la nascita della Contea di Sicilia data a Ruggero; l’Apostolica Legalizia con  cui Urbano II  conferì ampissimi poteri  al Duca di Sicilia,  compreso la nomina diretta di Vescovi; l’ampliamento della Contea di Sicilia con l’annessione della Calabria, Puglia e successivamente dell’Abbruzzo, Molise e Campania; il conferimento a Ruggero II nel 1130 del titolo di primo Re di Sicilia; il regno e le magnificenze di Federico II di Svevia, artista, mecenate, letterato, poeta, scienziato, grande condottiero e stratega, fondatore di Augusta, sottoposto a ben tre scomuniche papali, capace di conquistare Gerusalemme senza alcun strage di sangue grazie alla sue doti diplomatiche e alle sue allargate amicizie anche  con il mondo islamico;   la nascita con Federico II della Scuola Poetica Letteraria Siciliana come prima forma di letteratura laica, riconosciuta anche da Dante Alighieri sostitutiva del volgare; la morte di Federico II, il declino dei Normanni e il subentro degli Angioni, con un periodo di governo infelice culminato con la sanguinosa rivolta dei Vespri Siciliani nel 1282; il regno degli Aragonesi e la pace di Caltabellotta del 1302; il ritorno degli Angioni e la conquista del Castello di Augusta dopo il lungo assedio di ben 40 giorni; il successo di Federico III di Aragona  divenuto Re di Sicilia; i periodi di Federico IV il Semplice e della Regina Maria, ultima regina di Sicilia; i governi dei 4 Vicari di Sicilia e del Conte di Augusta Guglielmo Raimondo Moncada che rapisce la Regina Maria e dal Castello Ursino di Catania la porta  nel Castello di Augusta; gli ultimi Re di Sicilia, Martino il Giovane e Martino il Vecchio; la Sicilia dominio e viceregno della Spagna e……

Il tempo non ha permesso all’oratore di completare il lungo periodo storico prefissatosi, comunque  il  pubblico  è rimasto attento e molto interessato fino al termine, dopo le 21 di sera. L’oratore ha riservato una  parentesi alla storia della Bandiera Siciliana, adottata nel 1282 e proclamata ufficialmente nel 1960 come Bandiera ufficiale della Regione Siciliana;  ha fatto una dettagliata descrizione dei colori giallo e rosso, della testa della Medusa con le spighe di grano sostitutive dei primitivi serpenti e, infine,  della immagine della Triscele (Trinacria -Triquetra)  simboleggiante i tre promontori di Pachino, Eloro e Lilibeo. Giacomo Casole ha pure letto  dei brani scritti, quali pregevoli testimonianze della bellezza dell’isola, da  De Amicis, Carducci, Papa Innocenzo III, Borgese, Goethe, Guy de Maupassant, Bufalino ed altri. Un ricordo particolare è stato dedicato al prof. Giovanni Satta, scomparso qualche mese addietro, definito come un vero studioso e amante della storia, che pur mantenendo un carattere molto semplice ed aperto, ha lasciato numerose opere di immenso valore storico tra  cui “La conquista araba di Siracusa” accennata in serata  nei suoi contenuti. Ovviamente una  critica è stata mossa nei confronti delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute  nel tempo e che hanno dimostrato di non sapere apprezzare e valorizzare le numerose risorse artistico-monumentali, non ultime i reperti archeologici di Megara Hyblaea che l’oratore asserisce di aver trovato totalmente trascurate e sommerse da erbacce. La Storia, ha concluso il relatore, è definita memoria dell’umanità, patrimonio di tutta l’umanità e come asserivano gli antichi romani Maestra di Vita; essa ci aiuta a capire che la vita individuale e collettiva trascorre attraverso il tempo. Questo significa amare la conoscenza che  racchiude, conoscere i fenomeni che si sviluppano attraverso il tempo, farne indispensabile fondamento  del senso di identità, di appartenenza di un popolo e  base da cui potersi proiettare in maniera più razionale e decorosa verso un futuro migliore.

   Gaetano Gulino

SEGNALA AL “FAI” QUESTO “LUOGO DEL CUORE”, IL CASTELLO SVEVO DI AUGUSTA

Dar voce alle segnalazioni dei beni più amati in Italia per assicurarne un futuro è lo scopo de “I Luoghi del Cuore”, il censimento nazionale promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che chiede ai cittadini di indicare i luoghi che sentono particolarmente cari e importanti e che vorrebbero fossero ricordati e conservati intatti per le generazioni future. L’appello è volto alla difesa di tesori piccoli e grandi, più o meno noti, che occupano un posto speciale nella vita di chi li ha a cuore. Il progetto ha l’obiettivo di coinvolgere concretamente tutta la popolazione, di qualsiasi età e nazionalità, e di contribuire alla sensibilizzazione sul valore del nostro patrimonio artistico, monumentale e naturalistico. Attraverso il Censimento il FAI sollecita le Istituzioni locali e nazionali competenti affinché riconoscano il vivo interesse dei cittadini nei confronti delle bellezze del Paese e mettano a disposizione le forze necessarie per salvaguardarle così da rendere possibile il recupero di uno o più beni votati.

Il castello svevo di Augusta si trova oggi al 6° posto della classifica, con circa 1500 segnalazioni. Partecipa anche tu,   cliccando direttamente sul link

http://www.iluoghidelcuore.it/classifica

e segnala questo luogo. Un’ eventuale richiesta di registrazione non è assolutamente vincolante.

Inoltriamo questo annuncio tramite facebook (puoi condividere il link cliccando sull’icona   Facebook a lato, o sulla stessa icona, sotto) – Affrettati, il termine ultimo per le segnalazioni è prorogato al 30 novembre

  Giuseppe Tringali

Visita ai Forti di Augusta

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Grazie alla lodevole disponibilità del Gruppo barcaioli  di Augusta, da un mese a questa parte, ogni fine settimana, sono trasportati gratuitamente ai forti Garsia e Vittoria quanti vogliono visitarli. In verità, è altresì degna di plauso la volontà del presidente dell’Autorità portuale, dott. Aldo Garozzo, che ha fortemente voluto che il forte Vittoria, appena restaurato con fondi Por, fosse fruibile a quanti, cittadini e non, volessero visitarlo. Le barche, su cui salgono ogni domenica i “turisti per caso”, partono dalla Vecchia darsena, precisamente dall’ormeggio del Gruppo barcaioli, ogni ora, dalle 9,00 alle 12,00. E’ indubbiamente interessante visitare la fortificazione voluta da don Garsia, formata da due forti, uno a lui intitolato e l’altro alla moglie Vittoria. Domenica 12 novembre, i primi visitatori erano già al molo prima delle 9,00. Il gruppo era eterogeneo, infatti era composto casualmente da bambini, adulti e anziani, “armati” di macchine fotografiche e  pronti a immortalare l’evento. Il brevissimo tragitto ha lasciato solo il tempo di soffermare il proprio sguardo sul porto da una diversa angolazione e già si era a destinazione. Due giovani, molto disponibili, Francesco Cacciaguerra ed Elisabetta Limer, hanno fatto da ciceroni attraverso le numerose stanze del forte Vittoria, l’unico aperto al pubblico. Le scalinate che portavano al piano superiore hanno permesso la visione di una saletta per le conferenze, vari uffici e toilette. Al piano inferiore ci si è fermati davanti a un forno crematorio, residuo del passato, quando il forte fu adibito a lazzaretto, una cucina e una cameretta dotata di letto e armadio, pronta a ospitare un ipotetico custode. Tra le persone presenti ci si chiedeva a quale uso sarà destinata una simile struttura in tempi odierni e ognuno diceva la sua, auspicando che fosse un’opera destinata alla fruizione quanto prima possibile. Le insegnanti presenti si sono informate sulla possibilità di portare in visita i propri alunni ed è stata data disponibilità per ogni sabato mattina del mese di novembre, previa prenotazione. Anche associazioni di diverso tipo potranno fare richiesta all’Autorità portuale. Le informazioni ricevute dai due incaricati all’accoglienza sono state arricchite dalle conoscenze storiche di un signore che, spontaneamente, al rientro al molo, ha piacevolmente erudito il primo gruppo, che aveva finito di visitare il forte. E’ bastato poco per trascorrere piacevolmente un’uggiosa domenica mattina! Sarebbe bello se a quest’iniziativa se ne aggiungessero altre, atte a promuovere la conoscenza del nostro territorio, alquanto ricco di testimonianze del passato, per rinfrescarci la memoria e perché i giovani possano conoscere il ragguardevole patrimonio che possediamo.

   Carmela Mendola

IL RELITTO DEL JUNKER-JU88-A6 TEDESCO E IL RITROVAMENTO DELL’OSSO UMANO

 

junker ju88,aereo nazista,augusta,augustanewsDa un mese circa, la cronaca è interessata dal relitto dell’aereo tedesco adagiato da 70 anni sul fondale di Punta Izzo ad Augusta. Ha fatto scalpore il ritrovamento nei pressi del relitto di un “osso lungo”, presumibilmente un femore appartenente ad un uomo di 170/180 cm di statura e della età di non più di vent’anni. Nell’occasione, però, del relitto in questione si è parlato in modo distorto, disinformato e supponente. È storicamente accertato che il relitto è un Junker 88 A-6, impiegato dalla LUFTWAFFE tedesca come aereo da bombardamento con una capacità di carico di 3.000 kg di bombe. L’aereo, sicuramente, partecipò ad una delle incursioni sulla rada di Augusta stracolma di navi alleate, per cui le residue formazioni italo-tedesche ne tentavano i raid a colpo sicuro. Sarebbe stato colpito per cui, per avaria delle apparecchiature di bordo o per i colpi subiti, andò ad inabissarsi ribaltandosi nell’impatto con l’acqua ed adagiandosi con la carlinga all’ingiù sul fondale sabbioso di 26 metri, esattamente in posizione lat. 37° 13’ 48” N – long. 015° 15’ 48” e, trascinando i suoi quattro membri dell’equipaggio. Solo 25 anni fa, su segnalazione di subacquei sportivi, il gruppo SDAI della Marina Militare di Augusta ispezionò il relitto e smontò alcuni strumenti ed apparecchiature, oltre ai due motori di cui uno, durante la fase di trasferimento a terra, venne disperso in mare ad una profondità di 250 metri. A questo punto sorge spontanea una domanda, perché gli specialisti subacquei della Marina Militare allora, visto che per smontare i motori sono rimasti in acqua per tanto tempo, non si sono accorti dei resti umani? Si potrebbe rispondere che la posizione capovolta del relitto non avrebbe consentito l’ispezione, ovvero, essendo parzialmente insabbiato, che i resti umani fossero rimasti sepolti. Supponiamo che verosimilmente l’osso lungo ritrovato solo lo scorso settembre, a 70 anni dall’abbattimento dell’aereo, proprio tra il 15 ed il 30 settembre del 1943, sia effettivamente rimasto sepolto. A nostro avviso, sempre che le verifiche medico-legali militari accertino che il reperto appartenga ad un corpo umano, è accaduto che la risacca marina abbia sfoltito il manto sabbioso lasciando scoperto l’osso ritrovato sotto la postazione tra il mitragliere e il telegrafista-puntatore. Tutta l’operazione è stata seguita accuratamente da Marisicilia Augusta, il cui gruppo SDAI, gli specialisti subacquei, ha recuperato “l’osso lungo” consegnandolo al medico legale di Maribase che ne ha curato la conservazione avvolgendolo in un panno umido, rinchiuso in una busta di plastica e posta in cella frigorifera. Le operazioni sono state coordinate dall’ammiraglio di divisione Raffaele Caruso, comandante di Marisicilia Augusta, che ha disposto, in primo luogo, le informazioni di rito alle autorità competenti sul ritrovamento dei resti umani, in dipendenza di eventi bellici, secondo quanto previsto in particolar modo dalla “Regola 5 dell’UNESCO 2001” e dal D.lgs 66/2010 conosciuto come “ONORCADUTI”, organismo che si occupa delle attività connesse al ritrovamento e sistemazione di salme e resti di caduti. Ovviamente Marisicilia sta attendendo scrupolosamente l’identificazione specifica del reperto che, in ogni caso, appartenendo verosimilmente ad un tedesco, sarà interessata la RFT, che potrebbe decidere la traslazione in uno dei tanti sacrari nei cimiteri tedeschi in Italia. Da una prima nota di Marisicilia sull’argomento, abbiamo letto con piacere un passaggio di considerevole valenza etica. È suggerimento e riflessione insieme. Da una parte, osserva l’ammiraglio Caruso, motivo etico preminente, scoraggerebbe operazioni di ricerca di resti umani e recupero del relitto atteso il lungo tempo trascorso dall’abbattimento dell’aereo, e che il mare è il suo naturale sepolcro… dall’altra, di contro, non sembra accettabile l’abbandono di eventuali resti umani in un fondale marino facilmente accessibile. Pregevole riflessione umana carica della pietas cristiana. Chissà quale delle due prevarrà, nel frattempo continua il lavoro di identificazione, da parte del medico legale, dell’osso lungo.

      Francesco Migneco 

 http://peppetringali.myblog.it/media/02/02/1602428282.wmv  A lato, le riprese subacquee di un altro relitto Junker, giacente nei fondali al largo di Gallipoli

GLI ORARI ESTIVI DEL “MUSEO DELLA PIAZZAFORTE” DI AUGUSTA

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AUGUSTA. Il direttore Antonello Forestiere comunica gli orari estivi di apertura al pubblico del Museo della Piazzaforte” i nuovi orari di accesso al pubblico per l’estate 2012 che il Direttore e l’Assessore alla Cultura hanno concordato, in ragione delle mutate condizioni climatiche e della riscontrata minore frequentazione mattutina del centro storico.  Gruppi organizzati potranno sempre ovviamente effettuare visite particolari concordandone le modalità con l’U.R.P. del Comune:

LUGLIO : sabato ore 18.00 / 20.15 – altri giorni chiuso

AGOSTO : chiuso

SETTEMBRE : sabato ore 18.00 / 20.15 (sino al 15.09.2012) –

Successivamente il Museo riaprirà con la cadenza ordinaria il sabato e la domenica mattina dalla ore 9.30 alle ore 12.30.

          Il direttore

     Antonello Forestiere