IL RELITTO DEL JUNKER-JU88-A6 TEDESCO E IL RITROVAMENTO DELL’OSSO UMANO

 

junker ju88,aereo nazista,augusta,augustanewsDa un mese circa, la cronaca è interessata dal relitto dell’aereo tedesco adagiato da 70 anni sul fondale di Punta Izzo ad Augusta. Ha fatto scalpore il ritrovamento nei pressi del relitto di un “osso lungo”, presumibilmente un femore appartenente ad un uomo di 170/180 cm di statura e della età di non più di vent’anni. Nell’occasione, però, del relitto in questione si è parlato in modo distorto, disinformato e supponente. È storicamente accertato che il relitto è un Junker 88 A-6, impiegato dalla LUFTWAFFE tedesca come aereo da bombardamento con una capacità di carico di 3.000 kg di bombe. L’aereo, sicuramente, partecipò ad una delle incursioni sulla rada di Augusta stracolma di navi alleate, per cui le residue formazioni italo-tedesche ne tentavano i raid a colpo sicuro. Sarebbe stato colpito per cui, per avaria delle apparecchiature di bordo o per i colpi subiti, andò ad inabissarsi ribaltandosi nell’impatto con l’acqua ed adagiandosi con la carlinga all’ingiù sul fondale sabbioso di 26 metri, esattamente in posizione lat. 37° 13’ 48” N – long. 015° 15’ 48” e, trascinando i suoi quattro membri dell’equipaggio. Solo 25 anni fa, su segnalazione di subacquei sportivi, il gruppo SDAI della Marina Militare di Augusta ispezionò il relitto e smontò alcuni strumenti ed apparecchiature, oltre ai due motori di cui uno, durante la fase di trasferimento a terra, venne disperso in mare ad una profondità di 250 metri. A questo punto sorge spontanea una domanda, perché gli specialisti subacquei della Marina Militare allora, visto che per smontare i motori sono rimasti in acqua per tanto tempo, non si sono accorti dei resti umani? Si potrebbe rispondere che la posizione capovolta del relitto non avrebbe consentito l’ispezione, ovvero, essendo parzialmente insabbiato, che i resti umani fossero rimasti sepolti. Supponiamo che verosimilmente l’osso lungo ritrovato solo lo scorso settembre, a 70 anni dall’abbattimento dell’aereo, proprio tra il 15 ed il 30 settembre del 1943, sia effettivamente rimasto sepolto. A nostro avviso, sempre che le verifiche medico-legali militari accertino che il reperto appartenga ad un corpo umano, è accaduto che la risacca marina abbia sfoltito il manto sabbioso lasciando scoperto l’osso ritrovato sotto la postazione tra il mitragliere e il telegrafista-puntatore. Tutta l’operazione è stata seguita accuratamente da Marisicilia Augusta, il cui gruppo SDAI, gli specialisti subacquei, ha recuperato “l’osso lungo” consegnandolo al medico legale di Maribase che ne ha curato la conservazione avvolgendolo in un panno umido, rinchiuso in una busta di plastica e posta in cella frigorifera. Le operazioni sono state coordinate dall’ammiraglio di divisione Raffaele Caruso, comandante di Marisicilia Augusta, che ha disposto, in primo luogo, le informazioni di rito alle autorità competenti sul ritrovamento dei resti umani, in dipendenza di eventi bellici, secondo quanto previsto in particolar modo dalla “Regola 5 dell’UNESCO 2001” e dal D.lgs 66/2010 conosciuto come “ONORCADUTI”, organismo che si occupa delle attività connesse al ritrovamento e sistemazione di salme e resti di caduti. Ovviamente Marisicilia sta attendendo scrupolosamente l’identificazione specifica del reperto che, in ogni caso, appartenendo verosimilmente ad un tedesco, sarà interessata la RFT, che potrebbe decidere la traslazione in uno dei tanti sacrari nei cimiteri tedeschi in Italia. Da una prima nota di Marisicilia sull’argomento, abbiamo letto con piacere un passaggio di considerevole valenza etica. È suggerimento e riflessione insieme. Da una parte, osserva l’ammiraglio Caruso, motivo etico preminente, scoraggerebbe operazioni di ricerca di resti umani e recupero del relitto atteso il lungo tempo trascorso dall’abbattimento dell’aereo, e che il mare è il suo naturale sepolcro… dall’altra, di contro, non sembra accettabile l’abbandono di eventuali resti umani in un fondale marino facilmente accessibile. Pregevole riflessione umana carica della pietas cristiana. Chissà quale delle due prevarrà, nel frattempo continua il lavoro di identificazione, da parte del medico legale, dell’osso lungo.

      Francesco Migneco 

 http://peppetringali.myblog.it/media/02/02/1602428282.wmv  A lato, le riprese subacquee di un altro relitto Junker, giacente nei fondali al largo di Gallipoli