AUGUSTA. Lisa Viola, giovane diciottenne liceale, che ha superato lo scoglio dell’esame di Stato al liceo scientifico di Augusta, fa parte del cast artistico che ha rappresentato e sta ancora rappresentando nelle piazze , dell’Isolaun classico testo del grande autore siciliano di Belpasso, Nino Martoglio, che aprì la via del teatro a Luigi Pirandello, il grande drammaturgo agrigentino che rivoluzionò il teatro italiano e europeo all’inizio del secolo scorso. Il testo “Annata ricca (massaru cuntentu)” è stato scritto da Martoglio, nel 1914, in lingua italiana, nel clima della grande guerra e ripreso in dialetto e steso in due atti nel 1921. Questo spettacolo viene rappresentato, proprio, durante questa incomprensibile, volutamente mediatica, guerra degli USA contro l’Iraq. E’ tempo di gaiezza e di festosità, suggerisce lo spettacolo, da contrapporre al dramma del quotidiano. Beviamo del buon vino, dopo il raccolto e la vendemmia, per dimenticare e facciamo l’Amore…
E oggi, con singolare coincidenza temporale, il testo – completamente stravolto dal genio di Fioretta Mari che pone al centro della scena come personaggio principale quello della levatrice lanciando il messaggio “Unitevi e prolificate”- viene rappresentato, soprattutto, come inno alla gioia del vivere insieme in pace e allegria, quasi per affrancarci per un attimo, solo per un attimo, il tempo di uno spettacolo, dagli incubi di una guerra volgare in atto. Una sorta di racconto campagnolo boccaccesco dove la natura la fa da padrona!
29 settembre: tempo di vendemmia. Nella notte di San Michele Arcangelo, la natura che viene rappresentata dalla campagna del meridione, per l’esattezza ambientata in una masseria, esplode durante la raccolta dell’uva e durante la pigiatura. Una scansione stagionale del tempo eterno dell’amore, che è soprattutto tempo di trasgressione. Entusiasmo, sesso e ironia ! E’ il tramonto. L’aspetto ludico della festa serotina scatena gli istinti più nascosti. Fa caldo. Il sudore del lavoro si trasforma nel sudore dell’accoppiamento. Giovani e meno giovani rimangono coinvolti dai loro furtivi desideri. Massaru Michelangilu, maturo marito di Grazia, molto più giovane di lui e padre di Pina, un’inquieta ragazza, riesce ad allontanare Marianu, smanioso di sessualità, l’incosciente amante della moglie, ma non può impedire che quest’ultimo seduca la figlia senza farsi scoprire. Che rivelerà una grande sorpresa nel finale. Ci si ritrova così coinvolti in un intricato giocoso racconto i cui fili si aggrovigliano e simmetricamente si sbrogliano, si sciolgono in un microcosmo di passioni che sottilmente raccontano l’uomo e le sue precarietà. La libera e spontanea coralità della festa si confonde con la coralità imposta dal lavoro. I due atteggiamenti si intrecciano e reciprocamente scambiano l’inquietudine dell’impegno con la gioia del disimpegno. Il luogo dove si svolge il racconto è quello della povertà, della fatica e del dolore e gli attori esprimono il tentativo umano di dimenticare angustie e sofferenze affidandosi totalmente al significato profondo della festa e della trasgressione. L’uomo, da sempre, vorrebbe gestire la propria visione umana di libertà. Tenterebbe di allontanare da sé il dolore, la fatica e il sacrificio quotidiano; vorrebbe dimostrare a sé stesso e agli altri che può conquistare la libertà, ed è con questo spirito, questa attesa che vive la festa e le gioie dell’amore. Un atto liberatorio che alla fine diventa soltanto compensativo. Tutto è apparecchiato per la grande festa orgiastica, per un rito orgiastico del piacere per il piacere, un baccanale dedicato all’amore travolgente e disordinato, ricco di imprevedibili esiti. Ogni cosa è rivolta ai più generosi aspetti della natura sovrana, ai più incontrollabili empiti sensuali contro l’austerità della vita, contro la decenza e la piattezza della vita e la tendenza alla sua normalità. Alla negazione della banalità e della ripetitività delle quotidiane faccende propriocon la contrapposizione degli impulsi indistinti, liberatori di umanità e natura, senza controllo alcuno. Eros e Thanatos sono i padroni della vita. Amore e morte sono Bacco ed Arianna. Vivono la sensualità come comunicazione privilegiata dell’essere al mondo, come esaltazione della vita contro la paura, consapevole o non, della morte, con la insoddisfazione dell’amore alla ricerca della sazietà, come completezza, ma la smania d’amore riprende, sazietà che momentaneamente appaga, ma nella realtà non sazia mai. Una classica commedia campestre e boccaccesca, oggi con maestria rivisitata nel genere del musical, che si risolve in una esibizione dell’eccessivo e della passione: ragionevole e credibile panacea per i mali del mondo. Lisa Viola, la nostra giovane augustana diciottenne, alla sua prima esperienza come professionista della scena, fa onore alla sua città.
V. L. – Nella foto: Lisa Viola