Sabato 30 luglio, all’Open Land di Siracusa si svolgerà un convegno sul rigassificatore che potrebbe sorgere a Priolo, nell’area portuale di Augusta. Parteciperanno tutti i sindaci dell’area industriale, deputati regionali, sindacalisti e altri. Moderatore sarà il nostro Giorgio Càsole, docente di lettere al liceo “Mègara” di Augusta, direttore del periodico Giornale di Augusta. Vi presentiamo in anteprima il testo del suo intervento: “Dopo la “cascata” dei sì, manifestatasi durante lo spoglio delle schede votate in occasione dei referendum del l2 e 13 giugno di quest’anno, è emerso ancora più drammatico il problema del rigassificatore non solo qui, nel triangolo Priolo-Augusta-Melilli, il cui vertice è rappresentato dal porto di Augusta, ma, in genere, in tutt’Italia, giacché in questa nostra terra, così povera di risorse energetiche tradizionali, che dipende dalla Francia nuclearizzata per l’approvvigionamento di energia, non certo a basso costo, in questa nostra Italia si vogliono costruire rigassificatori un po’ dappertutto: dalla Sicilia, alla Puglia a Trieste. Intanto, domandiamoci sùbito: che cos’è un rigassificatore? E’ un impianto che permette di riportare allo stato.Gassoso un fluido, di solito gas metano, che si trova allo stato liquido.
Il gas metano, per meglio essere trasportato,dalla Nigeria o da altri Paesi produttori, in un porto italiano viene trasformato in stato liquido mediante il suo raffreddamento fino a raggiungere la temperatura di 160 gradi sotto zero, riducendone il volume di circa 600 volte.Il gas liquido ottenuto è caricato su grandi navi cisterna, dette gasiere o metaniere, di circa 140.000 tonnellate, per trasportare il carico fino all’impianto chiamato rigassificatore perché riporta il liquido allo stato gassoso.Queste gasiere trasportano il liquido dal paese produttore finoall’impianto rigassificatore in un porto italiano dove viene riportatoallo stato gassoso.Riportare allo stato gassoso il gas liquefatto, significa riscaldarlo. I rigassificatori, per riscaldare il gas allo stato liquido, utilizzano loscambio di calore con l’acqua del mare che, in questo caso, fungeda fonte di calore a costo quasi nullo. Ogni settimana sarebbero utilizzati 500 milioni di litri di acqua dimare che riscalderebbe il gas liquido alla temperatura di 160 gradi sotto zero per riportarlo allo stato gassoso. L’acqua sarebbe poi rigettata gelida in mare, con l’aggiunta di cloro per evitare la formazione di alghe.Dopo il processo di rigassificazione, il gas sarebbe immesso nelle reti di distribuzione per le utenze finali. Un rigassificatore è in impianto a rischio d’incidenti rilevanti ed èsottoposto alla Direttiva Seveso.La realizzazione di un impianto di rigassificazione dev’ essere.sottoposto a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), secondo ledisposizioni di legge vigenti.Un comitato scientifico di Livorno ha stabilito che se unrigassificatore dovesse esplodere, svilupperebbe un’energia pari acinquanta ordigni atomici e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di cinquantacinque chilometri, senza contare i rischi di fuoriuscita del gas naturale liquido dalle metaniere in caso di incidenti, con alta probabilità di incendi di vaste proporzioni.Alcuni studi della guardia costiera americana hanno accertato i rischi per la flora e la fauna marina a causa dell’uso dell’ acqua di mare per il funzionamento degli impianti. Infine, l’avvicinamento delle navi gasiere al rigassificatore impone il divieto di navigazione per tutte le imbarcazioni nel raggio di 2-3 chilometri.E’ stato stimato che con il rigassificatore arriverebbero circa 110 navi gasiere l’anno, della stazza di 130.000/140.000 tonnellate. Per ragioni di sicurezza vicino alle gasiere non vi può essere la presenza di nessun tipo di imbarcazione. Ne consegue che l’ordinaria attività del porto ne verrebbe seriamente compromessa.Realisticamente, da questo punto di vista il problema non si può porre per un porto di grandi dimensioni e di grande manovrabilità come quello di Augusta, dove già sono in costruzione banchine e infrastrutture tali da consentire .l’approdo di metaniere. Dove sorge allora il problema? Sorge dalla natura stessa dell’impianto, dal rischio potenziale del rigassificatore in un’area dove si convive con il rischio da oltre sessant’anni per la presenza di varie industrie inquinanti. Si può continuare a convivere con un altro impianto che prenderebbe il posto di impianti dismessi, che un tempo si affacciavano sul porto di Augusta?E se non si realizza qui, lo si può realizzare altrove, a Pozzallo, per esempio. Con quale vantaggio per la macchina portuale di Augusta e del suo retroterra?Questi sono gl’interrogativi che ci poniamo e che speriamo troveranno le giuste risposte nel dibattito odierno.
Giorgio Càsole