La Càlia dietro lo sciopero

L’opinione di un giovane studente del liceo scientifico di Augusta

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AUGUSTA. Anche ad Augusta, come altrove, gli studenti sono entrati “in agitazione”. Puntuali, come un orologio svizzero, sono arrivati, anche quest’anno,  le proteste e gli scioperi degli studenti e contestazioni di vario genere, organizzati da centinaia di rappresentanti d’istituto in tutta Italia, contro le decisioni prese dal ministro dell’Istruzione di turno riguardo al nuovo anno scolastico e ci ritroviamo migliaia di studenti che protestiamo (magari non sapendo nemmeno per cosa) e che ci godano le belle giornate, senza essere oppressi da  cinque-sei  ore di lezione sui banchi.

 Un giorno di vacanza non dispiace mai a nessuno,  ma sorge un problema: perché un’arma potente, come lo sciopero, viene scambiata per un giorno di calia? Ma,  soprattutto, anche con un   una buona partecipazione, perché la massa si comporta come un gregge che segue il suo pastore, senza alcuna riflessione personale? Ogni sciopero presenta sempre lo stesso slogan di base: “ Niente tagli, vogliamo una scuola migliore”. Ciò presuppone che i manifestanti pensino che la scuola faccia schifo e di conseguenze pretendono delle riforme. Legittimo. Ma, perché a ogni tentativo di riforma, si scatenano cortei, aventi come riferimento il ’68, per protestare?

Se si afferma che una proposta del ministro non va bene, questo presuppone che non sia adatta all’idea di scuola che si ha in mente. Ma, con migliaia di dissidenti, perché non emerge una proposta concreta, che tenga conto del limitato budget dovuto al debito pubblico? Per esempio, secondo il mio modesto parere, la scarsa qualità della scuola italiana dipende anche dai programmi studiati, che non permettono lo sviluppo delle abilità richieste all’università e nel mondo del lavoro. Si studia troppo e male, si discute di conoscenze fini a sé stesse che non hanno un’applicazione nella vita reale. Si è troppo ancorati al passato remoto e si trascurano gli eventi contemporanei con una conseguente capacità riduttiva di elaborare un pensiero proprio (e torniamo agli scioperi di prima). Tutto questo si ripercuote successivamente nel rapporto con la politica, in quanto, se ci fosse una vera conoscenza del Novecento, ci renderemmo conto di vivere in un periodo per nulla tragico e mai, come adesso, si ha la piena potenzialità di sviluppare un pensiero libero e autonomo.

       Ottavio Pugliares    (studente liceale)

La Càlia dietro lo scioperoultima modifica: 2010-10-08T21:04:40+02:00da leodar1
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