Il nuovo partito di Gianfranco Fini, Futuro e Libertà, è stato presentato ufficialmente ai siracusani giovedì 7 ottobre nel civico palazzo San Biagio di Augusta. La scelta della città federiciana è stata motivata da una decisione storica. “Un anno e mezzo fa, proprio qui ad Augusta, celebrammo lo scioglimento di Alleanza Nazionale”, ha precisato in apertura Marco Stella, che fu sostenuto dal polo berlusconiano, in opposizione a Carrubba, per la poltrona di sindaco, alle amministrative di due anni fa. Più che avere l’aspetto di una conferenza-stampa, quella di palazzo San Biagio è apparsa come un’assemblea congressuale di partito, cui, di norma, vengono invitati i rappresentanti di altri partiti. Infatti, erano presenti numerosi esponenti di partiti che in campo nazionale guardano a FL, come a una formazione che può mettere in crisi il governo Berlusconi. C’erano in sala il segretario locale del PDI, Santanello, un candidato alla sindacatura del 2008, Salmeri, in opposizione a Carrubba anch’egli, e un ex consigliere comunista ex assessore di un’amministrazione Gulino, Totis, che, come Salmeri, ha ricevuto il pubblico saluto da parte di Stella, proprio come si fa di solito all’inizio di un congresso di partito. Qua e là, in mezzo ai seguaci di Fini, qualche esponente piellino di poco rilievo. Ovviamente assenti gli ex compagni di An, ormai incardinati stabilmente nel Popolo delle libertà, fondato da Berlusconi e da Fini. L’auditorium di palazzo San Biagio era affollato da simpatizza venuti da tutta la provincia, al séguito dei loro capi locali che hanno voluto seguire Fini in questa nuova avventura, dopo quella dell’MSI diventato poi Alleanza Nazionale e dopo la breve esperienza del PDL. Grande è stato l’entusiasmo di tutti coloro che si sono avvicendati al microfono, da Roberto Meloni a Paolo Amenta, da Giovanni Di Mare a Fabio Granata. Ovviamente il discorso più lungo , oltre che il più atteso, è stato quello di Fabio Granata, ex assessore regionale ai Beni culturali, oggi deputato alla Camera, tra i finiani di ferro è quello che, con Bocchino e Della Vedova, appare più sugli schermi televisivi nazionali e che, spesso, esprime idee e prende posizioni con accenti più critici di altri.
Giorgio Càsole