Una biblioteca all’aperto, dopo la chiusura di quella comunale

libri_catasta.jpgTanti liberi cittadini che, insieme, vogliono rendere vivibile il paese che amano… Augusta!

Scambi di libri, spazi di libera informazione, letture classiche, contemporanee, naturalistiche e di storie augustane, confronti culturali che arricchiranno il secondo entusiasmante appuntamento del progetto PartecipAgire, l‘idea di un gruppo che abbraccia una causa comune che è quella di coinvolgere ogni singolo augustano ad adoperarsi, in prima persona, per la propria città.  Un’ evento all’insegna della cultura, nella sua accezione più ampia e profonda… 
Privati attualmente di una biblioteca comunale, in una città che ha fame, sete, voglia di sapere e desiderio di riscoprirsi , per una sera ne improvviseranno una… senza confini…
Per tutto questo sarà essenziale, ancora una volta, la PartecipAzione di tanti, di tutti!  

<Se per la sopravvivenza biologica di un singolo individuo è sufficiente che vengano soddisfatti determinati bisogni naturali, la vita di una collettività, quale che sia, non è possibile senza una cultura  (Jurij M. Lotman)>  

<Il Comune di Augusta promuove lo sviluppo della cultura valorizzandone le iniziative; tutela e valorizza il patrimonio: storico, librario, artistico, archeologico e monumentale, anche promuovendo la partecipazione di soggetti pubblici e privati (ex art. 5, Statuto comunale)>.

Sabato 4 Dicembre dalle 18:30 alle 23:00 in Piazza Duomo ad Augusta  all’evento “BIBLIOTECA SENZA CONFINI …. ” organizzato da diverse associazioni cittadine unite nel progetto PartecipAgire. Porta un romanzo da scambiare e tanta voglia di … cultura!

      Angela Calì

“Un siciliano a Parigi”, con successo al Brancati di Catania, presto a Siracusa

 

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foto di G.C..jpgCATANIA. L’accattivante sorriso di Tuccio Musumeci  mette sùbito di buon umore chi si accinge a prendere visione del catalogo a colori della stagione teatrale 2010-2011, la terza,  del teatro Brancati di Catania. Il sorriso di Tuccio Musumeci,   ultima maschera comico-grottesca del teatro siciliano,  ha una duplice valenza. E’ il sorriso di chi fa capire “ce l’abbiamo fatta” ed è anche il sorriso di chi vuole ammiccare al pubblico per dire: “Con noi ti divertirai”. Un sorriso programmatico, dunque. E ne ha ben donde il catanese Musumeci che  del  teatro Brancati è il direttore artistico, il prim’attore e qualcosa di più. Probabilmente non si sarebbe aspettato un tale successo di pubblico quando decise, con pochi altri, di abbandonare il teatro stabile etneo per mettersi per conto proprio, allestendo un piccolo teatro in quello che era un cinema abbandonato, non molto distante dalla  prima sede dello Stabile, la  sala “Angelo Musco”. Che sia piccolo il “Brancati” è un merito per il buon Tuccio, il quale, nella presentazione del citato catalogo, si rivolge agli spettatori vecchi e nuovi con un’ efficacissima captatio benevolentiae : “Dal palco alla sala la distanza è brevissima  e, così,  vi sentiamo parte della scena, siete protagonisti insieme a noi, ridete con noi, vi commuovete con noi.” Per mettere in pratica questi due precetti, far ridere e far commuovere, Musumeci e i suoi più stretti collaboratori hanno deciso di mettere in scena un testo francese collaudatissimo, un classico del genere,  “Il sistema Ribadier”, di Georges  Feydeau,  rivisto e adattato da Romano Bernardi con il titolo Un siciliano a Parigi, e di ospitare la rappresentazione di un  altro testo francese, Perthus, del contemporaneo Jean M. Bisset. Un siciliano a Parigi ricorda nel titolo un celeberrimo musical con Gene Kelly , attore-cantante e ballerino che interpretava Un  americano a Parigi. Oltre al titolo non c’è altro richiamo. La pièce, che si basa sul classico triangolo amoroso, tema caro a Feydeau, è una di quelle “ macchine” teatrali  così perfette che hanno soltanto bisogno delle facce giuste e di un regista che sappia fare il suo mestiere. E qui ci sono  tutti gli elementi. Il metteur en scène, Giuseppe Romani, uomo di fiducia di Tuccio Musumeci, è il regista stabile del Brancati, le facce giuste sono quelle di fior d’attori professionisti quali Massimo Leggio, Concita Vasquez, Agostino Zumbo, Claudio Musumeci, Egle Doria e, naturalmente lui, il giovane.vecchio attor comico Tuccio Musumeci nel ruolo del titolo. Dobbiamo dire che, contrariamente ad altri attori protagonisti che vogliono sempre strappare l’applauso con le loro gigionerie, Tuccio Musumeci non esagera, non strafà, non sta lì, come taluni ”mostri sacri” oggi, per fortuna,  scomparsi, a godersi l’applauso alla prima entrata in scena. Tuccio Musumeci possiede, naturaliter, una tale vis comica da non aver bisogno di ricorrere ad alcun artificio, si mette al servizio dell’autore, del regista,   del pubblico e dei compagni con autentico senso della scena, tant’è che gli altri emergono nonostante la sua presenza, come Massimo Leggio, nella parte di Eugenio Ribadier, brillantissimo e spassosissimo. Dopo oltre venti repliche al Brancati, nei prossimi giorni la commedia sarà replicata a Siracusa e certamente richiamerà un gran pubblico. Al “Brancati”è stata  rappresentato  soltanto un paio di sere il dramma dolceamaro Perthus, sopra citato,  tradotto da Anna D’Elia, per la regia di Giampiero Cicciò, con quattro attori maschi, senza dubbio bravissimi, soprattutto i due che hanno interpretato i ruoli delle madri di due adolescenti maschi, le quali scaricano sui figli tutte le loro ansie e frustrazioni da diventare madri-padrone, essendo del tutto assenti dalla scena i padri. Il regista poteva scegliere due donne. Ha scelto, invece, due uomini, uno con la barba, l’altro con i baffi, ha fatto  indossare loro abiti quali possono essere indossati dalle donne, giacca e pantaloni neri  larghi, ma ha fatto calzare scarpe con tacchi a spillo, come unico segno  distintivo femminile. I due interpreti sono stati così bravi, così persuasivi nel loro essere madri che, a tratti, quasi, lo spettatore si dimenticava che aveva davanti uomini con barba e baffi. Non sappiamo se questa scelta registica ha obbedito a un’interpretazione psicologica, quella, cioè, di vedere le madri come androgine, come virago castranti,  o a una ragione più di cassetta, quella, cioè, di provocare il riso, dolceamaro, appunto, nel vedere uomini che fanno il verso alle donne, dando l’impressione d’essere gay. Certo quello dell’omosessualità è un tema esplicito nella rappresentazione, l’attrazione fra due giovani maschi che è temuta e bloccata dalle due madri, che per i figli hanno programmato un futuro gratificante intanto per sé stesse.  I due vengono allontanati proprio dalle due donne che prima non si conoscevano e poi diventano alleate.  Il sentimento viene represso,  ma non soffocato. Trascorsi gli anni, i due ragazzi, diventati adulti, s’incontrano casualmente al cimitero “il giorno dei morti”: compiono il loro dovere da bravi figlioli, onorando la memoria dei  cari estinti. L’emozione fra i due è fortissima, si guardano come due innamorati che hanno un nodo in gola. Uno ha moglie e figli e va in giro per il mondo, l’altro ha accettato la sua alterità e vive con un compagno. Il ricordo degli anni migliori, dei diciott’anni vissuti in un paesino del sud della Francia, è incombente e struggente.. L’oggi poteva, potrebbe essere diverso se ieri…

     Giorgio Càsole

Vogliamo indignarci contro lo spreco del denaro pubblico? Appello di G. Casole ai colleghi giornalisti

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Cari colleghi, ho il piacere di darvi una notizia che riguarda il liceo Mègara , del cui consiglio d’istituto sono componente. L’altra sera abbiamo approvato un progetto, che avrà i finanziamenti dell’Unione Europea, che concerne il “cappotto” dei due plessi della cittadella, vale a dire l’isolamento termico, con impianti di condizionamento e in più la sistemazione a verde di tutto il piazzale per un importo di 749 mila euro. Nel frattempo continuiamo a spendere, come certamente sapete, 250 mila euro l’anno per il plesso privato di Via Adua, che fino a febbraio di quest’anno ospitava praticamente tutto il liceo (in precedenza tutto intero), compresi uffici e laboratori. Attualmente quell’edificio privato ospita undici classi. Gli stessi alunni nell’assemblea studentesca dei giovedì 11 si sono domandati “perché occupiamo i piani alti anziché quelli inferiori”, alla faccia della logica della sicurezza (in caso di calamità ci vuole più tempo per scendere dal V e dal IV piano, no?). Gli alunni si sentono smarriti e ghettizzati in quel plesso, tant’è che nella citata assemblea qualcuno ha informato che ci sono aule vuote nel plesso dell’istituto “Principe di Napoli” e le classi del socio-psico-pedagogico e quelle della sezione A dello scientifico potrebbero trovare ospitalità e sarebbero vicine alle altre. Più volte è stato ribadito che si tratta di plessi di proprietà del Comune sia quelli  della “Principe di Napoli” sia dello scientifico e del classico, mentre il plesso Capuano è di privati e fu, come ricorderete, sostanzialmente requisito dal prefetto di Siracusa per motivi di urgenza e di protezione civile, sette anni fa. Oggi con i soldi spesi, circa un milione e 500 mila euro , potremmo avere un plesso nuovo fiammante con tutti i crismi di sicurezza. Sarebbe bastato buttare a terra il plesso della  ex palestra, oggi degradata, e costruire un edificio per ospitare altre classi. Per l’educazione fisica si può continuare a utilizzare il campo Carrubba o, grazie alla Marina Militare,la vicina palestra”Stampanone”. Invece no. Evidentemente o la logica latita o la mano destra non sa quello che fa la sinistra o peggio. Ora avremo i fondi europei , cioè fondi pubblici, per il “cappotto” e quant’altro, mentre continueremo a spendere altri soldi pubblici per il plesso di Via Adua. Fino a quando? Che dite, ci vogliamo indignare? Vogliamo dare il massimo risalto per pagare meno tasse? Una chicca. Fino al settembre scorso buttavamo soldi pubblici della Provincia, sempre nostri, però, per il plesso di via Citrus, destinato al Commerciale. Il nuovo dirigente subentrato, Carmelo Gulino, ha chiuso il plesso,perché ha trovato gli spazi per ospitare il Commerciale nel plesso dell’ITIS, fatte le opportune tramezzature interne. Spero di essere stato utile, di avere il vostro sostegno, di colleghi della stampa e di cittadini contribuenti. Sto per andare a scuola, proprio in Via Adua, e tutti i giorni m’incazzo, lo posso dire?

     Giorgio Càsole

AUGUSTA, CITTA’ DELLA NOTTE SI CONFERMA TEATRO DI RICHIAMO

 

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Ci si è trovati immersi in un’atmosfera un po’ retrò venerdì 19 novembre al TEATRO “Cannata” di Città della Notte, sulla strada provinciale per Villasmundo,  che ha visto esibirsi il tenore Edoardo Guarnera e la soprano Daniela Rossello nello spettacolo Voci in concerto, secondo appuntamento della stagione teatrale 2010/2011.  I noti cantanti, accompagnati dalle voci di Emanuela Di Gregorio, giovane promessa della lirica, e del tenore catanese Antonio Alecci, hanno compiuto un piacevole  excursus nella musica lirica e strumentale, dalle più celebri arie d’opera e di operetta  alle classiche canzoni napoletane. L’evento si è articolato in due atti: nel primo sono state eseguite arie d’opera e di operetta, come E lucean le stelle dalla Tosca di Puccini, brani della Cavalleria rusticana di Mascagni, ma anche un passo de I  Pagliacci e  Mattinata di Leoncavallo. Nella seconda parte si è assistito a una carrellata di brani famosi degli anni ‘20/’30/’40 per poi passare al repertorio classico napoletano: fra le tante, Parlami d’amore Mariù, la celebre Malafemmina  scritta da Antonio De Curtis, alias Totò, Totò, l’immortale O sole mio che ha visto anche la partecipazione del timido pubblico augustano.  Ciascun brano era introdotto da quattro attori-presentatori che raccontavano la storia della sua realizzazione, del suo autore e degli anni in cui quel brano veniva ascoltato. A completare il quadro che, nei costumi e nella scenografia (sapientemente realizzata dal regista e produttore dello spettacolo Tony Musumeci) , appariva una cartolina dei primi anni del Novecento, un’orchestra composta da sedici elementi diretta dal giovane maestro Fabio Raciti. Dall’incontro di canto, teatro e musica il risultato è stato un appassionante e vivace concerto che ha permesso alla fascia più anziana del pubblico di vivere ognuno il proprio intimo amarcord, e ai più giovani di conoscere e godere di musica e atmosfere d’altri tempi.  Gongolanteper il successo, patron Cannata ci ha annunciato il prossimo spettacolo, Il giorno della civetta, riduzione drammaturgica del famoso romanzo di Leonardo Sciascia, il prossimo 16 dicembre.

Diletta Càsole   –   Nella foto: l’ampio teatro Cannata di Città della Notte       

Restaurato il settecentesco palazzo di citta’

 

duomo.jpg AUGUSTA– Dopo  sei anni circa (cinque anni e nove mesi, per la cronaca),   la vecchia sede del municipio è stata liberata da ogni impalcatura e il settecentesco palazzo appare in tutto lo smalto che aveva perduto nel corso di quasi tre secoli, anche se  negli anni scorsi la facciata era stata sottoposta a discutibili lavori di restauro. La durata dei lavori è stata così lunga perché era indispensabile mettere in sicurezza il palazzo dopo i danni subìti a causa del terremoto del 1990. Il palazzo fu costruito quasi  vent’anni dopo un altro terremoto, il terribile terremoto del 1649, che distrusse la Sicilia Orientale, da Messina a Ragusa.   Nel secolo successivo i lavori furono completati. Qualche giorno fa sono stati conclusi i recenti lavori   di consolidamento e restauro. Sono stati completati gli interni, gli impianti, l’installazione dell’ascensore, il moderno archivio. Adesso il palazzo dovrà essere sottoposto a pulizia da cima a fondo, poi potrà essere effettuato il trasloco. Ci sarà spazio per  gli uffici e per la rappresentanza, sarà nuovamente disponibile il salone con affreschi e parati degni di una sala teatrale qual era fino al1919. Ricordiamo che i lavori sono partiti nel febbraio del 2005 con fondi della legge numero 433 del post terremoto, circa 2 milioni e 500 mila euro. Al centro del cornicione superiore esterno,in un arco , è stata reinstallata l’aquila sveva concessa da Federico II per la fedeltà dimostrata dalla città nelle varie fasi del suo regno. Sotto tale cornicione e per tutta la larghezza dell’edificio si può leggere la scritta: “URBS REGALIS AUGUSTA VENERANDA FIDELIS“cioè  “La città regale di Augusta degna di venerazione da parte dei cittadini” a testimonianza della considerazione imperiale. Al primo piano sulla parte destra della facciata è stata ripristinata la  Meridiana, un orologio perpetuo solare, che segna le ore e i mesi dell’anno. Questo impianto ricorda un’ eclissi totale solare avvenuto il 22/12/1870 della durata di 111 secondi che fu osservato da molti studiosi e scienziati arrivati in città per l’occasione da tutte le parti del mondo.

      Giulia Càsole

Per l’ augustana Elisa Lisitano si conclude l’avventura del Grande Fratello

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elisalisitano01.jpgAUGUSTA. S’era fatta rossa per partecipare al “Grande Fratello”, la popolare trasmissione di Canale 5 , che, da dieci anni a questa parte, calamita l’attenzione di milioni di spettatori. I concorrenti per entrare nella “casa più famosa d’Italia” sono legioni, le selezioni ardue. Moltissimi sono spinti dal miraggio del premio finale cospicuo, ma anche dai riverberi della notorietà, dalla possibilità che la trasmissione offre di transitare stabilmente nel mondo dello spettacolo, senza troppe difficoltà. La 22enne augustana Elisa Lisitano, alcuni anni fa, non ancora diciottenne, s’era presentata al concorso per Miss Italia, entrando nella selezione  che le consentì di farsi ammirare da milioni di telespettatori attraverso gli schermi di Raiuno. Gli occhi verdissimi della giovane Elisa incantarono tanti che, oggi, sono rimasti delusi nel vedere i suoi capelli tinti di rosso, un colore non solo innaturale, ma troppo vistoso, che fa passare in secondo piano lo smeraldo degli occhi e fa apparire Elisa una come tante. Con il colore castano naturale e con il suo sorriso Elisa ha già fatto colpo, lavorando in alcuni film di caratura nazionale e in stazioni televisive locali. Pare che sia stato proprio il “Grande Fratello” a imporle di farsi rossa. Elisa, ovviamente, ha obbedito, è riuscita a entrare, è rimasta dignitosamente in gara per due settimane. Poi l’uscita e il mesto ritorno  nella casa familiare, qui ad Augusta.  Ah, se non si fosse tinti i capelli di rosso! Chissà? Ma, siamo certi, Elisa  ci riproverà ancora.

    Giorgio Càsole

AUGUSTA, LE FIAMME GIALLE SEQUESTRANO 150 APPARTAMENTI DEL VALORE DI 20 milioni di EURO SARANNO ABBATTUTI?

edilizia.jpgAUGUSTA —  Un enorme fungaia o, se volete, un soffocante alveare  in cemento armato; queste sono state alcune delle definizioni enunciate dagli augustani quando hanno visto elevarsi ben 7 palazzoni, per complessivi 150 appartamenti, per un valore globale sul mercato edilizio cittadino di circa venti milioni di euro. L’area è quella dove, oltre vent’anni fa, furono costruiti palazzoni consimili, ma con un po’ di verde attorno o con le rimesse per auto, nei pressi del campo sportivo Fontana, oggi chiuso perché il terreno è fortemente contaminato. Il campo sportivo dovrebbe essere del tutto smantellato e bonificato e si pensava, a lume di logica, con il senso comune delle persone cosiddette della strada che lì, nei pressi, non  potevano, non dovevano essere costruiti palazzi per civili abitazioni, almeno fino alla bonifica totale e integrale. Invece, i palazzi sono sorti e già allineati a tamburo battente, fino al blitz della Guardia di Finanza del 23 scorso.  Le Fiamme gialle della compagnia di Augusta hanno sequestrato  l’intero cantiere edile. Si tratta di circa 150 appartamenti che,  completati,  valrranno oltre venti milioni di euro. Il sequestro da parte degli uomini della Guardia di Finanza, su ordine della Procura di Siracusa, è stato effettuato perché pare che “siano state costruite in totale e in grave difformità dalla normativa edilizia, in danno degli interessi della collettività”. Nel corso delle indagini  pare sia stata accertata l’ illegittimità delle sette concessioni edilizie rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in relazione all’unico lotto rimasto non edificato all’interno del piano di lottizzazione “Conceria”, approvato dal Comune di Augusta nel 1980. Gli edifici sottoposti a sequestro , secondo gli investigatori, sono stati costruiti in forza di concessioni non conformi agli standard urbanistici, imposti al piano di lottizzazione “Conceria” dalla normativa , il decreto ministeriale numero 1444/68 in tema di spazi da destinare a verde pubblico, ad attrezzature di interesse comune, ad attrezzature sportive ed a parcheggi pubblici e privati. Si tratta dell’area nei pressi del campo sportivo “Fontana” che. a  detta dei residenti  del quartiere, doveva diventare una zona a verde con giardinetti e giochi per i bambini. Il lotto interessato, di circa 5.800 metri quadrati, pare doveva essere interamente destinato a soddisfare il maggior fabbisogno di verde, attrezzature e parcheggi del piano di lottizzazione esteso per circa 20.000 metri quadrati.  Invece , secondo le indagini effettuate dalle Fiamme Gialle, a seguito di un esposto, hanno accertato che l’ufficio tecnico ha rilasciato concessioni per consentire la completa edificazione. Secondo la Procura, le palazzine sequestrate non potevano essere costruite e l’area sulla quale insistono doveva venire esclusivamente dedicata a servizi a beneficio della collettività: in ogni caso sarebbe rimasto insoddisfatto il fabbisogno di aree  per uso pubblico per circa 15.000 metri quadrati. Queste le motivazioni per cui la Procura ha chiesto il sequestro preventivo di tutta l’area interessata e degli immobili già realizzati ed in corso di completamento. Sono in corso accertamenti per approfondire tutte le responsabilità, saranno ascoltati i progettisti, direttore dei lavori e funzionari che si sono occupati di istruire e rilasciare i provvedimenti concessori in violazione della normativa vigente. I residenti attendono, sin dagli anni 80, che il comune bonificasse l’area dalla vegetazione e le erbacce e realizzasse le opere a verde per il tempo libero e parcheggi. Invece improvvisamente,alcuni mesi fa, sono venute su le palazzine. Sull’altro lato della strada una statua di san Padre Pio e un piccolo giardino, curato dalle persone, rimarranno l’unica zona  sottratta al cemento della vasta area urbana. La speculazione edilizia l’ha fatta da padrone  in tutt’Italia e anche ad Augusta. Non c’è da stupirsi. Bisogna avere il coraggio di opporsi, di denunciare e di chiedere l’abbattimento, com’è successo a Bari. Dare l’esempio è vitale al fine di aprire gli occhi agli speculatori e a coloro che li sostengono all’interno del palazzo., soprattutto se, oltre a rimetterci finanziariamente, si corre il rischio d’andare in galera, come si fa per i beni della mafia, i quali, ormai, vengono sequestrati per utilità sociale, quando non vengono abbattuti.

   D C

ENEL-TIFEO VERSO LA CHIUSURA

centrale Enel Tifeo.jpgAUGUSTA- “E’ in corso di formalizzazione la conclusione del procedimento secondo le determinazioni della conferenza del 22 Giugno 2010″. Questa   è  l’affermazione del sottosegretario all’Ambiente, Menia,  nella risposta scritta all’interrogazione sulla vicenda dei pareri alla centrale Tifeo di Augusta. “Non ci sono spazi per fraintendimenti”, – ribadisce Legambiente Sicilia – “la chiusura della centrale è ormai stabilita ed è stata determinata dalla mancata volontà dell’azienda di ricercare e adottare strumenti e tecnologie evolute per abbattere le emissioni entro i limiti di sopportabilità dell’area”. Con l’interrogazione dello scorso mese di luglio i senatori  “democratici”Roberto Della Seta e Francesco Ferrante chiedevano a Stefania Prestigiacomo, ministra  dell’Ambiente se corrispondesse al vero l’intenzione di riconvocare una nuova conferenza dei servizi dopo quella del giugno di quest’anno, nella quale era stato espresso parere negativo al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale alla centrale termoelettrica .  Si ripresenta concretamente la possibilità che la centrale di Augusta verrà chiusa entro il 2015. “In premessa” – spiega Legambiente –“ i due senatori del PD ricordavano la mancata adozione delle B.A.T. (Migliori Tecnologie Disponibili) da parte dell’Enel Tifeo, degli insoddisfacenti miglioramenti di carattere ambientale derivanti dalla sola misura di riduzione dello zolfo nell’olio combustibile, della preoccupante qualità dell’aria registrata nella zona industriale in territorio di Augusta e del permanere di uno stato di profondo disagio ambientale e sanitario nell’intera zona.” Con la risposta scritta che il sottosegretario all’Ambiente, Menia, ha presentato viene smentita l’ipotesi di riconvocare una conferenza dei servizi per riformare il parere espresso a giugno e, anzi, viene precisato che l’Enel aveva chiesto l’esenzione a rispettare i limiti di legge per le emissioni e di continuare a far funzionare la centrale fino al 31.12.2015 impegnandosi a dismetterla dopo tale data. Quindi da parte di Enel non veniva proposto nessun miglioramento, nessuna adozione di BAT, nessun impegno se non quello di chiudere la centrale dopo 5 anni. Tale richiesta è stata giudicata inaccettabile e ritenuto incompatibile l’assetto attuale della centrale con la criticità dell’area e ciò ha prodotto il diniego dell’AIA”.

A  settembre , in occasione d’un incontro con il sindaco Carrubba, è stato precisato  “che l’azienda ha interesse a procedere a interventi di migliormanto ambientale che possano scongiurare la chiusura. Si tratta di un progetto per un importo complessivo di 10 milioni di euro che potrebbe iniziare al più presto, se riceveremo il via libera dagli enti preposti”. Per Legambiente invece “i ripensamenti di Enel di questi mesi e le affermazioni di volersi impegnare per i miglioramenti impiantistici e tecnologici sono tardivi e sono nei fatti smentiti dalla prassi. Non depone  il fatto che da qualche mese il combustibile utilizzato per alimentare la centrale viene caricato nei depositi del Nord Italia su navi petroliere, sbarcato sulle banchine del porto Commerciale di Augusta e trasportato con centinaia di autobotti fino alla Centrale di Megara Iblea.”

“Si tratta di  un uso improprio del Porto Commercial”,   dicono gli ambientalisti ,  e con un aggravio del rischio nell’area rappresentato dall’aumento del numero delle autobotti circolanti, rischio che nel suo ultimo rapporto la Commissione Ministeriale Istruttoria poneva ai primi posti e raccomandava di depotenziare”. Tale servizio di approvvigionamento potrebbe avere uno stop dalla Capitaneria,  la quale ha già avvertito che in quell’area commerciale non ci sarebbero le condizioni di sicurezza necessarie. E’ stato chiesto a Maxcom di poter utilizzare il deposito costiero per  il rifornimento: il che  comporterebbe un traffico notevole di autobotti all’interno del quartiere Borgata, un’ eventualità che ha già fatto registrare un’ alzata di scudi in consiglio comunale. Tempi duri per Enel, quindi, ma anche tempi duri per i cittadini di Augusta.

C.C.

VISTOSA E PERICOLOSA CREPA ALLA VILLA COMUNALE

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AUGUSTA. “Affinché nessuno possa dire “noi non sapevamo” segnaliamo l’imminente rischio di crollo che interessa il bastione ed il muro del belvedere di ponente dei giardini pubblici”. La segnalazione arriva dall’associazione Natura Sicula che sembrerebbe un pericolo reale secondo la documentazione fotografica allegata. Natura Sicula pone l’attenzione sui “crolli culturali” del patrimonio monumentale di Augusta :”Le nostre segnalazioni “- afferma l’associazione –“ non sono certo mirate a sollevare  polemiche sterili,  ma a stimolare interventi concreti prima del disastro annunciato. Rilevanti lesioni che percorrono tutto il muro in senso verticale. Un accidentale crollo potrebbe causare danni a persone o autovetture che si trovassero a transitare per la strada sottostante che rappresenta , per l’isola, un’ importante via di fuga. Le piogge invernali”- sottolinea  Natura Sicula – “potrebbero dare il colpo di grazia a una situazione già estremamente precaria. Ribadiamo se ce ne fosse bisogno, la necessità di interventi immediati al fine di scongiurare situazioni di pericolo per la comunità e una grave perdita per il patrimonio culturale cittadino. Ci auguriamo in futuro di non dover intervenire più su tale argomento”. Un pericolo che è già stato evidenziato da altre testate giornalistiche informatiche, che hanno segnalato la profonda spaccatura e il dislivello trasversale che passa quasi per tutta la larghezza del piazzale sovrastante, nei pressi dell’ex monumento ai caduti dell’aria. In quell’area, per la festa del patrono san Domenico arrivano centinaia di ambulanti, con bancarelle e automezzi, attirando  la presenza di migliaia di persone. “Il crollo della Domus dei Gladiatori di Pompei “- ricorda l’associazione culturale – “ha generato parecchia indignazione da parte dell’opinione pubblica italiana e mondiale, si è parlato di “disastro annunciato” di “vergogna per l’Italia” ed è tornato prepotentemente alla ribalta il tema della tutela del patrimonio culturale”. Ad Augusta , invece tutto sembra passare inosservato, per tutti i monumenti, nonostante diverse associazioni  abbiano più volte segnalato e polemizzato, quando necessario, con la Sovrintendenza che proprio in virtù del termine dovrebbe sovrintendere alla difesa e rivalutazione del patrimonio monumentale e culturale.

     Cecilia Càsole      

Una tragedia paragonabile solo a quella di Minamata

Intervista al dott. Giacinto Franco, ex primario dell’Ospedale di Augusta (SR), che ha osservato sin dall’inizio degli anni ’80 un aumento notevole di patologie tumorali, soprattutto al polmone, di malformazioni e di aborti spontanei. Nell’area di Augusta, Priolo e Melilli (denominata tristemente anche “triangolo della morte”) c’è una concentrazione di impianti petrolchimici, industria chimica e dell’energia che hanno riversato nelle acque reflue e nel mare tonnellate di sostanze inquinanti, tra cui metalli pesanti come mercurio e piombo che sono elementi tipicamente responsabili delle malformazioni che si osservano negli esseri umani, ma anche nei pesci. Una tragedia paragonabile solo a quella di Minamata, avvenuta negli ’50 in Giappone, per colpa di un’industria che sversava nel mare mercurio. Nella città nipponica, però, c’è stata una grande presa di responsabilità da parte delle istituzioni e una forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Oggi il Giappone è in prima linea nella promozione di un trattato vincolante che riduca notevolmente le emissioni di mercurio nell’ambiente a cui sta lavorando il programma Ambientale delle Nazioni Unite. Il prossimo incontro dell’UNEP per dibattere sul mercurio si terrà proprio vicino a Tokyo alla fine di gennaio. L’Italia ha molta strada da fare, soprattutto se si considera lo stretto legame tra politica e industria.  Su Wikipedia si legge che “L’Ufficio di Medicina del Lavoro di Messina ha riscontrato nelle urine dei lavoratori della ditta Coemi, società controllata dalla Fincoe S.r.l., di proprietà della famiglia Prestigiacomo, addetti all’impianto cloro-soda, concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite massimo consentito.” Erede di quella famiglia Prestigiacomo è l’attuale ministro dell’Ambiente. Come se quella zona non avesse già abbastanza problemi, la Prestigiacomo si è battuta per la realizzazione, proprio ad Augusta, di un termovalorizzatore e di un rigassificatore a Melilli, progetto poi bloccato dalla Regione Sicilia. Nel caso Augusta, Priolo e Melilli l’Accordo di Programma Quadro, del giugno 2004 tra i Ministeri dell’Ambiente, dell’Economia e la Regione Siciliana prevedeva un costo complessivo dell’intervento di bonifica pari a 774 milioni di euro di cui 219,7 a carico delle industrie, ma oggi, a detta degli attivisti siracusani di AugustAmbiente e Decontaminazione Sicilia, la ministra starebbe predisponendo un decreto sugli “Accordi transattivi” con le industrie, fra cui quelle siciliane di Priolo e Gela, per cancellare in un sol colpo tutti i gravi disastri ambientali da  esse causati.

         Francesca Romana Orlando  (Vice Presidente di AMICA – autrice del libro IL CERCHIO PERFETTO)