AUGUSTA RIVIVE AL CARMINE L’ANTICA TRADIZIONE DELLA “VELATIO”

CARMINEAUGUSTA – “Viviamo nell’inflazione delle parole, delle immagini… Mi sembra che il tempo della Quaresima potrebbe proprio essere anche un tempo di digiuno dalle parole e dalle immagini. Abbiamo bisogno di un po’ di silenzio, abbiamo bisogno di uno spazio senza il bombardamento permanente delle immagini. In questo senso, rendere accessibile e comprensibile oggi il significato di quaranta giorni di disciplina esteriore e interiore è molto importante per aiutarci a capire che una dimensione della nostra Quaresima, di questa disciplina corporale e spirituale, è crearci spazi di silenzio e anche senza immagini, per riaprire il nostro cuore all’Immagine vera e alla Parola vera.” Le parole dal Santo Padre Benedetto XVI, rivolte ai sacerdoti della Curia Romana nel discorso per la Quaresima 2008, divengono la migliore chiave di lettura per poter chiaramente comprendere il significato della Velatio, antica prassi liturgica che era propria del tempo di Quaresima, facendo emergere ed attualizzando il significato di una pratica antica ed affascinante quale quella della velatura delle immagini nelle due settimane che precedevano la Pasqua di Risurrezione; una pratica che, seppur caduta in disuso dopo la riforma liturgica post conciliare, non è mai stata del tutto abbandonata ( perché, in realtà, mai abolita) sopravvivendo ancora in molte chiese, seppur separata dall’originale contesto liturgico di cui era parte integrante, ma il cui significato e, sopratutto, messaggio spirituale, ai nostri giorni, resta ai più sconosciuto. Se rimangono incerte e controverse le origini storiche di questa pratica, da alcuni  fatta risalire addirittura al IX secolo, è invece chiarissimo il contenuto spirituale di cui era portatrice e che, laddove mantenuta, continua a  trasmette; un contenuto di straordinaria attualità, paradossalmente più utile al credente del XXI secolo che a quello di un secolo addietro.

Per comprenderne correttamente il significato bisogna far riferimento a quella che era la liturgia pre conciliare, quando il Tempo di Quaresima era unicamente suddiviso nelle sei domeniche che precedono la Pasqua di Resurrezione, le ultime due settimane erano chiamate “I e II  Settimana di Passione” perché la riflessione sul mistero della Passione, della sofferenza e del martirio di Cristo dovevano essere l’unico elemento di meditazione del credente. L’antica liturgia prevedeva che il sabato precedente la V Domenica di Quaresima, dopo il canto del Vespro, tutte le immagini esposte nelle chiese incluse le raffigurazioni del Crocifisso( pale d’altare,quadri,statue) venissero velate con pesanti drappi viola,eccetto le stazioni della Via Crucis e le immagini decorative( stucchi, ecc.), si creava quasi una raffigurazione del Cristo nascosto illustrato dal Vangelo di Giovanni 8,46-59,che veniva letto in quella domenica, pagina di Vangelo dove si parla del nascondimento di Gesù braccato dalla furia delle autorità ebraiche che volevano lapidarlo.Come nel Venerdì Santo lo ” Sposo” è tolto e la Chiesa non celebra l’Eucarestia, così nelle due settimane di Passione tutto doveva restare sottratto allo sguardo esteriore del credente per condurlo a cercare più intensamente Dio dentro il proprio cuore riflettendo sul mistero della sofferenza dell’ignominiosa Passione che precede il martirio in croce, quella croce dove Cristo è stato confitto dal peccato di ogni uomo. Il silenzio, il distacco dal rumore non solo del mondo ma dai tanti rumori che agitano l’anima di ogni uomo, dalle prepotenti voci che distraggono sino a compromettere o distruggere l’incontro con Dio, sono l’elemento fondamentale per incontrarlo davvero, per porsi dinanzi a Lui con il carico delle proprie umane miserie, solo riflettendo sulle quali e su come sono state espiate, si potrà afferrare il senso di liberazione e rinascita che la Resurrezione dona ad ogni uomo. Pertanto il richiamo forte al digiuno dalle immagini e dal fragore del mondo per ritagliarsi una cella interiore  dove stare alla presenza di Dio, (elemento questo centrale nella spiritualità carmelitana, esplicitamente scritto nella Regola dell’Ordine), divengono l’imperativo di chi nel tumultuoso mondo d’oggi vuole pienamente vivere la felice dimensione di risorto con Cristo, approfittando del proficuo tempo di Quaresima per riavvicinarsi e rinsaldare il suo personale rapporto con il Salvatore. La Chiesa del Carmine, quale chiesa conventuale, celebrava con profonda intensità il periodo quaresimale e pasquale; durante tutti i sabati di quaresima venivano predicati i quaresimali, i sermoni che dovevano particolarmente scuotere i fedeli ed indurli alla riflessione ed alla conversione, il sabato santo le campane del Carmine erano le prime ad essere sciolte, poiché era la chiesa dove si celebrava la prima Messa del Gloria e dove cadeva la prima grande tela che nei quaranta giorni di Quaresima aveva nascosto il presbiterio e l’altare maggiore; oggi la chiesa del Carmine è l’unica chiesa di Augusta ad aver mantenuto la velatura delle immagini dalla V Settimana di Quaresima; tuttavia mantenere la prassi di velare le immagini senza comprendere e diffondere il forte segno e richiamo spirituale in esso contenuto, diverrebbe ostentazione di uno scenografico apparato decorativo dai più percepito come anacronistico, e, pertanto, inutile. Proprio per ovviare a questo e, sopratutto, per farne comprendere il significato tanto stimolante anche per cristiano del terzo millennio, si è voluto creare un evento che mettendo in luce la ricchezza spirituale della Velatio ne riproponesse e diffondesse il richiamo spirituale, così forte ed attuale. La ” VELATIO” come evento religioso-artistico ha visto la luce solo lo scorso anno, dopo un interminabile periodo di gestazione; giunta quest’anno alla seconda edizione, si è voluto porre l’accento principalmente all’aspetto storico-spirituale, offrendo un momento di riflessione e di preghiera incentrata sull’alternarsi di brani musicali e testi sacri e letterari in tema. Preziose presenze il questa seconda edizione sono stata la strepitosa Corale Polifonica Anthea Odes diretta da Maria Grazia Morello, impegnata in un coinvolgente repertorio di musica sacra che ha spaziato da composizioni barocche quali le partiture di Antonio Lotti e Johan Micheal Haydn ad altrettanto preziose pagine di autori contemporanei quali Dubra, Frisina e Garau, mentre la vibrante parte recitativa ha visto impegnato il  dottor Giorgio Càsole eccellente interprete dei testi sacri di Isaia e Matteo, dello struggente ” Donna de Paradiso” di Jacopone da Todi e del maestoso Canto alla Vergine posto da Dante Alighieri sulle labbra di San Bernardo da Chiaravalle nel celeberrimo trentatreesimo canto  del Paradiso.  Durante la serata, che ha registrato tante presenze malgrado le avverse condizioni atmosferiche, è stato anche possibile ammirare antichi santini in tema risalenti a un arco di tempo che va dal XVII agli inizi del XX secolo, e gli antichi paramenti neri usati il venerdì santo prima della riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II.

Marcella Spanò

AUGUSTA RIVIVE AL CARMINE L’ANTICA TRADIZIONE DELLA “VELATIO”ultima modifica: 2015-03-27T09:10:57+01:00da leodar1
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