Testa di Medusa: quando l’ispirazione artistica richiede un ménage à trois, in scena al “Musco” dal 25 al 30 marzo

Cabeza_de_Medusa_2CATANIA.– Scordatevi il solito ménage à trois che mira all’appagamento di sensi e sentimenti. Qui l’adulterio servito in salsa comica ha un fine ben più alto: risvegliare, con esiti ancora più esilaranti, l’ispirazione artistica del marito scrittore. Questo il nucleo pulsante di Testa di Medusa, dissacrante commedia scritta nel 1951 da un autore di culto come Boris Vian. Il Teatro Stabile di Catania ne propone un nuovo allestimento firmato dal regista Ezio Donato, che andrà in scena alla sala Musco dal 25 al 30 marzo, all’interno del cartellone “L’isola del teatro”.

Le scene sono realizzate da Giovanna Giorgianni, i costumi da Dora Argento, le musiche da Carmen Failla, le luci da Franco Buzzanca. Perno della pericolosa e pericolante liaison è una coppia (quasi) scoppiata, impersonata da due attori assai cari alla platea teatrale, Miko Magistro e Olivia Spigarelli, qui affiancati da Giampaolo Romania e Riccardo Maria Tarci, il primo nel ruolo del nuovo corteggiatore di lei, il secondo nei panni dell’’amante (ancora) in carica. Completa il cast Francesco Russo, nelle vesti dello sprovveduto autista. «La scelta di questo testo” – sottolinea il direttore del TSC Giuseppe Dipasquale “rientra nel rinnovato interesse per personalità emblematiche del Secolo Breve, quale fu certamente Vian, vicino all’’esistenzialismo come alla pop culture americana». Morto nel 1959, a soli 39 anni, l’’artista d’’oltralpe ha lasciato il segno e la sua stella continua a brillare. Allo scorso anno risale infatti la trasposizione cinematografica di uno dei suoi primi e più struggenti romanzi – L’écume des jours, in italiano La schiuma dei giorni – diretta dal regista francese Michel Gondry e interpretata da Romain Duris e Audry Tautou.   “Boris Vian” – spiega Ezio Donato – “fu una figura eclettica: scrittore di romanzi e di teatro, poeta, musicista jazz, attore cinematografico, autore di libretti d’’opera, traduttore e prolifico cantautore. Teatro, letteratura e musica animano anche Tête de Méduse, una trama che si spinge fino al paradosso. Il gioco si basa su un classico triangolo formato da marito, moglie, amante, che però non ha nulla di tradizionale nello svolgimento. Un surreale consorte con velleità di scrittore è convinto di poter creare i suoi discutibili capolavori solo se debitamente stimolato da opportune sofferenze sentimentali. Nel suo delirio, in bilico tra il rispetto delle convenzioni sociali e la sua posa da artista maudit, obbliga l’’altrettanto surreale moglie a tradirlo con un numero impressionante di uomini, purché l’’amante cambi ogni sei mesi per evitare che si affezioni troppo e lui, il coniuge, perda la sicurezza affettiva. Ma in questo strano ménage irrompe un giovane bohèmien, e allora il marito scoprirà, assieme agli spettatori, che quasi nulla è come sembra”. Il relativismo di marca novecentesca contraddistingue invero l’’opera letteraria e teatrale di Vian, destinata a lasciare il segno. A renderlo famoso in tutto il mondo, fu però la sua canzone antimilitarista Le déserteur, inserita nello spettacolo da Ezio Donato per sottolineare il legame, quasi autobiografico, tra il commediografo e il mondo da lui descritto, che riproduce gli ambienti intellettuali, politici e artistici della Rive gauche, di cui fu tra i principali animatori. Una sorta di “clonazione” particolarmente evidente nella figura dello spasimante, che nel testo originale è un indossatore, mentre nella messinscena di Donato diventa un cantautore, che s’’identifica in qualche modo con lo stesso Vian.  “La sua drammaturgia” – osserva ancora il regista – “azzera in maniera irriverente e divertita le tradizionali differenze di genere fra teatro leggero, di puro intrattenimento, e teatro sociale e quindi impegnato, commedia e tragedia, come in quegli stessi anni faceva già Ionesco con il suo teatro dell’’assurdo e così pure gli intellettuali appartenenti, al pari dello stesso Vian, all’’Accademia Patafisica. All’’apparenza leggera, Testa di Medusa cerca in realtà di trasmettere un messaggio fondamentale: mentre gli esseri umani sono impegnati nella risoluzione dei loro tragicomici problemi sentimentali, il mondo esterno continua ad andare inesorabilmente avanti, fino a quando le due realtà non arrivano a essere attraversate l’’una dall’altra. Basta una radio, come accade all’’inizio della pièce, che tra una canzone e l’altra annuncia, tramite la voce di Charles De Gaulle, l’invasione militare dell’’Algeria, che in quegli anni si ribellava al dominio coloniale francese, per ricucire la frattura tra pubblico e privato”.

 Caterina Rita Andò

Testa di Medusa: quando l’ispirazione artistica richiede un ménage à trois, in scena al “Musco” dal 25 al 30 marzoultima modifica: 2014-03-24T09:29:20+01:00da leodar1
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