RIFIUTI-ZERO? SI PUO’! PERCHE’ A TREVISO SI’ E A SIRACUSA E PROVINCIA NO?

I termovalorizzatori? Solo in Italia si chiamano così gl’inceneritori, che inquinano in maniera subdola e creano pochi occupati. L’esempio della California

termov.jpgLa recente “bocciatura del Piano Regionale Rifiuti Sicilia da parte della ministra per l’ambiente, Prestigiacomo,  piano  che il governatore Lombardo aveva fatto redigere da un’apposita commissione di esperti (che non prevedeva alcun termovalorizzatore), di fatto riapre l’emergenza rifiuti in Sicilia e la  strada agli inceneritori. Sembrerebbe infatti che, politicamente, si sia raggiunto un compromesso per la realizzazione di due  grandi inceneritori, uno a Palermo e uno a Catania, anziché i quattro previsti dall’ex governatore Cuffaro.

La strada intrapresa dal governatore Lombardo, che è quella oggi scelta dal mondo civile, era stata praticamente imboccata.  Una strada che, in diverse zone italiane, ha già dato risultati eccellenti. In pratica,  la raccolta differenziata spinta, del tipo porta a porta, il passaggio dalla aspecifica tassa rifiuti alla tariffa sulle quantità prodotte da ciascuna utenza, il compostaggio della frazione umida, la creazione di piattaforme specifiche per il recupero delle varie frazioni riciclabili, i centri per il riuso di beni durevoli quali mobili, elettrodomestici e attrezzature varie, unitamente ai materiali della decostruzione degli edifici (infissi, sanitari, legno, etc.).

Come detto in Italia, a macchia di leopardo, con la realizzazione di questa filiera di impianti, nel giro di poco più di un anno si è arrivato a superare anche il 70% di raccolta differenziata (per es. Novara in 18 mesi è al 72%). Inoltre esistono zone di eccellenza, come la provincia di Treviso, dove il “Consorzio privato Priula”, supportato da una capillare informazione e conseguente sensibilizzazione della popolazione, stabilmente, da anni, raggiunge valori di raccolta differenziata dell’80%. E mentre prima il residuo 20% non riciclabile veniva avviato all’inceneritore di Brescia, attualmente viene consegnato ad un impianto di trattamento, sito a Vedelago, che lo trasforma in “sabbia artificiale”, ottimamente utilizzata in edilizia (manufatti in cemento, divisori, muretti, riempimenti stradali, etc.). In pratica in quell’area non c’è più bisogno né di discariche né tanto meno di inceneritori e di fatto si è già raggiunto, con largo anticipo, l’obiettivo rifiuti zero previsto in America per il 2020.

A questo punto una domanda viene spontanea: perché lo stesso non può realizzarsi in tutt’Italia?

Perché si deve ricorrere agli inceneritori che la scienza medica ha dimostrato essere molto pericolosi per la salute e per l’ambiente? Gli inceneritori, che solo in Italia vengono chiamati termovalorizzatori, in pratica bruciano rifiuti tal quali (vedasi ecoballe della Campania), distruggendo notevoli quantità di materiali che possono essere riciclati e materie prime che non sono infinite (es. rame, alluminio, etc). Per riprodurre quanto bruciato bisogna nuovamente inquinare e consumare altre materie prime e altra energia.

Gli inceneritori non termo-valorizzano nulla e sarebbe più appropriato chiamarli “Termosvalorizzatori”, ma in compenso consentono l’accesso ai CIP6, gli aiuti di Stato destinati alla produzione di energia rinnovabile, ricavati dal 7% in più che i cittadini pagano all’Enel per l’energia elettrica consumata.

Nel dicembre 2008 in una conferenza tenutasi  nei locali del municipio di Siracusa, cui partecipava anche il “Consorzio Priula”, Richard Antony, responsabile del “Progetto Rifiuti Zero” della California, presentava i risultati delle statistiche americane,  da cui si evinceva che l’incenerimento di un milione di tonnellate di rifiuti crea 50-60 posti di lavoro, contro i 1.020 ottenuti con la filiera della Raccolta Differenziata. Conferma dell’antieconomicità dell’incenerimento è che la prima voce dell’esportazione della California oggi non è più rappresentata dal vino, ma dall’esportazione dei materiali riciclati dai rifiuti. Infine c’è da registrare la continua dismissione nel resto del mondo degli inceneritori e il fatto che la Comunità Europea ha imposto termini perentori per l’incremento della raccolta differenziata (50% entro il 2012), pena sanzioni economiche.

Documentazione di quanto asserito (danni alla salute, documentazione fotografica su Vedelago e altro si può visionare collegandosi al sito: www//augustaagliaugustani.com

Giacinto Franco – Luigi Solarino

 

RIFIUTI-ZERO? SI PUO’! PERCHE’ A TREVISO SI’ E A SIRACUSA E PROVINCIA NO?ultima modifica: 2010-12-09T09:21:00+01:00da leodar1
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