Energia, sicurezza e cultura

museo paolo orsi.jpgAnche quest’anno si è tenuto all’Open Land il tradizionale incontro tra i rappresentanti della Raffineria Esso di Augusta e  i rappresentanti della società civile e della stampa di Augusta, Siracusa e Melilli. La serata è stata presentata dall’augustano Salvo Bella, responsabile delle relazioni esterne per la raffineria fondata da Angelo Moratti con il nome di RASIOM.

A nome del gruppo Exxon-Mobil, la multinazionale cui fa capo la Esso italiana, ha tenuto la relazione di fine anno il direttore della locale raffineria, Fabio Garagiola, al timone da ben tre anni, che ha messo in evidenza gli sforzi compiuti dall’azienda in materia di sicurezza,  ha tracciato “gli  scenari energetici” da oggi al 2030, specificando che al 2030 la domanda energetica globale sarà molto più elevata, superiore del 35% circa rispetto al 2005.” E’ una sfida decisamente impegnativa” – ha sottolineato Garagiola – “soddisfare il crescente fabbisogno energetico della popolazione riducendo, al contempo, l’impatto sull’ambiente dovuto all’uso dell’energia. La dimensione di questa sfida ha già assunto proporzioni enormi. Attualmente l’uso pro capite di energia nel mondo varia notevolmente, ma in media è paria 200 mila BTU (British Termal Unit) al giorno. Globalmente, il dato si traduce in 15 miliardi di BTU al secondo. Soddisfare la crescente domanda di energia in modo efficace e responsabile, sotto il profilo economico e ambientale, costituisce” – ha concluso il direttore – “una sfida non solo peri governi,ma perle industrie e i consumatori di tutto il mondo.

Prima di cedere di nuovo il microfono a Salvo Bella, Garagiola, visibilmente provato da una sindrome influenzale in corso, ha presentato un filmato un filmato realizzato, come quello dello scorso anno, all’interno della raffineria, per farla conoscere dall’interno, perché “molta gente pensa che la raffineria possa essere un luogo di cui aver paura, attraverso le testimonianze di giovani tecnici, soprattutto donne, da poco assunti, e di personale con anni di servizio alle spalle, tutti con elmetto e occhialoni, tali da renderli irriconoscibili, se non fosse stato per il nome scritto in sovraimpressione.

Salvo Bella ha poi dato spazio a Giuseppe Voza,  già sovrintendente ai beni culturali di Siracusa, troppo noto per essere presentato, autore del volume  “Oltre il museo”, sontuosamente illustrato dalle foto di Lamberto Rubino, edito da ERRE produzioni con la sponsorizzazione della Raffineria di Augusta. L’intervento di Voza, interrotto a più riprese da inconvenienti tecnici  di fonìa, con involontari effetti comici, è stato molto interessante perché l’ex sovrintendente ha esposto una nuova  idea di fruizione dei reperti esposti nei musei: “Lungi ormai dal criterio di settecentesca memoria di trasferire in dimore reali o in prestigiose sedi museali opere importanti,  ritrovate in avventurosi scavi archeologici, si è andata sempre più affermando l’idea che i reperti antichi dovessero essere il più possibile messi in relazione con i luoghi di provenienza, com’è avvenuto in qualche raro caso, negli stessi luoghi di ritrovamento con tutte le intuibili difficoltà e pericoli che l’operazione comporta.  Ne consegue che la mancata possibilità di cogliere sùbito il rapporto con il luogo di ritrovamento, spesso la carenza, se non l’assenza di indicazioni, d’informazioni, di didascalie e, sovente, l’incuria relativa alla manutenzione degli oggetti esposti, hanno provocato, nel tempo, nell’immaginario collettivo, l’idea che il museo fosse luogo chiuso, male illuminato, in cui i reperti esposti sono come sepolti, ‘roba da muse’ è l’espressione che rinvia all’immagine di cosa ammuffita. C’è anche da dire che troppo a lungo il museo è stato visto come uno luogo elitario, un luogo per amatori. Così oggi è divenuta sempre più  sentita l’esigenza di disporre di musei in cui i reperti siano esposti con sufficienti e sempre più aggiornati criteri intesi a far percepire gli oggetti  come ‘portatori di storia’, ma, soprattutto, con lo scopo di far cogliere il legame con il luogo di provenienza degli oggetti stessi.”

    Giorgio Càsole