FECONDAZIONE ETEROLOGA: L’ASSOCIAZIONE HERA DI CATANIA ESPRIME VIVA SODDISFAZIONE PER L’ORDINANZA DEL TRIBUNALE CHE RIMETTE AL VAGLIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE LA LEGGE 40

jpg1-3.jpgCATANIA – Con ordinanza depositata il 3 aprile 2013, il Tribunale di Milano ha rimesso al vaglio della Corte Costituzionale la legge 40/2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita, confermando i dubbi di costituzionalità riguardo il divieto di “fecondazione eterologa” già sollevati con ordinanza del 2 febbraio 2011. Il Tribunale di Milano ha ribadito come, anche alla luce della pronuncia della Grand Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riguardante la legislazione austriaca, permangano i dubbi di costituzionalità del divieto di eterologa imposto dalla legge 40/2004. E ciò sia per violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo riguardo all’illecita ingerenza nella vita privata e familiare tutelata dall’art. 8, sia per violazione degli artt. 2, 3, 29, 31 e 32 della nostra Costituzione, ponendosi in contrasto con fondamentali diritti della persona e principi costituzionali.  L’associazione HERA di Catania, che da anni lotta per i diritti delle coppie infertili, esprime viva soddisfazione per la pronuncia dei giudici milanesi, che riaccende la speranza di abbattere l’ennesimo ostacolo che la legge 40 pone sul cammino delle famiglie che intendono avere figli, creando un’inspiegabile discriminazione fra le coppie in base alla gravità della patologia ed al censo economico, e costringendo ancora tanti Italiani a viaggi della speranza in paesi più illuminati. Il presidente Francesco Gerardi, dice “attendiamo ora speranzosi la decisione della Corte Costituzionale”.

Caterina Andò

GARA DI CANZONI NAPOPLETANE NEL CARCERE DI AUGUSTA, CON ENZO MAIORCA PRESIDENTE

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AUGUSTA Si è svolta il 27 marzo la prima edizione del festival semiserio di canzoni napoletane “Brucoli CantaNapoli” . L’idea era nata durante un recital di poesie condotto dal professor Giorgio Càsole quando, dopo brani della Divina Commedia, la poesia “A livella” di Totò , spinse alcuni detenuti in maniera spontanea a esibirsi  in canzoni napoletane. La direzione ha quindi indetto una gara canora del repertorio classico e popolare napoletano. Tantissime le richieste, tantissimi i detenuti che si sono esibiti. I brani andavano da Tu vo fare l’americano a Guaglione, a O surdato nnammurato. Ma ad aprire non poteva che essere Zappatore. Grande entusiasmo del pubblico, composto da detenuti, insegnanti e volontari. Appaluditissima l’insegnante di canto Silvana Laudicina che aveva preparato i concorrenti con una serie di prove. A decidere i vincitori, premiando primo secondo e terzo classificato, una qualificata giuria esterna presieduta da Enzo Maiorca. Vincitori ex equo C.B. e G.S. con Resta cu mme e Tu ca nun chiagne.
Bellissima la scenografia, dipinta dal detenuto albanese A B, ergastolano dal cuore di artista che in questi giorni ha iniziato, nell’ambito di un progetto dell’associazione “Libera” a dare lezioni di pittura, come già negli anni scorsi a studenti del Liceo Megara di Augusta. Si replicherà l’anno prossimo.
   Lina Solarino

Il grande Franco Branciaroli, interprete e regista di “Servo di scena” alla sala Ambasciatori di Catania

Per la Stagione del Teatro Stabile di Catania, dal 10 al 14 aprile va in scena alla sala Ambasciatori “Servo di scena” di Ronald Harwood, traduzione Masolino D’Amico, regia Franco Branciaroli; scene e costumi Margherita Palli, luci Gigi Saccomandi; con Franco Branciaroli, Tommaso Cardarelli e Lisa Galantini, Melania Giglio, Valentina Violo, Daniele Griggio, Giorgio Lanza; una produzione Teatro Stabile di Brescia, Teatro de Gli Incamminati

 

flyer_684627062.jpgCATANIA – Cosa accade dietro le quinte di una compagnia shakespeariana nella Londra degli anni ’40 bombardata dai nazisti? E dove risiede l’essenza più intima del Teatro? Ce lo svela “Servo di scena”, uno dei più celebri testi del drammaturgo inglese Ronald Harwood, che ha curato pure l’adattamento cinematografico dell’omonimo film di culto, girato da Peter Yates nel 1983. Il Teatro Stabile di Catania ospita ora il nuovo allestimento italiano portato con vivo successo in tournée nazionale dal grande Franco Branciaroli, che firma anche la regia e ha scelto come formidabile antagonista l’attore Tommaso Cardarelli. Prodotto dal Teatro Stabile di Brescia e dal Teatro de Gli Incamminati, lo spettacolo va ad arricchire il cartellone etneo, intitolato dal direttore Giuseppe Dipasquale all’«Arte della commedia». L’appuntamento è dal 10 al 14 aprile alla Sala Ambasciatori. Scene e costumi sono di Margherita Palli, le luci di Gigi Saccomandi. Insieme ai due interpreti principali, sul palcoscenico agiscono anche Lisa Galantini (Milady/ Cordelia, la primattrice), Melania Giglio (Madge, la direttrice di scena), Valentina Violo (Irenina, la ragazza giovane), Daniele Griggio e Giorgio Lanza (due vecchi attori).

Giocato infinitamente sul discorso metateatrale, “Servo di scena” è ritagliato ad hoc sulla figura di un attore di carisma, com’è il multiforme Branciaroli,che impersona l’istrionico capocomico Sir. La commedia, però, non è costruita per una voce solista. In coppia c’è il bravissimo Cardarelli, il dresser Norman, infinita risorsa di pazienza e humour. Il termine inglese equivarrebbe più precisamente al nostro “vestiarista”, ma l’autore della traduzione, Masolino D’Amico, ha giustamente optato per un vocabolo meno esatto ma più suggestivo. Entrambi mattatori efficacissimi, dunque, su sponde opposte, nel loro essere diversamente protagonisti: Branciaroli, giunto ad una straordinaria maturità espressiva, anche nei suoi silenzi, e Cardarelli che interpreta tutto sul filo di una sotterranea, angosciante isteria. Londra è in guerra, ma continua imperterrita a vivere, nonostante tutto: i teatri sono pieni e Shakespeare viene rappresentato incessantemente, come modello di un popolo che non perde la sua dignità. Ad incarnare lo spirito scespiriano è il nostro vecchio primo attore, un indeterminato Sir, impresario di se stesso e della compagnia che guida tra mille difficoltà. Stasera tocca a Re Lear, ma il mattatore è fuori fase: sbaglia perfino costume e si trucca da Otello, non ricorda le battutte. Ha addirittura un collasso e lo spettacolo verrebbe sospeso se non fosse per le infinite cure del suo fedele “servo di scena”. Norman lo rincuora, gli ridà la sicurezza perduta, oltre ad aiutarlo, come di consueto, a truccarsi e vestirsi. Ed è dunque per merito di Norman che la tragedia vain scena per la 227esima volta e che Sir vi ottiene, recitando in modo più toccante del solito, un particolare successo. Ma, quando il sipario si chiude, non ci saranno, per il “servo di scena”, né riconoscimenti né gratitudine. Sir e Norman sono, dunque, animali da palcoscenico, che solo sul palcoscenico vivono, al punto di faticare a distinguere tra recita e vita quotidiana, ma della scena conoscono tutte le leggi e meccanismi. Si scambiano incessantemente il ruolo di comico e spalla, in una commedia che porta sul palcoscenico “la morte del cigno”: amara metafora del teatro come prigione, specchio dell’esistenza umana, dove forse l’unica possibilità di salvezza risiede esclusivamente nella morte. Ma in realtà è, soprattutto, un inno al teatro, alla sua capacità di resistere in tempi difficili, alla sua insostituibilità. Se Sir resiste fino a chiusura di sipario, incarnando in ciò anche il cinico imperativo dello “Show must go on”, nella figura del servo Norman trapela la forza stessa del teatro. Invincibile, perché non ha padroni, non cerca ricompense. Invulnerabile, perché la ragione profonda della sua esistenza sta nella sua gratuità. Perciò il “dresser” sa pronunciare le parole più importanti e profonde con ironia e senza perdere il sorriso. Monumentale la scenografia della Palli: l’impianto è, già in sé, un orgoglio di artigianato, una materia drammaturgica comunicativa. In basso, in un sottopalco labirintico, c’è il camerino del primattore, con tutte le dovizie dei capricci di scena, e attraverso una scala a chiocciola s’arriva a un piano superiore, il retro della ribalta, con accesso al luogo dove si recita, schermato per noi, che distinguiamo solo le ombre della rappresentazione. Un dietro le quinte che racchiude, doppiamente, in sé una sublime metafora della vita, una duplice forma di conoscenza che ci regala il teatro di ogni tempo.

Caterina Andò

KIWANIS AUGUSTA PER I DIRITTI DEI MINORI: A PALAZZO SAN BIAGIO il 5 APRILE, ore 18

kiwanis.jpgIl Circolo Kiwanis  Di Augusta, presieduto dal dott.  Gaetano Roggio,  terrà a Palazzo San Biagio, alle ore 18 del 5 APRILE,  una conferenza- dibattito sui diritti dei minori. Interverranno Carmela Pace, presidente sezione provinciale UNICEF di Siracusa, Roberta Oteri, docente di lettere alla scuola Todaro di Augusta, Antonello Forestiere, penalista,  Francesco Cannavà, psicologo e consulente tecnico del Tribunale aretuseo.

L’ingresso è libero.

La compagnia augustana “Area Teatro” in giro per l’ Italia

corrado.jpgAUGUSTA – Per l’8° anno  consecutivo, la compagnia augustana “Area Teatro”  ha partecipato alla “Giornata nazionale della memoria delle vittime della mafia e dell’’impegno”, organizzata a Firenze da “LIBERA”, con il suo nuovo spettacolo MAFIA OFF, interpretato da  Corrado Portuesi, per la regia di Alessio Di Modica. Quest’anno il  viaggio si è snodato in diverse tappe  da Napoli, a Roma, a Firenze. Prima tappa la scuola di Bagnoli, proprio dietro la Città delle scienze, il cui dirigente è in prima linea nella lotta alla camorra, che ha accolto la compagnia augustana con grande entusiasmo, insieme all’assessore delle pubblica istruzione di Napoli. Nel pomeriggio un bagno di commovente umanità ha dato il suo abbraccio a MAFIA OFF, nel rione Sanità, quartieri tra i più difficili del capoluogo partenopeo, ma anche dove c’è un grande fermento  culturale e sociale. A conclusione della messa in scena, Alex Zanotelli ha chiesto ufficialmente alla compagnia di portare a Firenze pure la voce del rione. Poi è stata la volta di Roma, per i quartieri romani, dove opera LIBERA. Qui a fine spettacolo “Area Teatro” ha realizzato un incontro formativo sulla mafia e sul lavoro di radicamento per combatterla, a cui studenti e docenti hanno partecipato a un interessante e profondo dibattito. Infine Firenze: la manifestazione dei 250mila dove AREA TEATRO è andata anche in rappresentanza di LIBERA SIRACUSA. Ma la voglia di tornare era tanta per lavorare nella nostra città, dove il concetto di impegno, lotta alla mafia e legalità sono ancora aleatori e sommari. Per questo lavoreremo per dare strumenti di formazione e pedagogia umana per chi volesse attivare percorsi radicati e profondi per la costruzione di una cultura  seria di lotta alla criminalità. Lo spettacolo ha riscontrato un grande successo non solo dal punto di vista artistico ma anche didattico , in tutti gli ambiti dove è stato rappresentato ha stimolato dibattiti e curiosità sui temi toccati aprendo degli approfondimenti, sulla storia della mafia e non solo, lasciando agli insegnanti ed educatori stimoli per proseguire il discorso anche oltre lo stesso spettacolo.

   Ivano Di Modica

GRANDE SGOMENTO PER L’ IMPROVVISA SCOMPARSA DI PIPPO MAIOLINO

singer2.jpgAUGUSTA. Grande sgomento ha suscitato la notizia, appresa venerdì santo, durante la processione del Cristo morto, dell’improvvisa scomparsa di Pippo Maiolino, settantasei anni, titolare dell’ex  negozio Singer, la nota casa americana di macchine per cucire. Il padre di Pippo, era stato il primo ad Augusta a intuire l’importanza di questo strumento prezioso per le donne, un tempo quasi esclusivamente casalinghe, strumento azionato a pedale. Per favorire le famiglie di Augusta Maiolino faceva pagare piccole rate, fidandosi dell’onestà della povera gente. Il figlio Pippo ha continuato sulla stessa scia, dopo aver trasformato il negozio Singer in un moderno negozio di elettrodomestici. Un anno fa scompariva l’ancor giovane cognata Clara Salafia, appena 52enne. Il nostro sincero cordoglio alla vedova Maiolino, Lucia Salafia, nostra collega nell’insegnamento.
Giorgio Càsole

E’ RIENTRATO AD AUGUSTA IL PATTUGLIATORE CIGALA FULGOSI

 

fulgosi.jpgAUGUSTA. Il Pattugliatore Comandante Cigala Fulgosi è   rientrato   ad Augusta, venerdì 29 marzo,  al termine di un’ attività internazionale durata quasi quattro mesi e iniziata lo scorso 8 gennaio 2013. La nave e il suo equipaggio (85 persone)  hanno perrcorso oltre 10000 miglia con la partecipazione alla campagna Medal 2013 (Mediterraneo Allargato) in Mar Rosso, Oceano Indiano e Golfo Persico. L’intensa attività ha permesso all’equipaggio il raggiungimento di una serie di obiettivi operativi e di cooperazione, spaziando dalla presenza e sorveglianza in aree di elevato interesse nazionale, alla cooperazione con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo allargato, per arrivare al Maritime Capacity Building. In questi 4 mesi, gli impegni di maggior rilievo sono stati la partecipazione ad importanti eventi multinazionali quali: l’International Defence EXhibitionand conference (IDEX – Abu Dhabi), l’Esercitazione LeadingEdge 13 (Abu Dhabi) e l’esercitazione Aman (acque antistanti Karachi). Durante il transito nel Golfo di Aden, Nave Cigala Fulgosi ha cooperato con le altre forze navali internazionali presenti in area, contribuendo, con tutti i suoi assetti (elicottero e idrobarche), alla sorveglianza e alla deterrenza nei confronti del fenomeno della pirateria. Nave Comandante Cigala Fulgosi (P490) è comandata dal Capitano di Fregata Massimiliano Lauretti.

Mons Pasquale Amenta, nuovo arciprete di Augusta

chiesa madre.jpgAUGUSTA. Il vescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, ha in animo di nominare Pasquale Amenta, già parroco di San Martino a Siracusa, nuovo arciprete di Augusta visto che, dopo l’arresto per presunte molestie sessuali del suo predecessore Incardona, che si è dimesso restando ai domiciliari, la Chiesa Madre è stata retta temporaneamente dallo stesso Amenta, che ha già attirato un gran numero di fedeli nella chiesa, e che giovedì sera era affollata fino all’inverosimile. Pappalardo  ha già sottratto la parrocchia di San Martino alla giurisdizione di Amenta.. A giorni l’investitura ufficiale e poi la cerimonia solenne di presa di possesso.-
G. C.

Il 37enne Sebastiano Di Franco, da tre anni partecipa all’asta di San Giuseppe e ne compra il bastone, per voto

s giuseppe.JPGAUGUSTA.  Prima  che il padre morisse, Sebastiano Di Franco, oggi trentasettenne, gli aveva assicurato che avrebbe partecipato alla tradizionale asta di San Giuseppe, un’asta che l’antica confraternita, viva ancora oggi, cui fa capo la chiesa dedicata al padre putativo di Cristo, rinnova ogni anno, offrendo ai fedeli la possibilità di acquistare doni, soprattutto pizze e dolci. Dei dolci il pezzo più pregiato è un bastone di zucchero, che riproduce il bastone pastorale dei vescovi, chiamato, appunto, il bastone di San Giuseppe. Un bastone che sino a una ventina d’anni fa si aggiudicava invariabilmente Joe Conforte, augustano di nascita e di origini, emigrato all’età di undici anni negli USA, dove ha fatto fortuna con il famoso “Mustang Ranch”, a Rino nel Nevada, il primo bordello legale di quel Paese,  grazie al quale fece enorme fortuna. Emigrato come un poverello, con la classica valigia di cartone, Joe,  dopo circa quarant’anni volle tornare nel suo paesello natale, elegantissimo, con un visto soprabito orlato di pelliccia e con un enorme sigaro avana in bocca, uno di quelli che sono vistosamente fallici, accompagnato da due procaci bionde-platino della sua scuderia di giovani puledre del Mustang Ranch. Aveva tutto l’aspetto del parvenu, d’o riccu arrinisciuto,  che doveva esibire la sua  esuberante ricchezza per far schiattare d’invidia i paesani. Venne a trovare il fratello, titolare di un rinomato panificio, e, passeggiando con lui per la main street, cioè la via principale, in  siciliano chiamata strata mastra, cioè la Via Principe Umberto , fu attratto dalle voci fragorose provenienti da un balcone di un edificio attiguo alla Chiesa di San Giuseppe. Curioso, chiese di che cosa si trattasse. Gli furono date le informazioni riguardo all’asta tradizione. Volle partecipare e, senza badare a spese, sbaragliò tutti i suoi avversari, che non potevano competere con uno che esibiva mazzi di dollari fruscianti . Vinse pagando una cifra di circa dieci milioni di lire del tempo. E così ogni anno, per oltre venti. Da quella prima volta, Joe, in più, si faceva accompagnare dalla banda musicale , dopo ogni vincita, pagava circa dieci milioni di lire per i fuochi d’artificio. Sebastiano Di Franco, che si dedica ad aiutare i disabili, soprattutto nello sport, era un ragazzino quando Joe si accaparrava il bastone e il resto e la simpatia della gente, soprattutto della povera gente. La figura del ricco Joe gli sarà rimasta impressa e, in cuor suo, deve aver deciso che doveva emularlo. Si è messo d’impegno. Non rifiuta qualsiasi tipo di lavoro, risparmia come una formica, non chiede alcun sussidio ai suoi. Suo padre muore prima di vederlo trionfare. Sebastiano, Franky per gli amici, dopo tanti sacrifici economici ha vinto la prima volta tre anni fa. Certo non ha sborsato una cifra paragonabile a quelle tirate fuori da Joe, ma ragguardevole: circa 1.300 euro. Ha dedicato la vittoria alla memoria del padre e così ha fatto l’anno  dopo e  quest’anno. Sono tre vittorie consecutive, un vero salasso per Franky, che non osa chiedere un aiuto economico alla madre. “Sono tutti sacrifici miei”, dice orgoglio. E mostra  con soddisfazione le foto che lo ritaggono trionfante con il bastone a fianco.

Giorgio Càsole