Augusta: l’ isola e il mare negato

 

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Augusta – Ha suscitato notevole scalpore la notizia pubblicata dalle redazioni dei giornali locali circa la chiusura temporanea disposta dai vertici della marina militare, in piena stagione estiva, degli stabilimenti elioterapici, impropriamente chiamati lidi, dislocati in località Punta Izzo, i quali verranno sicuramente riaperti al pubblico non appena saranno completati i lavori di manutenzione che riguardano la messa in sicurezza della struttura. Le organizzazioni sindacali della funzione pubblica CGIL – CISL e UIL, tirati a loro volta in ballo dalla stampa locale,  il giorno successivo alle pubblicazioni, hanno prontamente voluto smentire, attraverso un comunicato stampa, pubblicato in basso,  le voci sul loro presunto coinvolgimento dovuto ad alcune “fantomatiche” rivendicazioni riguardanti l’affidamento a società private di strutture che, in passato, sono state sempre gestite dal personale in forza alla marina militare, essendo stata concessa quest’anno la gestione mediante regolare gara pubblica di appalto. La questione, comunque, andrebbe risolta nel più breve tempo possibile, vista la numerosa affluenza di persone che ogni anno prendono d’assalto quel tratto di costa rimasto ancora oggi accessibile ai familiari e agli ospiti dei dipendenti della marina militare, specialmente il circolo dei dipendenti civili della difesa, grazie certamente alla sensibilità e alla buona integrazione di questa forza armata, che ha voluto nel tempo offrire i loro spazi alla comunità locale e che oggi si trova a dover affrontare problematiche che avrebbero dovuto avere un risvolto diverso, trattandosi di questioni che avrebbero dovuto interessare la componente politica.  Ancora oggi, infatti, non Image96.jpgci si spiega come Augusta possa essere un’isola circondata dal mare e, paradossalmente, gli augustani debbano d’estate spostarsi in penisola per potersi bagnare, a loro rischio e pericolo,  in tratti di costa sempre più limitati, visti i divieti di accesso ai bagnanti disseminati praticamente ovunque tutto il perimetro costiero, dall’ isola, (dove ancor oggi  si discute se vi sia la necessità o meno di  impiantare un depuratore fognario), all’infinita spiaggia di Agnone Bagni, “la Rimini mancata”, come qualcuno la definisce, passando dalle stupende insenature e baie naturali, molte delle quali rese arrogantemente ancor più inaccessibili al transito automobilistico e pedonale dalla speculazione politica e dall’ urbanizzazione selvaggia.  Ecco perché gli augustani non possono prendersela per quel brevissimo tratto di costa oggi negata, chiamata Punta Izzo, quando tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare avvelenato dalle polveri sottili dell’industria del petrolio, quelle che più tardi si scopriranno essere metalli pesanti, dallo scarico fognario e, soprattutto, dall’indifferenza generale.

    Giuseppe Tringali –  nella foto in alto, lo stabilimento elioterapico dei dipendenti civili della difesa – nel tondo, bagnanti alla Badiazza (anni 30)

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A seguito dell’articolo apparso sulla redazione di ….omissis    in data 4/8/2012,  CGIL FP – CISL FP – UIL PA Difesa di Siracusa precisano quanto segue:  la chiusura temporanea dei lidi ubicati in zona Punta Izzo è frutto di una decisione unilaterale dei vertici della Marina Militare di Augusta.  Nessuna pressione, tantomeno denunce di qualsivoglia natura, sono state fatte dalle scriventi per auspicare tale decisione, che tra l’altro amareggia sia come rappresentanti sindacali, sia come fruitori delle strutture. Manifestano profondo rammarico per le insistenti voci secondo le quali le scriventi avrebbero un ruolo attivo nella vicenda. Ruolo da sempre limitato a spronare l’Amministrazione per un miglioramento delle strutture, per disciplinarne l’accesso e per una chiara e trasparente gestione degli appalti.  Rimangono sorpresi e in disaccordo con la scelta della chiusura fatta, ancora una volta, in modo unilaterale dall’Amministrazione, nonostante l’obbligo di informare ufficialmente le Organizzazioni Sindacali territoriali e, quindi, i dipendenti circa le motivazioni e la durata della chiusura stessa.

AUGUSTA, 06 Agosto 2012

Sebastiano Trigilio (FP CGIL) – Daniele Passanisi (CISL FP) – Bruno Di Blasi (UIL PA)

Conclusasi la VI edizione Shortini Film Festival 2012, svoltasi in Piazza D’Astorga e Piazza Turati ad Augusta

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shortini festival 2012,augusta,augustanewsLa città che vorremmo” è il titolo del workshop presentato della S&S Gym Center, all’interno della rassegna “shortini film festival”, venerdì 3 agosto nella pittoresca piazza Turati del centro storico di Augusta. L’esibizione di teatro-danza ideata da Sonia Blanco, Sara D’amico e Giulia Gulino, è stata perfettamente in linea con gli obiettivi del progetto quadro “apq”di valorizzazione dei  giovani in quanto soggetti attivi e determinanti per lo sviluppo della Sicilia. “È stato osservando un’onda che ho deciso di vivere qui, in Sicilia”….Sono le prime parole del copione, scritte dalle stesse allieve e coreografe, che hanno espresso in parole, gesti e danza il desiderio dei giovani di poter guardare con orgoglio al luogo in cui vivono. Le metafore che hanno fatto da filo conduttore sono state: il mare, e in particolare l’onda che con la sua energia travolge e sconvolge, la forza purificatrice dell’acqua, troppo spesso inquinata da discariche scriteriate di sostanze nocive, i colori e la loro tanto anelata nitidezza, contro il  grigiore provocato dai gas ammorbanti; i sogni, l’amore, i desideri che partono dal cuore e arrivano persino a mettere piede sulla Luna; la denuncia, infine, di un uso sconsiderato della tecnologia, che può minacciare le vere relazioni e il contatto umano.  Ma come ogni gioventù che si rispetti lo spettacolo non poteva che terminare con un augurio di positività e di speranza: “Nessun uragano è più forte di un desiderio che nasce in fondo al cuore…”

I giovani sono consapevoli e responsabili del fatto che tramite il loro amore possono cambiare il mondo, “colorare ciò che è in bianco e nero, lavare ciò che è sporco, trasformare il rumore in musica, il caos in armonia”, e persino la morte in vita vera.

  Giulia Gulino

AFFITTO PLESSO CAPUANO? SI POTREBBE EVITARE E RISPARMIEREMMO QUATTRINI

Si potrebbe chiedere ospitalità ai frati Cappuccini e nel frattempo costruire un nuovo plesso dentro la cittadella (in basso nella foto)

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AUGUSTA. Non è stato risolto il problema annoso e costoso nonché penalizzante del palazzo Capuano affittato dalla Provincia, sette anni fa, per allocare le classi dello scientifico, del classico e dell’allora socio-psico-pedagogico, visto che i plessi della cosiddetta cittadella dovevano essere riattati con criteri antisismici. Da tre anni siamo tornati alla cittadella, ma la Provincia continua a sborsare per due piani del palazzo Capuano la bella cifra di 25o mila euro per ospitare appena 12 classi perché nei due plessi  della cittadella non ci sono aule a sufficienza. Com’è noto, fino a giugno l’intero palazzo era a nostra disposizione, inutilmente, e l’esborso era superiore. Devo precisare che docenti, alunni e genitori trovano fortemente ghettizzante il plesso di Via Adua, dove a turno occorre far ruotare le classi ogni anno, quando si potrebbe scegliere una soluzione più praticabile e più economica: quella di affittare le aule necessarie per le dodici classi al convento dei frati cappuccini, non distante dalla cittadella, mi risulta che i frati si accontenterebbero di un terzo della cifra e comunque potrebbe essere una soluzione tampone nell’attesa di por mano definitivamente a risolvere il problema. Per esempio, si potrebbe costruire un plesso nello spiazzo verde di fronte al cancello e sarebbe un prolungamento del plesso ex scientifico oppure, meglio ancora, si potrebbe abbattere il rudere attuale dell’ex palestra e realizzare n plesso di due piani per le 12 classi; considerat ii tanti mesi della bella stagione, si può fare educazione fisica ll’aperto o continuare a usufruire dell’ospitalità della vicina palestra Stampanone della M.M. NON SEMBRANO e NON SONO PROGETTI NE’ UTOPISTICI NE’ IRREALIZZABILI. Per quanto riguarda l’ affitto di aule del vicino convento dei frati cappuccini, ricordo distintamente che, vent’anni fa, quando ancora esisteva il liceo “Saluta”,un intero corso dello scientifico era allocato nel convento dei frati.  Vorrei ricordare che grida vergogna lo spettacolo del “Costa 2” lasciato marcire da anni, costruito con fondi comunali. COME SI PUO’, DUNQUE, PARLARE DI “RAZIONALIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI e vantarsi spudoratamente d’aver risolto la “quasi totalità dei problemi di edilizia scolastica che da anni si  registravano nel nostro territorio”, come leggo nell’odierno pezzo d’apertura. C’è un “QUASI” grosso come un MACIGNO, non come un sassolino. La vera razionalizzazione la mise in atto a metà egli anni Sessanta l’amministrazione Fruciano, ch’ebbe la lungimiranza di concepire, progettare e realizzare la cittadella degli studi. Oggi non si riesce a progettare e a realizzare una soluzione idonea a evitare il ripetersi ciclico dell’acqua alta, fenomeno  che mi ha danneggiato pesantemente, provocando la distruzione di molti libri, alcuni preziosi, e di altra documentazione,  custoditi gli uni e l’altra nella mia libreria allocata  nello scantinato di via delle Saline, in un palazzo di fronte al quale h abitato per quasi quarant’anni. L’attuale sindaco, che, dunque, conosce molto bene la situazione.

 Giorgio Càsole.

Giorgio Càsole sulle aule scolastiche «La Provincia riveda il Piano affitti»

 Martedì 31 Luglio 2012  Siracusa,  LA SICILIA – pagina 34

«Da oltre tre anni gli storici plessi della cittadella degli studi sottoposti a interventi di ristrutturazione e adeguamento antisismico, sono tornati ad essere occupati dalle classi del Liceo Mégara. La Provincia però continua a sborsare i soldi per l’affitto di due piani del palazzo di via Adua per ospitare appena dodici classi, perché nei due plessi non ci sono aule a sufficienza ». E’ quanto sottolinea, Giorgio Casole, componente del consiglio d’Istituto e della Giunta esecutiva del Liceo. Com’è noto, fino allo scorso giugno addirittura l’intero palazzo era a disposizione della scuola. «Docenti, alunni e genitori – aggiunge – trovano fortemente ghettizzante il plesso di via Adua, dove a turno occorre far ruotare le classi ogni anno, quando si potrebbe scegliere una soluzione più praticabile e più economica: quella di prendere in locazione le aule necessarie per dodici classi nel convento dei frati cappuccini, non distante dalla cittadella. Mi risulta che i frati si accontenterebbero di un terzo della cifra pagata per l’affitto del palazzo di via Adua e comunque potrebbe essere una soluzione tampone nell’attesa di risolvere definitivamente il problema». Per Casole si potrebbe costruire un plesso nello spiazzo verde di fronte al cancello della cittadella. «Oppure – sostiene – si potrebbe abbattere il rudere dell’ex palestra e realizzare un plesso di due piani. Non sono progetti né utopisti né irrealizzabili».

A. S.