Incubo ambiente ad Augusta

Il Comune contro la GESPI

AUGUSTA.  Martedì prossimo, 23 giugno, alla sezione staccata del tribunale, in Piazza delle Grazie, sarà celebrato il processo contro la GESPI, la società che gestisce l’inceneritore di Punta Cugno, contro la quale il Comune ha deciso di costituirsi parte civile, affidando il patrocinio all’avvocata Fiorella Intrepido.  Il reato, contestato alla GESPI dal sostituto procuratore  Matteo Bisogni, è consistito nel superamento dei limiti di emissione  previsti dalle  norme vigenti ,durante l’attività d’incenerimento dei rifiuti, nel febbraio dello scorso anno.

Il 15 febbraio 2008, un decreto dell’assessorato regionale territorio e ambiente impose alla società augustana di fermare l’impianto perché, durante l’ultimo controllo, “sono risultati livelli d’inquinanti fuori dalla norma”: dalle analisi compiute, sarebbero stati riscontrati livelli superiori alle tabelle di diossina .”Per quanto tempo sono stati sfiorati i limiti e, soprattutto, le sostanze fuoriuscite dai camini quali danni hanno provocato all’ambiente?” si è domandato pubblicamente l’augustano Enzo Parisi, vicepresidente regionale io Legambiente, cui ha fatto eco il sindaco Massimo Carrubba. “Al di là della vicenda giudiziaria che farà il suo corso, breve o lungo che sia,  ci interessa sapere se gl’incidenti hanno lasciato strascichi sul territorio e sulla salute pubblica, se quest’attività rischia di avere pesanti effetti negativi sulle popolazioni residenti, che si ritrovano un impianto, in fase di ampliamento, a meno di un kilometro di distanza.”

     Cecilia Càsole

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Rifiuti in Sicilia: prospettive di un affare da cinque miliardi di euro. Le concertazioni fra Palermo e Roma.

aerea2a.jpgGli inceneritori da realizzare saranno tre, a Bellolampo, Augusta e Campofranco. Si è deciso quindi di rinunciare al momento al quarto, che sarebbe dovuto sorgere a Paternò, in area etnea. Le responsabilità sono state fatte ricadere sulla compagine aggiudicataria Sicil Power, che secondo l’avvocato Felice Crosta, presidente dell’Arra, avrebbe indugiato troppo dinanzi alle richieste della parte pubblica.

In Italia funzionano 52 inceneritori, che trattano ogni anno circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti: il 15 per cento di quelli complessivi. In Sicilia ne sorgeranno appunto tre, che, come previsto nei bandi di gara del 2003 e in quelli odierni, fatto salvo ovviamente l’impianto di Paternò, cui si è rinunciato, e saranno capaci di trattare 1,86 milioni di tonnellate di rifiuti, pari quindi a quasi la metà di quelli che vengono inceneriti lungo tutta la penisola. In particolare: l’impianto di Bellolampo avrà una capacità di lavorazione di 780 mila tonnellate di rifiuti annui; quello di Campofranco, di 680 mila; quello di Augusta, di 400 mila. Si tratta di numeri significativi. I tre inceneritori siciliani risulteranno infatti fra i più grandi dell’intera Europa, insieme con quello di Brescia, che tratta 750 mila tonnellate di rifiuti, e con quello di Rotterdam, che ne lavora 700 mila. I conti tuttavia non tornano, tanto più se si considera che i rifiuti siciliani da termovalorizzare, al netto cioè di quelli da riciclare attraverso la raccolta differenziata e altro, non dovrebbero superare, secondo le stime ottimali, le 600 mila tonnellate.

Gl’inceneritori che stanno sorgendo ad Acerra, Napoli, Salerno e Santa Maria La Fossa, potranno trattare, insieme, rifiuti per un massimo annuo di un milione e 200 mila tonnellate. I tre siciliani, come si diceva, potranno lavorarne poco meno di due milioni. Questo significa allora che l’isola è destinata a far fronte alle emergenze che sempre più si paventano in altre aree del paese?

A fronte dei progressi tecnologici, la nocività dei termovalorizzatori viene riconosciuta a tutti i livelli, a partire dalla Ue, che suggerisce impianti di dimensioni piccole e medie, tanto più in prossimità degli abitati. Viene ritenuto esemplare in tal senso quello di Vienna, allocato nel quartiere periferico di Spittelau, che può trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti. Sono ipotizzabili allora i danni che potranno derivare dagli inceneritori siciliani: da quello di Campofranco che, tre volte più grande di quello viennese, dovrebbe sorgere ad appena un chilometro dall’abitato, a quello di Augusta che, uguale per dimensioni all’impianto di Parigi, non potrà che aggravare, come denunciano da anni le popolazioni, lo stato di un’area già fortemente colpita dalle scorie petrolchimiche.

Gli appalti degli inceneritori di Bellolampo, Campofranco e Augusta sono andati a tre gruppi d’imprese, rispettivamente Pea, Platani e Tifeo, guidati da società del gruppo Falck. Nel secondo si è inserita altresì, con una quota di riguardo, Enel Produzione. Ancora senza alcun ostacolo la quarta aggiudicazione a Sicil Power, per l’impianto di Paternò, un raggruppamento di diversa caratura, guidato da Waste Italia: quello che adesso, significativamente, con la rinuncia all’inceneritore etneo, sembra essere finito fuori gioco.

Nel caso in cui la gara dovesse andare a vuoto? L’affidamento diretto agli attuali concessionari, a trattativa privata, potrebbe essere un esito “inevitabile”.

      di Carlo Ruta  –  Fonte: Domani.Arcoiris.tv