AUGUSTA E LENTINI, LO BELLO DENUNCIA INFILTRAZIONI MAFIOSE DURANTE IL BLOCCO

1365090957.jpgAUGUSTA.  Durante il blocco di rifornimenti di carburante e viveri di prima necessità attuato nei giorni scorsi, dagli esponenti del neonato movimento “Forza d’urto”, quello dei “forconi” – tanto per intenderci – ci sarebbero state infiltrazioni di elementi collusi con  le organizzazioni criminali, con la mafia,  detto alla spiccia. L’accusa non è né nuova né peregrina: se ne parlava giorni fa e, comunque, era stata affacciata come ipotesi, sostenuta dalla conoscenza,  da  parte di esperti,di uomini e cose dell’organizzazione verticistica che è “Cosanostra”.L’accusa è stata ufficialmente lanciata dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, alla trasmissione di Gal Lerner, L’Infedele, andata in onda lunedì 23 attraverso gli schermi di LA/7. Lo Bello ha sostenuto che a Lentini e ad Augusta sono stati visti uomini del genere e ha precisato che aveva lanciato tale accusa agl’inquirenti nei giorni immediatamente successivi all’evento.

    Giorgio  Casole

Augusta partecipa attivamente alla protesta dei “Forconi” e degli autotrasportatori

        VIDEO DI G. TRINGALI  –   AUGUSTA, 18 – 19 GENNAIO 2012

i forconi,forza d'urto,sicilia,blocco autotrasportatori,augusta,augustanewsAnche “l’industrializzata” e ridente cittadina di Augusta partecipa in prima linea alla protesta siciliana portata avanti dal movimento “Forza d’urto”, dove vanno a confluire diverse categorie di lavoratori siciliani e non solo, visto che recentemente pare si stia registrando l’adesione dell’ area meridionale della Calabria. Una protesta destinata a espandersi, un fenomeno inizialmente sottovalutato che rischia di assumere enormi  proporzioni se non si arriverà a un accordo in tempi brevi.

La questione della  protesta  parte dal bisogno reale della gente e delle diverse categorie di lavoratori siciliani (e non solo autotrasportatori come si vorrebbe far credere) le quali, dopo anni di enormi sacrifici e di profonda recessione, hanno deciso di provare a uscire dalla crisi a modo proprio, confidando soprattutto nelle risorse interne dell’ isola, confidando nelle proprie forze e negli interventi reali del governo, così com’era  ai tempi prima della crisi.

La gente dell’isola si dice stanca di pagare il più alto tributo nei trasporti, essendo la regione più remota d’Italia, ma si dice anche  stanca dell’inflazione “inventata” alle spalle dei lavoratori, si dice stanca della denigrazione subìta nel tempo ai danni del prezioso prodotto  interno (basti pensare agli agrumi di Sicilia), dall’agricoltura all’artigianato, alla pesca,  malgrado fra questi vi siano prodotti unici, originali,  universalmente riconosciuti e puntualmente portati al macero, per non parlare degli interessi che girano attorno allo sfruttamento delle fatiche umane.

Una protesta che avanza silenziosa soprattutto attraverso lo strumento internet e, visto che i giornali nazionali sono occupati su altri più importanti fronti, in Sicilia siti e blog si sono subito attivati, taluni rievocando i “vespri siciliani del 1281”, mentre noi di AugustaNews ci limitiamo a ricordare i più recenti “fatti di Avola” del 1968 che videro come  protagonisti proprio gli sfortunati braccianti agricoli.

Ci sono  storie che si ripetono col tempo, altre possono essere infinite.

  Giuseppe Tringali

La festa dei morti in Sicilia

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Il giorno  dedicato alla commemorazione dei defunti, per i siciliani “doc” è il giorno della “festa dei morti”, una ricorrenza molto cara che si perde nella notte dei tempi, risalente addirittura al X secolo. Per rievocare le figure dei familiari defunti,  infatti, fino a qualche tempo fa si raccontava  ai bambini siciliani che durante la notte tra l’ 1 e il 2 novembre avrebbero ricevuto le visite dei morti, generalmente nonni o familiari defunti i quali, gironzolando in casa in punta di piedi per non farsi scoprire,  avrebbero nascosto per  loro, negli angoli più remoti dell’abitazione,  giocattoli e regali di ogni tipo, segno del loro eterno e infinito amore. Il più delle volte questi doni coincidevano proprio col frutto dei desideri dei piccoli, desideri segretamente confessati  prima ai genitori. I meno giovani ricorderanno certamente l’emozione di quelle notti insonne, un po’ per la paura di imbattersi in quel tipo di incontro e un po’ per il tentativo di svelarne  il  mistero  in attesa che arrivasse presto il giorno,  per dare così inizio a una vera e propria caccia al tesoro dentro casa, dove mamma e papà si divertivano ad aiutare i loro  picciriddi” nella ricerca di questi preziosi doni.

festa dei morti,commemorazione dei defunti,augusta,sicilia,augustanewsCi si chiede: cosa avrebbe potuto desiderare all’epoca un “picciriddu” siciliano come regalo per la festa dei morti?? Ancora oggi questo è un mistero; si sa solo che dalle prime luci dell’alba, il 2 novembre, i ragazzini andavano in giro “armati” fino ai denti  con pistole, fucili, mitragliatrici e mortaretti di ogni tipo, giocattoli si intende, quasi a voler simulare una guerra civile. Ordunque, malgrado il cellulare fosse solo quello in dotazione alle forze dell’ordine e del telefono, in genere, si fosse venuti a conoscenza poiché si diceva  essere stata una grande invenzione, ancora oggi non s’è capito bene come questi picciriddi riuscissero a organizzarsi in tempi così rapidi, seppur per gioco,  nella formazione di bande rivali, dotate di munizionamenti e in grado di spararsi  incessantemente a vicenda per qualche giorno di fila, dall’alba al tramonto; le picciridde invece, si sa, normalmente  in quei giorni stavano chiuse in casa a pettinare le bambole ricevute in regalo, sempre dai loro morti, per non correre il rischio di essere usate come bersagli mobili dai picciriddi armati e appostati come cecchini,  in ogni angolo di strada.

Questo succedeva solo ieri, mentre oggi per la “festa dei morti” sono rimaste le tradizionali fiere, che si svolgono in molte parti della Sicilia,  dove si possono ancora  trovare  bancarelle di giocattoli e oggetti vari per il regalo ai bambini.  Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste comunque l’usanza di regalare scarpe nuove, talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti tipici di questa festa:  i ossa i mottu o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli,  ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nucatoli  e i totò,  bianchi e marroni, mentre frutta secca, cioccolatini e  frutta martorana riempiono il tipico cesto, assieme alle primizie di stagione.

Infine, in alcune zone della  Sicilia viene ancora oggi  preparata la muffoletta, quasi  a imitazione dell’ ancor più nota colazione anglosassone, consistente in una  pagnottella calda che si consuma la mattina del giorno dei morti, condita  con olio, sale, pepe, origano, filetti di acciuga sott’olio e qualche fettina di formaggio primosale pepato.

  Giuseppe  Tringali

 

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Era mio padre: augustano di adozione,  pugliese d’origine, che tanto si spese in favore degli emigranti –   Poesia di Giorgio Càsole

 

 

SUL FREDDO MARMO

 

Sul freddo marmo t’abbiamo allungato,

papà, che fino a ieri sorridevi

quando ancora ti recavi al lavoro

a passi faticosi e lenti, vivo

come il ragazzo dal lungo avvenire

verso la nuova terra a te feconda

dalla patria bella ormai lontano.

 

La gente contagiava il tuo sorriso

schietto e leale stampato nel cuore:

tutti ci hai amati di grande amore

e fino all’ultimo hai pensato a me

primo della tua prole, incapace

oggi di trovare giuste parole

perché eri il più buono dei papà,

le lacrime, sì, non solo di pianto

ma d’atroce rimorso e di rimpianto.

 

Tu hai fatto cenno e non l’ho capito

ch’era arrivato il momento supremo:

tu l’hai toccato: io ero svanito.

Ti chiedo ora perdono e tu non senti

qui giaci spoglio d’ogni sentimento

altrove sei stella del firmamento.

 

Mi rifugerò nella mia stanza

ma non verrai più, papà, per chiamarmi.

E io forse non t’ho amato abbastanza.

Davvero ora è morta la giovinezza.

Di te, papà, vive la tenerezza

e i tuoi figli con altra prole accanto.

 

 

Lettera aperta da “Decontaminazione-Sicilia”

prestigiacomo_01-fe3c4.jpgLettera Aperta al Ministro per L’Ambiente, Stefania Prestigiacomo

IL RIGASSIFICATORE A MELILLI? SAREBBE UNA BOMBA AD ALTISSIMO POTENZIALE

On. Ministro, sui quotidiani dello scorso 29 novembre, abbiamo letto una sua dichiarazione in cui attaccava la Regione, per il parere negativo sul rigassificatore di Melilli espresso dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, con quanto segue: “E’ un comportamento colpevole e irresponsabile. Faremo battaglia per sboccare l’autorizzazione per la realizzazione del rigassificatore di Priolo. Ho parlato più volte con il governatore, Raffaele Lombardo, ed è inaccettabile che ci sia un atteggiamento dilatorio da parte della Regione. Come ministro dell’Ambiente mi sono occupata delle autorizzazioni per Porto Empedocle e Priolo. Nessuno mi ha spiegato perché il rigassificatore di Porto Empedocle è stato sbloccato, mentre Priolo ancora attende. L’impianto, – continua il ministro – è strategico per la sicurezza energetica del Paese e in una Sicilia in condizioni drammatiche”.

 

Alla conferenza dei servizi sul rigassificatore di Melilli del 26/11/09, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, ha depositato un provvedimento con cui ha testualmente deciso che: “… nell’ottica della prevenzione, della sicurezza e del contenimento e riduzione degli incidenti derivanti dai rischi prima evidenziati, si esprime parere negativo alla realizzazione dell’opera prevista dal progetto…(RIGASSIFICATORE)”.

 

Quando lei, sig. ministro, afferma di essersi occupata della autorizzazione del rigassificatore di Melilli siamo sicuri che aveva chiesto il parere alla Regione Sicilia e aveva preso in considerazione le preoccupazioni dei residenti della zona, visto che costoro, avendone il diritto si erano espressi con due referendum contro la realizzazione dell’impianto?

 

Le preoccupazioni dei residenti riguardano l’ambiente nel suo insieme e la salute in particolare. Lei, signor ministro, sa che nella sua città si è tenuto lo scorso 5 novembre 2009 un convegno della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), i cui risultati drammaticamente riassegnano alla zona industriale siracusana il primato italiano per tasso di morti per tumori, per nati malformati e per patologie varie, tutti attribuibili alla presenza massiccia di industrie altamente inquinanti?

 

Lei, signor ministro, quando afferma che il rigassificatore è strategico per la sicurezza energetica, voleva forse dire che il rigassificatore è strategico per chi lo realizza, in quanto lo Stato gli assicura l’80% dei mancati profitti per 20 anni, nel caso l’impianto non dovesse produrre per mancanza di materia prima (metano liquido), cosa molto probabile?

 

Lo sa, signor ministro, che la Sicilia non ha bisogno di metano in quanto ne arrivano 31 miliardi di mc/anno (25 a Mazara del Vallo dall’Algeria e 16 a Gela dalla Libia, a cui si aggiungeranno gli 8 miliardi del rigassificatore di Porto Empedocle da lei autorizzato)?

 

Lo sa, signor ministro, che la Sicilia di tutto il metano che arriva ne utilizza solo il 15%, mentre il rimanente va a finire nel resto d’Italia?

Lo sa, signor ministro, che la Sicilia ha un surplus di energia elettrica pari al 6,5% e possiede 5 raffinerie, di cui 3 nel solo polo industriale siracusano, che producono una quantità di prodotti petroliferi finiti (GPL, benzine, cheroseni, gasoli, oli combustibili) superiore al 40% del fabbisogno nazionale)?

 

Signor ministro, è ancora convinta che la Sicilia ha bisogno di sicurezza energetica?

 

Siamo convinti che un vero sviluppo economico passa anche attraverso uno sviluppo industriale, ma questo deve essere legato alle vocazioni del territorio e mirare alla sua salvaguardia ambientale e sanitaria, e deve essere al tempo stesso diversificato (piccola e media impresa – attività portuale – turismo – cultura ). Invece lei candidamente propone un vero “mostro” industriale che non ci aiuterà certamente a uscire da questa grave crisi economica ed industriale.

 

Il rigassificatore Ionio Gas della Erg-Shell sorgerebbe nel nostro polo industriale vicino alla Polimeri Europa (già ICAM, esplosa in maniera catastrofica nel maggio 1985), attiguo a insediamenti industriali ad alto rischio di incidente rilevante, tanto che la nostra zona è stata dichiarata nel 1990 “a elevato rischio di crisi ambientale” e nel luglio 2002 “area in piena crisi ambientale”.

 

In un’area che deve essere necessariamente bonificata, a pochi passi da impianti sottoposti alle Direttive Seveso (effetto domino in caso di grave incidente) lei vuole costruire un terminale di rigassificazione.

Lei sa, signor ministro, che il rigassificatore è considerato impianto ad altissimo rischio di incidente rilevante e pertanto non può essere costruito in una zona adiacente all’abitato di Priolo e poco distante da quelli di Augusta e Melilli?

 

Lei sa, signor ministro, che i 3 serbatoi di metano liquido, per complessivi 450.000 mc, verrebbero realizzati a terra vicino alle industrie esistenti, alla linea ferrata Siracusa-Catania e alla vicina autostrada, pur sapendo che ognuno dei tre serbatoi da 150.000 mc di metano liquido equivale ad oltre 4 milioni di bombole di gas domestico da 15 kg? Il recente disastro di Viareggio, per lo scoppio di una cisterna di Gpl da 100 mc, con 31 morti, tanti feriti e danni per 40 milioni di euro, non ci ha insegnato nulla?

 

Il Direttore Generale dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, avv. Rossana Interlandi, in seno alla citata conferenza dei servizi del 26/11/09, a chi pose una domanda simile alla sua, rispose che: “Se non ci fossero state tante e tali industrie, a Melilli il rigassificatore si sarebbe potuto fare”.

 

Signor ministro, quanto sopra argomentato, pensa che possa essere una sufficiente risposta alla sua domanda: perché il rigassificatore di Porto Empedocle è stato sbloccato e quello di Melilli no?

 

Con molti ossequi dalle Associazioni Decontaminazione Sicilia ed AugustAmbiente, Comitato cittadino contro gli inceneritori e per il Diritto alla Vita.

LUIGI SOLARINO (Ordinario di Esercitazioni di Chimica industriale all’Università di Catania)

Augusta, cronache di un terremoto annunciato

In libreria il nuovo libro di Giorgio Càsole: 

Augusta, cronache di un terremoto annunciato

f63fe4b11d8d44d90aa8cf9d828a5236.jpgIl Sisma del 13 dicembre ’90 ci colse nella notte. Sembrava che il mondo ci crollasse addosso. Furono momenti di incredulità, di paura. Pensavamo ai nostri cari, alla nostra vita. Tutto ci apparve confuso, scendemmo per strada, convinti che le nostre case non fossero più sicure. In poco tempo, le strade, le piazze furono invase. Nei volti di tutti si leggeva la paura, tutti cercavamo aiuto: lo trovammo nelle abitazioni delle campagne circostanti l’abitato di Augusta, presso amici che aprirono i loro cuori a quanti, meno fortunati, avevano visto le ferite che si erano aperte nelle loro case. Alla paura della notte, seguì la ragione. Bisognava continuare a vivere, ad accettare e comprendere quanto era accaduto a ricostruire quanto era accaduto a ricostruire quanto ero stato distrutto, Tutti fummo colpiti dal bisogno di aiutare il prossimo, cadde l’egoismo, l’indifferenza e prevalse l’altruismo e il mettersi a disposizione del prossimo. Le pagine di quelle giornate sono state raccolte dall’amico Giorgio Casole: esse mi hanno fatto rivivere quei tragici momenti, che non vanno dimenticati, ma che debbano servire alle nuove generazioni a ricordare, perché la memoria ci renda capaci di affrontare le sfide del nostro futuro.     Vennero tecnici, esperti a spiegare cosa era successo e come dovevamo imparare a convivere con i rischi del nostro territorio. Il Prof. Enzo Boschi non ci nascose le sue preoccupazioni e ci spronò a essere uniti e a lavorare per rendere meno vulnerabile il nostro territorio, ed essere attori del nostro futuro.

                Grazie per quella lezione che ci ha seguito nella nostra vita.

Domenico Morello :   Dirigente Settore Tutela Ambiente della Provincia regionale di Siracusa