La festa dei morti in Sicilia

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Il giorno  dedicato alla commemorazione dei defunti, per i siciliani “doc” è il giorno della “festa dei morti”, una ricorrenza molto cara che si perde nella notte dei tempi, risalente addirittura al X secolo. Per rievocare le figure dei familiari defunti,  infatti, fino a qualche tempo fa si raccontava  ai bambini siciliani che durante la notte tra l’ 1 e il 2 novembre avrebbero ricevuto le visite dei morti, generalmente nonni o familiari defunti i quali, gironzolando in casa in punta di piedi per non farsi scoprire,  avrebbero nascosto per  loro, negli angoli più remoti dell’abitazione,  giocattoli e regali di ogni tipo, segno del loro eterno e infinito amore. Il più delle volte questi doni coincidevano proprio col frutto dei desideri dei piccoli, desideri segretamente confessati  prima ai genitori. I meno giovani ricorderanno certamente l’emozione di quelle notti insonne, un po’ per la paura di imbattersi in quel tipo di incontro e un po’ per il tentativo di svelarne  il  mistero  in attesa che arrivasse presto il giorno,  per dare così inizio a una vera e propria caccia al tesoro dentro casa, dove mamma e papà si divertivano ad aiutare i loro  picciriddi” nella ricerca di questi preziosi doni.

festa dei morti,commemorazione dei defunti,augusta,sicilia,augustanewsCi si chiede: cosa avrebbe potuto desiderare all’epoca un “picciriddu” siciliano come regalo per la festa dei morti?? Ancora oggi questo è un mistero; si sa solo che dalle prime luci dell’alba, il 2 novembre, i ragazzini andavano in giro “armati” fino ai denti  con pistole, fucili, mitragliatrici e mortaretti di ogni tipo, giocattoli si intende, quasi a voler simulare una guerra civile. Ordunque, malgrado il cellulare fosse solo quello in dotazione alle forze dell’ordine e del telefono, in genere, si fosse venuti a conoscenza poiché si diceva  essere stata una grande invenzione, ancora oggi non s’è capito bene come questi picciriddi riuscissero a organizzarsi in tempi così rapidi, seppur per gioco,  nella formazione di bande rivali, dotate di munizionamenti e in grado di spararsi  incessantemente a vicenda per qualche giorno di fila, dall’alba al tramonto; le picciridde invece, si sa, normalmente  in quei giorni stavano chiuse in casa a pettinare le bambole ricevute in regalo, sempre dai loro morti, per non correre il rischio di essere usate come bersagli mobili dai picciriddi armati e appostati come cecchini,  in ogni angolo di strada.

Questo succedeva solo ieri, mentre oggi per la “festa dei morti” sono rimaste le tradizionali fiere, che si svolgono in molte parti della Sicilia,  dove si possono ancora  trovare  bancarelle di giocattoli e oggetti vari per il regalo ai bambini.  Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste comunque l’usanza di regalare scarpe nuove, talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti tipici di questa festa:  i ossa i mottu o i pupatelli ripieni di mandorle tostate, i taralli,  ciambelle rivestite di glassa zuccherata, i nucatoli  e i totò,  bianchi e marroni, mentre frutta secca, cioccolatini e  frutta martorana riempiono il tipico cesto, assieme alle primizie di stagione.

Infine, in alcune zone della  Sicilia viene ancora oggi  preparata la muffoletta, quasi  a imitazione dell’ ancor più nota colazione anglosassone, consistente in una  pagnottella calda che si consuma la mattina del giorno dei morti, condita  con olio, sale, pepe, origano, filetti di acciuga sott’olio e qualche fettina di formaggio primosale pepato.

  Giuseppe  Tringali

 

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Era mio padre: augustano di adozione,  pugliese d’origine, che tanto si spese in favore degli emigranti –   Poesia di Giorgio Càsole

 

 

SUL FREDDO MARMO

 

Sul freddo marmo t’abbiamo allungato,

papà, che fino a ieri sorridevi

quando ancora ti recavi al lavoro

a passi faticosi e lenti, vivo

come il ragazzo dal lungo avvenire

verso la nuova terra a te feconda

dalla patria bella ormai lontano.

 

La gente contagiava il tuo sorriso

schietto e leale stampato nel cuore:

tutti ci hai amati di grande amore

e fino all’ultimo hai pensato a me

primo della tua prole, incapace

oggi di trovare giuste parole

perché eri il più buono dei papà,

le lacrime, sì, non solo di pianto

ma d’atroce rimorso e di rimpianto.

 

Tu hai fatto cenno e non l’ho capito

ch’era arrivato il momento supremo:

tu l’hai toccato: io ero svanito.

Ti chiedo ora perdono e tu non senti

qui giaci spoglio d’ogni sentimento

altrove sei stella del firmamento.

 

Mi rifugerò nella mia stanza

ma non verrai più, papà, per chiamarmi.

E io forse non t’ho amato abbastanza.

Davvero ora è morta la giovinezza.

Di te, papà, vive la tenerezza

e i tuoi figli con altra prole accanto.

 

 

La festa dei morti in Siciliaultima modifica: 2011-10-30T23:54:00+01:00da leodar1
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