AVV. ELIO SALERNO, FONDATORE DEL NOTIZIARIO STORICO DI AUGUSTA

SalernoL’ Avvocato Elio Salerno è nato a Siracusa il 15 ottobre 1923 e vive ad Augusta. Conseguita la laurea in giurisprudenza presso l’ Università di Catania Il 27 giugno 1947, nel luglio 1948 è iscritto all’ Albo dei praticanti procuratori – Judi. Nel 1950, con l’ iscrizione all’Albo degli avvocati e procuratori ha inizio la sua professione, terminata nel 1995, durante l’ esercizio della quale ha ricoperto la nomina di Vicepretore onorario e di Giudice di Pace coordinatore in Augusta. L’ avv. Salerno è insignito dei titoli di Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Ordine della Città del Vaticano, Grand’ Ufficiale dell’ Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nonché Cavaliere dell’ Ordine Pontificio di San Silvestro, conferitogli da Papa Paolo VI.

Oltre alla professione di avvocato ha svolto codeste altre attività culturali: nel 1964 e ‘65 tiene un corso, approvato dalla Curia, per Maestri Cattolici di Augusta, presso il plesso scolastico dei “Cappuccini”, con tema sulla Storia di Augusta, con particolari riferimenti agli scavi di Megara Hyblaea, alle origini dei conventi degli Ordini religiosi in Augusta e al patrimonio artistico delle Chiese in Augusta; nel 1965 e ‘66 lo stesso corso sulla Storia di Augusta viene ripetuto per la preparazione dei VV.UU., su proposta del Comandante del Corpo dei VV.UU. di Augusta; sempre nel 1965, propone l’ istituzione della “Commissione Comunale di Storia Patria”, della quale riveste più tardi l’incarico di Presidente; nello stesso anno è Ispettore onorario ai Monumenti e alle Antichità per il territorio di Augusta, Melilli e Sortino. Per questa attività gli viene conferita dal Ministero della Pubblica Istruzione la Medaglia d’ argento al merito della cultura. Nell’ ottobre del 1967 propone l’istituzione del “Museo Civico di Augusta”, del quale riceve l’incarico di Direttore, mentre appena due mesi più tardi, a dicembre di quell’ anno, in seno alla Commissione Storia Patria di Augusta, è fondatore del “Notiziario Storico di Augusta”. Le pubblicazioni, ad oggi 33 numeri, sono apprezzate dalla cittadinanza locale e dai concittadini residenti negli Stati Uniti d’ America. Nel “Notiziario Storico di Augusta” è autore dei seguenti articoli:  

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CLAMOROSO AL COMUNE DI AUGUSTA. IL COMMISSARIO REGGENTE ESCLUDE ELIO SALERNO DA OGNI INCARICO

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Il commento di Giorgio Càsole

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AUGUSTA. Desidero intervenire sulle nomine dei componenti la commissione comunale di storia patria e sull’esclusione , che ha già suscitato scalpore, di Elio Salerno, che, oltre quarant’anni fa, con il fratello Ennio (figli di un ex podestà, poi sindaco negli anni Cinquanta)  e con Giuseppe Amato, Tullio Marcon, Mario Mentesana (scomparsi), Giovanni Vaccaro, ebbe l’idea di istituire una commissione avente la finalità di pubblicare un Notiziario storico, posto sotto la direzione responsabile di Francesco Traina, e proposero all’ amministrazione comunale di dare un crisma di ufficialità alla stessa commissione, anche e soprattutto, direi, per ricevere dal Comune un congruo finanziamento per la pubblicazione del Notiziario storico. E, infatti, la voce del finanziamento fu iscritta nel bilancio comunale,  per assicurare  la certezza del finanziamento, sottraendolo così all’arbitrio delle amministrazioni che, all’epoca e fino ai primi anni Novanta, duravano, mediamente, dodici/quindici mesi. L’amministrazione del tempo scelse altri nomi da affiancare a quelli citati sopra e, fra gli altri, per esempio, la signora Laura Annino, moglie dell’allora ingegnere capo del Comune, Annino. La signora era laureata in Lettere, ma nient’altro. Non c’era fra loro nessuno storico di professione, nemmeno come docente  a tempo pieno. Si trattava di dilettanti, nel senso alto del termine, cioè di persone che si dilettavano descrivendo ad ampio raggio fatti di storia cittadina, la cosiddetta microstoria o storia municipale,  affrontando i vari aspetti della vita della città,senza trascurare l’aspetto religioso, naturalistico-archeologico, ecc. La pubblicistica locale era ferma alla Storia di Augusta  di Sebastiano Salomone. Questi “dilettanti”volevano andare oltre, attingendo essenzialmente a un ampio archivio custodito nella biblioteca civica, chiamato Archivio o Fondo Blasco. Il primo numero del Notiziario storico uscì nel 1967, venduto al prezzo di 4 mila lire a copia, con articoli di Mario Mentesana (“La Gisira”), Giovanni Vaccaro (“Augusta nella seconda metà del 17° secolo”), Elio Salerno ((“Storia e tradizioni della Chiesa di San  Giuseppe”),. Tullio Marcon (“Augusta nella Guerra Italo-turca”) . Ebbe successo. Fu un’autentica novità nella miseria della pubblicistica cittadina del tempo, con la sua copertina celeste, in brossura, e con i titoli degli argomenti in bella vista sulla copertina. In tempi in cui c’era soltanto la RAI monopolista e Internet era inconcepibile, in cui si vendevano le enciclopedia a rate, il Notiziario fu visto anche come fonte perle ricerche scolastiche dei figli.  In un primo tempo la pubblicazione avrebbe dovuto essere semestrale, poi divenne annuale , con intervalli significativi.   Con il passare degli anni, il prezzo è aumentato, arrivando a 15 mila lire verso la fine degli anni Novanta, mantenendo  stesso volume di pagine .  Con l’entrata della moneta europea, il prezzo è stato di 10 euro. Nel corso degli anni la commissione è stata modificata per varie ragioni: chi è morto, chi non ha   lasciato Augusta, chi non ha voluto più continuare. Negli anni Novanta, sindaco Giuseppe Gulino, è stata radicalmente modificata. In un primo tempo, Gulino chiamò a farne parte tutti i prèsidi delle scuole presenti in Augusta e, fra questi , Alberto Terranova del classico  “Mègara”e Giovanni Satta dello scientifico “Saluta”, quando, ovviamente, i due istituti erano autonomi. Fu chiamato anche, finalmente, uno storico  di professione, Giuseppe Messina, già docente al liceo “Mègara” di Storia e Filosofia, ma anche qualcuno con nessun titolo né accademico né pubblicistico. Scelte discrezionali, come quelle compiute dal successore di Gulino, Carrubba, come quelle che ha compiuto il commissario regionale reggente, nel segno della più assoluta discrezionalità. Sentito dal quotidiano La Sicilia, il ommissario, in un primo tempo, aveva assicurato che si sarebbe avvalso della collaborazione di una commissione consiliare. Invece, si è fatto collaborare da due funzionari gerarchicamente a lui inferiori, il segretario generale D’Arrigo, nemmeno di Augusta, e la responsabile dell’ufficio legale, Lucia Cipriano. E’ vero. La discrezionalità era stata chiaramente messa in evidenza nei bandi, con cui si sollecitavano i candidati a presentare  le loro istanze corredate da curriculum vitae, ma, allora, se c’è tale, assoluta, discrezionalità, a che pro far presentare queste  domande.? Sarebbe bastato nominare sua sponte, come avevano fatto i sindaci. Anzi, sarebbe  stato più opportuno lasciare tutto fermo, non procedere a nuove nomine, tant’è che – è scritto nello stesso bando – tali nomine avranno efficacia fino alle prossime elezioni amministrative. Né il commissario può obiettare che si tratta di nomine fiduciarie senza le quali non può operare con serenità. A parte che egli dovrebbe garantire l’ordinaria amministrazione, davvero si può pensare che non può lavorare senza la commissione di storia patria che più a lui piace  il direttore del museo della piazzaforte, che esiste, che a lui più aggrada e senza il direttore a lui compiacente del museo civico, che non esiste? Quella del museo civico fu un’idea di Elio Salerno, avvocato, non “professore” , che raccolse molti reperti per avviare  tale istituzione che, ancora una volta, volle porre sotto tutela del Comune, per avere almeno l’assicurazione dei locali e fu nominato direttore dal sindaco Fruciano, senza oneri, come Tullio Marcon ebbe l’idea del museo della piazzaforte, raccolse reperti militari e fu nominato dal Comune direttore a vita e senza retribuzione. Scomparso Marcon, l’eredità morale e la carica onorifica sono passate al suo vice, Antonello Forestiere, anch’egli avvocato. Il sindaco Carrubba,  qualche mese prima di dimettersi, inopinatamente e senza nemmeno revocare la nomina che Salerno aveva da ani, ha to nomina direttore del museo civico un” allievo” di Salerno, Giuseppe Carrabino,entrato nella commissione di storia patria grazie ai buoni uffici dello stesso Salerno.  Carrabino pubblicamente ha ammesso che Salerno è stato il suo maestro , ma Salerno, nonostante la sua venerabile età – è un novantenne – è andato su tutte le furie, dolendosi prima, inutilmente, con Carrubba e successivamente con il commissario reggente, contro cui ora c’è una levata di scudi di mezzo consiglio comunale che vuol chiedere al presidente della Regione, Crocetta, di rimuoverlo, perché agisce da “politico” e non da funzionario. Dovremmo specificare funzionario regionale in pensione da anni, ormai, essendo un 75enne. Con un atto d’imperio,insolito, appunto  in un commissario reggente, La Mattina, questo il cognome, azzera tutte le nomine relative a queste istituzioni culturali sotto tutela del Comune, con  la giustificazione che si tratta di “nomine fiduciarie” e  pubblica sul sito informatico del Comune i bandi. Dobbiamo dire che Elio Salerno, con tutta umiltà, presenta la sua domanda corredata dal c.v. , come Carrabino, come altri. La Mattina”rivoluziona” la commissione di storia patria nominando molti giovani non si sa con quale criterio,  visto che nella stragrande maggioranza essi non hanno pubblicato alcunché e non nomina persone con laurea, quattro abilitazioni  al’insegnamento, di cui una in storia e filosofia con il massimo dei voti, master con lode, vent’anni di insegnamento, molte pubblicazioni di storia locale e pubblicazioni di storia specialistica, ma lascia Carrabino, cui sottrae la direzione dell’insistente museo civico, che assegna non già a Salerno, ideatore, fondatore e raccoglitore di reperti, ma  a una giovane laureata che collabora con il museo civico di Modica ed esclude lo stesso Salerno dalla commissione di storia patria, di cui Salerno è stato non solo il fondatore con altri, ma il presidente e, soprattutto, il più prolifico dei collaboratori, nel senso che  in ogni numero del Notiziario c’è un suo contributo. Come mai questa plateale esclusione, che ha provocato le reazioni sdegnate di persone, come Mantinei,  pur non essendo ideologicamente affini a Salerno?  Dobbiamo fare dietrologia? Ci asteniamo nel rispetto della veneranda età del commissario reggente, il quale, però, non ha avuto rispetto per quella più veneranda di  Elio Salerno.

    Giorgio Càsole

INTERESSANTE CONVERSAZIONE AL CIRCOLO UFFICIALI MM DI AUGUSTA, SULLE USANZE E TRADIZIONI AUGUSTANE

“IL COPRILETTO”, IL TEMA TRATTATO DALL’ AVV. ELIO SALERNO, PRESIDENTE COMMISSIONE STORIA PATRIA DI AUGUSTA

4.JPGPer le note contingenze, quest’anno, per la festa della Marina Militare in Augusta, anche se in tono sobrio, la rievocazione del 10 giugno 1917, l’eroica impresa di Luigi Rizzo, è stata comunque solennemente emblematica. Il comandante di Marisicilia, ammiraglio di Divisione Raffaele Caruso (a sinistra nella foto in alto), ha pensato bene di promuovere, come valore aggiunto, un’ interessante conversazione svoltasi il 9 giugno scorso al circolo ufficiali della Marina Militare. Il tema, dal titolo”IL COPRILETTO”, è stato trattato da Elio Salerno ( a destra nella foto in alto), avvocato in pensione, presidente della  Commmissione comunale di Storia Patria, nonché studioso e appassionato di tradizioni e cultura  di Augusta. Niente di meglio, conoscendo il bagaglio letterario del Salerno. Il titolo scelto, non a caso, potrebbe sembrare fuori tono, che so come un’ intrusa pennellata di colore stonante su un magnifico affresco botticelliano. Ma non è così! Perché il tema trattato è il pretesto per addentrarsi in una dissertazione storica e, nel contempo fascinosa ed avvincente, di un tratto di memoria delle antiche tradizioni familiari di Augusta. Il Salerno, fine dicitore, ha reso appassionante e puntuale la sua esposizione, a tratti punteggiata da un gradevole vernacolo. Spiega, con minuziosi particolari, com’è nella tradizione locale, “il copriletto”. La tipica coperta che le fanciulle dell’epoca preparavano con pazienza, ricamando finemente con seta e rocchetti di filo variopinti, snodati attraverso motivi floreali o tal altre scene, tracciate nel tessuto, e sotto lo sguardo vigile e severo della “mastra” (la maestra di ricamo) la quale le conduceva sino alla conclusione del capo. Era quello l’atto preparatorio della “roba”, da far parte del corredo da sposa per lo sperato matrimonio. Ma, secondo l’usanza, il copriletto veniva steso sul balcone, o sulla facciata dell’uscio di casa, durante il passaggio della processione del Corpus Domini; perché oltre all’atto di devozione, era anche motivo di compiacimento che venisse ammirato pubblicamente. Né, il percorso del copriletto, si esauriva nella pubblica esposizione, perché esso raggiungeva il massimo dell’orgoglio e della fierezza sia della giovinetta che della famiglia, alla “cunzatina du lettu”, ove esso spicca in tutta la sua bellezza. Nel contesto, esso aveva anche un risvolto sociale; in quanto distingueva il rango di appartenenza. Sicché, si poteva ammirare un copriletto modesto, come altro, invece opulento e sfarzoso. Tuttavia, nella diversità, restavano sempre dei capolavori di abilità delle mani delle fanciulle, spesso avido, quanto insidioso commento del “crocchialo” delle comari. Con arguzia, poi, il Salerno ha accostato il copriletto alla antica Grecia, ritenuto un arredo del “talamus” nuziale, definito anche il “tempio dell’amore”o “l’ alcova” della felicità. Acquista, quasi tono lirico, quando mette in risalto l’antica usanza, con la moderna. Nella prima, la protagonista è la mano della fanciulla, soave e leggera, che scorre sul tessuto, concludendo un pezzo di poetica bellezza. Nella moderna, invece la tradizione diventa un pezzo di stoffa stampato a macchina, riproducendo motivi decisamente sgradevoli e quasi volgari. Non tralascia l’oratore, per inciso, di raccontare leziosamente il matrimonio della sposa dall’abito lungo, a quello dell’abito corto. Nell’un caso la sposa che si presentava all’altare con lo strascico lungo, poteva vantare di essere arrivata all’altare pura ed illibata, mentre la sposa col corto, era additata come quella “cascata do sceccu”, vale a dire, aveva perduto l’onore e la verginità prima del matrimonio, cosa che per quei tempi era oggetto di ludibrio, senza contare lo spietato mugugno della società. Ritornando al copriletto, eppure, continua il Salerno,  il livellamento  dell’uomo alla macchina, non ha cancellato, ancora che delle fanciulle coltivano l’antica usanza, quella eredità non scritta. Ragazze che rinunciano alla tentazione del “sabato sera”, agli svaghi inutili e vuoti, pur di vivere quella fierezza ed orgoglio di ammirare e fare apprezzare quel “copriletto” fatto da sé. In conclusione, quella che doveva sembrare una conversazione dottrinale e barbosa, invece, è stato un piacevole e gioioso tuffo nel passato delle nostre tradizioni, che perseverando il decadimento dei costumi moderni, se non preservati, rischiano di essere inghiottiti dall’oblio. Non rimaneva alcun dubbio che l’avv. Salerno, sia per il suo stile che per il suo garbo d’espressione, venisse calorosamente applaudito dal qualificato uditorio.E infine, non va omesso un accorato ringraziamento all’amm. Raffaele Caruso, sostenitore e appassionato di storia e cultura, per avere dato l’occasione della piacevole conferenza, come quella del 25 maggio, sempre nello stesso prestigioso circolo ufficiali, che Giorgio Càsole, docente di lettere al liceo Megara,  ha tenuto con successo, dal titolo “Humanae temptationes”, una nuova   Lectura Dantis, con particolare  riferimento al canto V (Paolo e Francesca) e al XXXIIII (conte Ugolino). La presentazione dell’ avvocato Francesco Migneco ha messo in risalto, in un compendio gradevolmente composto, il profilo dell’oratore, sia dell’attività di docente di lettere al liceo Mègara lect.jpgdi Augusta, che di quella di giornalista e di scrittore, in cui Càsole (a sinistra, nel tondo) riesce a proporre, con efficacia, un vero e proprio scambio di idee, confronti e serie iniziative. Allorquando affronta il tema della serata, vertente proprio sui due canti danteschi, il prof. Càsole rivela una caratura letteraria di spessore. Descrive il contenuto in modo tale da suscitare immagini cariche di emozioni, tramutando l’insieme in interessata e silenziosa attenzione dell’uditorio. Il poema dantesco non è di facile lettura, ma il prof. Càsole riesce a estrarre il pregio poetico e letterario dei due canti; del  V esalta l’amore e la passione dei due amanti, sovrastati dal turbinio dei sentimenti, condannati a soccombere a un destino ineluttabile; della tragedia del conte Ugolino  tratteggia la drammaticità del contenuto, riuscendo a scioglierlo, in un crescendo lirico e palpitante, fin quasi a dissolvere l’immagine impietosa del genitore che affonda la bocca nel “ferale” pasto  sulle membra del figlio. Il modo, il tono, l’espressione, con cui Càsole  conclude, danno l’impressione, vibrante ed emotiva, di assistere a una scena quasi surreale.

Il folto e qualificato pubblico gli ha tributato un meritato e lungo applauso.

 Francesco Migneco