MARINA MILITARE E MAREVIVO INSIEME PER DIVULGARE IL MARE E LA SUA TUTELA

marevivo,augusta,augustanewsAUGUSTA. Il comando di Marisicilia, con sede in Augusta, informa i lettori che si è tenuta una conferenza dal titolo “Delfini a rischio…perché? Dalle quotidiane minacce alla recente epidemia” nel  Circolo Ufficiali Marina Militare “Caio Duilio” di Roma il 9 luglio e a cui sono intervenuti Luciano Nardini, presidente Circolo Ufficiali, Rosalba Giugni, presidente Marevivo, Oliviero Montanaro, National Focal Point Santuario Pelagos, Sandro Mazzariol, coordinatore CERT e ricercatore dell’Università di Padova, Aurelio Caligiore, RAM Capitanerie di Porto – Rete di Avvistamento Mammiferi Marini. Le conclusioni sono state affidate al Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Giuseppe De Giorgi e ha condotto la serata la giornalista Donatella Bianchi.  Se da una parte il morbillivirus si conferma fattore principale dell’anomala moria di delfini, che da gennaio ha interessato le coste del Tirreno, dall’altra va sottolineato che “le stenelle, quasi tutte giovani di età inferiore ai 20 anni, sono morte per una serie di concause: scarsità di cibo, pesca intensiva, inquinamento che riduce le difese immunitarie dei cetacei, in sintesi un mare malato a causa dell’azione umana”, ha spiegato Sandro Mazzariol durante il suo intervento.  Ad essere colpito in particolare è stato il cuore del Santuario dei Cetacei: “Il Santuario, area marina protetta che interessa il territorio francese, monegasco e italiano, non ha in definitiva strumenti concreti, è soprattutto un messaggio di tutela – ha affermato Oliviero Montanaro -. Nel 2009 abbiamo stipulato la ‘Carta del Partenariato’, hanno aderito per il momento 25 Comuni ma la direzione intrapresa è quella giusta”. A sottolineare, invece, il ruolo operativo del Ministero dell’Ambiente, ed in particolare delle Capitanerie di Porto nel monitoraggio dei cetacei e non solo, è stato il comandante Aurelio Caligiore.  “L’impegno di Marevivo per questi splendidi mammiferi marini, da trent’anni, prosegue ininterrottamente: dalla lotta contro le spadare alla pesca illegale, alla creazione di un marchio di qualità per certificare che nessun delfino è stato ucciso nella pesca del pesce spada, fino alla campagna in corso “SOS Delfini”. Del resto il nostro simbolo sono proprio i nostri cugini del mare, che fanno da interfaccia tra il mondo terrestre e quello marino“, ha commentato Rosalba Giugni.  A chiudere l’incontro il video che ha raccontato l’avventura dei ‘Delfini Guardiani’, i mille giovanissimi protagonisti dell’omonimo progetto di educazione ambientale delle isole minori e dei comuni costieri che, grazie alla Marina Militare, quest’anno hanno avuto l’opportunità di vivere l’esperienza unica di navigazione a vela lungo le coste d’Italia e conoscere così la cultura del mare.  “Amare il mare significa occuparsi del mare e spero che questi giovani ragazzi abbiano appreso in questa esperienza con noi che è semplicissimo vivere con regole rispettose dell’ambiente a beneficio della collettività” ha concluso Giuseppe De Giorgi.

M. S.

LA MEMORABILE IMPRESA DI ALESSANDRIA, QUELLA IN CUI GLI ITALIANI DIEDERO SCACCO AGLI INGLESI

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som2.jpgAUGUSTA. La nostra storia inizia in piena Seconda Guerra Mondiale. Le due fazioni contrapposte, l’Asse e gli Alleati, dopo aver combattuto in Polonia e Francia, si fronteggiano sul suolo desertico della Libia. Ma una battaglia parallela avviene in mare: qui l’Italia può vantarsi della sua Marina Militare, all’epoca Regia Marina, che consente agli Italiani un teorico controllo del Mare Nostrum, il Mar Mediterraneo. E, per ora, le nostre navi trasporto riforniscono la Libia senza grosse difficoltà. La Royal Navy è alle corde, e si rintana nel porto di Alessandria d’Egitto per rifornirsi e tenere lontani i grossi calibri delle nostre Corazzate. E’ in questo contesto che si inserisce l’Impresa di Alessandria, uno dei (pochi) capolavori tattici della nostra Marina che tuttora viene preso come esempio sui manuali della US Navy. Alla fine del 1941, la strategia marittima inglese consiste nell’essere una fleet-in-being, ossia rimanere  in porto e utilizzare la propria forza navale a scopo deterrente verso gli attacchi nemici. Dentro il porto della città egiziana si trovano due navi da battaglia inglesi, la HMS Queen Elizabeth e la HMS Valiant con le relative unità di scorta. Tali forze non sono adeguate a fronteggiare gli Italiani, quindi si ha uno stallo: la Regia Marina non ha abbastanza potenza per forzare il porto di Alessandria e la Royal Navy per contrastarla sul mare. Per sbloccare questa situazione, il capitano di fregata Junio Valerio BORGHESE propose un arditissimo piano: usare il sommergibile Scirè per avvicinare al porto di Alessandria tre SLC (Siluri a Lenta Corsa, detti anche maiali), ognuno guidato da due <<operatori>>, oltrepassare le barriere del porto e colpire al cuore le navi ormeggiate con le impressionanti testate esplosive da 230 kg degli SLC. Per quanto possa apparire semplice, il porto di Alessandria era pressoché inaccessibile alle navi nemiche e ben protetto da reti antisommergibile e mine, i peggiori avversari dei sottomarini. Ciononostante, la missione fu autorizzata e iniziarono i preparativi. I membri prescelti per l’impresa furono il tenente di Vascello Luigi Durand de la Penne, il 2° capo palombaro Emilio Bianchi, il tenente (Armi Navali) Vincenzo Martellotta, il 2° capo sommozzatore Mario Marino, il capitano del Genio Navale Antonio Marceglia e infine il 2° capo palombaro Spartaco Schergat. Il 3 dicembre 1941 il sommergibile Scirè lasciò il porto di La Spezia per dirigersi verso la costa egiziana e, dopo numerosi giorni di viaggio, la notte del 18 dicembre gli incursori si ritrovarono di fronte al porto. Sfruttando l’arrivo di tre cacciatorpediniere inglesi (che, entrando nel porto, avrebbero aperto un varco nelle difese), gli SLC si introdussero nel porto e, nonostante varie vicissitudini, resero inutilizzabili per tutto l’arco della guerra le due corazzate inglesi (le su citate Queen Elizabeth e Valiant), lasciando la Royal Navy in balia delle intenzioni italiane. Purtroppo, le navi non affondarono,  ma si incagliarono nel basso fondale e rimasero a galla, ingannando i nostri aerei ricognitori. Ciò permise agli Inglesi di rinforzare la loro squadra navale con navi come l’HMS Eagle (portaerei), che molte rogne darà alla Regia Marina. Queste le parole del Primo Ministro inglese Winston Churchill subito dopo la disfatta subìta: « …sei Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse. » Eppure, nonostante la risonanza mondiale dell’evento e le conseguenze che ebbe non ho mai sentito parlare in Augusta di quest’impresa. Mai. Nonostante che ad Augusta ci sia una parte del sommergibile Scirè, sul monumento ai caduti in mare vicino la Porta Spagnola. Forse agli Augustani non interessa la storia, o magari è <<troppo interessante>> e non si vuole correre il rischio di attrarre una manciata di turisti in più.

       Joseph Insirello –    Nel tondo, il Capitano di Fregata Junio Valerio BORGHESE