L’ ACQUA, IL BENE PIU’ PREZIOSO. PER CHI?

acqua.jpgDisavventura di una commerciante augustana di via Giovanni Lavaggi, che si vede staccare l’utenza dell’acqua  dalla Sai 8, per 2 volte nel giro di pochi mesi, per una morosità imputabile al vecchio proprietario dell’immobile. La commerciante amareggiata preannuncia l’intenzione di rivolgersi ad un legale per presentare un esposto e chiedere i danni per il disagi arrecati. “Per due volte nel giro di pochi mesi, lo scorso mese di ottobre prima e ora da circa una settimana – dice Giusy Amenta,  titolare di un noto atelier di mobili con annesso laboratorio di restauro – ci siamo visti mettere i sigilli ai contatori per una morosità di cui non siamo responsabili tanto che è imputabile ad un contatore che reca un numero diverso da quello della nostra utenza. Nel luglio del 1999 abbiamo acquistato i locali dove è ubicato il negozio. Abbiamo poi pagato regolarmente alla tesoreria comunale la somma richiesta a titolo di allaccio dell’acqua. Ora a distanza di 12 anni la Sai 8, che gestisce il servizio idrico, pretende da noi quanto dovuto dal vecchio proprietario. Già una prima volta ad ottobre, dopo il primo distacco dell’utenza, abbiamo prodotto ai responsabili dell’ufficio che cura i contenziosi la documentazione necessaria dalla quale si evince inequivocabilmente che siamo in regola con quanto dovuto per la fornitura all’utenza di cui siamo intestatari. Sembrava allora che la situazione si fosse definitivamente chiarita e ci erano state date dai funzionari della società concessionaria precise assicurazione in questo senso – commenta Giusy Amenta -. Invece con nostro rammarico lo scorso 7 dicembre siamo ripiombati in quello che ci sembra come un vero incubo. Si è presentato in negozio un operatore della Sai 8 che nonostante le nostre rimostranze ha provveduto a staccare l’utenza. Ora siamo davvero stufi ed indignati per questa situazione che ci arreca notevoli disagi. Sicuramente si tratta di un problema di mancata trasmissione di documentazione tra il Comune e la Sai 8, ma noi ci chiediamo che colpa abbiamo di tutto ciò? Abbiamo perciò deciso di rivolgersi ad un legale per far rispettare i nostri diritti”.
   G.C.

La libertà di poter dire “non la penso come te” senza aspettarsi un licenziamento o una fucilata

motorino.jpgLa libertà è il desiderio fondamentale per l’uomo, da sempre è stata agognata, sofferta, guadagnata e persa nuovamente. Tendiamo a non sentirci liberi in qualsiasi situazione, ne vogliamo sempre di più, come se non bastasse mai. Si parla continuamente di restrizioni e repressioni, ma quando siamo davvero liberi? Basta un motorino, ritirarsi più tardi, un appartamento tutto vostro e la possibilità di esprimere il nostro pensiero per sentirci davvero liberi? La libertà, dal mio punto di vista, è la facoltà di poter scegliere e pensare indipendentemente dagli altri. Non è quindi un fattore materiale, bensì psicologico e sociale. Credo che nessuno possa davvero definirsi libero in quanto tutti siamo condizionati da fattori esterni, quali – ahimè – i soldi, la famiglia, l’amore, l’appartenenza a una “casta”. Valori importanti possono starci troppo stretti e per questo ci tolgono la libertà. La necessità di avere delle libertà nasce nella mia età, prima infatti non si sente l’esigenza di essere indipendenti. Ci sentiamo oppressi dai genitori, dalla scuola, dagli adulti in genere, dal futuro, da ciò che dobbiamo diventare… Pensiamo che restando a casa da soli siamo grandi, forti e liberi di fare ciò che vogliamo, ma basta che faccia buio per andare a casa della nonna e sentirci al sicuro. Pensiamo che avendo un motorino possiamo andare dove vogliamo, ma arrivati,  non sappiamo come tornare indietro. La libertà è poter dire “non la penso come te”senza aspettarmi come conseguenza un licenziamento o una fucilata, per esempio. Immagino libero un uomo che denuncia colui che lo ricattava, una donna che ha lasciato il marito che non l’amava, colui che ha abbandonato il posto di lavoro ribellandosi al suo essere sottopagato, il giovane che crede in dei valori e quello che non si veste come gli altri solo per moda. Immagino libero chi si distingue. Anche nell’amore ci si può sentire ingabbiati: la monogamia, la tradizione, i ruoli predefiniti, il matrimonio, la famiglia patriarcale. Sento molto donne e uomini di mezza età voler urlare al mondo che prima di essere mogli e mariti, sono persone con un carattere e delle ambizioni. E queste stesse persone vogliono ritagliarsi un loro spazio nella routine quotidiana. Per questo ritengo che la libertà sia anche dedicarsi a ciò che ci appassiona, poter confidare in nostri pensieri ad un amico. La gelosia, a esempio, è la fine della libertà di coppia. E andando avanti in questa analisi ci rendiamo conto che non siamo liberi neppure a lavoro o a scuola. Non siamo liberi quando non diciamo al capo cosa pensiamo di lui, non siamo liberi quando non esprimiamo la nostra idea al professore. Non siamo liberi neppure nella società, con tutto ciò che si deve o non si deve fare in ogni piccola situazione, a una cena di gala per esempio. La convenzioni sono l’anti libertà di espressione. Il concetto di decenza ci è così radicato in mente che se vediamo una ragazza con uno stivale troppo alto tendiamo subito a pensar male di lei. Penso che la canzone di Fabrizio Moro possa racchiudere pienamente il mio pensiero: “Voglio sentirmi libero da questa onda, libero dalla convinzione che la Terra è tonda, libero libero davvero non per fare il duro, libero dalla paura del futuro, libero perché ognuno è libero di andare, libero da una storia che è finita male e da uomo libero ricominciare, perché la libertà è sacra come il pane!”. Io aggiungerei: poiché la libertà è grande come il cielo, quando la si ha per davvero.

     Anna  Guerrisi