IL FENOMENO DELL’ACQUA ALTA AD AUGUSTA

E’ diventato un fenomeno ciclico quello dell’acqua alta. Non a Venezia, dov’è naturale e inevitabile. No.  Lo è diventato ad Augusta, dove un fatto simile non dovrebbe accadere, perché la città federiciana è circondata dal mare. E, invece, no. Il fenomeno si ripete ogni volta  che cadono,  con una certa  insistenza,  le piogge stagionali. Un intero quartiere  si trasforma in una sorta di lago artificiale, con barche e auto galleggianti, con inondazione di rimesse al piano terra. Gli abitanti del quartiere si sentono presi in giro continuamente. I vecchi proprietari, che vi abitano da oltre quarant’anni perché, avuta la regolare licenza edilizia per costruire le case in un’area di ex saline, hanno visto, nel corso degli  anni, strade comunali sollevate e asfaltate,  senza però le indispensabili canalizzazioni per evitare i periodici allagamenti. I nuovi proprietari, che hanno speso fior di quattrini per  acquistare e rimettere a nuovo gli appartamenti sentono d’essere stati presi in giro dai vecchi –e qualcuno ha denunciato il venditore per truffa – e si sentono presi in giro dai politici. Dopo l’ennesimo allagamento avvenuto il 15 scorso, molti di quei residenti hanno ritenuto opportuno diffidare il sindaco, il quale, tramite il suo tecnico Carmelo Bramato, ha rassicurato sul fatto che entro un mese la situazione dovrebbe essere definitivamente risolta. 

       Giorgio  Casole –       foto per Augustanews di   Salvo Mendola 

MORIRE PER LA PIOGGIA AUTUNNALE NEL 2009

giampilieri.jpgLa tragedia che ha colpito Messina non è causata dalle “forze della natura”, ma dall’incoscienza di coloro che in questi anni hanno consentito ad un dissesto sconsiderato del territorio.

Morire per le piogge autunnali, che si trasformano in alluvione per un territorio privato di tutte le difese e di tutti i meccanismi naturali di mantenimento del terreno, in primo luogo la vegetazione. Si scoprirà poi che le case spazzate via erano costruite male o abusivamente o nei luoghi sbagliati, si diranno una serie di banalità e mezze verità.

L’unica cosa seria è la condizione drammatica in cui versa la città.  Molti quartieri sono a rischio, molti villaggi. Anche in città si guardi a come sono ridotte le coperture dei torrenti e sarà facile profetizzare nuove tragedie.

In onore ai nostri morti, alle nostre vittime, alle vittime della nostra incosciente trascuratezza chiediamo che siano prese immediatamente misure serie per evitare ulteriori sciagure. Chiediamo pertanto la chiiusura immediata della Società Stretto di Messina, che tanti soldi ha già divorato negli ultimi 50 anni stornandoli dai bisogni più reali e concreti dello stretto, l’abbandono definitivo del progetto del ponte sullo stretto, opera inutile, impossibile da realizzarsi e buona solo a distogliere l’attenzione dai problemi di una città che sta morendo, di una popolazione che ormai vive in condizioni troppo difficili e rischiose, di destinare i fondi per il Ponte, per la messa in sicurezza del territorio messinese sia rispetto a ulteriori alluvioni che rispetto ad un eventuale prossimo evento sismico rilevante.

E’ ipocrita stare a piangere i morti o dichiarare lutto cittadino se non si prendono contestualmente misure serie per non doverne piangere altri. I cittadini non sono carne da macello, non sono solo acquirenti (di immobili fatti da criminali incoscienti) o elettori (di politici/amministratori indifferenti e inetti) o soggetti da tassare e spremere in tutti i modi.

Pertanto chiediamo le immediate dimissioni dei responsabili politici per non aver fatto nulla per impedire la tragedia annunciata!

Invitiamo la Magistratura a fare chiarezza se ci siano state negligenze o altro per i ritardi nella concessione nella messa in sicurezza della Collina di Giampilieri.

       Giuseppe Tringali

Profezia sugli allagamenti

mani2.jpgAvremmo voluto non essere facili profeti.  Avremmo voluto essere smentiti dai fatti. Avremmo voluto, ma non è stato così. Ciò che avevamo previsto esattamente un mese fa – il pezzo è ancora leggibile in questo portale – è puntualmente accaduto. Un  mese fa pubblicammo un pezzo, con tanto di foto esplicativa, dal titolo “Augusta allagata” e denunciammo il pressapochismo degli operatori della protezione civile che non avevano fatto portar via tutto il materiale – ed era abbondante – riversato sul Lungomare Rossini in seguito alla mareggiata del giorno prima. Il materiale era stato accantonato lungo i bordi delle strade. Era facilmente prevedibile anticipare che tutto quel materiale si sarebbe nuovamente sparso   a causa della mareggiata successiva. Così, infatti, è accaduto. Con l’aggravante che, questa volta, la mattina del 13 non è venuto nessuno a sgombrare il campo. Sono intervenuti soltanto i vigili urbani, tanto per stare in pace con la coscienza, a transennare l’area, come  si circoscrive una scena del crimine, per impedire il transito di mezzi e persone.  Per tutta la giornata il tempo è stato, sì, inclemente, con momenti di cielo arrossato da far venire i brividi, ma non tanto da impedire interventi urgenti.  E l’urgenza c’era, piena e totale. E non solo sul Lungomare Rossini, nell’area delle ex saline, lungo la strada che porta al “Muscatello”, ma anche in Via Marina di Ponente, all’incrocio con Via Adua, nei pressi del supermercato Famila  anche all’ingresso di Augusta, vicino ai cosiddetti palazzi di vetro. Una docente liceale, proveniente però da Melilli, nell’entrare in città, è rimasta meravigliata del fenomeno dell’acqua alta ed è rimasta sorpresa del fatto che non esiste alcuna pompa sommersa per evitare questo fenomeno, deleterio non solo per l’immagine di questa città, secondo dei comuni aretusei, sede del comando di Marisicilia , di un importante porto petrolifero e commercialee via tromboneggiando. Ci accontenteremmo d’essere cittadini d’un Comune meno blasonato, ma più civile e rispettato, in primo luogo dagli amministratori civici, che non hanno, se non rarissimamente,  programmato con lungimiranza, limitandosi o all’ordinaria amministrazione o a far costruire quartieri dormitori o a essere spettato ridi progetti imposti dall’alto. Ci vorrebbe uno scatto d’orgoglio e dire ”Voglio lasciare un ricordo di qualcosa di prezioso, di  duraturo, di memorabile per questa comunità, senza probabilmente compiere sforzi eccessivi ma semplicemente svolgendo bene i propri compiti.  Compito della protezione civile è quello primario di prevenire le cause di danni alle persone e alle cose in caso di  calamità naturali oppure no. Provvedere a  riattare in funzione antisismica gli edifici,  specialmente quelli  cosiddetti strategici come le scuole, è uno tra i primi compiti-doveri della protezione civile. Lo è anche quello di far sì che le mareggiate e le piogge insistenti  non danneggino strade, mezzi e abitazioni, con rischi per le persone. Come? Con le barriere frangiflutti, ovvio. Ovvio  altrove, ma non evidentemente per Augusta, dove , da decenni ormai, il fenomeno dell’acqua alta in taluni punti nevralgici è ricorrente, puntualissimo  a ogni imperversare del maltempo. Che cosa s’ fatto? Niente. Eppure si sono avvicendate a palazzo di città amministrazioni di vario colore. Niente. Eppure ci sono attuali amministratori, sindaco in testa, che il fenomeno lo hanno subìto in prima persona e lo possono verificare ogni mattina quando  ci sono condizioni meteo avverse.  La docente liceale ci chiede di denunciare pubblicamente queste   cose e ci chiede l’indirizzo ufficiale di posta elettronica del Comune perché ella stessa vuol far sentire la sua voce in alto loco. Un cittadino che transita nei pressi di Famila sbraita inviperito e, appena ci vede, ci chiede di pubblicare un articolo. Lo stesso implicitamente richiede il maestro in pensione Carlo Alderuccio che ci telefona per chiederci aiuto poiché si sente, ed è, prigioniero in casa in séguito all’allagamento del quartiere dove abita, quello di Via delle  Saline,  quartiere popolato oltre quarant’anni fa, dove, però, le case, fatte costruire con regolare licenza edilizia, sorgono su un terreno  colmato, al di sotto del manto stradale, dove, anche per questo, l’acqua alta la fa da padrone anche durante i rovesci di fine agosto. E’ buona, è sana amministrazione, è intelligente amministrazione questa? E’ protezione civile, questa? E se i cittadini ivi residenti avessero il coraggio e la forza di coalizzarsi per chiedere i danni, non solo alle case e alle cose, ma anche alle auto? Che cosa potrebbero eccepire i nostri amministratori? Era stati annunciati i lavori per rendere veramente degno del  nome il  lungomare Rossini e molti corifei avevano suonato la grancassa per illustrare il progetto, che prevedeva barriere antimarosi, strade pedonali illuminate lungo la battigia,  e via esaltando. Tempo previsto per completare i lavori: due anni. Non era prevista, però, l’eliminazione del lungo fogna. I lavori sono incominciati, con grande speranza. Sono stati sospesi per le feste natalizie.  Le feste sono ormmai trascorse, ma i lavori non sono stati ripresi. Intanto sul lungomare  e nel quartiere di Via delle Saline, galleggiano barche e barchette, tavolacci e tavolette, bottiglie e bicchieri di plastica e le alghe s’insinuano dappertutto.

E le stelle, anzi, gli amministratori, stanno a guardare in attesa della prossima.  

                                                            Giorgio Càsole