Melilli, Letizia al seggio 11 di Città-Giardino – di Giorgio Càsole

me stesso con LetiziaPumilia il 4 dic 2016Melilli. C’era una gran letizia, domenica 4 dicembre, al seggio n. 11 della cittadina iblea, dove nella prossima primavera si voterà per le amministrative. C’era letizia perché il seggio n. 11 era ubicato in una scuola materna di Città Giardino, Frazione di Melilli, dove la gente è andata a votare sotto la pioggia e con un freddo pungente. C’era letizia perché ho visto un anziano ultranovantenne venire verso di me a chiedere la scheda, curvo e con passo malfermo, ma lucido e decisissimo a brandire la matita copiativa come un’arma per difendere il suo, pur infinitesimale, diritto di componente del popolo sovrano, come recita la Costituzione del 1948, che un’accozzaglia compatta voleva stravolgere per farci diventare popolo bue. C’era letizia perché gli elettori e le elettrici venivano a votare numerosi, con pazienza e disciplina, con rapidità, e in piena consapevolezza, tanto che non abbiamo spogliato nessuna scheda bianca e due sole schede sono state annullate. C’era letizia perché, nonostante oltre diciassette ore filate, di seguito, abbiamo svolto il nostro lavoro in piena collaborazione e con senso di partecipazione democratica, sapendo di fare il nostro dovere, come ha commentato un elettore uscendo dal seggio. C’era letizia quando vedevamo diventare sempre più alta la pila delle schede con i NO, che significano Sì per la democrazia e la partecipazione, NO contro la mistificazione e i poteri forti, contro l’imbonimento governativo, martellante e incessante per due mesi, tendente a far credere che votare Sì significava votare per il progresso. C’era letizia perché non si può impunemente prendere in giro la gente, ma, soprattutto, perché la gente, nonostante la grancassa mediatica governativa, ha capito che era in pericolo la nostra fragile democrazia, pur con tutti i suoi difetti. Ha capito che quella presentata non era una riforma, ma una mina autentica. C’era letizia perché la gente non s’è fatta intimorire dall’evocato spettro del baratro o da altri inconfessati incubi.Ha visto lo spettro, invece, incarnato da un presidente “emerito” che non voluto sciogliere un parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale. Ha visto il suo incubo nel volto paffuto di un giovanotto con i nei e i denti da bianconiglio, con le sue promesse non mantenute e le sue bugie ripetute. C’era in quel seggio anche Letizia in persona, una scrutatrice che ha fatto onore al suo nome, tenendoci in serena allegria per tutte quelle lunghissime ore, vitale e spumeggiante, come la birra artigianale che ha offerto per festeggiare il raggiungimento di un piccolo primato: la mia cinquantesima presidenza di seggio in quarant’anni. Grazie, Letizia, Letizia Pumilia.

  Giorgio Càsole

Melilli, Letizia al seggio 11 di Città-Giardino – di Giorgio Càsoleultima modifica: 2016-12-11T20:00:17+01:00da leodar1
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